L'AZIONE DI DIO NELLA STORIA
Dio, entrando nella Storia, non ha più abbandonato l'umanità a se stessa, come vogliono i teisti, ma vi rimane sino alla fine del mondo, per portare il maggior numero possibile di uomini in cielo. C'è lungo la storia un crescendo continuo negli interventi di Dio fino a quelli serratissimi e sbalorditivi di questo secolo, che hanno un riscontro solo nell'Esodo, forse perché l'umanità intera sta per finire il suo viaggio terreno e raggiungere la Terra Promessa della Palingenesi.
Dice S. Gregorio Nazianzeno: « Nel corso dei secoli due grandi rivoluzioni hanno sconvolto la terra; le chiamiamo i due Testamenti. L'una ha fatto passare gli uomini dall'idolatria alla Legge; l'altra dalla Legge al Vangelo. Un terzo sconvolgimento è predetto: quello che dalla terra ci trasporterà in cielo, dove non c'è né movimento né agitazione.
Questi due Testamenti hanno presentato lo stesso carattere. E quale? Quello di non aver trasformato tutto immediatamente dal primo inizio del loro apparire. E perché? Per non costringerci con la forza, ma per persuaderci. Infatti ciò che è imposto non è duraturo, come accade quando si vuole fermare forzatamente il corso dei fiumi o la crescita delle piante.
Invece quello che è spontaneo è più durevole e più sicuro. L'uno è subito per forza, l'altro è voluto da noi. L'uno manifesta una potenza tirannica, l'altro ci mostra la bontà divina.
L'Antico Testamento ha manifestato chiaramente il Padre, oscuramente il Figlio. Il Nuovo Testamento ha rivelato il Figlio e lasciato trapelare la divinità dello Spirito. Oggi lo Spirito vive in mezzo a noi e si fa conoscere più chiaramente.
Sarebbe stato pericoloso predicare apertamente il Figlio quando la divinità del Padre non era riconosciuta; e, quando la divinità del Figlio non era ammessa, imporre - oso dire - come in soprappiù, lo Spirito Santo. In questa maniera i credenti, come persone appesantite da troppi cibi, o come coloro che fissano il sole con occhi ancora deboli, avrebbero rischiato di perdere ciò che invece avrebbero potuto in seguito portare. Lo splendore della Trinità doveva dunque brillare attraverso successivi sviluppi, o, come dice Davide, "per gradi" (Sal. 83,6) e con una progressione di gloria in gloria...
Vedi come la luce ci viene a poco a poco. A nostra volta dobbiamo rispettare l'ordine in cui Dio si è rivelato a noi, non svelando tutto immediatamente e senza discernimento, senza tuttavia tenere nulla nascosto fino alla fine. Perché il primo modo sarebbe imprudente, l'altro empio. L'uno rischierebbe di ferire i lontani e l'altro di allontanarci dai nostri fratelli. Voglio aggiungere ancora questa considerazione.
Il Salvatore conosceva certe realtà, ma riteneva i discepoli incapaci di portarle, nonostante l'insegnamento che avevano ricevuto; perciò le teneva nascoste.
E ripeteva che lo Spirito, quando sarebbe venuto, avrebbe spiegato ogni cosa. Penso che tra queste verità ci fosse pure la divinità dello Spirito Santo: si sarebbe manifestata chiaramente in seguito, quando, dopo la resurrezione del Salvatore, gli animi sarebbero stati maturi per comprenderla » (Discorso 31).
S. Gregorio Nazianzeno, morto nel 390, poteva solo constatare la pedagogia di Dio fino al suo tempo; non poteva prevedere il futuro. Dio ha continuato la sua azione salvifica nel mondo con la stessa gradualità. Prima ha rivelato la sua vita intima, il mistero della SS. Trinità e l'opera specifica di ciascuna delle Persone; quindi lo scopo di tutta la sua attività e dell'intera creazione che è la sua gloria nella formazione del Corpo Mistico, ossia nella nostra felicità.
Infine Dio ci rivela il mistero di Maria SS., contenuto nel Nuovo Testamento, ma definito nella sua totalità nel Concilio di Efeso (anno 430), che la proclama Madre di Dio, e nel Concilio Vaticano II (anno 1965) che la proclama per bocca di Paolo VI Madre della Chiesa.
La funzione di Maria nella Chiesa è quella di generare con l'attività dello Spirito Santo Gesù Cristo e l'intero suo Corpo Mistico, ossia tutta la Chiesa, e di guidarla al Paradiso.
Questa fede implicita nel Vangelo viene resa chiara dai Dottori della Chiesa e, infine, è definita da Paolo VI a conclusione del Concilio Vaticano II.
Padre Ildebrando A. Santangelo
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