LE IMPOSSIBILITÀ
CHE UNO DICA UNA MENZOGNA PER FARSI AMMAZZARE
È possibile che uno si faccia ammazzare per salvare un altro, o anche per testimoniare una verità; ma è impossibile che uno si faccia ammazzare senza utilità di nessuno, ma solo per il piacere di dire una bugia. Le bugie si dicono per guadagnare qualcosa o per non perderla, per evitare un rimprovero o un pericolo, o anche solo per scherzare; si dicono per non farsi ammazzare, non per farsi ammazzare. Per tal motivo non ci può essere testimonianza piú sicura e piú degna di fiducia di quella di coloro che non solo non ci guadagnano nulla per testimoniare quanto affermano, ma che anzi per quello ci perdono la vita. Ora nel cristianesimo ci troviamo dinnanzi a un fenomeno unico nella storia.
Saulo, mentre corre a cavallo, a comando di un plotone di soldati, verso Damasco per arrestarvi i cristiani, fa d'un colpo retro-front, si converte e comincia a predicare quel Gesú che odiava. Si sarebbe potuto trovare una spiegazione, sebbene poco credibile, se questo fosse successo dietro un sogno notturno, o dietro una visione durante la preghiera; ma che questo sia successo mentre Saulo era in una corsa, diventa un assurdo psicologico. Non ci può essere altra spiegazione logica che la realtà dell'apparizione di Gesú che lo abbatte dal cavallo in corsa.
E cosa ci ha guadagnato Saulo da tale conversione? Lo dice lui stesso: « Cinque volte dai giudei ho ricevuto i 39 colpi; tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balia delle onde. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai mie connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli nel mare, pericoli dai falsi profeti; fatiche e travagli, veglie senza numero, fame e sete frequenti, digiuni, freddo e umidità. Oltre tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese » (2 Cor 11,24-28).
Tutti i discepoli di Gesú si fecero ammazzare per dire che Gesú non era un uomo come tutti gli altri, ma che era risuscitato ed essi lo avevano visto salire al cielo con i loro occhi e lo avevano prima toccato con le loro mani dopo la sua resurrezione. Dopo di loro, milioni di altri cristiani, migliaia dei quali contemporanei di Gesú, si fecero fustigare, decapitare o bruciare o mangiare dai leoni o impiccare per testimoniare la stessa cosa. Nessuno si è fatto ammazzare per Buddha o per Confucio o per Maometto, o per affermare che qualcuno di costoro fosse Dio.
Dire che i martiri cristiani erano pazzi, oltre che assurdo, è sciocco, perché anche i pazzi hanno fortissimo l'istinto della conservazione. D'altronde di molti di loro ci restano i verbali giudiziari, che ci fanno vedere quanta saggezza essi avevano.
E se la resurrezione di Cristo fosse stata anche soltanto dubbia, nessuno di loro si sarebbe fatto ammazzare, tanto meno mangiare dai leoni. La resurrezione di Cristo dava ad essi la certezza della loro resurrezione. Nessuno fa niente per niente; tanto meno si fa ammazzare per niente. Nessuno si fa ammazzare per affermare che ha visto un astronauta giungere sulla luna, anche se lo ha visto per davvero; dinnanzi a un simile pericolo lo negherebbe. Dinnanzi alla testimonianza di milioni di martiri la persona intelligente ha da fare una cosa sola: vedere per quale motivo essi hanno affrontato il martirio e vedere quale fondamento storico e scientifico hanno le loro speranze.
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