mercoledì 31 agosto 2022

IL CUORE DEL PADRE - La lotta dell'amore

 


La lotta dell'amore

Nel dono di Cristo crocifisso la bontà del Padre appare sotto il suo vero aspetto. E’ una bontà sconvolgente per il suo carattere estremo e assoluto; non si tratta di debolezza, né di concessione fatta per pietà dell'altrui miseria da qualcuno che si lascia vincere dalla compassione. Il Padre non agisce sotto lo stimolo di un'emozione: l'amore infinito che riversa sull'uomo peccatore è dovuto alla sua volontà sovrana e ad una decisione presa nella sua libera onnipotenza: nessuna debolezza, anzi maggior vigore nella sua bontà.

È questa una verità che dobbiamo tener presente, poiché accade di essere tentati di raffigurarsi la bontà divina come un sentimento di tenerezza pronto ad ogni accomodamento e facile alle concessioni. Essa è, invece, una bontà esigente, che non transige col male, su cui mai si potrà contare per un compromesso con ciò che è peccato e disordine. Se offre il perdono ai peccatori e se giunge perfino a donar loro il Figlio suo perché lo stato di salvezza sia più generoso, il Padre dimostra, proprio con questo dono, la sua riprovazione per il peccato, mettendo in evidenza col sacrificio della croce la gravità delle colpe umane e manifestando espressamente la sua volontà che noi si eviti il peccato. La bontà del Padre, appunto perché è bontà, non è conciliabile col male.

Si tratta, infatti, di una bontà che lotta. Il Vangelo ci offre la testimonianza della lotta che Cristo ha condotto durante la sua vita pubblica: lotta dell'amore contro le potenze del male che agiscono negli uomini. Dal principio alla fine del suo ministero, il Salvatore si è scontrato con avversari feroci e la sua bontà si è trovata impegnata in una terribile battaglia, che si è conclusa con la sua condanna a morte. Attraverso quegli avversari, presi dai loro interessi, dal loro egoismo ambizioso, o dalle loro passioni, era Satana che tentava di opporsi alla diffusione dell'amore divino. Questa lotta di Gesù sulla terra era la manifestazione della lotta suprema ingaggiata dal Padre contro le potenze del peccato. Annunciando per la prima volta la redenzione, Dio non aveva forse presentato l'opera della salvezza come una lotta, la vittoria della discendenza della donna sulla discendenza del demonio? Sarebbe dunque un errore concepire la bontà misericordiosa del Padre come un debole sentimento di compiacenza, una concessione mirante ad « accomodare » le cose ad ogni costo e a chiudere gli occhi su certi affronti. L'amore del Padre è tutto energia; esso non tollera compromesso alcuno e smaschera le forze del male per sgominarle; ciò egli ha fatto nel Paradiso terrestre in risposta al primo peccato e ciò egli farà fare dal Figlio suo durante la sua missione sulla terra.

Ne consegue che il dono magnifico del Salvatore rivela la ferma intenzione del Padre di lottare fino all'ultimo per il trionfo del suo amore e la decisione di impiegare tutta la sua potenza nel conflitto col male; dimostra pure la sua volontà di richiedere agli uomini il dono completo di sé, simile all'offerta totale di Cristo. La bontà del Padre non deve quindi mai costituire per noi un invito a cedere nella lotta contro le tentazioni o nello sforzo di tutto dare. D'altra parte il Padre ci ha già avvertiti che i nostri peccati in se stessi non meritano che l'ira divina e che la responsabilità umana consiste nella scelta del destino eterno, cielo o inferno. Per risparmiarci l'inferno e per ottenere che gli apparteniamo integralmente, il Padre ha impegnato nella lotta tutto il suo amore. Pensiamo al colloquio di Cristo con Nicodemo al visitatore timoroso, convinto a metà, e che esita a schierarsi a fianco del Maestro, il Salvatore enuncia l'esigenza d'un rinnovamento totale per avere accesso al regno di Dio: si tratta di rinascere, di condurre una vita nuova. E questo rinnovamento dal profondo é giustificato dall'amore sconvolgente del Padre: « perché Dio ha tanto amato il mondo da dargli il suo unico Figlio ». Avendo dato il Figlio, e con lui tutto, il Padre ha il diritto di chiedere agli uomini il dono totale: e lo chiede. Su questo punto il suo amore è assolutamente intransigente ed è perfettamente logico con se stesso.

Significherebbe dunque svalorizzare l'amore divino riconoscerne la dolcezza affascinante senza coglierne nello stesso tempo il vigore combattivo. L'amore del Padre è un amore che si batte, che penetra in noi per condurvi la lotta contro il male, contro le tendenze perverse, e per alimentarvi un ardore che deve divenire totale nel dono. Dio ha mandato il Figlio suo per vincere « il mondo », cioè le forze disgregatrici che allontanano gli uomini da Dio: e questa vittoria deve compiersi in ciascuno di noi. Quest'accanimento a volere il nostro bene, anche contro talune nostre inclinazioni, non è forse la miglior testimonianza dell'autenticità del suo amore? E il dono di Cristo crocifisso, la più eloquente manifestazione della bontà del Padre, è il segno irrefutabile della sua lotta ad oltranza per la nostra purificazione e per la nostra integrale santificazione.

Di Jean Galot s. j.


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