domenica 25 febbraio 2024

VITA DI SAN GIUSEPPE - Altre virtù che praticò san Giuseppe e suoi progressi nella sapienza

 


Altre virtù che praticò san Giuseppe e suoi progressi nella sapienza  


Sua crescita – Il nostro Giuseppe mentre cresceva in età, cresceva anche mirabilmente nella pratica delle virtù e avanzava molto nell’amore verso Dio, così come anche nello studio delle Scritture e soprattutto dei Salmi di Davide, che imparò quasi tutti a memoria per il continuo ripeterli.  

Sua purezza e contemplazione – Il Santo continuò nel tenore di vita che finora abbiamo detto per lo spazio di quindici anni, conservando sempre intatto il suo candore e la sua innocenza, non avendo mai disgustato il suo Dio, non solo con la colpa grave, ma neppure con quella leggera volontaria, mettendo tutto il suo studio nel fuggire anche ogni minima ombra di peccato, standogli sempre a cuore l’ammonimento dello Spirito Santo che colui che disprezza le piccole cose, cade nelle gravi. Perciò in questo il nostro Giuseppe fu accuratissimo, tenendo in gran conto le cose leggere, custodendo con grande rigore tutti i suoi sentimenti ed in particolare gli occhi, con i quali non fissò mai in volto nessuno, soprattutto di sesso diverso, sapendo come Davide ed altri erano caduti per essere stati curiosi nel guardare quello che si deve fuggire; e quanto più egli si mortificava nei suoi sentimenti, per essere fedele al suo Dio, tanto più riceveva grazia da Dio, e tanto più cresceva in lui l’amore verso il suo Dio, unico oggetto del suo amore e di tutti i suoi desideri. Quando alle volte desiderava guardare qualche cosa che apportava piacere alla vista, ma poi pena al cuore per la colpa che facilmente si contrae, il nostro Giuseppe alzava subito gli occhi al cielo e qui si dilettava entrando con la mente a contemplare le bellezze increate del suo Dio e così restava tutto consolato. Praticava spesso questo esercizio, ora contemplando un attributo divino ed ora un altro, per mezzo del quale veniva a perdere tutto il gusto delle cose create e si accendeva in lui sempre più l’amore di Dio ed il gusto che sentiva nel dilettarsi e trattenersi con Lui solo.  

Suo santo timore – Il Santo Giovane sapeva molto bene che i suoi genitori lo amavano molto e perciò spesso se ne doleva con il suo Dio perché temeva che l’amore che portavano a lui, diminuisse in loro l’amore di Dio. Non mancava di dire loro, quando gli si presentava l’occasione, che stessero ben attenti, perché l’amore si doveva tutto a Dio; che egli gradiva il loro affetto, ma che temeva che essendo troppo sensibile, potesse in qualche modo disgustare il suo Dio, il quale si deve amare sopra tutte le cose ed al quale si deve donare tutto l’amore. I suoi genitori restavano molto edificati per queste parole, e procuravano di staccarsi dal troppo amore che portavano al figlio, e consacrarlo tutto a Dio, così come il figlio andava loro insinuando. Il nostro Giuseppe sentiva molta consolazione per questo e ne rendeva grazie a Dio, il quale si degnava di fargli la grazia che i consigli che egli dava ai suoi genitori fossero appresi bene.  

Sua vita edificante – Fuggiva poi con ogni studio di apparire virtuoso e sapiente, e non si mise mai a discutere con alcuno, sebbene fosse molto dotto nella legge di Mosè e tutti lo stimavano idiota e di poco intendimento; di questo ne godeva molto, amando di essere disprezzato e non stimato da nessuno. Non voleva poi sentire mai parlare di quello che si faceva per la città, nemico di storie, e diceva che questo gli toglieva l’applicazione che doveva avere, sia al suo Dio come anche allo studio, per cui in casa sua, quando egli era presente, non si parlava mai di cose curiose, né di quello che si faceva per il paese. Infatti viveva mortificato in tutto, non permettendo mai ai suoi sensi una minima soddisfazione, che avesse potuto in qualche modo renderlo meno gradito al suo Dio.  

Giuseppe andava praticando queste virtù per la luce che Dio gli comunicava nella preghiera, facendogli conoscere chiaramente quel tanto che doveva operare per dargli gusto, ed egli non tralasciò mai di fare tutto quello che sapeva essere di gusto a Dio. Dio lo aveva poi dotato di un modo mirabile per consolare gli afflitti; infatti si esercitava in questo, e quando si incontrava a parlare con qualche persona travagliata ed afflitta, la consolava con le sue parole in modo tale che quella rimaneva, se non del tutto, almeno molto alleggerita dalla sua afflizione.  

Giuseppe non mancava di porgere calde suppliche al suo Dio, perché consolasse coloro con i quali aveva trattato. Si divulgò per il Paese la fama di come il Santo Giovane aveva maniere tanto soavi per consolare coloro che si trovavano nelle angustie, che spesso molti andavano a casa sua per sentirlo parlare e per consolarsi; ed il Santo Giovane li consolava con le sue dolci maniere e li animava a soffrire il travaglio, dicendo a tutti che si raccomandassero a Dio, e che da Dio sperassero ogni consolazione ed ogni bene, perché Egli glielo poteva dare cortesemente. Poi li esortava a pregare Dio che si degnasse di accelerare il tempo delle sue misericordie col mandare al mondo il Messia promesso nella Legge, perché questo sarebbe stato di consolazione a tutti. Quando poi c’era qualche persona afflitta per la povertà, che non aveva di che vivere, ricorreva a lui con tutta confidenza, sapendo quanto grande fosse la sua carità, ed egli con grande sottomissione, supplicava i suoi genitori di soccorrere il prossimo bisognoso, ed essi lo facevano prontamente, compiacendo in tutto il figlio.
  
Spesso suo padre gli dava dei soldi, affinché sovvenisse i poveri bisognosi con le sue proprie mani; il figlio lo faceva con grande gusto, godendo nel soccorrere il suo prossimo e diceva loro: «Riconoscete questo bene da Dio, perché Egli lo dà a me perché io ne faccia parte a voi, perciò tanto voi quanto io dobbiamo ringraziare il nostro Dio che ci benefica».  

E così nel fare la carità fuggiva ogni stima, chiamandosi anch’egli povero e beneficato da Dio, perché beneficasse il suo prossimo. Così procurava anche che tutti riconoscessero il bene da Dio, dando a Dio tutta la gloria e i ringraziamenti. Il nostro Giuseppe era perciò molto amato da coloro che egli beneficava ed essi lo lodavano per la città; questo fu occasione di invidia per alcuni cattivi, che lo perseguitavano e sparlavano molto del Santo Giovane, dicendo che egli faceva di tutto per farsi lodare e stimare e il demonio si serviva di loro per mettere in discredito la virtù del Santo Giovane. Questo fu riferito a Giuseppe, che godette molto di essere screditato e che si parlasse male di lui, solo gli dispiacevano le offese al suo Dio e perciò lo pregava di illuminarli affinché la sua bontà non fosse offesa da quelle persone, e le raccomandava caldamente a Dio.
  
Quando il Santo si incontrava con coloro che lo biasimavano, si mostrava loro molto cortese e affabile e, se gli capitava l’occasione di entrarvi in discorso, diceva loro: «State attenti a non offendere Dio, perché se offendete me, poco importa». E alcuni di quelli che gli volevano male, restarono affezionati al Santo per la dolcezza delle sue parole e per il modo con cui egli li trattava, quando si umiliava e si sottometteva davanti a tutti, riconoscendo tutti migliori di lui e di maggior virtù, parlando a tutti con grande rispetto e sottomissione in modo che i cuori più duri restavano inteneriti dalle sue parole e dalle sue dolci maniere, e si notava bene come il Santo trattava con Dio nella preghiera, e che il suo cuore era ripieno dello spirito di Dio.  

Sua fede – Il nostro Giuseppe fu dotato anche di una grande fede, in modo che mai dubitò delle promesse che Dio gli aveva fatto per mezzo dell’Angelo, che gli parlava nel sonno, e sebbene vedesse che le promesse tardavano molto, non vacillò mai, ma rimase sempre costante nel credere che tutto si sarebbe eseguito perfettamente, imitando il Patriarca Abramo nella fede, e le parole che gli diceva l’Angelo erano ritenute da lui certe, aspettando le promesse che gli aveva fatto, e non tralasciando mai di supplicare il suo Dio perché lo consolasse nel dargli quello che l’Angelo gli aveva promesso.  

Aridità e pene – Il nostro Giuseppe camminava con tanta prosperità nella via dei comandamenti divini e, sentiva nella sua anima la consolazione divina, quando Dio volle provare la sua fedeltà sottraendogli la sua luce divina e la sua consolazione interiore, privandolo anche dell’aiuto speciale che aveva dall’Angelo, non facendoglielo più sentire; il Santo Giovane, quindi, si trovò in grandi afflizioni ed angustie. Non tralasciò però i suoi soliti esercizi di pietà ed anzi, accrebbe le preghiere e i digiuni con le continue suppliche al suo Dio, temendo molto di averlo disgustato. Passava le notti intere in preghiera supplicando il suo Dio di degnarsi di manifestargli, per mezzo dell’Angelo, la causa dell’abbandono che provava e in che cosa lo avesse disgustato per poterne fare la dovuta penitenza, poiché egli non era consapevole del motivo per cui il suo Dio si fosse ritirato da lui.  

Il Santo Giovane rimase per alcuni mesi in questo travaglio, soffrendolo con grande fortezza e con la speranza certa che Dio non avrebbe lasciato di consolarlo in tanta afflizione; e quanto più si vedeva solo e abbandonato, tanto più crescevano in lui la fede e la confidenza in Dio e più si stringeva a Lui con l’orazione e con l’uniformità alla sua santa volontà. Diceva spesso a Dio, che meritava quella privazione per la cattiva corrispondenza che gli faceva e per le molte offese, umiliandosi sempre più e riconoscendosi peccatore. Dio permise anche che il demonio, in questo tempo, tormentasse molto il Santo con varie tentazioni, soprattutto di diffidenza, ma in questo rimase sempre forte, confidando sempre di più nella grande bontà del suo Dio.  

Consolazioni – Il nostro Giuseppe aveva sofferto con grande pazienza e rassegnazione l’abbandono e aveva superato generosamente tutte le tentazioni e gli assalti del nemico infernale, mostrandosi in tutto e per tutto fedelissimo al suo Dio, che si compiacque di consolarlo e di ricompensare la sua fedeltà.  

Una notte stando in orazione afflitto più del solito, udì la voce interiore del suo amato Dio che lo confortò, dicendogli che Lui lo amava molto e che non lo aveva mai abbandonato, ma che era stato sempre in suo aiuto per mezzo della sua grazia divina. Il Santo restò molto consolato nell’udire questa voce che fu accompagnata anche da una mirabile dolcezza e soavità e la sua mente fu anche illuminata; per cui colmo di giubilo pianse per la dolcezza e si impiegò tutto nel lodare e ringraziare il suo Dio che si era degnato di consolarlo in questo modo e ricondurlo allo stato di prima.  

Passato un po’ di tempo in atti di ringraziamento e in dolci colloqui con Dio, prese un po’ di riposo e l’Angelo gli parlò nel sonno, assicurandolo che nel tempo della sua sofferenza aveva dato molto gusto a Dio nel mostrarsi in tutto fedele, così come nelle tentazioni; Dio aveva permesso questo per provare la sua fedeltà ed il suo amore, e non perché fosse stato da lui disgustato, come temeva. Il Santo Giovane destatosi si trovò molto contento per le parole dell’Angelo e, benché non lo vedesse né lo sentisse quando era sveglio, tuttavia ogni volta che gli parlava lo supplicava di fare i dovuti ringraziamenti a Dio da parte sua, perché egli si riconosceva insufficiente nel ringraziarlo come doveva e l’Angelo non mancava di adempire quel tanto che gli veniva ordinato da Giuseppe.  

Santi fervori – Il Santo, tornato allo stato di consolazione e quiete del suo spirito, perché la luce divina era tornata nella sua anima, non si saziava di lodare e magnificare la bontà del suo Dio e con chi incontrava parlava delle divine grandezze e perfezioni, accendendosi sempre più nel divino amore. La fiamma che gli ardeva nel cuore traspariva anche nel volto, che appariva tutto acceso, con gli occhi sfavillanti e apportava grande meraviglia a chi lo guardava e molto più ai suoi genitori che ne sentivano una grande consolazione e compunzione, e spesso discorrevano fra di loro della felice sorte che gli era toccata, avendo Dio dato loro un tale figlio.  

Nascita di Maria – Il giorno che venne al mondo la Santissima Vergine Maria, destinata ad essere Madre del Verbo divino e sposa di Giuseppe, il suo Angelo gli parlò nel sonno e gli disse di ringraziare Dio di un beneficio singolarissimo che aveva fatto a tutto il mondo, ma specialmente a lui. Non gli manifestò però che cosa fosse e il Santo non andò investigando, ma si destò subito e si mise in orazione, ringraziando Dio del beneficio fatto al mondo e a lui in particolare, come gli aveva imposto l’Angelo. Nel fare quest’atto di ringraziamento provò un’insolita dolcezza ed allegrezza mai provata prima; perciò andò in dolcissima estasi, nella quale gli furono rivelati molti misteri circa la venuta del Messia promesso e della sua divina Madre. Il Santo restò molto consolato ed acceso ancora di più del desiderio che aveva della venuta del Messia al mondo e perciò rinforzò le suppliche con maggiore insistenza, e si struggeva tutto in questi desideri, dando con questo molto gusto a Dio che voleva essere pregato con grande insistenza perché mandasse al mondo il Messia promesso nella Legge. Infatti il nostro Dio richiede dagli uomini molte suppliche per concedere grazie tanto grandi e sublimi; ed in questo il nostro Giuseppe assecondava la volontà divina. 

Serva di Dio  Maria Cecilia Baij O.S.B. 


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