giovedì 22 febbraio 2024

Il Dogma dell'Inferno.

 


Altro tormento dell'Inferno è la orribile compagnia dei demonii e degli uomini riprovati. Si danno sciagurati peccatori, che vedendosi chiaramente incamminati a quel termine, si rassicurano dicendo: Non vi sarò solo! Oh tristissima consolazione! È quella dei condannati a portar le catene dentro l'ergastolo. Tuttavia si può ancora intendere come un forzato trovi qualche sollievo nella compagnia de' suoi simili; ma ohimè, così non sarà nell'Inferno, dove i reprobi addiverranno carnefici gli uni degli altri! «Là, dice san Tommaso, i compagni d'infortunio, anzi che alleviare la sorte dei reprobi, la renderanno più insopportabile». Così anche la società di quei medesimi, che furono in vita i migliori amici, sarà laggiù intollerabile ai dannati, che riputerebbonsi felici della compagnia di tigri e di leoni, piuttosto che dei loro prossimi, dei loro fratelli, dei loro proprii genitori! 

    Volete or vedere la povertà dell'Inferno e le privazioni soffertevi da coloro, i quali hanno fatto lor dio dei beni del mondo? Considerate il Ricco malvagio. Era in vita assuefatto a delicati cibi, recati in vasellame prezioso; a bere in coppe d'oro vini squisiti; a rivestirsi di bisso e di porpora; ma divenuto abitatore dell'Inferno, si vede ridotto all'estrema indigenza; ed egli che al mendico Lazzaro negava le bricciole della sua mensa, è costretto a mendicare alla sua volta. né domanda lautezze, ma una goccia di acqua, che beato sarebbe a ricevere dal dito di un lebbroso; e questa pure gli è negata! 

Non lo ha detto il Salvatore? «Guai a voi, o ricchi, perché avete la vostra consolazione! Guai a voi, che siete satolli, perché patirete la fame!» (S. Luc. VI, 24, 25). 

    Nell'eterno abisso, scrive santa Teresa nella propria Vita, non è luce; ma tenebre delta più cupa oscurità; e tuttavia, oh mistero! senza che alcun raggio vi trapeli, si scorge tutto quello che può arrecar maggior pena alla vista. E fra gli oggetti di tormento agli occhi dei reprobi, i più orrendi sono i demonii, che a loro si scuoprono in tutta la propria mostruosità. San Bernardo parla di un monaco, il quale tutto ad un tratto mandò dalla cella tali grida di spavento, che fecero accorrere tutta la Comunità. Fu trovato fuori di sè, in atto di ripetere queste tristi parole: Maledetto il giorno che sono entrato in religione! Tutti si conturbarono a tale maledizione, di cui non intendevano la causa; e si fecero ad interrogarlo, ad animarlo, a parlargli della fiducia in Dio; ed egli ben presto ritornato alla calma: No, no, riprese, non debbo io maledire la vita religiosa; anzi benedetto il giorno che divenni monaco! Ma, o fratelli, non vi faccia meraviglia, se mi vedete conturbato. Due demoni si sono mostrati a me; e l'orribile loro aspetto mi ha tratto al tutto di senno. Quale mostruosità! Ah piuttosto ogni altro tormento, che sostenerne ancora la vista! 

    Un santo prete, esorcizzando un ossesso, chiese al demonio, quali pene soffrisse egli nell'Inferno? 

Un eterno fuoco, rispose colui, un'eterna maledizione, un'eterna rabbia, un'orribile disperazione di non poter mai contemplare quello che mi ha creato. - E che vorresti tu fare per avere il bene di veder Dio? - Per vederlo, fosse pure un solo istante, consentirei di buon grado a sopportare i miei tormenti dieci migliaia di anni... Ma vani desiderii! Io patirò sempre, e non lo vedrò mai! - In altra somigliante occasione, l'esorcista domandò al demonio, quale fosse il suo maggior supplizio nell'Inferno. Rispose quegli con un disperato accento indescrivibile: Sempre, sempre! Mai, mai! 

del R. P. SCHOUPPES S.J.

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