domenica 19 settembre 2021

La santità sacerdotale

 


La cerimonia di tonsura

Il futuro chierico s’inginocchia all’altare, davanti al vescovo. Questi gli taglia cinque ciocche di capelli in segno del suo distacco dal mondo, mentre recitano insieme questo versetto del salmo 15: “Il Signore è la porzione della mia eredità ed il mio calice; sei Tu, Signore, che mi renderai la mia eredità.” Poi il vescovo riveste il chierico della cotta.

La prima preghiera della cerimonia della tonsura è bellissima: “Preghiamo Nostro Signore Gesù Cristo, miei carissimi fedeli, per i suoi servitori desiderosi, per amore Suo, di spogliarsi della loro capigliatura”. Il tonsurato abbandona il suo attaccamento alla capigliatura per essere tutto di Dio.

La tonsura significa anche l’allontanamento dal mondo: “Preghiamo Nostro Signore di elargire ai nostri carissimi fratelli il Suo Spirito Santo, per far loro conservare sempre l’abito clericale e per difendere il loro cuore dalle preoccupazioni del secolo e dai desideri mondani.(…) Così come sono cambiati esteriormente, allo stesso modo possa la sua Destra potente fortificarli nella virtù, proteggere i loro occhi da ogni accecamento spirituale e umano, e concedere loro la luce della grazia eterna, Lui che essendo Dio vive e regna con Dio Padre in unità con lo stesso Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.”

Così la prima preghiera della Chiesa concernente il chierico è una preghiera che domanda. La Chiesa supplica Dio di concedergli la grazia della santità. Per ciò, la Chiesa invoca che la grazia dello Spirito Santo allontani il chierico dall’accecamento spirituale e dall’accecamento umano. Che vuole dire con questo? Credo che sia una delle cose più importanti che esistano perché in fondo, cosa fa sì che tanti uomini non siano dei buoni cristiani o non siano affatto cristiani? E’ il loro accecamento. Essi non sanno chi è Dio, non capiscono Dio, giudicano solo con gli occhi del corpo. Allora, tutti gli oggetti materiali e sensibili hanno molto più valore per loro delle realtà spirituali. E’ qui la radice del materialismo. Dato che le realtà spirituali non sono visibili, allora sono tutti attaccati ai beni del corpo, al denaro, ai piaceri, ai viaggi, alle relazioni, agli onori, a tutte queste cose esteriori. Non sono attratti dalla vita interiore perché non la conoscono. La vita interiore è la vita spirituale, è la vita dello spirito. Per vivere di questa vita dello spirito, bisogna distaccarsi un po’ dalle cose esteriori. Se si è sempre presi dalle cose esteriori, non si può riuscire a raccogliersi e a ritrovare la vita dello spirito, quello spirito che non è visibile, ma che è infinitamente superiore a tutte le cose materiali. “A che serve all’uomo conquistare l’universo se perderà la propria anima?” (Mt 16, 26) dice Nostro Signore. La nostra anima è infinitamente più preziosa di tutti i beni di questo mondo. Una sola anima è ben più preziosa di tutti i beni materiali immaginabili e molto più elevata per dignità. Un solo spirito è ben più elevato per potenza, per dignità e per capacità. Un solo atto di vero amore, di amore secondo Dio, vale molto di più delle cose materiali. Allora è questo accecamento, di cui soffrono gli uomini, che la Chiesa vuole risparmiare ai suoi chierici.

Ecco alcune frasi del Catechismo del concilio di Trento riguardo alla tonsura: “Parliamo innanzitutto della tonsura, che è una preparazione a ricevere gli ordini (perché è così che occorre vederla). Come gli uomini sogliono essere preparati al Battesimo con gli esorcismi e al Matrimonio con gli sponsali, così quando sono dedicati a Dio con il taglio di capelli, si vedono aperto dinanzi a sé l’adito al sacramento dell’Ordine. Il rito mostra come debba essere chi vuol votarsi al ministero sacro. Il nome di chierico, che viene allora imposto, è ricavato dal fatto che il tonsurato comincia ad avere Dio per sua eredità e suo retaggio”.

E’ proprio la formula recitata dal seminarista a voce alta in modo tale che sia udibile dal vescovo. Quando gli si rasano i capelli in cinque punti diversi, il seminarista ripete con lui quella formula manifestando il proprio impegno. Deve ripeterla dicendo interiormente: “Io prendo Dio per mia eredità, io mi consacro a Dio, io mi do a Dio”. Sono delle parole bellissime! “Il Signore è la mia porzione e la mia eredità. Tu sei Colui che mi renderà la mia eredità, eredità celeste. E’ magnifico! Poi, si canta tutto il salmo (Sal 15) da cui è estratta questa bellissima frase.

Una volta fatta la tonsura, ha luogo l’imposizione della cotta. La cotta consacra il chierico al culto di Dio. Quando il chierico veste la cotta, il vescovo gli dice questa frase: “Che il Signore vi rivesta del nuovo uomo che è stato creato secondo Dio nella giustizia e la santità della verità”.

La preghiera che recitate quando vi rivestite della cotta esprime bene come il Signore sia la vostra eredità: “Rivestitemi, Signore, di quest’abito che mi mantiene nella verità della vostra santità”. Quest’uomo nuovo di cui vi rivestite, è Nostro Signore Gesù Cristo (da Rm 13, 14). Allora, voi sarete fieri di portare quest’abito. Oh! Non lo sarete alla maniera delle persone che concepiscono le cose secondo il sentire umano. Oh no! Voi sarete fieri per il vostro spirito di fede, perché amate Nostro Signore Gesù Cristo, perché Nostro Signore Gesù Cristo vi ha scelti per diffondere il Suo nome attraverso le nazioni.

La cerimonia della tonsura termina con una piccola allocuzione. La Chiesa mette sulle labbra del vescovo le seguenti parole: “Miei carissimi figli, non perdete di vista che oggi entrate nel foro della Chiesa[cioè nel clero, nella gerarchia della Chiesa] e che partecipate ai privilegi dei chierici. State dunque attenti a non perderli con i vostri errori, e sforzatevi di piacere a Dio con un’esteriorità decente, con dei santi costumi. Che vi conceda Egli stesso questa grazia grazie al Suo Spirito Santo”. Quindi, per la Chiesa è molto chiaro: prima della tonsura non si è chierici; dopo la tonsura, lo si diventa.

E’ d’uso, nella Fraternità San Pio X, consegnare ai seminaristi un crocifisso al termine della cerimonia di tonsura. Questo crocifisso orami è per loro il libro per eccellenza.

L’immagine più perfetta della santità che dobbiamo perseguire tutti i giorni della nostra vita, è l’immagine della Croce. In effetti, tutta la santità è riassunta e vissuta nella Croce di Nostro Signore Gesù Cristo. In che consiste quindi la santità, se non nel detestare il peccato e nell’amore di Dio e del prossimo? E’ il riassunto di tutta la nostra vita. Noi dobbiamo detestare l’errore ed il peccato, e attaccarci a Dio e servire il nostro prossimo per Dio. Ebbene! Nostro Signore Gesù Cristo sulla Croce ci presenta proprio l’orrore del peccato, la morte del peccato, “la morte è stata assorbita nella vittoria” ( 1 Cor 15, 54). Questa morte recata al mondo dal peccato, è morta con la Croce, con la morte di Nostro Signore. Ecco cosa ci insegna Nostro Signore. Egli ha vinto la morte, il peccato, il demonio, il mondo con la sua Croce.

Anche noi dobbiamo detestare il peccato, allontanarcene il più possibile e praticare la carità verso Dio e verso il prossimo. La Croce è anche l’espressione più bella, la realizzazione più grande, più sublime, più divina dell’amore per Dio. E’ il Figlio di Dio stesso, la seconda Persona della Santissima Trinità, che si offre al Padre sulla Croce e che, per amore Suo e a causa dei nostri peccati, ha subito la morte per salvarci. E con ciò, nello stesso momento, manifestava un amore infinito per il suo prossimo. “Non c’è amore più grande che dare la propria vita per quelli che si amano” (Gv 15, 13), ha detto Nostro Signore. E l’ha fatto, Lui lo ha realizzato. Per questo la Croce è il nostro libro, il libro del cristiano, e a maggior ragione il libro del sacerdote.

Mons. Marcel Lefebvre


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