La Chiesa con il suo Magistero, a partire da Clemente XII, ha sempre denunciato, nei confronti della Massoneria, la contrapposizione della Fede a quella sètta. È evidente questa divisione anche nel “Codex Juris Canonici” del 1917 al can. 2336:
«I chierici e i Religiosi che hanno aderito a una società massonica o ad una Associazione simile, devono essere puniti più duramente, e inoltre denunciati alla Congregazione per la Dottrina della Fede, poiché si tratta presumibilmente di un delitto contro la Fede».
Leone XIII, ai fedeli dell’“Humanum genus”, scrisse: «Ora il fondamentale principio dei naturalisti, come il nome stesso dice, è la sovranità e il magistero assoluto dell’umana natura e dell’umana ragione. Quindi, dei doveri verso Dio poco si curano o mal ne sentono. Negano completamente la rivelazione, non ammettono dogmi, non verità superiori all’intelligenza umana, non maestro alcuno, a cui si abbia l’autorità dell’officio da credere in coscienza (...).
L’esistenza di Dio, è vero, i framassoni generalmente la professano, ma che questa non sia in ciascuno di loro persuasione ferma e giudizio certo, essi stessi ne fanno fede. Infatti non dissimulano che nella famiglia massonica la questione intorno a Dio è un principio grandissimo di discordia: anzi è noto come pur di recente si ebbero tra loro su questo punto gravi contese (…) e anche con i massoni che ammettono l’esistenza di Dio»4.
In quel documento, il Papa rivelò la fisionomia della sètta, la dimostrò nelle sue aspirazioni, denunciando che il suo fine ultimo è di distruggere ogni religione per sostituirvi il naturalismo, praticando l’indifferentismo religioso, negando la Rivelazione ed esaltando la ragione umana. Papa Leone XIII fu l’ultimo Papa che promulgò un’enciclica dottrinale contro la Massoneria, ma lo spirito dell’“Humanum genus” fa parte di tutte le grandi e radicali posizioni di principio assunte dalla Chiesa di sempre. Il segreto massonico e il giuramento sono le leggi essenziali della Massoneria. Lo scopo del “segreto” è: «(...) rivelati di mano in mano, ci si addentra nell’ordine dei gradi. La Massoneria non si rivela di colpo tutta intera, neppure ai suoi adepti più intelligenti ed addentrati nel suo spirito e questo è una necessità, perché il suo prestigio sia conservato. Le principali tappe dell’iniziazione sono segnate da giuramenti del genere dei giuramenti promissori (impegni per il futuro), dei giuramenti solenni (con una forma prescritta e con solenne cerimonia), dei giuramenti espliciti (ponendo la mano destra sul testo sacro). Nel rituale di accettazione secondo la massoneria di san Giovanni (Grande Loggia d’Inghilterra) l’apprendista deve prestare giuramento.
La descrizione del luogo in cui avviene, è questa: «Intorno a lui tutto è spaventoso, fosco e la stanza è rischiarata solo da qualche fiammella; egli deve pronunciare le seguenti parole: “Io giuro di non rivelare mai nulla a proposito della parola, del segno e della stretta di mano, nulla di ciò che nella loggia da questo momento in poi mi verrà comunicato. Se svelerò qualcosa, concedo ad ogni fratello che ne verrà a conoscenza di tagliarmi la gola e di strapparmi la lingua”. Questo è il giuramento dell’apprendista; ancora più terribile è quello del compagno che concede ai fratelli di squarciargli il petto, strappargli il cuore e gettarlo agli uccelli. Il giuramento poi del maestro è talmente tremendo che non lo si può ripetere»5.
Il giuramento massonico, quindi, impegna al più assoluto segreto e a una ubbidienza incondizionata. Clemente XII, nella sua enciclica “In Eminenti”, fa conoscere lo stretto e impenetrabile legame, con il quale le sètte sono «nascostamente obbligate ad ammantarsi di inviolabile silenzio, sia in forza di severo giuramento prestato sulla Bibbia, sia sotto la minaccia di gravi pene». Benedetto XIV ribadisce «lo stretto ed impenetrabile fatto del segreto con cui si cela quanto ivi si compie». Pio VII, nell’enciclica “Ecclesiam a Jesu Christo”, dice che «le adunanze clandestine» e «quel severissimo giuramento di mantenere il segreto, da soli potrebbero essere motivo di condanna». Pio IX, nella Lettera “Multiplices Inter”, scrive che «dev’essere certamente empia e nefanda quell’Associazione la quale ha così in orrore la luce del giorno». Leone XIII, nell’enciclica “Humanum genus”, scrive: «Sebbene fingano di non volersi nascondere e tengano le loro adunanze alla luce del sole e sotto gli occhi dei cittadini, e stampino riviste proprie, tuttavia a guardarvi più a fondo, queste sètte conservano il loro vero carattere di segretezza. La legge del segreto, infatti, vi domina e molte cose, in forza di uno statuto inviolabile, devono essere tenute gelosamente celate non solo ai profani, ma alla maggior parte degli stessi iscritti». E aggiunge ancora: «questa continua finzione, questo volere rimanere nascosti (…) sono eccessi che ripugnano altamente la natura». «Il bene non ha ragione di nascondersi, almeno in via di principio. Soltanto accidentalmente e temporaneamente può essere necessario occultare una dottrina o un istituto anche buono, in caso, cioè, di ingiusta persecuzione». Gesù Cristo stesso ha detto: «Chiunque, infatti, fa il male, odia la luce e non viene alla luce, perché non siano svelate le sue opere» (Gv. 3,20).
Leone XIII scrive ancora: «Il giuramento imposto dalla Massoneria è un’adesione alla quale bisogna abbandonare la propria volontà superiore a scopi sconosciuti, quell’empio giuramento che viene richiesto nei gradi inferiori, fa solo di per sé comprendere quanto sia illecito iscriversi ad essi o in essi restare».
sac. dott. Luigi Villa
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