domenica 26 settembre 2021

LE CATASTROFI NELLA STORIA DEL MONDO

 


LE  CATASTROFI  NELLA  STORIA  DEL  MONDO 


(A)  Introduzione 

F. Crombette, 

…avendo mostrato giorno dopo giorno che il viaggio nautico cantato da Orfeo non  era un’invenzione ma era veramente avvenuto, e che dunque una grande via d’acqua  esisteva ancora, tra l’Europa e l’Asia, alla fine del XII secolo a.C., … avendo fatto  uscire Atlantide dalla sua leggenda e ricordato le testimonianze della sua esistenza  passata e della sua scomparsa alla fine di questo stesso 13° secolo a.C.,… infine, dopo avere ricordato gli avvenimenti miracolosi  che hanno marcato l’uscita degli Ebrei  dall’Egitto, nel -1226, e che ci sono stati fedelmente riferiti da Mosè nella Bibbia,  confermati d’altronde in antiche cronache o iscrizioni geroglifiche, ci è sembrato del  massimo interesse di ricercare le tracce, lasciate nella memoria collettiva dei popoli,  dell’evento cosmico che noi sospettiamo essere la causa fisica di queste catastrofi. 

Questa memoria dovrebbe essere presente nelle loro scienze (in particolare  astronomiche), nei loro costumi e religioni, e particolarmente nelle loro leggende e mitologie . In questa parte, noi ci applicheremo soprattutto a ricercare, negli scritti dei  primi storici e cronisti, la memoria dei fatti più significativi del passato antico, così  come ha potuto giungere loro attraverso testimonianze orali e scritte che erano ancora  disponibili alla loro epoca.  

Attingeremo tutti questi riferimenti nell’opera di I. Velikovsky “Worlds in Collision” da cui prenderemo alcuni ragionamenti , e trascriveremo, riassumendole,  ampie parti di testi. 


(B)  Le peripezie della storia del mondo 

Le differenti “pulsioni” della storia del mondo (e precisamente di quella della Terra)  corrispondono stranamente alle peripezie della storia degli uomini. E se quest’ultima è  soprattutto segnata dall’infedeltà al loro Creatore, la prima lo è innegabilmente per le  catastrofi che l’hanno periodicamente sanzionata.  

I popoli antichi dividevano la storia del mondo in sezioni distinte (o ère, o età),  separate da cataclismi che annientavano, con i popoli, i loro paesi, le loro civiltà,  culture e tradizioni; i superstiti ricominciavano allora la storia sotto un nuovo “sole”.   Secondo le fonti, ci sono state 4, 7, 9 o 10 età (o “soli”). L’attribuzione di un sole diverso ad ogni età segnalava chiaramente che “i movimenti del cielo” (almeno, così  come apparivano visti della terra) erano stati modificati.  

Ma il numero di 4 è più generale (saremmo attualmente nel 5°). Ora, troviamo  nell’opera di F. Crombette cinque grandi cataclismi, separati da quattro periodi storici  (il 5° è il nostro, essendo il periodo antidiluviano considerato come preistorico).4  

Questi cataclismi sono stati:  

1. - Il Diluvio universale, purificazione della terra infestata dal vizio generalizzato  degli umani. Esso pone fine al periodo preistorico che si conosce solo dalla Bibbia e  dalle tradizioni pagane trasmesse dalla discendenza di Noè.  

2. - La “surrezione” o comparsa di Atlantide, associata alla formazione dell’Oceano  Scitico, il cui scopo era di permettere il popolamento delle Americhe e delle isole  disperse sul globo dopo il Diluvio.5 

3. – L’ “affondamento” di Atlantide, associato alla scomparsa dell’Oceano Scitico che comportò, con la punizione di popoli infedeli, la paura del Cielo –presto trasformata dal Maligno in superstizioni pagane e mitologie politeiste– un rimestamento  generale delle popolazioni e, soprattutto, la separazione del popolo eletto di Dio  (l’Esodo).  

4. - Il prodigio lunisolare del tempo di Giosuè (di cui il prolungamento del giorno fu  solo uno degli effetti, nella distruzione dei nemici di Israele).  

5. - Il prodigio solare del tempo di Isaia 6, nuovo segno dell’Onnipotenza divina che  ridiede fiducia al popolo eletto, ma che anche comportato la distruzione dei suoi  nemici.   

Il quinto periodo che noi viviamo, segnato dall’Incarnazione Divina, aurora di una  Nuova Alleanza, doveva eliminare qualsiasi eventualità di una nuova “correzione” da  parte del nostro Creatore. Ma la perversione generalizzata del nostro mondo attuale non  fa forse supporre l’imminenza della sua fine?  7 

Di questi “periodi” del mondo ci sono rimaste numerose tradizioni; eccone alcune:  

- Uno dei primi autori greci ha parlato di quattro età, quattro generazioni di uomini,  che furono distrutti dal corruccio degli dèi “pianeti”. La terza età fu quella del bronzo.  La generazione seguente ripopolò la terra, impiegando ancora il bronzo… e cominciò a  utilizzare anche il ferro. Gli Eroi di Troia appartengono a questa generazione (la sua),  quella dell’età del ferro.8 

- Esiodo descrive la fine di un’epoca a causa del fuoco (eruzione vulcanica?), dello  scuotimento della terra (terremoto?), e delle onde dell’oceano (tsunami?), ecc..., ibid.  

- In Lucius Ampelius si trova: "Soles fuere quinque” (vi furono cinque soli), nel suo “Liber memorialis” IX, che corrisponde esattamente alla frase di Gomara, nella sua “Descrizione della Conquista del Messico”: “cinco soles que son edades”. 

- La tradizione delle quattro età si ritrova sulle rive del golfo del Bengala e sui monti  del Tibet, l’attuale essendo la quinta. 9 

- Il libro sacro indù “Bhagavata Purana” parla di quattro epoche, e di cataclismi  che distruggono quasi interamente l’umanità mettendo fine ad ogni epoca. L’“Ezur  Vedam” e il “Bhaga Vedam” conservano la nozione di quattro età. 10 

- Un’altra fonte parla di sette epoche. 11 

- Infine, anche uno dei libri dell’Avesta parla di sette età, ma vi vede dei “millenni”.   - Nelle cronache del regno messicano (l’impero azteca), è detto che gli antichi  sapevano che prima che il cielo e la terra attuali fossero formati (nella loro forma  attuale), l’uomo esisteva già, e la sua esistenza si era sviluppata quattro volte. 12 

- La tradizione che parla delle epoche del mondo, precipitate in catastrofi cosmiche,  è molto persistente nelle due Americhe, tra gli Incas 13 e i Maya. 14

- Nelle Hawai 15 e nelle isole polinesiane 16 si parla di nove età.  

- Gli Islandesi, dal canto loro, credevano a nove età (tradizione dell’Edda). 17  

- Nella tradizione rabbinica, sei età sono state vissute prima della nostra éra, e la  terra fu rifatta (riorganizzata), a sei riprese  18, per mezzo di grandi cataclismi che ne  hanno cambiato la faccia.  19  

I cataclismi che delimitavano questi periodi (o “età”, o “soli”), sempre associati a  delle modificazioni dell’aspetto del cielo, sono stati osservati e descritti da tutti i popoli  della terra, che li hanno integrati nei loro miti, fatalmente deformandoli. Essi sono stati  spesso associati ai personaggi importanti del tempo che vi hanno lasciato il loro nome  (Diluvio di Deucalione, Diluvio di Ogyges, ecc...), o anche attribuiti mitologicamente  agli dei che figuravano gli astri in causa  (incendio di Fetonte, per esempio).  

Queste antiche tradizioni, peraltro, differiscono sensibilmente da un popolo all’altro,  sia nel numero delle “età” che nella loro cronologia; e senza uno studio serio (ancora da  fare) il loro utilizzo cieco non potrebbe che condurre ad ipotesi fantasiose. Noi qui  riterremo in particolare quelle che concernono, con sufficiente probabilità, il periodo  dell’Esodo, la cui relativa vicinanza permette abbondanti raggruppamenti.  


(C)  Descrizione delle calamità accadute al tempo dell’Esodo 

1 .- Provenienti  dal  cielo  

Le polveri rosse: 

- Il manoscritto Quiché dei Maya parla di un grande cataclisma, con terremoti,  perturbazioni solari, e la trasformazione dei fiumi in “sangue” 20. 

- In Tracia, la cima delle montagne si chiamò “Haemus” (rosso), nome che Apollodoro attribuisce al torrente di “sangue” che scese dalla montagna 21; e una città egiziana  ricevette lo stesso nome, per una ragione simile 22.  

- In Egitto, il colore rosso è attribuito al “sangue” di Osiride.  

- A Babilonia, è il “sangue” del mostro celeste Tiamat scannato 23.  

- In Finlandia, il mondo è asperso di “latte rosso” nel tempo dello sconvolgimento cosmico 24.  

- Tra i Tartari dell’Altai: il cataclisma dove il “sangue” colora il mondo di rosso è  seguita da un incendio generale. 

- Negli inni òrfici..., è un’“epoca” in cui il mare si agita sollevando delle onde purpuree 25. 

- Cos’è che ha dato al mar Rosso il suo nome? Non certo i coralli, giacché,  normalmente, è blu scuro. Fu il suo colore al momento dell’Esodo.  

- La montagna di Seir, dove errarono gli Israeliti, si chiamò “Edom” (rosso)  

- L’Eritrea (erythraïos: rosso, in greco). Il mare di Eritrea era, nell’antichità, il golfo  d’Arabia, e designava ugualmente il mar Rosso 26.  

Vi sono state “piogge rosse” in altre epoche, ma erano meno importanti e molto localizzate 27.  

Il carattere veramente generale delle piogge rosse dell’Esodo fa evocare un’origine cosmica, più che vulcanica.   

Le piogge di pietre: 

- Ceneri, poi meteoriti (grandine di pietre). Secondo il Midrash e il Talmud, erano  brucianti (quindi non erano blocchi di ghiaccio) 28.  

- In Messico: anticamente, il cielo fece piovere “non acqua, ma fuoco e pietre roven-   ti”29. Vi furono associate delle piogge di nafta, come attestano numerose testimonianze  (papiro Ypuwer, Bibbia, Midrashim, Voguls siberiani, tradizioni delle Indie olandesi e  messicane)  30. 

Le tenebre: 

Molte testimonianze riportano di tenebre consecutive a un cataclisma, che duravano  anche più mesi. Il grado di oscurità vi è mal definito, e non vi sono dei criteri che  possano permettere di datarle, salvo quelli di origine egiziana che si rapportano  all’Esodo  31. 

La luce: 

L’ultima notte era brillante come a mezzogiorno, nel giorno del solstizio d’estate,  secondo i midrashim. Durante il Passaggio, una strana luce illuminò per guidare gli  Israeliti di notte.  

Gli insetti: 

Questa piaga è stata descritta nel libro dell’Esodo, e la si ritrova anche in fonti  egiziane. Ma anche nel testo pehlvi del Bundehesh iraniano 32 e negli annali cinesi del  tempo di Yao, come pure nelle tradizioni delle isole dei mari del Sud 33. Il Baal Zevuv  dei Filistei (o Belzebù di Matteo, Marco e Luca) era il dio delle mosche (ora, lo si  rapporta a Lucifero che era il la Stella del Mattino).   

Il vento di uragano: 

- Terribile, sconvolse la terra, durante un cataclisma cosmico 34. 

- L’uragano devastò e portò via le città e le foreste 35. 

- Un tornado soffiò selvaggiamente tra i detriti che cadevano dal cielo; l’agente fisico  era “Hurakan” (da cui viene uragano). Esso portava via case, alberi, e anche la terra e  le rocce 36. 

- Questo tema è frequente nei Veda indù e nell’Avesta persiano, ed è evocato sotto il  termine di “diluvium venti” 37, di “vento cosmico” 38.  

- Gli indigeni di Puamotu, in Polinesia, raccontavano che la terra, sommersa dall’Oceano, ne fu liberata dal “Tefaafanau” (dove si ritrova la parola Tifone). I  Polinesiani celebrano un dio: “Taafanna” 39 e si ritrova questa parola sotto la forma “Tyfoon” (vortice) in Arabia, dove “Tufan” è il diluvio; e anche in Cina, si ha “TyFong” 40. La consonanza stessa di questa parola evoca il suono della tempesta. La  ritroveremo più avanti nella mitologia e vedremo il suo rapporto con il tempo  dell’Esodo, che fu spazzato dal “vento violento” di cui parla il passaggio biblico.  

- Il mare del Passaggio (“Jam Suf”, in egiziano) non viene dalla parola canna, come  si è detto (“mare delle canne”, è stato tradotto), ma da “Suf”, “Safa”, uragano.  

Tutto ciò indica che questi venti non avevano nulla di comparabile con i “venti forti” delle tempeste attuali, ma erano un soffio... catastrofico, del tutto straordinario.   

Le irregolarità degli astri:  

I racconti di queste catastrofi parlano generalmente delle perturbazioni solari, lunari  o delle stelle. Bisogna intendere qui semplicemente una perturbazione del movimento  della terra, o, tutt’al più, delle posizioni geografiche di essa rispetto al cielo.  

Isaia, nelle sue profezie, parlando di un cataclisma, sapeva che esso avrebbe  comportato tali modificazioni geografiche. Non dice Isaia, 13,13 “Farò sobbalzare i  cieli e la terra sarà mossa dal suo posto per lo sdegno del Signore degli eserciti, nel  giorno della sua ira ardente”? Il che si è verificato. Il rifacimento dei calendari lo  attesta; giacché non vi sono altre spiegazioni possibili per i rimaneggiamenti successivi  del calcolo del tempo, dei mesi e delle stagioni. di cui abbiamo tanto di testimonianze,  per il periodo che va dall’Esodo a Isaia, e per dei popoli sparsi su tutto il globo.  

Erodoto racconta di una strana conversazione con i sacerdoti egiziani: il sole, nel  corso della loro storia, avrebbe cambiato quattro volte il luogo dell’alba e del  tramonto41! Questo passaggio di Erodoto ha molto sconcertato i commentatori 42. Ma  Pomponio Mela ha scritto, nel I secolo, che quei quattro cambiamenti, descritti dagli  Egiziani, non riguardavano solo il sole, ma l’insieme delle stelle 43. Questi  fenomeni,  che oggi sembrano impensabili, si ritrovano segnalati nelle fonti egiziane dirette  (Papiro magico Harris; Papiro Ipuwer; Papiro Ermitage). Come vedervi solo delle interpretazioni poetiche, quando numerosi dettagli indicano certamente la realtà fisica  di questi eventi: spostamento dei poli, delle stagioni, del clima? 44 Ma l’evento più  straordinario fu l’apparizione nel cielo di una cometa spaventosa, che i popoli atterriti  consideravano responsabile –giustamente– delle calamità che essi sopportavano.  

In Lapponia, si riporta che “Jubmel”, il signore del cielo in persona, discese...  lanciando fiamme di collera, simili a serpenti di fuoco... 45  

La storia di Fetonte, che citeremo di seguito, è uno dei migliori esempi in cui il  ricordo di testimoni oculari si “dissolve” in un racconto mitologico, come i sacerdoti di  Saïs spiegano molto bene al greco Solone 46. 

(Vedremo, nelle pagine seguenti, il posto avuto da questa stella cometa nell’esistenza del popolo di Israele, tra l’Esodo e Isaia).  


2. - Provenienti dal suolo  

I terremoti: 

Ipuwer fu testimone del crollo dei palazzi egiziani 47. La testimonianza di terremoti  è generale, in quanto questo fenomeno è sempre presente in ogni catastrofe e, al  momento dell’Esodo, era quasi generale. 

A questo proposito, I. Velikovsky fa un’osservazione molto interessante, stupendosi  della traduzione di “Bkhor” con “primo nato” nel testo della decima piaga. Egli ritiene  che c’è stata una deformazione della parola, che si doveva leggere “Bchor”, che  significa “scelto” (nel senso di “persone scelte”, il “fior fiore”). Tutto questo bel  mondo abitava in case di pietra, così vulnerabili ai terremoti, mentre la gente comune e  gli Israeliti vivevano in capanne o baracche modeste, insensibili ai movimenti del  suolo. E la decima piaga “invocata” da Mosè, consistette allora nella morte improvvisa  dell’alta società egiziana, colpita brutalmente nella notte del sisma, la vigilia di Pasqua.   Le fonti egiziane fanno memoria di queste piaghe, tra le quali la caduta delle case  sui loro occupanti, a causa di un sisma devastante, che ha lasciato il ricordo di una  severa ecatombe. È così che furono risparmiati gli Israeliti e il popolo innocente, di cui  una parte li seguì nell’Esodo  48. 

Eruzioni vulcaniche: 

Queste, che sono state responsabili delle emissioni di pietre e lapilli nelle loro  immediate vicinanze, lo sono state soprattutto delle nuvole di cenere e di polveri tenaci  che ingombrarono l’atmosfera per molto tempo, oscurando il sole e causando le famose  tenebre spesso evocate. 

Al momento dell’Esodo alcune eruzioni sono segnalate, come nel Sinai e nel deserto  d’Arabia, ma ve ne furono ben altre che però non attirarono l’attenzione dei cronisti.   Abbiamo visto che gli Argonauti furono testimoni del risveglio dell’Etna, come pure  dell’apparizione di vulcani sottomarini:  emersione dello scoglio di Scilla,  in Sardegna  e di una nuova isola presso Delos, nelle Cicladi. 


Sollevamento di fondi marini e affondamento di continenti: 

L’affondamento di Atlantide e del gruppo di isole che si estendeva fino alle  Bahamas e alle Antille, e il sollevamento dell’Asia Centrale, svuotando delle sue acque  l’Oceano Scitico, furono contemporanei del re di Grecia, Teseo, dunque dell’Esodo.  

3 - Provenienti  dagli  oceani  

I sismi e i vulcanismi sottomarini provocarono delle variazioni repentine del livello  dei mari, generando dei maremoti che l’uragano amplificava. Le descrizioni che sono  state fatte nei resoconti che ci sono pervenuti sono spesso considerate come esagerazioni poetiche.  

Si legge, nella storia cosmogonica della Lapponia: “... la terra tremò di terrore, di  modo che gli strati superiori affondarono e, precipitando negli abissi così aperti, molti  uomini perirono… Hubmel, il Signore del cielo, scese di persona... io alzerò il mare in  un muro di altezza gigantesca che precipiterò sui di voi, maledetti figli, ecc.” ... 49  

Per chi ha assistito da vicino a Villequier, in Normandia, all’arrivo di un mascheretto sulla Senna, con un terrificante boato, sa molto bene cosa può significare questa  “muraglia marina”, anche se quella che ha potuto vedere non ha superato i 5 metri di  altezza.  

I movimenti marini o oceanici non erano solo ciò che si chiama correntemente  “maremoto”; le maree gigantesche che seguivano, amplificandoli, i movimenti della  crosta terrestre, avevano l’aspetto di vere e proprie montagne d'acqua che potevano  sommergere i continenti per migliaia di chilometri, spazzando via tutto al loro  passaggio. Si è calcolato che la marea provocata da una cometa della grandezza della  terra e che passasse a una distanza pari a 4 volte il suo diametro, solleverebbe l'acqua a  4 chilometri di altezza 50. 

Gli Indiani Choctas dell’Oklahoma raccontavano che, essendo la terra immersa nelle  tenebre... una viva luce apparve..., ma erano onde, alte come montagne, che si avvicinavano rapidamente 51. Il fatto che vi siano stati dei sopravvissuti per raccontarlo, lascia  pensare che queste “montagne” potevano essere delle colline. Tuttavia... nei Midrashim  troviamo la descrizione seguente: “le acque si ammucchiavano all’altezza di 2,5 km ed  erano visibili da tutte le nazioni della terra” 52; e nelle Scritture: “le acque ricoprivano  le montagne e furono sollevate fino ai cieli” 53. Qui, l’esagerazione poteva voler  magnificare la potenza di Dio, e suggerire una altezza fantastica delle acque.  

Ma dei massi erratici pesanti fino a 10.000 tonnellate sono stati trasportati a molti chilometri dal sito di provenienza, ed è stata proprio l’acqua a spostarli! 


(D) Tutti questi disordini indicano come causa la  prossimità  di  una  massa  cosmica 

 

1 - Una cometa si è avvicinata alla Terra. È stata identificata con Venere.  

Forniamo in allegato alcune precisazioni fisiche, da dove emerge chiaramente che  tutte le calamità sopra descritte –ampiamente evocate nelle leggende, nei miti o nei  racconti epici dove si trova conservata la memoria collettiva dei popoli– sono  precisamente quelle che provocherebbe il passaggio, in prossimità della terra, di una  cometa importante. Ora, si dà il caso che questa cometa le cui diverse descrizioni  convergono, è designata come Venere, divenuta in seguito la stella del mattino o della 54sera. Cosa pensarne?   

Noi conosciamo Venere come un pianeta molto calmo, il cui ciclo è particolarmente  stabile. Ma… è sempre stato così? Gli antichi sistemi astronomici contavano solo  quattro pianeti, quelli visibili ad occhio nudo. Erano: Saturno, Giove, Marte, Mercurio.  Ora, avrebbe dovuto esserlo anche Venere 55.  

I Bramini non menzionavano mai cinque pianeti 56. L’astronomia babilonese nemmeno (dice però che in un’epoca successiva Venere si riunì ai primi quattro) 57, e  Apollonio di Rodi fa allusione a un tempo in cui “tutti gli astri non erano ancora nel  cielo”.58 

Un tempo esisteva una tradizione, che si ritrova tra popoli molto lontani gli uni dagli  altri, che: un astro ritornava ogni 52 anni in prossimità della terra, e questo ritorno era  atteso con ansia, poiché talvolta si accompagnava a catastrofi terrestri spaventose 59.  Quando questo ritorno avveniva senza “danni” l’angoscia si trasformava in giubilo e  gratitudine alla divinità celeste (era Venere o un suo equivalente); si facevano dei  sacrifici umani rituali, e un nuovo ciclo cominciava 60. Questa antica usanza messicana  è d’altronde rimasta tra gli Skidi Pawnèe del Nebraska, che facevano dei sacrifici  umani alla “Stella del mattino” divenuta pianeta, quando essa era più brillante del  normale 61.  

Nel Codex Vaticanus, le “età” del mondo sono calcolate per multipli di 52 anni,    ma, contrariamente al sistema citato da Ixtlilxochitl (vedi nota 234), esso aggiunge un  numero variabile di anni a questa cifra (per tener conto delle irregolarità delle comete  dovuta all’influenza dei loro incontri?).  

Si noti che il cinquantesimo anno ebraico era l’anno giubilare: (7 x 7) + 1 = 50. Di  modo che ogni sette giorni tornava il sabbat, e ogni 7 anni l’anno sabbatico. Il primo  giorno di questo anno giubilare era il giorno delle Espiazioni 62.  

Per quale ragione questo sentimento di timore e di penitenza ogni 50 anni? A circa  due anni di differenza, i Maya, che ignoravano le tradizioni giudee, avevano un giorno  di “espiazione” similare.  

Quel giorno, gli Israeliti inviavano un capro (emissario) ad Azazel, nel deserto 63.  Azazel (o Satana) era Lucifero, la stella precitata dal firmamento. La si chiamava anche  Azzael, Azza, Uzza 64. Uzza che, per i rabbini, era l’angelo-stella dell’Egitto precipitato  nel mar Rosso al momento dell’Esodo 65. 

Se, per gli Egiziani, era a Seth Tifone (Tifone non è altro che una rappresentazione di  Venere) che il capro era consacrato 66, per gli Arabi, era ad Al-Uzza che si offrivano  sacrifici umani.  

Tutte queste culture (o superstizioni) si sovrapponevano, e avevano la stessa origine:  il carattere minaccioso di un astro divinità, angelo o demonio, a seconda del livello a  cui lo si poneva. E questo carattere temibile risaliva all’epoca della sua manifestazione  sotto forma di cometa, astro di fuoco trascinante una coda serpente–nuvola, che  perturbava l’atmosfera e precipitava sulla terra una grandine di pietre, sollevava gli  oceani e faceva scaturire il fuoco dalla terra scossa.  

Il carattere di “cometa” che presentava l’astro, il cui nome di Venere è rimasto  (anche dopo che si è stabilizzato in “pianeta”), è dimostrato dalla periodicità di una  cinquantina di anni (orbita allungata) attestata da queste antiche tradizioni anteriori  all’Esodo. (È del resto possibile che questa periodicità sia quella dei suoi avvicinamenti  alla Terra, che la rendevano visibile a occhio nudo e talvolta molto pericolosa). Questo  carattere è confermato anche dalla presenza della sua “coda”.  

Per i Messicani precolombiani “la estrella que humeaba” (la stella che fumava) era Sitlae choloha, che gli Spagnoli chiamavano Venus (Venere) 67. Per i Messicani, una  cometa era “una stella che fuma” 68, ma essendo il verbo “fumare” all’imperfetto, indica che all’epoca della conquista essa non “fumava” più; era dunque allora un pianeta. 

 Nei Veda, Venere assomiglia a fuoco con del fumo 69, il che è confermato anche dal Talmud 70.  

Per i Caldei, Venere aveva una chioma 71, termine ancora usato in astronomia  quando si parla di comete. Per gli Arabi e i Babilonesi, Ishtar (Venere), era Zebbaaj, da  avvicinare al Zevuv o Zebuth, dei Cananei, che evoca la piaga delle “mosche”, nel dio Baal-Zevuv.  

Si può pensare che la cometa si avvicinasse molto alla terra, giacché la sua  luminosità era comparata a quella del sol levante. Un testo cinese dice che era visibile in pieno giorno 72. 

2 - La terra incontra la coda della cometa 

Durante l’Esodo, sembra probabile che i fenomeni osservati: nube luminosa o scura,  grandine di pietre, siano provenuti dalla coda della cometa, avendo la Terra captato con  l’attrazione della sua massa la parte che le era più vicina. Tutti i corpuscoli e le polveri  che la formavano, illuminati dal sole, dovevano darle l’aspetto di un serpente di fuoco, spesso evocato, e diffondere una strana luce.  

3 - Interpretazioni mitologiche  

La dea Venere, che personalizzava questa cometa, è stata coinvolta in molti intrighi,  avventure, o avatar, di cui la maggior parte non era che la trasposizione in un  linguaggio velato di fatti osservati. Ed essa ha giocato questi ruoli sotto una varietà di  nomi, cambiando da un popolo all’altro.  

Essa fu Minerva, e Vesperugo per i Romani; Iside, ma anche Seth-Tifone per gli  Egiziani; Anaitis per gli Iraniani, Lucifero, ma anche Azazel per gli Ebrei, Astarte,  Ishtar, ma anche Zebbaj, Ashteroth-Karnaim per gli Assiro-Babilonesi e gli Arabi;  Tistrye per gli Indù; Pallas-Athene, poi Hispèros, ma anche Pallas-Tifone per i Greci,  senza dimenticare Fetonte da cui tutto ha inizio.  

In effetti, la sua storia comincia al tempo dell’Esodo, e avendo l’astro subìto  trasformazioni, è lo stesso per le dee o gli dei che esso raffigura. La storia di Fetonte è  raccontata molto bene da Ovidio: il “carro del sole” mal condotto da Fetonte (la  traiettoria del sole nel suo percorso diurno aveva dovuto essere modificata) fuori dal  suo percorso abituale, slitta sull’orizzonte e incendia la terra 73.  

Tra l’Esodo e Isaia questo pianeta ancora un po’ cometa ha dovuto “errare” su orbite  variabili con periodi irregolari, subendo le azioni dei pianeti che ha potuto avvicinare.  Perse definitivamente la sua coda e, infine, si stabilizzò sulla sua orbita attuale, una  parte importante della sua energia essendosi trasformata in calore. Queste irregolarità di  Venere erano note agli Israeliti.  

Il libro di Giobbe fa dire al Signore: “Sai tu far uscire Mazzaroth (Venere) al suo  tempo? Conosci tu i cambiamenti del cielo?” Questo Mazzaroth ha posto un problema  agli esegeti! Nella Vulgata (Latina) San Girolamo ha sostituito “Lucifero” al posto di  Mazzaroth. Ma nei Settanta (greco) è detto: “Puoi tu portare Mazzaroth al suo tempo,   e condurre la stella della sera?”  

Durante il suo periodo di instabilità (tra l’Esodo e Isaia) Venere aveva conservato  una parte della sua coda che, oscurata nella sua parte centrale dal cono d’ombra del  corpo principale, le conferiva l’aspetto di una testa con le corna. È forse questa analogia  che la fa assimilare a vari animali con le corna: vitelli, buoi (Apis), mucche, tori, ecc...  e che sono stati oggetto di culti idolatrici.  

Gli Ebrei infedeli, dimenticando Dio e attribuendo la loro fuga dall’Egitto a questo  solo astro, adorarono il vitello d’oro. imitando in ciò i popoli vicini. È probabilmente in  ricordo di questo astro “salvatore” che i Giudei hanno adottato come simbolo la stella a  sei punte. Mosè, per stornare il loro bisogno incorreggibile di oggetti da venerare, fece  costruire il serpente di rame, oggetto sacro che ricordava loro il “serpente luminoso”  che illuminò la loro fuga. (Al tempo di Isaia, considerato come oggetto di idolatria,  questo serpente fu distrutto). 

Questa cometa “con le corna” figurava anche Lucifero (il portatore di luce), cioè  Satana: si devono attribuire a questo ricordo le corna con le quali l’immaginazione  popolare rappresenta il Diavolo? Gli Egiziani adoravano questo astro-divinità sotto la  forma di un toro; la Grecia micenea, sotto quello di una vacca d’oro con una stella sulla  fronte; e il culto della vacca perdura in India. 

Ma un giorno apparve la nostra bella stella del mattino. L’apparizione di questa  nuova stella corrispose alla nascita mitologica di una divinità: Atèna (o Minerva).  Secondo S. Agostino, si diceva che Minerva (la tritonide) era apparsa la prima volta  vicino al lago Tritone, lago africano che, secondo Diodoro, scomparve in un cataclisma.  Egli situava questa apparizione al tempo di Ogyges (dunque al momento di un grande  cataclisma), ma si chiedeva quale astro poteva essere personificato da Atena. 

Altre fonti situano questa apparizione all’epoca di Deucalione, che conobbe un  cataclisma ancora più disastroso e che S. Agostino pone al tempo di Mosè 74. Regna     la massima confusione tra queste due epoche, ma vedono tutte la comparsa di Venere  in un cataclisma.  

I testi messicani riportano che un corpo celeste a forma di serpente… perse  successivamente la sua forma di serpente, e Quetzal-Cohatl divenne la grande stella  brillante che apparve ad Est, la stella del mattino chiamata Tlahuizcal-Panteucli 75.   Questa trasformazione è raccontata da Marco Varrone: “Venus, chiamata  Vesperugo” da Plauto, e l’“adorabile Hesperos” da Omero, fu l’oggetto di uno strano  prodigio: essa cambiò di colore, di dimensione, di forma e di traiettoria, il che non era  mai avvenuto e non si riprodusse più 76.  

Il diciannovesimo giorno del primo mese dopo la luna d’equinozio di primavera  (mese di marzo) era, nel calendario Babilonese, un “giorno di collera”. Questo  diciannove era il Quinquatrus Romano, e Ovidio dichiara che Venere nacque quel  giorno. Ora, la nona piaga (quella delle tenebre) ebbe luogo il 18 marzo, e il grande  sisma (con la morte dei primogeniti, la decima piaga) la sera del 25. La corrispondenza  delle date è significativa, e la correlazione tra Minerva e questo cataclisma è certa.  

In una cronaca samaritana, è scritto che nel corso della conquista della Palestina da  parte di Giosuè, “una stella si levò a Est, contro la quale ogni magia è vana” 77, e,  nelle cronache cinesi, “una stella apparve a Est al tempo di Yao”. 78 

Questa “apparizione” di Venere (stella nuova che non si conosceva prima, almeno  sotto questa forma) è dunque una realtà stabilita da molte testimonianze. Il nome latino  di Venus viene da “venire”. 


CONCLUSIONI 

Le Scritture ci dicono che il Diluvio Universale mise fine ai tempi preistorici.  Benché quei tempi siano molto lontani da noi, pochi, sotto l'influenza modernista,  osano ancora prestarvi fede.  

E tuttavia, anche nel corso della nostra epoca –quella storica– l’intervento di  cataclismi spaventosi non è solo una semplice ipotesi: è una certezza che si basa su fatti  ben documentati. Ma le cause fisiche che Dio fece agire non ci sono state rivelate.  

La spiegazione che noi abbiamo intravisto –l’azione gravitazionale di una stella  errante– è dunque soltanto un’ipotesi, ma fondata sulla logica. Essa conserva dunque  tutto il suo valore, finché non sarà stata dimostrata falsa, o impossibile, il che è lungi  dall’essere.  

Nel quadro di questa ipotesi, l’attribuzione di questo ruolo a Venere (cometa divenuta pianeta), di cui tutto il merito va a Velikovsky, è una seconda ipotesi che si  sovrappone alla prima, che ha l’interesse di basarsi su delle testimonianze umane  innumerevoli.  

Anche se queste sono a volte confuse e hanno perso col tempo una parte del loro  impatto, la loro concordanza, a dispetto della diversità delle loro fonti e del loro  numero, sono un criterio che non si può eludere. Noi ne abbiamo riportato e commentato qui l’essenziale 79. 

Abbiamo tuttavia preso in considerazione soltanto questa parte delle tesi di I.  Velikovsky, che è la meglio fondata. Essa ci ha permesso di completare, confrontandolo, il notevole studio che F. Crombette ha fatto di questo periodo chiave della  storia umana. Si vede così Venere come esecutrice dei disegni di Dio nel corso della  storia degli uomini, che manifesta il Suo corruccio e la Sua potenza ogni 7x7+1 anni  (secondo i numeri sacri con cui ha codificato le sue opere): - sia per punire l’infedeltà  del popolo che aveva eletto, - sia per venirgli in aiuto contro i suoi nemici. 


Tratto dal libro  

“Gli Argonauti – L’oceano Scitico – L’Esodo”,  

di Etiènne Broens, membro del CESHE 

Nessun commento:

Posta un commento