MARIA TIEN WEI, JUNAN, CINA 1929-1930
Documentazione
Il fatto qui narrato è ambientato nella missione cattolica di Junan e di Chumatien, provincia di Honan, Ciiia, tenuta dai padri del Verbo Divino (S.V.D.), negli anni 1929-1930. Diversi missionari verbiti, tra i quali ricordiamo padre Kalvey, padre Heier, padre Wittwer, a voce o per iscritto confermarono l’autenticità del racconto. Diversi articoli di riviste e di giornali ne avevano parlato, ma sempre parzialmente, limitandosi a pochi particolari o a episodi isolati, senza mai arrivare a una esposizione completa dei fatti. Ne troviamo cenno nella Katholische Kirchenzeitung (bollettino diocesano) di Salisburgo, Austria, nel 1929, a firma del padre Fròwis, SVD, missionario nell’Honan per 28 anni e poi Vicario apostolico, e nel 1930 in alcune riviste della Germania e nella rivista Our Missions, a firma del padre Heier, uscita negli Stati Uniti.
Nel 1965 padre Kalvey si incontrava con padre Benedikt Stolz, benedettino dell’abbazia della Dormizione della Vergine in Gerusalemme e lo metteva al corrente di quanto aveva visto e sperimentato trent’anni prima nella sua missione cinese, esprimendo nello stesso tempo il desiderio che quelli avvenimenti fossero fatti di pubblica ragione e messi a disposizione del pubblico sia per far conoscere meglio la presenza del demonio nel mondo e nella chiesa in un tempo in cui era particolarmente messa in dubbio o negata, sia per far risaltare la potenza sopra il demonio di Maria, a cui si doveva la liberazione dell’ossessa, sia infine per far conoscere al mondo incredulo che il demonio stesso era, suo malgrado, «il nostro miglior missionario», come dicevano i missionari, «in quanto i nostri migliori cristiani sono quelli convertiti dal demonio, ossia quei cinesi che avevano trovato rifugio e protezione contro le vessazioni del diavolo solo nella nostra chiesa». Così avevano detto i missionari italiani del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) di Milano che nel 1923 avevano ceduto il posto ai missionari verbiti. «Noi critici tedeschi», proseguiva padre Kalvey, «abbiamo preso questa informazione con beneficio d’inventano senza darle troppa importanza pensando che gli italiani fossero abbastanza creduloni e ingenui in queste cose. Ben presto però abbiamo dovuto convincerci anche noi che era tutto vero quello che ci avevano detto».
Padre Stolz, scrittore già affermato, si disse pronto a preparare una relazione il più possibile completa di quei fatti straordinari. La documentazione — lettere, testimonianze, scritti — che gli aveva fornito padre Kalvcy fu ordinata nel libro Die IVIachi Maricns iiher die Diimonen (il potere di Maria sui demoni) pubblicato nel 1972 da Miriam Verlag,Jenstetten, Germania Occidentale, pp• 105, che noi utilizziamo per un breve riassunto.
Il libro porta l’Imprimatur del patriarca latino di Gerusalemme Giacomo Giuseppe Beltritti in data 19 settembre 1972.
1. «Il diavolo è il nostro miglior missionario»
Nella Cina, come in genere in tutti i paesi di missione, i pagani hanno una grande paura del diavolo e delle anime dei morti e credono che essi si vendichino dei torti ricevuti o se non sono loro resi i dovuti onori. Di qui l’autorità e il prestigio che godono presso di loro le streghe e gli stregoni ai quali spesso ricorrono per essere liberati e difesi dalle frequenti infestazioni degli spiriti maligni, infestazioni e vessazioni che il più delle volte non sono affatto immaginarie.
I morti, nella mentalità pagana, tornano sulla terra per vendicarsi dei torti ricevuti in vita. Giudici e magistrati che hanno dovuto condannare a morte delinquenti comuni, ricorrono a stregoni per mettersi al riparo di eventuali vendette. I demoni, all’esistenza dei quali credono fermamente, stanno generalmente nei templi e nelle pagode, ma anche in certi alberi e in certi animali.
I missionari verbiti, dopo il loro arrivo aJunan e a Chumatien, centro della missione, nel fondo che avevano comperato trovarono un grosso albero che gli abitanti dicevano abitato dagli spiriti: guai se l’albero fosse abbattuto, gli spiriti si sarebbero certamente vendicati. I missionari non tennero conto dell’avvertimento, abbatterono l’albero e non successe niente, ma tutto il villaggio era sottosopra. Prima di allora molte donne e ragazze avevano avuto assalti diabolici che cessarono soltanto dopo che esse frequentarono la missione e si fecero battezzare.
In un villaggio vicino, nella grande piazza dove due volte la settimana si teneva il grande mercato, sorgeva una vecchia pianta, anche quella abitata dagli spiriti. Spesso sotto quell’albero persone cadevano in trance e predicavano cose future o davano informazioni su cose nascoste. Un giorno, dopo l’arrivo dei missionari, l’indovino di turno disse che da allora in poi non avrebbe predetto più nulla finché non fosse allontanata di là «certa gente» che non gli era favorevole. E indicò alcune persone, tutte cristiane.
Anche animali sono abitati dagli spiriti. Attorno ai templi pagani e alle pagode si aggirano — dicono — animali misteriosi e spaventosi. Le divinità stesse sono rappresentate con volti orribili a vedersi, non certo adatti a favorire la fiducia e la devozione, volti più diabolici che umani, quasi a indicare meglio ciò che sono e ciò che rappresentano. Anche le epidemie e le malattie degli animali sono attribuite alla vendetta dei demoni. Il cinese in genere conosce poco del cristianesimo, della sua dottrina e della sua morale, sa però una cosa: che i cristiani hanno un potere speciale sui demoni. Per questo va a cercare aiuto e rifugio da essi quando si sente maggiormente in pericolo e perseguitato.
I cristiani, se richiesti, vanno nelle case dei pagani, pregano, spargono acqua benedetta e di solito ottengono la liberazione dagli spiriti. Di qui l’invito a farsi istruire nella religione cristiana e a farsi battezzare, che spesso è accolto. Molte conversioni al cristianesimo in Cina e altrove hanno questa origine. E una volta battezzato, il cristiano non ha più paura del diavolo, vive tranquillo e comunica la sua tranquillità agli altri.
Così il diavolo diventa, suo malgrado, un efficace collaboratore del missionario cattolico.
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Paolo Calliari
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