Per parlare del Rosario dobbiamo partire da un concetto basico: che "chi prega si salva, chi non prega si danna ", cioè dalla necessità della preghiera o rapporto d’amore e di vita con Dio. Come il respiro continuo è essenziale alla vita fisica, così la preghiera è condizione indispensabile per la vita spirituale, perché l’uomo non è solo (come dicono) "homo sapiens", ma creato da Dio a sua Immagine e Somiglianza, elevato all’ordine soprannaturale di un eterno rapporto di vita e di amore con Dio. Da qui, che il Signore raccomanda di pregare incessantemente. Da qui pure, che la preghiera deve essere come respirare, un incessante ricevere e dare, ricevere e contraccambiare ("mi ami, Ti amo"), apparentemente ripetitivo, ma al tempo stesso sempre nuovo. Il vero amore mai si ripete, è sempre nuovo, pur dicendo sempre la stessa cosa. Così sono le Avemaria del Rosario.
La finalità della preghiera non è di compiere un obbligo o fare un esercizio mentale, ma entrare in intimità con Dio, un "inzupparsi" di Dio, della sua conoscenza, del suo Amore trasformante. Dopo la preghiera dobbiamo essere migliori, almeno nell’intenzione.
La preghiera si rivolge sempre a Dio: cioè, al Padre, a Gesù Cristo, allo Spirito Santo.
Quando ci rivolgiamo al Padre, lo facciamo sempre "per Cristo, con Cristo e in Cristo", mediante l’azione dello Spirito Santo; e si dà il caso che Gesù Cristo ha voluto la partecipazione e l’unione inseparabile di sua Madre in tutto.
Se è pensare a Gesù o guardarlo, occorre farlo con gli occhi o con il Cuore di Maria, affinché il nostro pensiero o il nostro sguardo possa arrivare a Lui e possa interessargli; se si tratta di guardare Maria o rivolgersi a Lei, occorre farlo con gli occhi e con il Cuore stesso di Gesù per no tradire il suo Amore Divino di Figlio.
Maria "recitava il Rosario": ma come? E’ vero che a Lourdes Santa Bernadette la vedeva farsi il segno della Croce, dire con lei el Padrenostro e il Gloria; durante le Avemaria Lei non diceva nulla ma passava con le dita i granelli del rosario. Ma il modo di dire el Rosario lo troviamo nel vangelo di San Luca: "Maria –dice per ben due volte– meditava tutte le cose di suo Figlio nel proprio Cuore". In questo consiste il Rosario!
Perciò si può dire che è come una fotocopiatrice, mediante la quale possiamo copiare ogni giorno le varie scene (i misteri) della Vita di Gesù e di Maria nella pagina in bianco della nostra vita. Per tanto, se abbiamo stampato qualunque altra cosa che a ciò non corrisponda, dobbiamo cancellarla; altrimenti dire il Rosario risulta inutile, non riempie né produce frutto. Ad ogni mistero, le Avemaria sono come passare dieci volte la pagina sotto l’immagine che vogliamo fotocopiare e il "flash" di luce è l’azione dello Spirito Santo. La fotocopiatrice, possiamo dire pure, è il Cuore Immacolato di Maria.
Possiamo considerare il Rosario come la mano materna che ci prende per mano per condurci attraverso le pagine fondamentali del Vangelo; perciò mi piace prendere il Rosario all’inizio e sollevarlo in alto, come il bambino che dà la mano alla sua mamma.
Padre Pio lo chiamava "l’arma" nella lotta di spiriti che stiamo vivendo. I miei amici colombiani lo chiamano "il mitra delle cinquanta pallottole". Suppongo che in mano a Davide sia stata la fionda con cui colpì il gigante Goliat. La battaglia di Lepanto, che fermò l’avvanzata irresistibile dei turchi in Europa, fu vinta mediante il Rosario: da questo è nata l’invocazione "Aussiliatrice dei Cristiani" e l’istituzione della sua festa del 7 Ottobre, fatta dal Papa San Pio V. Il Sultano disse: "Io non temo i cannoni dei cristiani; ciò che temo è quel vecchio a Roma col suo rosario in mano". E con il Rosario fu liberata l’Austria, metà della quale era occupata dall’Armata sovietica da alcuni anni dopo la fine della guerra.
Senza dubbio è la catena con cui, secondo l’Apocalisse, San Michele deve incatenare il drago per rinchiuderlo nell’inferno; sta aspettando che tutti insieme la completiamo. O come diceva San Bartolo Longo, è "la dolce catena che ci unisce a Dio".
Esso è un continuo ripassare la vita di Gesù e di Maria per ricambiare in amore quanto per noi hanno fatto, hanno sofferto, ci hanno preparato. E’ un girare –anche la stessa forma della “coroncina” lo dice– per imprimere insieme alla nostra Mamma il nostro doveroso atto di adorazione, di lode, di benedizione, di ringraziamento, di riparazione e di amore, e per invocare in ogni scena o mistero del Rosario il frutto di tutta la vita di Gesù e di Maria, cioè, il compimento del Regno…
Come al tempo di Giosuè, per conquistare Gerico, anche noi dobbiamo girare in silenzio tante volte seguendo la vera “Arca dell’Alleanza”, che è Maria, servendoci appunto del Rosario… Ma ricordiamo il testo biblico: Gerico era saldamente sbarrata dinanzi agli Israeliti; nessuno usciva e nessuno entrava. Disse il Signore a Giosuè: «Vedi, io ti metto in mano Gerico e il suo re. Voi tutti prodi guerrieri, tutti atti alla guerra, girerete intorno alla città, facendo il circuito della città una volta. Così farete per sei giorni. Sette sacerdoti porteranno sette trombe di corno d'ariete davanti all'Arca; il settimo giorno poi girerete intorno alla città per sette volte e i sacerdoti suoneranno le trombe. Quando si suonerà il corno dell'ariete, appena voi sentirete il suono della tromba, tutto il popolo proromperà in un grande grido di guerra, allora le mura della città crolleranno e il popolo entrerà, ciascuno diritto davanti a sé». (Giosuè, 6,1-5)
Non dimentichiamo mai lo scopo del Rosario: plasmare in noi la stessa vita interiore vissuta da Gesù e da Maria. In questo consiste esattamente il Regno di Dio, il Regno della Divina Volontà che tutti domandiamo!
Perciò è piuttosto triste vedere come tante persone buone limitano il Rosario ad una cantilena: enunciano “il titolo” di ogni mistero –nessuna considerazione o contemplazione– e subito aggiungono una qualche intenzione da chiedere (del tipo: “… preghiamo in questo mistero per il nonno della nipote della zia di Clotilde”, oppure “… preghiamo per i bambini strabici del Biafra” )
Lo può recitare chiunque, dal Papa fino alla vecchietta che non sa leggere né scrivere. Si può dire ovunque e in ogni momento, viaggiando, a casa, in una chiesa, persino in ospedale, come un caro sacerdote (che adesso è in Cielo), il quale una volta, ricoverato appunto, arrivò ad un accordo con gli altri tre infermi (comunisti) che erano con lui nella stessa stanza: cioè, che al mattino avrebbero letto insieme “L’Unità” (il giornale del partido comunista) e il pomeriggio avrebbero detto insieme il Rosario… Immaginate chi vinse!
Per concludere, a chi non ha ancora familiarità con esso, raccomando dirlo all’inizio con una sola decina (un “mistero”), indicando l’argomento o contenuto del mistero con un pensiero semplice, un’applicazione alla propria vita… e poi regolare la velocità (per esempio, riducendo la marcia come in una macchina e la velocità, per aumentare la potenza del motore e rendersi conto di ciò che sta dicendo e a chi lo sta dicendo, come pure con chi lo sta dicendo e perché lo sta dicendo… ecc.
Per chi si distrae facilmente nel recitarlo da solo, può essere un buon rimedio dire le preghiere in voce alta, mantenendo il “ritmo” o cadenza delle frasi, in modo che ascolti la propria voce e così “si tenga un po’ di compagnia”.
Il Rosario poi moltiplica la sua potenza e il suo “sapore” quando si recita in famiglia:
“Famiglia che prega unita, rimane unita”. Questo era il motto di Padre Peyton, nella sua “Crociata del Rosario”.
Quando lo si recita in gruppo (in chiesa o a casa) e sono per esempio 15 persone, conviene che chi lo guida faccia notare che non debbono essere “15 rosari”, ma un solo rosario, e che per tanto ognuno prenda coscienza di tutte le altre persone, si renda conto di chi è lì presente e che lui fa parte del gruppo, appunto. Quindi non si debbono sentire “voci ammucchiate”, ma per quanto possibile una sola voce, un vero coro nel quale non c’è chi corre più degli altri né chi ritarda e finisce dopo gli altri.
Insomma, spero che questa conferenza non finisca se non con un bel Rosario detto tutti insieme, con una sola voce e un solo cuore, passandosi per esempio, una bella immagine della Madonna di mano in mano, al tempo stesso che ogni persona dice un’Avemaria. Questo potrebbe essere una delle quasi infinite maniere di dirlo.
P. Pablo Martín
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