venerdì 24 settembre 2021

TRATTATO DI SANT’AGOSTINO SU OTTO QUESTIONI DELL’ANTICO TESTAMENTO

 


Prefazione 

Non viola la giustizia generale se non chi, spinto dalla passione,  trasgredisce il contratto della convivenza umana (come per es. il  furto, la rapina, l’adulterio, l’incesto e altre simili trasgressioni),  oppure la [legge della] natura (come per es. le azioni oltraggiose, i  maltrattamenti violenti, l’omicidio, la sodomia, l’accoppiamento con  gli animali), oppure la giusta misura nelle azioni permesse (come è  lo sferzare lo schiavo o un figlio più di quanto si deve, mangiare e  bere più di quanto è necessario, giacere con la propria moglie più di  quanto è conveniente e altre simili azioni). Si comprende bene che  lo Spirito Santo concesse agli uomini per primo dono quello delle  lingue, che cominciarono a parlarsi in base alla convenzione e al  consenso degli uomini e s’impararono dall’esterno mediante i sensi  del corpo con l’abitudine di ascoltare, al fine di mostrare con quanta  facilità può rendere sapienti gli uomini grazie alla sapienza di Dio, la  quale risiede all’interno del loro animo. 

1. Parimenti la volontà del Verbo eterno è sempre immutabile  perché possiede tutto nello stesso tempo, mentre la nostra volontà  non è immutabile poiché non possiede tutto allo stesso tempo; ecco  perché ora vogliamo una cosa, ora un’altra. 

2. Analogamente nel Verbo eterno era presente tutto ciò che fu da  lui creato; anche la sua propria incarnazione gli era già nota in  antecedenza come se un pittore volesse dipingere un’intera casa e  riflette e arriva a conoscere il luogo in cui deve dipingere, possiede  tutto grazie alla sua arte non solo nell’ideare la sua opera ma anche  nel volerla eseguire, sebbene ne esegua le varie operazioni in  determinati e appropriati periodi di tempo. Così ogni creatura e l’uomo stesso che avrebbe rivestito la natura della medesima  sapienza mediante la misteriosa e inesprimibile incarnazione era  sempre nella Sapienza come nell’eterna arte di Dio, sebbene questa  Sapienza, che si estende con potenza da un estremo all’altro del  mondo e dispone tutte le cose con dolcezza 1, che immutabile in se  stessa rinnova tutte le cose 2, effettua tutte le cose [ che vuole]  ciascuna a suo tempo. 

3. E così pure, come vorrei desiderare di morire se fossi giunto a  desiderare di morire. Chi ha già una fede retta e sa il fine che deve  raggiungere, fa progressi per allontanarsi volentieri da questa vita.  Poiché non è la stessa cosa sapere il fine a cui uno deve arrivare e  anche amarlo e desiderare di trovarsi già in quel punto. Se questo  sentimento si sarà trasformato effettivamente nell’animo di uno, è  inevitabile che egli muoia volentieri. Pertanto alcuni che già  posseggono una fede sincera dicono senza ragione di non  desiderare di morire al fine di far progressi, dal momento che  proprio il loro progresso è perfetto se consiste nel fatto di  desiderare di morire. Se dunque vogliono dire la verità, non dicano:  " Non desidero morire per poter fare altri progressi ", ma: " Non  desidero morire perché ho fatto pochi progressi ". Per i fedeli quindi  quello di non desiderare di morire non è un proposito per progredire  ma è l’indizio di aver compiuto pochi progressi. Pertanto ciò che  non desiderano allo scopo di essere perfetti, cerchino di desiderarlo  e sono già perfetti. 

4. La sentenza che si trova nell’Ecclesiastico di Salomone: Il ventre  può digerire ogni sorta di cibo, eppure un cibo è migliore di un altro 

3. È come se dicesse ciò che enuncia l’Apostolo: Vagliate tutto,  attenetevi a ciò che è buono 4. Il palato distingue al gusto la  cacciagione, così il cuore assennato distingue i discorsi bugiardi 5.  Allo stesso modo che è saporosa la carne che uno è riuscito a  prendere con la fatica della caccia, così è piacevole capire e  confutare le menzogne. Il cuore perverso procurerà tristezza ma  l’uomo esperto si opporrà contro di essa 6. A questa sentenza è  simile la seguente: Dopo averlo ammonito una volta evita l’eretico,  sapendo che una persona siffatta è pervertita e continua a peccare  e si è condannata da se stessa 7. Poiché con il suo cuore perverso  oppone resistenza alla tristezza, di cui soffre per lui la carità dei  buoni. 

5. La donna accoglierà qualsiasi uomo, ma una figlia è migliore di  un’altra 8. La donna che accoglie qualsiasi uomo è intesa nel senso  di coloro che dicono: Io sono di Paolo, io invece di Apollo, un altro  al contrario dice: Io sono di Pietro 9. La figlia migliore va presa nel  senso di coloro che dicono: Io invece sono di Cristo 10. Lo stesso  tipo di donna è rappresentato nel Cantico dei cantici: La sua amata  è tra le ragazze come il giglio tra i cardi spinosi 11. 

6. Intorno alla massima espressa nei Proverbi: Figlio, se sarai  saggio, lo sarai a vantaggio tuo e dei tuoi vicini; se invece sarai  cattivo, ne riceverai danno tu solo 12. Poiché la gioia che i buoni  fratelli provano per un buon fratello è una gioia buona; ma la  tristezza che soffrono a causa di un fratello cattivo per l’amore che  gli portano, non è quella cattiva, in quanto a motivo di essa  piacciono anche a Dio. Pertanto solo chi è cattivo ne ritrarrà il male. 

7. Su ciò che sta scritto nel Deuteronomio: Se dei fratelli abitano  insieme e uno di loro muore senza lasciare discendenti, la moglie  del defunto non sposerà un estraneo, un forestiero, ma il fratello di  suo marito andrà da lei e se la sposerà e sarà sua moglie. E avverrà  che il bambino che nascerà sarà riconosciuto discendente dal nome  del fratello e così il nome di questi non sarà cancellato in Israele. 

Se invece quell’uomo non vuole prendere la moglie di suo fratello,  la donna si recherà dagli anziani della città e dirà: " Il fratello di mio  marito non vuole ravvivare il nome di suo fratello in Israele ". Allora  gli anziani della città lo convocheranno e gli diranno: " Perché non  vuoi perpetuare il nome di tuo fratello? ". Egli si alzerà in piedi e  dirà: " Non voglio sposarla ". La moglie di suo fratello allora si  avvicinerà davanti agli anziani della città, scioglierà dal piede di lui  uno dei suoi sandali e gli sputerà in faccia e in risposta gli dirà: "  Così venga trattato l’uomo che non costruirà la casa di suo fratello  ". La famiglia di lui sarà chiamata in Israele la famiglia dello  scalzato 13. La sposa del defunto è la Chiesa che Cristo lasciò con i  primi fedeli e attraverso la morte e la risurrezione ascese al Padre.  Per generare figli quella fu unita agli apostoli e ai capi delle singole  Chiese. Egli infatti nel Vangelo chiama fratelli gli apostoli i quali,  esercitando in essa il loro ministero, ravvivassero la discendenza  non per loro ma per il loro fratello defunto, dal cui nome si  sarebbero chiamati cristiani coloro che sarebbero nati avendo come  padri gli apostoli grazie alla predicazione del Vangelo. Io invece -  dice Paolo - vi ho generati in Cristo Gesù mediante il Vangelo 14.  Egli tuttavia, per serbare il nome del defunto, dice: È stato forse Paolo a esser crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati  battezzati? 15 D’altra parte chiunque si rifiuterà di compiere  quest’opera di misericordia e non vorrà costruire la casa del proprio  fratello - [casa] che il medesimo Apostolo, parlando dei fedeli,  chiama l’edificio di Dio 16 -: chi si rifiuta di compiere un’opera così  santa e imposta dall’amore che si deve a Dio e al prossimo, per il  precetto, simboleggiato da quello ricordato all’inizio, viene  disprezzato e ritenuto spregevole dalla Chiesa. Ciò è simboleggiato  dal fatto che la vedova soleva sputare in faccia all’uomo che  rifiutava di unirsi a lei in matrimonio. Quanto poi al fatto che la  vedova gli scioglieva da un piede il sandalo, questo era un gesto  simbolico con cui mostrava che quel tale non camminava unito a lei  nel vincolo della pace. Sta scritto infatti: Come sono belli i piedi di  colui che annuncia la pace, di chi annuncia il bene 17. Dice  l’Apostolo: E i piedi calzati in preparazione del vangelo della pace 18. 

8. 1. Sulla frase della Scrittura: Non cuocerai l’agnello nel latte di  sua madre 19. Non ucciderai Cristo, poiché sembra una profezia che  preavvertiva i buoni Israeliti di non unirsi ai cattivi Giudei per opera  dei quali Cristo subì la passione. Il martirio della passione infatti è  come il fuoco, e perciò sta scritto: Li ha saggiati come oro nel  crogiolo e li ha graditi come un olocausto 20. Quest’affermazione è  confermata anche dal Signore quando dice: Io devo essere  battezzato con un battesimo che voi non conoscete 21. Questo  voleva dire quando disse: Sono venuto a mettere il fuoco nel  mondo 22. Dice infatti Giovanni [il Battista]: Egli vi battezzerà con lo  Spirito Santo e con il fuoco 23, cosa questa che viene intesa non  solo nel senso della purificazione santificatrice, ma anche della  prova della tribolazione. Il senso di questo medesimo fuoco fu  indicato dallo stesso Cristo mentre era condotto alla passione,  allorquando, alle donne che piangevano per lui, disse che dovevano  piangere piuttosto per loro stesse, poiché concluse le sue parole  dicendo: Se viene trattato così il legno verde, che ne sarà di quello  secco? 24 I buoni dunque vengono ammoniti a non essere d’accordo  con i cattivi per crocifiggere Cristo. Egli infatti è chiamato l’Agnello  di Dio che prende su di sé i peccati del mondo 25; per conseguenza 

non dovrai cuocere l’agnello nel latte di sua madre 26 vuol dire: non  dovrai far subire a Cristo il fuoco della passione nel giorno in cui fu  concepito, cioè il 25 di marzo, a partire dal quale fino al 25  dicembre, in cui si afferma che nacque, si contano nove mesi con  l’inizio del decimo. Si dice poi che le mammelle delle donne si  riempiano di latte a partire dal giorno del concepimento. 

8. 2. Vi è poi un altro senso più facile a comprendersi. Non cuocere  l’agnello nel latte di sua madre 27, significa: non dovrai mettere  nella passione troppo affrettata un bambino ancora lattante - come  sono coloro ai quali l’Apostolo dice: Vi ho nutriti con il latte e non  con cibi solidi 28 - come se ciò fosse stato detto a Cristo, che  risparmiò i suoi discepoli ancora deboli, per i quali offrendo se  stesso disse: Se dunque cercate me, lasciate andar liberi costoro 29.  E affinché si capisse che essi erano ancora deboli e poco adatti ad  affrontare la passione, come agnelli nel latte della madre,  l’evangelista prosegue dicendo: In tal modo si adempiva la parola  che aveva detto: Di coloro che mi hai dato non ho perduto nessuno 

30. Da ciò risulta chiaro che, se i discepoli fossero stati sottoposti  alla passione allora, si sarebbero perduti; non soffrirono allora il  martirio che patirono in seguito, non quando erano ancora agnelli  nel latte [materno], ma in seguito, quando erano già arieti nel  gregge. 


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