EPISTOLARIO
Il timore filiale di Dio contemplato così da vicino e la paura di offenderlo, di dispiacergli e di essergli infedele e ingrato, dopo aver gustato deliziosamente l'incontro con lui, accendono vieppiù il desiderio di sciogliere i lacci che legano l'anima all'esilio e le impediscono di spiccare il volo verso la patria.
Padre Pio, come si documenterà quando tratteremo della notte oscura dello spirito, ha frasi scultoree ed indovinate per descrivere questo stato d'animo. Qui si riportano soltanto due brani, a mo' d'esempio, per vedere l'effetto doloroso di quei sentimenti, cioè del filiale timore e della paura di offendere Iddio:
"Cosa dirvi dello stato attuale del mio spirito? La terribile crisi accennatavi nell'altra mia si va sempre più ingrandendo. Attualmente poi l'anima è posta in un cerchio di ferro. Teme da una parte di offendere quasi in tutte le cose Iddio e questo le cagiona tanto terrore che solo può essere paragonato alle pene dei dannati. Padre, non crediate che in questa mia asserzione vi sia dell'esagerato, la cosa la sta proprio così. Il Signore mi fece proprio provare tutte le pene che soffrono laggiù i dannati. Ma ciò che da un'altra parte più mi tormenta si è che in questo periodo sento ingigantirsi nell'anima mia il desiderio di amare Iddio e di corrispondere ai suoi benefici" (11 3 1915)
"Viva Gesù, che così vuole, contro ogni mio demerito, farmi entrare a parte dei suoi dolori! Oh! quanto è insopportabile, padre mio, il dolore sofferto lontano dalla croce; ma come addiviene soave e soffribile se si soffre non lontano dalla croce di Gesù! Tutto per l'anima riesce facile, pur sentendosi oppressa ed inebbriata da ogni sorta di patimenti; e se non vi fosse in fondo, in fondo a quest'anima quel sacro timore di poter cadere e disgustare il divino sposo, ella sentirebbe di stare in paradiso, tanta è la dolcezza che apporta a lei si fatto modo di soffrire" (20 5 1915).
PADRE PIO DA PIETRELCINA
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