ESERCIZI PREPARATORI
alla Consacrazione a Maria SS.
Primo mezzo per conoscerci.
Due mezzi soprattutto il Signore ci ha dati nella sua grande misericordia, per giungere all'acquisto di questa conoscenza è necessaria e difficile: a) La Meditazione della nostra miseria; b) La Preghiera per essere da Dio illuminati su di essa (Tratt. n. 228).
1. Ciò che siamo per natura. 18 - Il primo è la meditazione del nostro nulla. Lo ricordo per il primo, non perché sia quello nel quale principalmente dobbiamo confidare, ma perché è quello che dipende anzitutto da noi.
Noi siamo infatti obbligati a fare per i primi tutto quel poco che le nostre forze ci permettono: in seguito Dio ci verrà in aiuto, senza dubbio, ma solo quando noi ci saremo studiati di fare uso buono dei mezzi che già sono nelle nostre mani.
Ed è la ragione stessa, illuminata dalla fede, s'intende, che ci ha da aiutare anzitutto ad arrivare alla conoscenza di noi stessi: E con l'esercizio diligente e paziente delle nostre facoltà naturali noi possiamo imparare a conoscerci. Se Dio ci ha dato dei talenti, è giusto che noi prima di tutto li impieghiamo nello studio di quelle verità che riguardano l'eterna nostra salvezza.
Fortunate le anime dotate da natura di un'intelligenza sveglia e penetrante! Come le aiuterà già bene questo mezzo naturale, se esse sapranno servirsene, per fare la conoscenza di se stesse!
Basterà per questo che ci applichiamo a considerare in ispirito di fede e con qualche diligenza quei soggetti che costituiscono la materia obbligata delle meditazioni sull'umiltà.
Io mi dispenso anche dal citarli perché chiunque li può trovare in qualsiasi libro che ne tratti espressamente. Raccomando però vivamente all'anima che faccia tesoro di ciò che scrive il Montfort (Tratt. n. 78-82).
Questa verità basta da sola a riempire l'anima di luce in ordine alla conoscenza di se stessa.
Quali lumi abbondanti, anzitutto, nel considerare ciò che siamo per natura!
Più superbi dei pavoni!
Più attaccati alla terra dei rospi!
Più brutti dei capri!
Più invidiosi dei serpenti!
Più ghiotti dei porci!
Più collerici delle tigri!
Più pigri delle tartarughe!
Più deboli delle canne!
Più incostanti delle banderuole!
2. Ciò che siamo per le opere nostre. - Se poi, alla considerazione di ciò che siamo per natura, per il peccato originale, aggiungiamo la meditazione di ciò che siamo, ciascuno per conto nostro, in conseguenza dei peccati numerosi e forse anche gravi che abbiamo avuto la disgrazia di commettere ... quale ritratto della propria miseria e indegnità si riesce allora a mettersi dinanzi!
Se la povera natura umana, viziata dal peccato d'origine, è già per se stessa così inclinata al male e piena di debolezze che sarà di un'anima la quale, cedendo alle inclinazioni tristi della natura, ha aumentato in sé la concupiscenza ribelle e ha accumulato nel proprio cattivo fondo tante miserie e rovine?
Lo so che questo ritratto umiliante di noi stessi, non torna a tutti di gradimento. E chi ama fermare lo sguardo sulla bruttezza propria personale, se la grazia di Dio non l'aiuta a vincere se stesso?
Altri hanno creduto di scorgere nelle espressioni caratteristiche e incisive del Montfort delle tinte troppo rimarcate e quasi spinte all'esagerazione da una fantasia eccitata. Eppure i Santi non si ingannano e non esagerano, essi che navigano nella luce della verità stessa di Dio. I ciechi siamo noi, che non siamo in grado di conoscerci e non abbiamo luce per farlo, se Dio, buono e misericordioso, non ci usa compassione.
L'anima, adunque, che desidera conoscersi un po' bene e vedersi un po' quale è dinnanzi al Signore, lungi dal fuggire dal rimirarsi in questo specchio, vi si fermi invece innanzi e si consideri ...
Metta da parte la ripugnanza che la natura guasta e superba non tarderà a farle sentire e continui a sostenere con coraggio e franchezza la vista dolorosa della propria deformità. Si persuada che, nel mettersi dinanzi alla verità, non avrà nulla da perdere: tutto avrà da guadagnare.
È la verità, sta scritto, che ci ha da fare liberi.
Servo di Dio B. SILVIO GALLOTTI
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