martedì 25 marzo 2025

RITRATTO D'UN UOMO DA POCO TEMPO PASSATO ALL'ALTRA VITA - PUNTO I

 


APPARECCHIO ALLA MORTE


Polvere tu sei e in polvere tornerai (Gn.3,19) 


PUNTO I 

Considera che sei terra, ed in terra hai da ritornare. Ha da venire un giorno che hai da morire e da trovarti a marcire in una fossa, dove sarai coperto dai vermi. "I vermi saranno la tua coperta" (Is.14,11). A tutti ha da toccare la stessa sorte, a nobili ed a plebei, a principi ed a vassalli. Uscita che sarà l'anima dal corpo con quell'ultima aperta di bocca, l'anima andrà alla sua eternità, e il corpo ha da ridursi in polvere. "Togli loro il respiro, muoiono e ritornano nella loro polvere" (Sal.103,29). 

Immaginati di veder una persona, da cui poco fa sia spirata l'anima. Mira in quel cadavere, che ancora sta sul letto, il capo caduto sul petto: i capelli scarmigliati ed ancor bagnati dal sudore della morte: gli occhi incavati, le guance smunte, la faccia in color di cenere, la lingua e le labbra in color di ferro, il corpo freddo e pesante. Chi lo vede s'impallidisce e trema. Quanti alla vista di un parente o amico defunto hanno mutato vita e lasciato il mondo! 

Maggior orrore dà poi il cadavere, quando principia a marcire. Non saranno passate ancora 24 ore ch'è morto quel giovine, e la puzza si fa sentire. Bisogna aprir le finestre e bruciar molto incenso, anzi procurare che presto si mandi alla chiesa, e si metta sotto terra, acciocché non ammorbi tutta la casa. E l'essere stato quel corpo d'un nobile, o d'un ricco non servirà che per mandare un fetore più intollerabile. "Gravius foetent divitum corpora", dice S. Ambrogio. 

Ecco dove è arrivato quel superbo, quel disonesto! Prima accolto e desiderato nelle conversazioni, ora diventato l'orrore e l'abbominio di chi lo vede. Onde è che s'affrettano i parenti a farlo cacciar di casa, e si pagano i facchini, acciocché chiuso in una cassa lo portino a buttarlo in una sepoltura. Prima volava la fama del suo spirito, della sua garbatezza, delle sue belle maniere e delle sue lepidezze; ma tra poco ch'è morto, se ne perde la memoria. "Svanì col rumore la loro memoria" (Sal.9,7). 

Al sentir la nuova della sua morte altri dice: Costui si faceva onore; altri: Ha lasciata bene accomodata la casa; altri se ne rammaricano, perché il defunto recava loro qualche utile; altri se ne rallegrano, perché la sua morte loro giova. Del resto, tra poco tempo da niuno più se ne parlerà. E sin dal principio i parenti più stretti non vogliono sentirne più parlare, affinché non si rinnovi loro la passione. Nelle visite di condoglianze si parla d'altro; e se taluno esce a parlar del defunto, dice il parente: Per carità non me lo nominate più. 

Pensate che siccome voi avete fatto nella morte dei vostri amici e congiunti, così gli altri faranno di voi. Entrano i vivi a far comparsa nella scena e ad occupare i beni e i posti dei morti; e dei morti niente o poco si fa più stima o menzione. I parenti a principio resteranno afflitti per qualche giorno, ma tra poco si consoleranno con quella porzione di robe, che sarà loro toccata; sicché tra poco più presto si rallegreranno della vostra morte; e in quella medesima stanza, dove voi avrete spirata l'anima, e sarete stato giudicato da Gesù Cristo, si ballerà, si mangerà, si giuocherà e riderà come prima; e l'anima vostra dove allora starà? 

Affetti e preghiere  

O Gesù mio Redentore, vi ringrazio che non mi avete fatto morire, quando io stava in disgrazia vostra. Da quanti anni io meriterei di star nell'inferno! S'io moriva in quel giorno, in quella notte, che ne sarebbe di me per tutta l'eternità? Signore, ve ne ringrazio. Io accetto la mia morte in soddisfazione dei miei peccati; e l'accetto secondo il modo che a Voi piacerà di mandarmela; ma giacché mi avete aspettato sinora, aspettatemi un altro poco. «Lasciami, sì ch'io possa respirare un poco» (Gb.10,20). Datemi tempo da piangere l'offese che v'ho fatte, prima che mi abbiate a giudicare.  

   Io non voglio più resistere alle vostre voci. Chi sa, se queste parole che ho lette, sono l'ultima chiamata per me! Confesso che non merito pietà: Voi tante volte mi avete perdonato, ed io ingrato sono ritornato ad offendervi. Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi. (Sal.50,19). Signore, giacché Voi non sapete disprezzare un cuore, che si umilia e si pente, ecco il traditore che pentito a Voi ricorre. Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito (Sal.50,13). Per pietà non mi discacciate. Voi avete detto: «Chi viene a me non lo caccerò fuori» (Gv.6,37). È vero ch'io v'ho oltraggiato più degli altri, perché più degli altri sono stato da Voi favorito di lumi e di grazie; ma il sangue che avete sparso per me mi dà animo, e mi offre il perdono, se io mi pento. Sì, mio sommo bene, che mi pento con tutta l'anima di avervi disprezzato. 

Perdonatemi, e datemi la grazia di amarvi per l'avvenire. Basta quanto vi ho offeso. La vita, che mi resta, no, Gesù mio, non la voglio più spendere ad offendervi; voglio spenderla solo a piangere sempre i disgusti, che vi ho dati, e ad amarvi con tutto il cuore, o Dio degno d'infinito amore.  

O Maria, speranza mia, pregate Gesù per me. 

***

 Sant'Alfonso Maria dei Liguori 


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