lunedì 4 maggio 2020

Regina della Famiglia



Apparizioni a Ghiaie 


La deposizione di Annunziata Roncalli 

- Adelaide è venuta a dormire in casa mia tutte le sere in  cui è stata a casa nel 1946: 8 o 9 volte. Anche prima veniva da  me. In una di quelle sere, la prima, io le ho domandato: "È poi  vero che hai visto la Madonna?". Siccome però si mise a piangere ho lasciato lì. L'ho interrogata allora la seconda sera. Allora  la bambina si è messa a piangere di nuovo: "Perché piangi?" —  "Perché non è vero che ho visto la Madonna". Aveva il fastidio  di aver detto una cosa così grossa, di aver visto la Madonna,  mentre non l'aveva vista. "E perché hai fatto una cosa così,  quando nessuno te l'ha messa in testa?" — "Non so neppure io".  E diceva che aveva visto delle immagini e si regolava su quelle...  E lei continuava a piangere e allora le ho domandato io: "Come  facevi allora tutte le sere a dire che la Madonna ti aveva parlato?  Questo non c'era sull'immagine" ed essa abbassava la testa e  continuava a piangere. Allora io ho pensato che fosse messa su  da qualcuno e sono rimasta molto male. E ho pensato di portarla  dal curato. Difatti sono venuta qui e non c'era. Allora ho  aspettato un'altra sera e le ho detto: "Ho bisogno di una grazia,  non faresti una novena con me?". — Lo scopo era di ottenere  dalla Madonna la verità sui fatti, tanto più che per tre o quattro  sere continuava ad affermare che non aveva visto la Madonna e  diceva: "Però guarda che cosa grossa ho fatto. Quanta gente c'è  al mondo e io sono la più cattiva di tutti". E questo lo diceva per  la bugia che aveva detto. E dopo: "Verrà un momento che tutti  mi abbandoneranno, anche il papà e la mamma e le mie sorelle  non mi vorranno più bene". Dissi: " Io non ti abbandonerò". 

Voleva essa stessa dire alle persone che venivano, che non  era vero che aveva visto la Madonna. Io le ho detto: "Non tocca a  te fare questo. Ci sono persone sopra te e me e le ho proibito di  fare ciò e poi ho fatto la novena. E al terzo giorno venne dal  curato che l'ha interrogata. Io avevo preso la scusa di portare  qualche cosa alla mamma del curato. Il curato non sapeva nulla di quello che la bambina aveva prima detto a me. E ha incominciato ad interrogarla se era vero che aveva visto la Madonna o  no. E la bambina rispose di sì. Ed io tra me dicevo: o è bugiarda  o è la Madonna che l'ha ispirata. Ma non ho detto niente. E la  bambina ha ripetuto che l'aveva vista tredici volte. Nell'andare a  casa era più quieta. Dal collegio era venuta a casa triste. Ma  quella sera, dopo che ebbe parlato col curato era contenta. Disse:  "mi trovo come un uomo che ha confessato dei peccati grossi e si  trova contento". Ed io risposi: "Perché prima hai detto di no?".  Lei non ha parlato. Era allegra, ma non parlava, e a casa mi  disse: "Ah, la novena l'hai fatta per me, non per te". Prima di  parlare col curato diceva di no, poi diceva sempre di sì. Io dissi  tutto, mi pare il giorno dopo, al curato. Ed egli restò lì. Dopo le  ha chiesto perché prima aveva negato. Ed essa rispose che era  stata messa su da don Cortesi e aveva scritto una lettera in cui  negava di aver visto la Madonna. Dissi: "Anch'io l'ho vista", ed  avendo detto questo alla bambina, mi domandò come l'avessi  vista". "Perché me l'ha mostrata don Cortesi". Disse: "Che  bugiardo. Anche lui l'ha fatta grossa e intendeva alludere alla  promessa fattale di non mostrare la lettera a nessuno". E il curato  le suggerì di fare un'altra lettera in cui smentiva la prima. E  difatti un'altra sera l'ho condotta all'asilo. Per la strada le dissi:  "Ti interrogheranno ancora un po' e tu devi dire la verità. Se hai  visto la Madonna devi dire che l'hai vista, per non fare torto alla  Madonna. All'asilo non voleva ritirarsi a scrivere da sola, perché  temeva di non essere capace. Ed allora io dissi: "Ah, io non  entro, per carità. Devi arrangiarti da sola". Difatti si è arrangiata  da sola. C'erano lì le suore e mi pare che l'abbiano interrogata. Il  curato era in sacrestia coi ragazzi e l'ho avvertito io che era  venuta, e lui disse che la si lasciasse scrivere. Le fu dato penna e  calamaio e ha scritto da sola. La lettera ce la lesse il curato e noi  l'abbiamo firmata. Essa uscì col biglietto piegato e l'ha  consegnato al curato. Egli lo lesse ad alta voce e la bambina nella lettera diceva che aveva negato perché glielo aveva  fatto scrivere don Cortesi... 
Mons. Patelli domanda se don Cortesi in principio era favorevole. La teste risponde: "Altro! Era infervorato più di tutti e io l'ho  rimproverato dicendogli che non desse troppi vizi alla bambina;  questo atteggiamento è durato un po' di tempo fino a quando hanno  fatto la cappella. Con lui c'erano il Sig. Verri e la mia cugina Maria,  ora suora. Le davano troppi vizi. Io non so come don Cortesi ha  fatto a cambiare idea. Poi mi rimproverava perché ci credevo". 
Leggendo la deposizione si nota la semplicità, la sincerità,  il buon senso, la rettitudine della coscienza di questa donna  umile e piena di fede. E si vede anche qual è stato l'influsso del  Cortesi sulla coscienza e la psiche della bambina. Essa si trovava in un vicolo cieco, dal quale non sapeva come uscire: da  una parte sentiva il dovere di dire la verità e dall'altra veniva  bloccata dalla paura fattale dal Cortesi di fare peccato mortale e  di andare all'inferno se avesse continuato a dire che aveva visto  la Madonna. Infatti il Cortesi sosteneva che lei non aveva visto  la Madonna, ma erano visioni puramente fantastiche. Annunciata, nella sua saggezza ha fatto questa obiezione ad Adelaide:  ammettiamo che le tue visioni non siano vere, ma tu ogni sera  riferivi le parole dette dalla Madonna e quelle non erano immagini. E noi possiamo aggiungere che quel messaggio non era  frutto della sua fantasia né della sua cultura. 
In tutta la deposizione balza subito all'occhio la cura di  rispettare la libertà di Adelaide ed anche la legge; ci sono testimoni degni di fede; la bambina deve scrivere da sola; ciò che ha  scritto viene letto pubblicamente e poi sottoscritto dai testimoni.  Un'ultima riflessione voglio fare. La bambina non voleva scrivere la smentita della ritrattazione, perché si riteneva incapace di  Farla. Come ha potuto da sola scrivere il biglietto della  ritrattazione un anno prima, quando conosceva ancora meno la  lingua italiana? Un anno in più nell'età evolutiva ha la sua  importanza. 

Severino Bortolan

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