martedì 12 maggio 2020

Regina della Famiglia



Apparizioni a Ghiaie


Il ruolo del Cortesi 

Riporto una parte della lettera che il noto padre gesuita  Giuseppe Petazzi, inviò a don Cesare Vitali, il 9 novembre 1945.  Egli così scrive: 
"Rev. e carissimo sig. parroco, la ringrazio vivamente del  libro che ella ha avuto la bontà di farmi avere (parla del terzo  libro del Cortesi: Il problema delle apparizioni di Ghiaie)... Egli  afferma di non volere in nessun modo anticipare la decisione  della commissione teologica, mentre presenta conclusioni che  vorrebbero essere definitive... Si adopera in tutti i modi per  demolire il valore della relazione di padre Gemelli, il quale  afferma e dichiara che Adelaide è soggetto normale, ed esclude  così la suggestionabilità come l'isterismo o la falsità della bambina; a forza di sofismi sul valore della sincerità della bambina,  arriva a conclusioni apertamente opposte a quelle di padre  Gemelli e di altri medici e specialisti. Ogni fede si deve prestare  solo alle affermazioni dell'autore che non è né medico né psichiatra, ma solo un dilettante di psicologia che usa termini  scientifici per darsi aria di dotto. 
Vuol affermare ad ogni costo la dipendenza delle apparizioni di Ghiaie dalla rappresentazione dei fatti di Fatima, mentre  la rappresentazione scenica non ha esercitato sull'animo della  bambina alcun effetto di carattere suggestivo (padre Gemelli)... 
Tenta di spiegare l'estasi di Adelaide e la sua insensibilità,  attribuendole un potere volitivo che ripugna ad una bambina: per  negare il miracolo è costretto ad ammetterne uno maggiore e  scientificamente assurdo. 
Insiste nel negare ogni miglioramento spirituale della  bambina dopo le apparizioni; ora per ciò che riguarda le prime  condizioni della bambina dopo le apparizioni, si deve dire che  esse sono una riprova che è impossibile ammettere falsità nella  medesima, perché in tal caso essa avrebbe cercato di atteggiarsi a bontà e devozione per dar credito alle sue visioni, tanto più se,  come vorrebbe l'autore, essa è dotata di furbizia straordinaria... 
Per spiegare l'immenso movimento della folla, non pensa  che è necessario ammettere che molti prodigi siano avvenuti,  quantunque non siano forse dimostrabili scientificamente: cosa  che del resto è comune a quasi tutte le apparizioni... (io non so  dimostrare con analisi chimica che il mio vino è sincero e  genuino, ma pure ne posso avere assoluta certezza)... 
Quanto ai miracoli morali, per lui non hanno nessuna forza  probativa, quantunque secondo la sana teologia e lo stesso buon  senso, essi hanno un peso gravissimo... 
Il punto culminante e decisivo per l'autore è quello ch'egli  intitola "melanconico epilogo", cioè la ritrattazione ch'egli  sarebbe riuscito ad ottenere della bambina. Al qual proposito  possiamo fare le seguenti osservazioni: 

1. Tutto si basa sulla sincerità dell'autore, sincerità di 
cui possiamo legittimamente e seriamente dubitare. 

2. Un coscienzioso esaminatore avrebbe dovuto innanzi-tutto istruire la bambina sul grande male della bugia e di una bugia  sacrilega che si risolverebbe in un gravissimo affronto alla Madonna; egli  invece si è perduto in un mare di sciocchezze cercando abilmente di  suggestionarla fino a condurla a quella dichiarazione che egli voleva ad ogni  costo. 

3. I modi tenuti nel trattare con la bambina sono assolutamente biasimevoli... Egli confessa di aver usato delle  finzioni per strappare ad Adelaide la confessione della verità; e  non pensa che forse furono appunto queste finzioni che  deformarono miseramente la coscienza della bambina fino a farle  fare una ritrattazione... 

4. Il fatto che pochi giorni dopo, la bambina ritrattò la sua ritrattazione parlando alla mamma, e disse di averla fatta  per imposizione di don Cortesi, molto di più insinua il dubbio che  non si tratti che di una miserabile mistificazione...". 
Padre Petazzi così conclude: "Lo studio dell'autore non da nessuna seria garanzia per uomini coscienziosi e dimostra la  necessità che l'inchiesta sia assolutamente sottratta a lui che ha  infelicemente esaurita la missione che arbitrariamente si è  assunto...". 

Il giudizio di monsignor Vittorio Masoni, stimato canonico  della cattedrale di Bergamo, non si discosta da quello di padre  Petazzi. Monsignor Masoni afferma che l'indagine del Cortesi è  superficiale, lacunosa, ed in essa non sono messi nella giusta luce  fatti fondamentali per accertare la verità delle apparizioni come le  guarigioni, i fenomeni solari e i frutti spirituali. 
Inoltre egli si domanda perché don Luigi Cortesi si è presa  la libertà di parlare e di scrivere contro le apparizioni, mentre era  già costituita la commissione teologica che doveva indagare su  quei fatti. 
Egli auspica un processo regolare in conformità alle leggi  canoniche, per l'esame dei fatti di Ghiaie. Un auspicio, il suo, non  ancora realizzato dopo 60 anni da quei fatti. 

Padre Agostino Gemelli, a tutti noto per la sua statura di  francescano e di scienziato, il 22 novembre 1945, diede il suo  autorevole giudizio, sul libro di cui ci stiamo occupando, in  questa lettera che riporto integralmente: 
"Rev.do Don Cortesi, 

Ho ricevuto il volume che Ella ha avuto la bontà di mandarmi sulle affermate apparizioni delle Ghiaie. Mi congratulo con  Lei per lo zelo con il quale ha raccolto i fatti descritti e per il  lavoro che ha compiuto per ricercare una "spiegazione". 
Debbo però fare alcuni rilievi che, per la parte che ha  compiuto, la signorina Dott. Sidlaskaitè sottoscrive come risulta  dalla lettera aggiunta alla presente. 
Noi, nell'esaminare l'Adelaide ci siamo limitati, perché tale  era il nostro compito, a riscontrare se nel soggetto si rilevavano  sintomi o manifestazioni di carattere abnorme. 

Confermiamo che dal nostro esame risulta dimostrato in  modo sicuro che l'Adelaide Roncalli, dal punto di vista dello sviluppo  psichico, rientra largamente nella normalità di un soggetto della sua età. Lo dimostra in modo sintetico il profilo  annesso alla nostra dichiarazione. Il relativo minore sviluppo di  alcune funzioni è di così lieve grado che esse rientrano, anche  senza forzare la mano ai fatti, nella normalità; né alcuna funzione  presenta arresti o deviazioni tali da poter porre giudizio  diagnostico di anomalia. 
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