Apparizioni a Ghiaie
Gravi errori
Prima di fare alcune considerazioni sulla deposizione di Adelaide, non posso non rilevare gli errori compiuti nel corso del processo:
a) Una bambina di 10 anni non è moralmente e giuridicamente soggetto atto a giurare.
b) Secondo il Codice Pio-Benedettino (can. 1648) e il Nuovo Codice di Diritto Canonico (can. 1478), i minori possono stare in giudizio soltanto tramite i loro genitori o i tutori o i procuratori, salvo il disposto del paragrafo 3, il quale recita: "Ma nelle cause spirituali e connesse alle spirituali se i minori hanno raggiunto l'uso di ragione, possono agire e rispondere senza il consenso dei genitori o dei tutori, anzi personalmente se hanno compiuto i 14 anni di età; se non li hanno ancora compiuti, per il tramite di un curatore costituito dal giudice".
Adelaide aveva 10 anni, quindi non poteva agire personalmente.
c) Da come si è svolto l'interrogatorio, Adelaide non è stata trattata come una testimone che doveva dire quanto sapeva, ma come un'imputata di menzogna continuata in una questione che interessava il bene pubblico.
Secondo il Codice Pio-Benedettino ed il Nuovo Codice di Diritto Canonico ogni imputato ha diritto di un avvocato difensore. Invece, nella prima seduta, di cui tratto, mancava anche monsignor Bramini, chiamato dal vescovo di Bergamo, nel 1946, a far parte della commissione teologica, in qualità di avvocato difensore delle apparizioni, e nominato membro del tribunale apposito costituito l'otto maggio 1947. Forse la sua assenza, seguita a breve scadenza di tempo dalle dimissioni, trova la sua spiegazione nelle divergenze fondamentali sorte tra lui e la commissione, sui principi aspiratori e sul metodo seguito nell'indagine dei fatti di Ghiaie.
Nella relazione, o meglio nel verbale della seduta, non si accenna alla sua assenza, anzi si dice che tutti i membri del tribunale sono presenti. Monsignor Bramini doveva essere presente e qualunque fosse il motivo della sua assenza, non si doveva iniziare il "processo canonico" senza di lui.
d) Viene interrotta l'udienza, i membri del tribunale escono dalla sala e la bambina viene interrogata dal solo presidente del tribunale e non si sa in quale veste, se di confidente, di testimone o di giudice.
e) La negazione di Adelaide nella prima seduta non è provata giuridicamente, perché la bambina parla solo con monsignor Merati, il quale la lascia partire, senza che essa faccia la ritrattazione di ciò che prima aveva affermato, dinanzi al tribunale nuovamente radunato.
f) L'udienza aperta ufficialmente da tutto il tribunale, si chiude in forma privata con la "sentenza" di mons. Paolo Merati, il quale decide per tutti.
A questo punto il tribunale poteva dire di aver finito i suoi lavori, tanto più che nella persona del suo presidente aveva scoperto la "verità", come si capisce dalle parole dello stesso monsignore che afferma: "Ho lasciato andare la bambina dicendo che il Signore la benedirà perché ha detto la verità". Queste parole spiegano l'esito della prima seduta e delle altre svolte nell'intero "processo canonico".
Severino Bortolan
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