Apparizioni a Ghiaie
La deposizione di don Italo Duci
"So che durante i 10 giorni in cui l'Adelaide è rimasta a casa, nel luglio 1946, ha scritto una dichiarazione per ritrattare la negazione di prima, dicendo che era vero che aveva visto la Madonna. Io fino al 1945 non mi ero interessato dei fatti; dopo mons. Bramini mi ha incaricato di occuparmi e in quel tempo mi ha spedito la fotografia della prima lettera in cui la bambina diceva di non avere visto la Madonna. L'aveva scritta a Bergamo. Mons. Bramini disse che poteva scegliersi dei collaboratori e a ciò sceglieva me che ero sul posto, non sceglieva il parroco perché la cosa era più delicata.
Quando la bambina doveva venire a casa mons. Bramini mi disse di verificare se persisteva o no nella negazione, mandandomi la fotografia della lettera.
Al tribunale consegnerò la corrispondenza di mons. Bramini.
Deve essere venuta a casa alla fine di giugno o in principio di luglio 1946. Io ero qui fuori e vidi che la bambina si presentò subito al parroco. C'era mons. Bramini, don Piccardi, padre Molteni barnabita. La bambina avrebbe confermato di aver visto la Madonna. Io non ero presente, né so chi l'abbia interrogata. Credo don Piccardi e il parroco. Mons. Bramini rimase fuori. La bambina è rimasta qui in casa del parroco fin che venne il babbo a prenderla.
Ricordo che i sacerdoti presenti rimasero bene impressionati perché la bambina aveva confermato di aver visto la Madonna.
Don Cortesi passò qui e disse che non era vero nulla. E io dicevo a tutti questa cosa. Ma nessuno credeva all'ipotesi che la bambina avesse inventato tutto.
Della lettera di negazione, leggendo i volumi di don Cortesi, ho pensato che bisognava crederci perché lui aveva avuto in mano la bambina. Certo però sono rimasto un po' impressionato dagli interrogatori di don Cortesi quasi abbia influenzato la bambina, l'abbia suggestionata. So poi che mons. Bramini ha fatto periziare la scrittura. Non so l'impressione degli altri sulla lettera ed anche la gente venne a sapere della negazione, anche perché io lo dicevo a tutti i forestieri che chiedevano.
Il fatto avvenne così: una sera la bambina venne nella mia casa con l'Annunziata. Dopo qualche parola le dissi: "È poi vero che hai visto la Madonna o no?" E mi rispose di sì. E allora le mostrai la lettera di negazione. La bambina si meravigliò. Dall'Annunziata seppi che la meraviglia sarebbe stata originata dal fatto che mentre don Cortesi avrebbe promesso di non far vedere a nessuno la lettera, invece la vedeva nelle mie mani e anche perché don Cortesi le aveva fatto scrivere che non era vero che aveva visto la Madonna, mentre l'aveva vista. Allora io insistetti che dicesse la verità ed essa confermò: "Sì l'ho vista". E allora come facciamo? Se è vero, bisogna che tu torni a scrivere che l'hai vista, anche perché il vescovo vorrà sapere qualche cosa, e non ho aggiunto altro. La bambina andò poi a casa sua.
Mons. Patelli chiede se il teste non abbia riscontrato nella meraviglia della bambina un senso di vergogna di essere colta in contraddizione. Il teste pensa di sì. E continua:
In quei giorni stava dalle Suore e Annunziata un'altra sera è venuta da casa con la bambina. Io ero all'asilo verso le 19,20. In quel momento seppi dalle suore che l'Adelaide era giunta con I 'Annunziata e stava scrivendo da sola. Le suore sapevano che cosa voleva scrivere. È rimasta sola un momento; poi è uscita ed è venuta da me contenta a mostrarmi il foglio scritto che portava nome e cognome in principio, poi ancora Bergamo e la data. C'era scritto soltanto: "È vero che ho visto la Madonna". Allora io ho detto: "Bisogna dire anche perché prima hai detto che non era vero". Allora voleva che entrasse anche l'Annunziata, ma nessuno entrò. Scrisse ancora da sola e uscendo mostrò il foglio sul quale aveva aggiunto: "Ho scritto che non era vero perché me lo ha dettato don Cortesi; ed io per ubbidire avevo scritto così". La lettera la consegnò a me ed allora io ho pensato a far fare delle firme a tutti i presenti e l'ho firmata anch'io.
Io ho parlato col parroco di questa lettera, così mi sembra, però non ricordo di preciso e non ricordo di avergli mostrata la lettera. La lettera è stata consegnata a mons. Bramini.
Con l'Annunziata ne parlava, e l'Annunziata mi disse che una delle prime sere la bambina era inquieta e le disse che non era vero che aveva vista la Madonna. Dopo invece quando venne da me e riconfermò la verità delle apparizioni la bambina era più contenta.
Non mi consta che qualcuno l'abbia influenzata con minacce, manifestandole le conseguenze che sarebbero avvenute se diceva il falso.
Io sono andato qualche volta dalle Suore della Sagesse, ed era contenta. La condussi io là con l'Annunziata. Ricordo che nel viaggio le dissi che avremmo data la seconda lettera al vescovo ed essa era contenta, confermando la verità delle apparizioni. E le ha confermate anche circa due mesi fa.
Io rarissime volte; qualche volta per verificare le cose. La sera del 13 maggio sono andato là con alcuni giovani e c'era moltissima gente.
Mons. Merati domanda:
Che impressione ne avrebbe lei se la bambina continuasse a negare? Il teste risponde:
Sarebbe una cosa un po' sbalorditiva e non riuscirei a spiegarla. Io la bambina prima dei fatti non la conoscevo. Io non credo che l'abbiano montata. Quanto alla seconda lettera, certo l'Annunziata deve averle detto: "Se è vero che l'hai vista, scrivi". Ma al momento si è decisa da sola a scrivere. Mons. Merati aggiunge:
Dal decreto del vescovo è proibito ogni manifestazione
di culto collettiva. Ce n'è stata qualcuna? Il teste risponde:
Oltre il rosario no. So che sono venuti da fuori dei pellegrinaggi. Di solito vengono senza preannunziarsi. Di solito fanno la Comunione e sentono la Messa.
La deposizione di don Italo Duci appare incerta, stentata, in qualche punto ambigua. Pare che si senta in difficoltà dinanzi a quei giudici che accettano solo ciò che è conforme alla loro "verità". Tuttavia, sostanzialmente nel complesso, conferma quanto in modo più lineare e sicuro hanno detto il parroco don Cesare Vitali e altre persone degne di fede. Non è vero che egli fino al 1945 non si è interessato alle apparizioni, basta leggere il suo diario per averne la smentita.
Don Italo Duci è un testimone eccezionale delle apparizioni e della storia che ne è seguita. I suoi stessi superiori ecclesiastici, in più occasioni, non mancarono di dargli ampi riconoscimenti per quello che ha fatto in 47 anni di ininterrotto e fedele servizio pastorale nella parrocchia di Ghiaie.
Certo, il Don Duci della deposizione non è quello che appare dal suo diario e da altri scritti, come vedremo più avanti, e in particolare dalla lettera inviata a mons. Bramini I' 11 giugno 1946. In essa egli scrive: "Rev.mo monsignore, dietro suo invito mi sono deciso a stendere qualche osservazione personale sull'opera di don Cortesi alle Ghiaie.
Avrei evitato volentieri di fare osservazioni su persone specie su don Cortesi, ma lo faccio per l'amore della Madonna e il trionfo della verità...
La prima cosa che non mi è piaciuta in don Cortesi, sin da principio, è stato il modo di raccogliere le testimonianze: nulla in casa parrocchiale.
Di suo arbitrio andava e veniva, interrogava Tizio, Caio senza la presenza di testimoni qualificati che potessero garantire dare valore alle deposizioni...
Per le ragioni su esposte considero il lavoro di don Cortesi un semplice studio personale. Per queste ragioni anche gli interrogatori fatti ad Adelaide temo manchino di forza per mancanza di controllo e di serietà. Solo lui difatti aveva il monopolio della bambina... E senza alcun controllo giunse al termine del suo studio con la pubblicazione del dispendioso e lussuoso volume:
Il problema delle apparizioni di Ghiaie. Le conclusioni in esso contenute mi sembrarono paradossali e tragiche così da farmi passare alcune notti insonni.
A proposito di questo libro sul mio diario dell'8 ottobre 1945, trovo segnate queste osservazioni: "...È giunto il libro di don Cortesi, libro che nega tutto. L'ho letto e sono stato male...Nausea la maniera naturalistica di spiegare tutto: conversioni, bene spirituale, fatti prodigiosi...
Si potrebbe aggiungere nausea fino a fare ribrezzo il fatto di baciare la bambina sui capelli quando gli dice che non ha visto la Madonna.
Anche semplici laici mostrarono il loro dissenso circa l'opera di don Cortesi...
Inoltre il metodo usato su Adelaide lo trovo contrario al buon senso stesso, perciò i risultati ottenuti lasciano dubitare molto...".
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