mercoledì 8 luglio 2020

Regina della Famiglia



Apparizioni a Ghiaie


Un divieto incomprensibile

La proibizione di ogni forma di devozione alla Madonna,  venerata come apparsa a Ghiaie di Bonate, con cui si chiude  l'atto vescovile, è in contrasto col non consta dell'atto stesso.  Infatti, non consta, come ho già scritto, vuol dire: non è sicuro,  non ci sono prove sufficienti, mentre il divieto di ogni forma di  devozione implica la certezza della falsità delle apparizioni. Se  non consta vuol dire che le apparizioni sono probabili, solo per  questa probabilità si poteva permettere il culto sul luogo delle  apparizioni, come consigliava monsignor Giovanni Della  Cioppa. Si è fatto esattamente il contrario. Anzi, non solo sono  stati tolti gli ex-voto dalla cappella, ma fu rimossa perfino la  statua della Madonna di Lourdes dall'altare maggiore della  chiesa parrocchiale, perché, scriveva in una lettera monsignor  Magoni al parroco don Cesare Vitali, poteva favorire il perdurare di un'atmosfera non confacente al periodo di studio e di  esame dei noti fatti successi costì" (v. A. Ballini, Una fosca congiura  contro la storia, p. 163). 
Questi provvedimenti furono presi quando era ancora in corso l'inchiesta, senza aspettarne la conclusione. 

Un giudizio che lascia molti dubbi 

Da quanto è stato scritto, sulla base di una più che sufficiente documentazione, appare: 

1. Il vescovo monsignor A. Bernareggi si è fondato sulle conclusioni della commissione teologica, per il suo giudizio  sulle apparizioni di Ghiaie; 

2. La commissione teologica si è lasciata guidare nel suo lavoro dall'indagine del prof. Don Luigi Cortesi; 

3. Tale indagine è stata dal predetto professore assunta  arbitrariamente e condotta senza alcuna garanzia di legalità.  Da queste premesse si possono trarre alcune deduzioni: 

a) il giudizio del vescovo di Bergamo lascia molti dubbi, perché alla fine si fonda su una indagine non attendibile; 

b) si impone un processo regolare; 

c) dato che quello del 1947 non si può ritenere un processo canonico, come scriveva monsignor Pietro Carrara, vicario generale del vescovo A. Bernareggi, si faccia un vero processo. 

Moltissimi fedeli aspettano che sia fatta piena luce sulle apparizioni di Ghiaie. La giustizia soprattutto richiede che sia  riparato un grave torto fatto ad una innocente. 
Bastano questi motivi per avviare un processo che porti a giusta soluzione l'annosa questione. Non si dica che per riaprire  il processo occorrono fatti nuovi. Quali sono i fatti nuovi capaci  di provocare la riapertura del processo, se i frutti spirituali non  sono presi in considerazione, e le guarigioni fisiche straordinarie  sono viste come premio alla buona fede di chi invoca la Vergine  a Ghiaie? Non sui fatti nuovi dovrà essere dato il giudizio, ma su  quelli del maggio 1944, che non sono stati ancora esaminati in  conformità alle leggi canoniche e civili. 

Severino Bortolan

Nessun commento:

Posta un commento