mercoledì 29 luglio 2020

I NOSTRI MORTI



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Come aiutarli

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I SUFFRAGI: ATTO DI AMORE E AIUTO AI FRATELLI DEFUNTI

La liturgia funebre che abbiamo ricordato, mette in evidenza il pressante invito della Chiesa alla preghiera e alle «opere buone» in suffragio dei defunti. In realtà i suffragi sono un atto di amore verso coloro che Dio ha chiamato a Sé; e sono l'unico modo per aiutarli nella loro necessità. Essi, infatti, hanno bisogno di una totale purificazione da ogni penalità dovuta per le colpe commesse, che, non compiuta durante il pellegrinaggio terreno, deve essere ultimata nel purgatorio. Il suffragio cristiano s'inserisce tra il debito di «penalità» e la totale purificazione per abbreviarne il tempo. I cristiani, battezzati in Cristo, formano il suo «corpo mistico»; e mediante quella misteriosa e reciproca partecipazione, chiamata «comunione dei santi», le opere buone degli uni sono di aiuto agli altri. Questa è la ragione teologica della validità dei suffragi, come ha sempre insegnato e praticato la Chiesa.

  Le pene del purgatorio non vanno intese come un castigo inflitto da Dio. Esse hanno la loro causa nella tormentosa esperienza dell'anima per la sua forzata lontananza da Dio, sommo bene. Questa pena è certamente la più dolorosa perché l'anima, libera da tutte le pastoie e alienazioni della vita terrena, è sospinta verso Dio da un innato e insopprimibile desiderio di essere


La purificazione dell'anima dopo la morte

La purificazione dell'anima nel purgatorio ha molteplici aspetti e momenti diversi. Prima di tutto: i peccati veniali, se ci fossero, vengono cancellati da quell'ardente amore che l'anima, ormai sicura della sua salvezza, nutre verso Dio. È una purificazione istantanea e proviene dallo stesso atto di amore. Secondariamente: le concupiscenze disordinate, le passioni e le inclinazioni al peccato che l'anima non ha combattuto durante la vita e che forse ha coltivato e radicato con i peccati commessi, esigono una più lunga e laboriosa purificazione. In paradiso, infatti, che è Dio stesso, non può entrare nulla d'immondo e d'inquinato. Ora le concupiscenze disordinate, le passioni perverse, le inclinazioni al peccato e altre cose simili sono disordini che Dio, somma santità, non può tollerare: quindi devono essere purificate. Questa purificazione sarà più o meno lunga e laboriosa secondo il perverso e radicato disordine insito nell'anima. Il terzo caso riguarda la purificazione dei peccati gravi e mortali già perdonati mediante la confessione o, nell'impossibilità di questa, con l'atto di dolore perfetto. Il peccato mortale, anche perdonato come colpa e come castigo eterno, lascia «un debito o una penalità» per il disordine che ha portato nell'individuo e, spesso, nella stessa società. Ebbene questi disordini devono essere scontati durante la vita con la penitenza volontaria o nel purgatorio. Solo l'infinita rettitudine di Dio e la sua infinita giustizia può determinare il tempo e i modi di questa purificazione. 

Del Padre francescano Pasquale Lorenzin

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