martedì 28 luglio 2020

L'INFERNO VISTO DAI SANTI



Qualche considerazione teologica

***
Nell'inferno non solo esistono mostri paurosi, ma ovunque vi predomina il mostruoso, l'orrido, perché tale è il peccato, il mostro per eccellenza, che strappa all'anima il benessere e la vita, e la deforma, facendole perdere ogni dignità. Per questo, come abbiamo visto, i dannati si gettano da soli in quel fuoco, e quando ne escono assomigliano a belve feroci, che bestemmiano e gridano il loro odio e la loro ribellione. Talmente cambiati e sfigurati che si stenta a crederli esseri umani. Santa Veronica vede i dannati apparire prima come bestie legate di diverse specie, ridiventati poi uomini, ma tanto spaventevoli e brutti, da incutere più terrore dei demoni stessi. Tali anime sono morte e divenute come bestie per il peccato. Non c'è che dire. Anche i veggenti di Medjugorje affermano: "Abbiamo visto gente assolutamente normale, come quelli che si incontrano per la strada, che si gettavano da soli in quel fuoco. Quando ne uscivano assomigliavano a belve feroci che gridavano il loro odio e la loro ribellione e bestemmiavano ... Era difficile credere che fossero esseri umani, tanto erano sfigurati, cambiati...". In effetti, l'uomo che obbedisce alle sue passioni e al demonio, non ne diventa solo schiavo, ma si degrada come lui, bestia spaventosa e deforme. D'altra parte Satana, essendo sprofondato nell'abisso di ogni degrado, non può che vedere e contattare solo dei mostri come lui. Ma qui si innesta, ancora una volta, il problema della vera libertà. Dio ha donato la libertà all'uomo non perché facesse quello che vuole, ma perché facesse liberamente quanto torna, in definitiva, a profitto e a vantaggio dell'uomo stesso. La libertà, quindi, è un dono per fare più grande l'uomo, per renderlo veramente uomo signore e re dell'universo intero. E ciò si avvera scegliendo liberamente il bene da fare. Scegliere invece liberamente di trasgredire la legge, di fare il male, non solo non è affatto un diritto da rivendicare, ma solo un tristo potere e segno aperto di imperfezione di ogni libertà creata. Il che significa pure che scegliendo il male, l'uomo non si innalza, non conquista vette immacolate di perfezione - ah le sciocchezze e le vanterie di un libero pensiero rivendicato come segno di grande dignità e nobiltà davanti a Dio e davanti agli uomini! - ma scende, si degrada al livello delle bestie che, non potendo operare con la ragione che non hanno, sono sempre pronte a cacciare unghie e artigli per sopraffare o difendersi. Che differenza tra un Santo che è arrivato ad un esercizio perfettissimo della libertà e un uomo che, pur inneggiando e gloriandosi scioccamente di essere un libero pensatore e uno che non si lascia condizionare da niente e da nessuno, in verità è solo un miserabile schiavo delle sue passioni e dei suoi istinti. Che differenza tra un peccatore impaziente, violento, passionale e un Santo dal volto sereno e giocondo, dall'animo fatto amore e bontà con tutti! "Mettere a prova la libertà anche contro Dio (= il peccato voluto e amato) - ha ricordato Benedetto XVI - non innalza l'uomo, ma lo abbassa e lo umilia, non lo rende più grande, più puro e più ricco, ma lo danneggia e lo fa diventare più piccolo".

Padre Antonio Maria Di Monda

Nessun commento:

Posta un commento