lunedì 27 luglio 2020

Lettere di Sant'Agostino



LETTERA 4 


Scritta dopo la precedente. 

Agostino annuncia a Nebridio i progressi, fatti durante il suo ritiro,  nella conoscenza degl'intelligibili (n. 1) per cui è convinto che la  mente è superiore ai sensi (n. 2). 


AGOSTINO A NEBRIDIO 


Contemplazione delle cose eterne. 

1. È assai strano quanto inaspettatamente mi sia accaduto che,  mentre esaminavo a quali delle tue lettere mi fosse rimasto da  rispondere, ne ho trovato una soltanto per cui ero ancora in debito,  nella quale mi chiedi di informarti dei progressi che ho fatti nel  discernere la natura sensibile e quella intelligibile, impiegando tutto  il tempo che fra te credi o insieme con me desideri che io abbia. Ma  io non penso che tu ignori che, se ciascuno tanto più si radica nelle  false opinioni quanto più a lungo e familiarmente si immerge in  esse, questo con molto maggior facilità accade alla mente in  materia di verità. Però in tal modo progrediamo a poco a poco,  come avviene per l'età. Giacché, sebbene grandissima sia la  differenza tra un bambino ed un giovane, nessuno, se lo si è  interrogato quotidianamente fin dalla puerizia, si dirà mai giovane. 

La mente è superiore ai sensi. 

2. Non voglio però che tu interpreti ciò in un senso tale da pensare  che in questo campo io sia giunto, per così dire, ad una specie di  giovinezza intellettuale per il vigoroso appoggio di una più sicura  intelligenza. Sono infatti un bambino ma forse, come si suol dire, di  belle speranze e non cattivo. Mi spiego: agli occhi della mia mente,  stravolti e pieni di affanni per le violente impressioni prodotte dalle  cose sensibili, solitamente procura respiro e sollievo quel modesto  ragionamento, a te ben noto, che la mente e le facoltà intellettive  sono superiori agli occhi e alla comune facoltà visiva. Il che non si verificherebbe se ciò che percepiamo per mezzo dell'intelligenza  non fosse più reale di ciò che vediamo. Ti prego di esaminare  attentamente con me se esista qualche valida obiezione a questo  ragionamento. Intanto io, confortato da esso, allorché, invocato  l'aiuto di Dio, ho cominciato a sentirmi elevare verso di Lui e verso  le realtà assolutamente vere, in certi momenti sono preso da un  così vivo pregustamento delle cose eterne, che talvolta mi  meraviglio di aver bisogno di quel ragionamento per credere  all'esistenza di cose che sono in noi tanto presenti quanto ciascuno  è presente a se stesso. Controlla anche tu (giacché riconosco che in  questo sei più preciso) se per caso io, senza saperlo, non sia ancora  in debito di qualche risposta. Infatti non mi persuade il trovarmi  così all'improvviso libero da un numero tanto grande di debiti di cui  un giorno avevo fatto il conto: sebbene io non dubiti che tu abbia  ricevuto da me delle lettere di cui non ho le risposte. 

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