I. - IL DISEGNO DIVINO NELLA NOSTRA PREDESTINAZIONE ADOTTIVA IN GESÙ CRISTO
La ragione umana può pervenire a stabilire l'esistenza di questa santità dell'Essere supremo, santità che è un attributo, una perfezione della natura divina considerata in sé stessa.
Ma la Rivelazione ci ha portato una nuova luce.
Noi dobbiamo, qui, elevare con reverenza lo sguardo dell'anima nostra fino al santuario dell'adorabile Trinità, dobbiamo ascoltare ciò che Gesù Cristo ha voluto - tanto per nutrire la nostra pietà quanto per esercitare la nostra fede - rivelarci egli stesso e proporci, per mezzo della sua Chiesa, riguardo alla vita intima di Dio.
In Dio, come sappiamo, c'è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, tre persone distinte, ma aventi, tutte e tre, una stessa ed unica natura o essenza divina. Intelligenza infinita, il Padre conosce perfettamente le sue perfezioni. Egli esprime questa conoscenza in una parola unica: è il Verbo: parola vivente, sostanziale, espressione adeguata di ciò che è il Padre. Proferendo questa parola, il Padre genera suo Figlio, al quale comunica tutta la sua essenza, la sua natura, le sue perfezioni, la sua vita (1).
Il Figlio appartiene interamente a suo Padre, interamente dato per mezzo di una donazione totale che fa parte della sua stessa natura di Figlio. E da questa mutua donazione di un solo e
stesso amore, deriva, come da un principio unico, lo Spirito Santo che sigilla l'unione del Padre e del Figlio, essendo il loro amore sostanziale e vivente.
Questa comunicazione mutua di tre persone, questa aderenza infinita e piena d'amore delle persone divine tra loro, costituisce sicuramente una nuova rivelazione della santità di Dio: questa è l'ineffabile unione di Dio con sé stesso nell'unità della sua natura e la trinità delle Persone (2).
Dio trova ogni beatitudine essenziale in questa vita inesprimibilmente una e feconda. Per esistere, Dio non ha bisogno che di sé stesso e delle proprie perfezioni. Trovando ogni felicità nelle perfezioni della sua natura e nell'ineffabile società delle sue persone, non ha bisogno di nessuna creatura. Egli riferisce a se stesso, in se stesso, nella sua Trinità, la gloria che scaturisce dalle sue infinite perfezioni.
Come sappiamo, Dio ha decretato di farci partecipare a questa vita intima, propria a lui solo; egli vuole comunicarci questa beatitudine senza limite che ha la sua sorgente nella pienezza dell'Essere infinito.
Così, - ed è questo il primo punto dell'esposizione di S. Paolo sul piano divino - la nostra santità sarà di aderire a Dio conosciuto ed amato, non più semplicemente come autore della creazione, ma come egli conosce ed ama se stesso nella felicità della sua Trinità; sarà di essere uniti a Dio fino a condividerne la vita intima. Vedremo ben presto in quale modo meraviglioso Dio effettui il suo disegno. Fermiamoci adesso un momento a considerare la grandezza del dono che ci fa. Noi ne avremo qualche idea se guarderemo ciò che succede nell’ordine naturale.
Guardate il minerale. Non vive: non ha in sé il principio interiore che è sorgente di attività. Il minerale possiede una partecipazione dell'essere, con certe proprietà, ma la sua maniera di essere è di molto inferiore. Ecco la pianta: essa vive, muove sé stessa armoniosamente in modo costante, obbedendo a leggi fisse, verso la perfezione del proprio essere; ma questa vita è al più basso gradino, poiché la pianta è sprovvista di conoscenza. La vita dell'animale, benché superiore a quella della pianta, si limita tuttavia alla sensibilità e all'istinto. Con l'uomo, noi saliamo in una sfera più elevata. La ragione e la volontà libera caratterizzano la vita propria dell'essere umano; ma anche l'uomo è materia. Al disopra di lui c'è l'angelo, puro spirito, la cui vita segna, nel dominio della creazione, il grado più elevato.
La vita divina oltrepassa infinitamente tutte queste vite create, ricevute in partecipazione; vita increata, vita assolutamente trascendente, al disopra delle forze di ogni creatura, vita necessaria, sussistente in se stessa. Intelligenza senza limite, Dio afferra, con un atto eterno di intellezione, l'infinito e tutti gli esseri il cui prototipo si trova in lui.
Volontà sovrana, aderisce, senza ombra di debolezza, al Bene supremo, che non è altri che lui stesso. In questa vita divina, che si schiude in tutta la sua pienezza, si trovano la sorgente di ogni perfezione ed il principio di ogni felicità. Dio vuole comunicarci questa vita; la partecipazione a questa vita costituisce la nostra santità. E siccome per noi ci sono gradi in questa partecipazione, più questa partecipazione è estesa, più è elevata la nostra santità.
Non dimentichiamo che è soltanto per amore che Dio ha stabilito di donarsi in questo modo.
In Dio esistono necessariamente soltanto le ineffabili comunicazioni delle persone divine tra loro (1); queste relazioni mutue appartengono all'essenza stessa di Dio, sono la vita di Dio. Ogni altra comunicazione, che Dio fa di sé stesso, è il frutto di un amore sovranamente libero. Ma siccome questo amore è divino, divino è anche il dono che egli fa. Dio ama divinamente; egli dà sé stesso. Noi siamo chiamati a ricevere, in una misura ineffabile, questa comunicazione divina; Dio pretende darsi a noi non soltanto come bellezza suprema, oggetto di contemplazione; ma unirsi a noi, per essere, per quanto è possibile, una cosa sola con noi.
«O Padre - diceva Gesù Cristo ne ll’ultima cena - che i miei discepoli siano uno in noi, come voi ed io siamo uno, affinché essi trovino, in questa unione, il godimento senza fine della nostra beatitudine».
Beato Dom COLUMBA MARMION
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