domenica 26 luglio 2020

LA MIA LOTTA SPIRITUALE



Brevissima biografia . Elisabetta Szanto, vedova di Carlo Kindelmann nata nel 1913 in Ungheria e deceduta l’11 aprile 1985 a Erd vicino Budapest, madre di 6 figli. Ha lavorato, dopo la morte del consorte in fonderia per sfamare la famiglia. Dal 1961 al 1981 il Signore Gesù Cristo e la sua Vergine Madre le parlano e le affidano il Messaggio della Fiamma d’Amore del Cuore Immacolato di Maria, da diffondere in tutto il mondo. Con la Fiamma dell’amore del Cuore Innamorato di Maria, si può accecare Satana, liberando così dai suoi malefici lacci, le anime impigliate nelle sue trappole… e renderle coscienti di camminare sulla strada della loro salvezza. 


" DA TANTO TEMPO TI ASPETTO " 

Le vie del Signore, sulle quali Egli ci guida, non si interrompono mai; siamo solo noi che fuorviamo. Anche io mi sono allontanata dalla giusta via. Le numerose preoccupazioni e il lavoro, diventato troppo faticoso in seguito alla vedovanza, hanno logorato il mio raccoglimento spirituale e piano piano mi hanno allontanata da Dio. Il continuo lavoro per la sopravvivenza ha minacciato la solidità della mia fede. La lotta di ogni giorno mi ha messo davanti il grande interrogativo: a che cosa ti serve una grande famiglia? E ciò che prima era sacro davanti a me e scopo della mia esistenza ora mi appariva vuoto, insignificante e senza senso. Mi mandavano da un posto di lavoro ad un altro. Allora aumentava la miseria in famiglia e cresceva la tentazione. Il maligno mi disturbava continuamente con riflessioni del genere: "Perché ti illudi? Da molto ti saresti arresa, ma non sai che cosa dire ai tuoi figli. Come puoi raccontare loro quello che nemmeno tu credi? Togliti questa maschera, vedrai che sollievo! E questo è il più difficile passo della tua vita. Tanto i tuoi figli arriveranno da soli a capire ciò che tu tieni nascosto". Allora mi sono scossa e per un attimo è riaffiorato nella mente il pensiero di Dio che prima si era offuscato. Da quel momento è iniziata nella mia anima una grande e tremenda battaglia. Ho implorato Dio. È cominciata una indescrivibile lotta spirituale, impossibile ad esprimere con parole; raccapricciante, snervante, lunga lotta che tra le tante preoccupazioni ha corroso il mio spirito per lunghi anni. Andavo lo stesso alla S. Messa, ma per me era diventata una cerimonia vuota e faticosa. 

In quel periodo il mio orario di lavoro cambiava a giorni alterni e ho dovuto lavorare anche di domenica. I ragazzi andavano alla S. Messa la mattina e io la sera. È stato meglio perché così non si sono potuti accorgere della mancanza di raccoglimento della loro mamma. Seguivo la S. Messa con noiosi sbadigli e non riuscivo a pregare; perciò un giorno ho deciso di non andarci più, poiché si trattava solo di sbadigliare. Un mattino i ragazzi sono andati alla S. Messa e io non mi sono preoccupata di fare altrettanto, anzi, ho iniziato a fare il bucato grosso. Frattanto si avvicinava la sera e i figli mi hanno ricordato: "Mamma, sono le cinque e mezza!" La loro sollecitazione mi aveva un po' seccata, ma a qualche minuto alle sei il maggiore mi ha detto: "Sbrigatevi"! Questo richiamo mi ha scossa. Sono andata alla S. Messa, ma non sapevo come rivolgermi a Dio. Per tutto il tempo mi sono distratta pensando quanto fossi sciocca. Perché faccio il digiuno suggerito dalla regola del Carmelo? È un'abitudine senza significato. Meglio lasciare tutto. Ho anche deciso di smettere l'astinenza dalla carne poiché era già tanto scarso il mio nutrimento (ho sempre seguito questa regola per consuetudine senza difficoltà). Quando sono arrivata a casa, nemmeno io so come, mi sono venuti tra le mani i salmi della Madonna; li ho aperti e ho incominciato a pregare e mentre prima elevavano il mio spirito a Dio ora mi sembrava solo una ripetizione di parole. Ho preso il mio vecchio libro di meditazioni, ma mi sono sforzata inutilmente, poiché ero circondata da un lungo rigido silenzio. Sono scoppiata in lacrime. Dio mi ha abbandonata! Avevo la mente invasa da ossessioni spirituali insieme a pensieri che a descriverli sarebbero bestemmie. Vorrei ripeterne uno con una sola parola, ma non ne ho il coraggio. In questa lotta il maligno ha fatto sentire frasi orribili nella mia anima: "Ho permesso queste cose per convincerti a non lottare più". Non continuo a raccontare ancora, tanto non si può esprimere con le parole il mio straziante stato d'animo. Tale lotta è durata dentro di me per circa tre anni fino al momento in cui un giorno mia figlia C. mi ha detto: "Oggi alle ore due ci sarà il funerale del dottor X.".  

Questo mi ha colpito profondamente il cuore. Era già l'una e mi sono vestita in fretta per non fare tardi. Quando sono giunta nella camera mortuaria sono scoppiata in lacrime. Ho pensato: ora egli sta bene. Era un vero carmelitano. Con la sua vita santa è stato per noi di esempio. Ma io saprò imitarlo? "Non piangere!" Ho sentito dalla sua voce piena della dolcezza che hanno solo le anime salvate: "Ritorna nel Carmelo!" 

Il giorno successivo era domenica, 16 luglio, festa della Madonna del Carmelo e festa della consacrazione della nostra chiesa. Dal mattino fino alla sera mi sono trattenuta in chiesa e con molta difficoltà sono riuscita a confessarmi. Una terribile aridità spirituale divorava la mia anima; non sentivo pentimento alcuno. Ho recitato meccanicamente la penitenza avuta e, mentre i miei pensieri vagavano, riflettevo: questa moltitudine di gente loda la Vergine Madre, ma a me non viene in mente di fare altrettanto. Il pensare al fratello X. mi alleggeriva lo spirito e mi spronava a recarmi presso l'altare della Santa Vergine. Frattanto risuonavano in me le seguenti parole: "Vai ed inginocchiati davanti a Lei". Io sono andata, ma la mia anima non trovava alcun sollievo. 

Era quasi sera quando sono arrivata a casa dove mi ha sorpreso un sentimento particolare, come se avessi lasciato nel Carmelo la mia anima torturata. 

Benché la cena fosse il mio primo desinare di quel giorno, ho cominciato a mangiare contro voglia. Di nuovo mi ha assalito il maligno tentatore: "A che cosa serve fare tante sciocchezze? Riposati e mettiti calma". Sono uscita, con il cuore gonfio, nel giardino, dove, nella pace della notte, è iniziato il diluvio delle mie lacrime. Sotto il cielo stellato mi sono raccolta in preghiera, con profonda devozione, davanti alla statua della Vergine di Lourdes, ivi collocata. Il giorno dopo mi sono recata nella piccola cappella da me preferita, dove andavo da giovane insieme con i miei bambini e dove ero solita incontrare il fratello X. Anche allora sono stata guidata dal ricordo della sua devozione in quel luogo di raccoglimento. Strada facendo ho incontrato alcuni conoscenti che si compiacevano di me come mammina esemplare. Questo mi è dispiaciuto molto ed ho sentito che adesso il maligno mi tentava con la vanità. Con il cuore imploravo: "Madre mia del Cielo, non mi abbandonare! Non voglio più esserti infedele. Tienimi stretta. Ho paura di me stessa poiché cammino su una strada incerta! Durante la S. Messa ho implorato il Signore Gesù perché perdonasse le mie colpe! Non avevo il coraggio di presentarmi alla Sacra Mensa, ma una persona seduta accanto a me, mi ha presa per il braccio e mi ha detto: "Andiamo, è ora!" In quei giorni ricevetti delle grazie come quelle che il Signore dà a chi è debole e convalescente. Una suora era vicino a me in ginocchio: "Mi metto vicino a lei affinché diventi santa anche io". Sapevo che lei vedeva e sentiva in me il Signore Gesù. Dopo, ho camminato sempre con gli occhi pieni di lacrime. Il mio amore per il Signore Gesù e il sentimento del profondo pentimento hanno provocato copiose lacrime. Non volevo guardare più il mondo, e cercavo solo il silenzio affinché potessi sentire di continuo la voce del Signore. Da allora Egli ha cominciato a parlarmi. Oh! Questi colloqui interiori così semplici! 

L'ho pregato affinché mi facesse immergere nel mare della sua grazia chiedendo con fervore che attirasse a sé anche i miei figli. Egli mi ha promesso che se avessi chiesto con perseveranza, mi avrebbe esaudita. Mentre ero immersa nella profonda adorazione il maligno mi ha parlato cosi: "Credi tu in questo suo potere? Se l'avesse lo userebbe per fare piacere a se stesso". E stato per me un orribile schiaffo. Il mio cuore è stato stretto da una morsa. Nel frattempo è apparso il volto del Signore davanti ai miei occhi spirituali e mi ha parlato così: "Guarda il mio viso straziato! Il mio corpo santo martoriato! Non ho sofferto per la salvezza delle anime? Credi e adora!" 

Allora si è risvegliata in me la fede, la speranza, la carità. Ho chiesto a Lui di non lasciarmi straziare mai più dal maligno e di incatenarmi stretta ai suoi piedi santi affinché potessi restare soltanto presso di Lui; solo così sarei stata al sicuro. Egli mi ha chiesto di rinunciare a me stessa, a tutto, perché sono troppo distratta dalle cose del mondo. Mi sono ripromessa allora di adempiere a ciò con tutta la mia forza. 

Dopo, tutto è cambiato attorno a me e mi sono sempre più avvicinata a Lui. Egli continuava a sollecitarmi: "Grandi grazie desidererei darti, ma devi rinunciare totalmente a te!" Erano parole difficili per la mia intelligenza, perciò ho domandato: "Sarò capace di questo?" "Tu devi solo volerlo, il resto affidalo a Me!" Mi sono dibattuta a lungo finché il Signore ha illuminato il mio spirito e mi ha condotta passo per passo. Quante rinunzie ho dovuto compiere in seno alla famiglia! 

Finché sono vissuta con il mio ultimo figliolo, non erano chiari nella mia mente la ragione e il valore delle mie rinunce. Nella mia casa ho dovuto stringermi sempre di più per far posto ai miei figli mano a mano che si formavano una famiglia. E’ stata una soluzione che mi ha pesato molto, perché ho fin troppo diviso il mio appartamento di quattro stanze. La grande sala da pranzo era rimasta di mia proprietà. Ho rinunciato anche a quella, ma con molta difficoltà. Quando ho sgombrato la stanza, i ricordi cari e tristi del passato hanno assalito i miei pensieri. Passavano davanti a me i tanti avvenimenti familiari, le intime sere di Natale, i matrimoni, i festeggiamenti, i battesimi dei nipotini, la povera tavola del periodo di indigenza quando, per anni, la imbandivo con fette di pane spalmato di strutto per prima colazione, con piatti di verdure senza carne, contornati di belle mele lucidate e collocate vicino a ogni piatto. Ho sempre messo bene la tavola affinché i bambini non si sentissero nella miseria. Ero continuamente allegra con loro, ma piena di preoccupazioni, con un senso di angoscia nell'anima e con i pensieri gravi per il sostentamento della famiglia. Anche questa stanza era così cara al mio cuore da rendere ancora più pesante la rinuncia. 

È stato poi necessario trasferirmi in un'altra camera e ho pensato di farne il mio nido nel quale la memoria ritrovava tanti momenti della vita passata. Era stata la camera dei bambini dove ora sarei vissuta serena e tranquilla senza dover traslocare ancora. Invece, essendosi sposato il figliolo più piccolo, ho dovuto provvedere un alloggio anche a lui e rinunciare pure a questa stanza, piena di tanti cari ricordi. Sentivo che il Signore chiedeva ancora un sacrificio perché diventassi del tutto povera. Quanti avvenimenti accaduti in quella camera affioravano alla mia memoria! Le malattie dei bambini, le tante veglie notturne per assisterli, le molteplici birichinate, i baccani, le intime ore trascorse insieme nella lettura e, infine, le preghiere della sera. Ogni pensiero scaturiva dal mio cuore come ricordo doloroso. Il Signore però mi sollecitava: "Rinuncia completamente a te stessa". Allora ho distribuito tutto ai miei figli, affinché nulla mi legasse a questo mondo. Dopo ho pensato di aver fatto una cosa insensata. Non mi rimaneva nemmeno un posto dove poter tranquillamente riposare la testa. 

La voce del Signore chiedeva sempre: "Rinuncia a te stessa!" 

Tutto attorno a me era diventato buio e triste. Ora che cosa faccio per me stessa? È venuto il maligno con tono sorridente: "Non ti scoraggiare, non sei ancora tanto vecchia, concediti un buon riposo, vestiti bene, divertiti e, se hai occasione, sposati! Non è vergogna questo. Allora avrai di nuovo una casa e apparterrai a qualcuno. La tua coscienza può essere tranquilla; hai fatto il tuo dovere di madre". 

Il sangue è affluito al mio viso e veramente mi sono sentita tanto avvilita ... La mattina successiva mi sono gettata davanti all'altare esclamando: "Signore, Tu sai che mi sono incatenata ai tuoi santi piedi, dai quali non voglio muovermi. Perché mi hai lasciata così sola?" "Per il bene della tua anima. Anche io ho lottato nella mia agonia ore intere, solo, e a te anche questa piccola cosa è così pesante? Sopporta anche il resto!" 

Io, che fino ad allora avevo provveduto al governo della casa, ho parlato così alla mia figlia C.: "D'ora in poi sarai tu la piccola massaia, io non cucinerò più!". Ella mi ha guardata sorpresa e io ho continuato: "Che cosa farò d'ora in poi? Farò quello che mi chiederete e mangerò quello che mi darete". Ella mi ha detto: "Mamma siete come una donna eremita". Frattanto è entrata anche M., la figliola minore, la quale ha due bambine piccole. Diceva di dover andare a lavorare perché con un solo stipendio non potevano vivere (il marito è professore).  

Allora ho rinunciato in suo favore al lavoro di cooperativa (pittura di plastica), che eseguivo a casa e che mi procurava un po' di profitto, perché lei potesse lavorare a casa senza allontanarsi dai bambini. Per me è stata l'ultima rinuncia. Tutto ciò è avvenuto in pochi giorni. Ho dovuto compiere presto tutti questi sacrifici perché il Signore mi sollecitava: "La tua volontà è libera, lo non ti obbligo, solo se tu lo vuoi puoi donarti e abbandonarti completamente a Me con piena fiducia. Il tuo abbandono ha valore solo se ti affidi interamente e fiduciosamente a Me. Credi che non possa restituirti tutto quello che hai lasciato? Se tu sapessi quali ricchezze ti attendono!" Tra me e il Signore si è svolto un simile dialogo. 

Quando queste rinunzie sono maturate nel mio intimo, era sabato 10 febbraio 1962. Il giorno dopo era la festa della Madonna di Lourdes. Quel giorno, nel primo pomeriggio, mi sono ritirata dal chiasso familiare perché il mio spirito bramava il silenzio; a casa questo non c'era più. Il Signore Gesù ha voluto che tutto si fosse svolto in tal modo. In questo bel giorno di domenica una grande folla affluiva al santuario di Mariaremete e i fedeli devoti entravano anche nella nostra chiesa di S. Spirito. Anche io ero inginocchiata in mezzo alla folla e, dopo una breve adorazione, ho fatto un resoconto al Signore: "Gesù mio, sono qui. Mi sono completamente distaccata dal mondo come Tu desideravi. Tra noi non deve aver posto nemmeno un capello. Ti piaccio ora? O Signore mio, come sono miserabile. È stata tanto difficile la rinuncia. Tu sai quanto è umiliante vivere così!" Il Signore ha risposto: "Così devi vivere d'ora in poi, nella più grande umiliazione". Io gli ho chiesto: "Mi accetti ora?" Il Signore non mi ha fatto udire altro; solo un grande silenzio ha avvolto il mio spirito. Con la testa china sono rimasta assorta in Lui pensando che cosa mi avrebbe detto ancora. Sentivo che questa rinunzia a tutto, mi portava vicina al Signore. La mia quiete ora non era più disturbata da nulla. 

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