lunedì 27 luglio 2020

LA NATURA DEL TEMPO E DELL'ETERNITÀ



L'ignoranza riguardo ai beni eterni e temporali


La vana parvenza 

Alcuni filosofi che considerarono meglio le cose della vita, anche senza riguardo all'eternità, trovarono in esse molte manchevolezze, che dal sapiente imperatore e filosofo Marco Aurelio Antonino furono compendiate in tre e cioè nell'essere, fino al raggiungimento del proprio fine, piccole, mutabili e corruttibili. 
Tutte queste condizioni troviamo disegnate nella manna. Infatti la sua piccolezza era tanta, che, come dice la Sacra Scrittura era minuscola e piccola come una cosa macinata in un mortaio quando si fa polvere; la sua varietà e mutabilità era tanto  notevole che, portata dal campo dove si raccoglieva fino al posto dei Duci, se al principio pesava un quintale, diminuiva e si riduceva ad una piccola misura; per gli uni si condensava, per gli altri si dilatava; la sua durata era tanto corta che non passava un giorno senza che si riempisse di vermi e si corrompesse del tutto. Date tutte queste condizioni, costava molta fatica godere di essa e mangiarla, perché si stancavano nel macinarla bene, nel cuocerla e assoggettarla ad altri trattamenti. Nella stessa maniera i beni di questa vita, con tutte le loro manchevolezze, non si ottengono né si godono senza molta macinatura e fatica. 
Con tutto questo non tutti gustavano delle qualità che aveva la manna per natura sua, perché non cercavano di conoscerle. I peccatori infatti ne avevano un gusto limitato e menomato. Così noi diminuiamo anche il gusto naturale coi nostri vizi, come vedremo a suo luogo. È vero che essa aveva una buona apparenza, perché, come dicono i Settanta Interpreti, essa era simile al cristallo, trasparente e lucido, ma questa è pure la condizione dei beni di questo mondo. Essi hanno cioè splendore ed apparenza, però sono più fragili del vetro; essi sono menomati, variabili ed incostanti ed hanno mille mutamenti; sono corruttibili, caduchi e mortali e solo per lo splendore che mostrano al senso, noi li cerchiamo come eterni e grandi. 

P. Gian Eusebio NIEREMBERG S. J. 

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