DUE MOTIVI PER PARLARE
DOMANDA: Oltre alle tue sofferenze e difficoltà, c'è qualche altro aspetto particolarmente interessante che tu vorresti evidenziare?
R. - C'è fondamentalmente un motivo che mi ha spinto, dopo molte perplessità a preparare queste pagine e a farle pubblicare. Credo sia utile comunicare questa mia esperienza alla comunità cristiana, come un messaggio diretto a soprattutto due categorie di persone:
a un numero sempre crescente di uomini che, soffrendo di cose inspiegabili, cercano affannosamente di venirne a capo e quindi hanno bisogno di precise indicazioni;
ai pastori della Chiesa e, anche indirettamente, ai credenti in generale.
DOMANDA: Ti chiediamo di precisare meglio i due tipi di destinatari ai quali pensi di rivolgerti. C'è davvero tanta sofferenza nascosta e allo stesso tempo così pesante, provocata dalla reazione malefica di satana contro i figli di questa nostra società? A questo riguardo qual è la cosa che più ti impressiona?
R. - La grande quantità di sofferenza umana che ho incontrato attraverso il mio ministero ha segnato profondamente la mia vita e mi ha portato gradualmente a una profonda maturazione.
Le lacrime, un'infinità di lacrime incontenibili ho raccolto e insieme tanta disperazione, tante disfatte senza speranza, tanti desideri di suicidio. Il tutto provocato da fatti inspiegabili che, con spaventosa progressione distruggono la vita, la famiglia, la salute, gli affetti più cari, il lavoro; spezzano gli studi e la carriera; generano paure e insicurezze. Tutto ciò all'improvviso, senza spiegazioni, quando tutto sembrava andar tanto bene.
Due fattori spesso aggravano questa tragedia:
una lunga via crucis inutile e spesso molto costosa presso cartomanti, maghi, fattucchieri, parapsicologi, in un'affannosa ricerca che in pratica porta soltanto a un continuo peggioramento;
la derisione o l'allontanamento vissuto da molte persone praticanti che, in questi casi, si rivolgono ai parroci o ai preti amici: «Ma non credere a queste cretinate, va' da uno psichiatra».
È a questa massa di sofferenti che è rivolto il mio lavoro.
Ho condensato in queste conversazioni il succo di infinite esperienze e lotte che ho sostenuto per salvare tanti fratelli: credo, in questo modo, di poter dare tante indicazioni ma soprattutto una grande certezza: si può uscire con sicurezza da queste situazioni, basta trovare prima, e seguire poi, la sola via giusta che porta alla liberazione.
Vi parlo confidenzialmente: ho nella mia camera un grande crocifisso (alto circa un metro) che è una riproduzione del crocifisso che nella chiesa di san Damiano parlò a san Francesco. Molte volte, rientrando a ora tarda in camera, dopo aver ascoltato per tanto tempo un'infinità di drammi, mi sono posto in preghiera dinanzi a questa immagine e col cuore spezzato ho chiesto a Gesù: «Perché Signore, mi fai incontrare tante sofferenze, visto che da solo sono impotente a lenirle tutte? Sarà questa esposizione, a dare una risposta alle mie preghiere, coinvolgendo altri verso la comprensione di queste situazioni?».
DOMANDA: Hai già accennato che i pastori della Chiesa non sono affatto sensibili a questi problemi. Cosa puoi dire ai tuoi colleghi? Perché questa posizione così distaccata della Chiesa?
R. - Partiamo dalla posizione distaccata della Chiesa.
Oggi sembra che l'atteggiamento della Chiesa di fronte all'opera di satana nel mondo sia quello del pudore: si vergogna di ammettere questa realtà.
Dagli anni Cinquanta in poi la religiosità tradizionale in Italia ha subìto un pauroso crollo, con infinite emorragie da ogni parte: nel clero, nel costume, nella pratica religiosa, nella forza delle strutture. C'è uno sforzo generoso, specialmente da parte dell'episcopato, di recuperare le perdite cercando di migliorare l'immagine della Chiesa con una presentazione più moderna e aggiornata: si direbbe che si sta facendo un abitino nuovo per presentarsi alla società d'oggi.
Ora immaginiamo una bambina che il mattino della prima comunione ha indossato in casa il suo bel vestitino bianco, e, dopo essersi lungamente guardata allo specchio, esce di casa per andare in chiesa. Ma per strada si imbatte in uno scostumato ragazzino che le scaraventa sul vestitino un calamaio di inchiostro nero.
Così è per la Chiesa: dover ammettere che satana opera ancora oggi nella comunità dei credenti, come ha detto ripetutamente anche l'attuale Pontefice, dover ammettere che bisogna nominare qualche esorcista, è come buttare una macchia nera da medioevo retrivo sul vestito preparato con tanto impegno.
Ma i fatti strani aumentano e la richiesta di esorcisti è pressante. E allora?
Sono sempre più numerosi i Vescovi che accettano di nominare degli esorcisti, ma lo fanno con precise condizioni, che espongo con delicata ironia:
l'esorcista rimanga e operi discretamente nascosto dietro un sicuro paravento;
sia gratificato dalla diffidenza e, in qualche caso, dal disprezzo dei confratelli, cosicché non comprometta la categoria;
a chi, a lungo, con impegno, ha fatto l'esorcista, sia vietato, anche se capace, l'accesso a posti di un certo rilievo. Perché il metterlo in un posto importante, renderebbe più vistosa la macchia oscura sul vestito moderno.
Questa amara realtà viene fortemente evidenziata da Renzo Allegri nel libro Cronista all'inferno.
«É vero, per la Chiesa cattolica, satana, le possessioni diaboliche, gli esorcismi, sono realtà contemplate nei libri teologici. Anzi, a leggere i princìpi fondamentali su cui la Chiesa basa tutta la costruzione interpretativa della realtà universale, satana, l'angelo ribelle, è un personaggio di spicco e, nella vicenda, occupa un posto di primo piano fin dall'inizio. Ma poi, in pratica, viene ignorato. Gli esorcisti sono ministri d'avanguardia, spediti ufficialmente in prima linea, ma, a missione compiuta, finiscono col risultare degli eroi scomodi, come i reduci del Vietnam in America.
In questo mio viaggio non ho incontrato nessun esorcista che abbia fatto carriera all'interno della gerarchia ecclesiastica, che abbia i suoi uffici in Vaticano, nei ministeri della Santa Sede. Ne ho incontrati diversi invece che, dopo una onorata e drammatica carriera, stanno morendo dimenticati in qualche ospedale o in qualche cronicario per sacerdoti anziani, pieni di malanni fisici. Ufficialmente sono personaggi inesistenti, della cui vita e attività le autorità ecclesiastiche che contano non sanno niente» (R. Allegri, Cronista all'inferno, cit., p. 287).
DOMANDA: Ma in positivo e in termini pratici e concreti, basandoti sulla tua vasta esperienza, quali proposte faresti ai pastori della comunità ecclesiale italiana?
R. - Io farei due proposte e una domanda.
Prima proposta:
Bisogna ricordarsi che ogni pastore dovrebbe essere una copia, sia pure molto imperfetta, dell'amore infinito di Dio, che abbraccia ogni uomo che soffre. Le sofferenze così drammatiche che sono il mio pane quotidiano, non vanno liquidate, scansando, deridendo, screditando. Bisogna prima di tutto accogliere, saper ascoltare, cercare di comprendere e, soprattutto, condividere. È necessario pregare con loro e per loro, prospettare le risorse infinite di grazia del mistero di Cristo; se lo richiedono, visitarli a casa, dando anche la benedizione.
Ho detto che in questo campo «ad ogni azione corrisponde una reazione». Ho avuto diversi casi in cui i sacerdoti mi hanno accompagnato dalle persone e hanno iniziato la collaborazione per aiutarli. Poi si sono gradualmente ritirati perché hanno avvertito cose strane nella loro vita.
La migliore medicina, con cui certi sacerdoti possono guarire da atteggiamenti di superiorità e di superficialità, è quella di partecipare ed entrare dentro certe situazioni. Potranno sperimentare sulla loro pelle che non sono sciocchezze.
Poi una domanda:
La Chiesa italiana con uno storico documento dell'Episcopato, dal titolo La Chiesa italiana e le prospettive del paese, pubblicato il 23 ottobre 1981, ha fatto la scelta di mettersi al fianco dei poveri e degli emarginati. È stato certamente lo Spirito del Signore che l'ha spinta su questa strada, a giudicare dalla immensa fioritura di iniziative a favore di ogni tipo di emarginazione che sono sorte dopo tale scelta. Si è dato anche il caso del cardinal. Martini che in un carcere femminile di Milano, ha personalmente battezzato un bambino, concepito dalla madre reclusa dentro la gabbia di un tribunale, durante un'udienza. Tutto molto bello.
Ma si può sapere perché queste centinaia di migliaia di persone, colpite spesso senza alcuna loro colpa dal dilagare delle forme di occultismo, vengono scostate, derise e abbandonate a loro stesse e lasciate in balìa di un esercito di speculatori, da quella Chiesa che è depositaria per gli uomini di quel «sangue e fuoco di Cristo», come diceva santa Caterina, che potrebbe sanare le loro ferite?
Per ogni forma di emarginazione, comprese le più immorali e le più repulsive, sì, si fa a gara nel prendere iniziative. Per questi disgraziati niente, assolutamente niente. Perché?
Infine una seconda proposta:
Essa forse è il punto qualificante di tutta questa impresa. Il contenuto si comprenderà meglio andando avanti. Ora lo anticipo in una breve sintesi.
Il Signore, attraverso un cammino, non programmato da me, anzi da me inizialmente non accettato, mi ha portato a capire che qualcosa deve cambiare nella terapia di tali sofferenze. Non deve essere più il solo esorcista, un sacerdote isolato, che nel suo ufficio opera segreti e incomprensibili alchimie, a liberare i colpiti da satana. Deve essere la comunità ecclesiale, insieme con il sacerdote incaricato, a riportare alla vita piena e alla gioia perfetta gli oppressi da satana, attraverso un lento cammino di fede, alimentato da tanto amore fraterno e da tanta comprensione.
La cura degli ossessi e dei maleficiati deve diventare una prassi pastorale.
Da quando il Rinnovamento nello Spirito è arrivato anche in Italia sono assistente spirituale di uno di questi gruppi. Lentamente, con molta gradualità, data anche la grande apertura che questo movimento ha da sempre verso gli oppressi dalle forze del male, la Provvidenza ha guidato questo gruppo a fare da sostegno al ministero che mi è stato affidato. Quando il numero dei sofferenti che venivano da me cresceva, cresceva anche il gruppo in numero e qualificazione. Ora siamo in tanti ad accogliere tanti, come spiegherò in seguito.
Tutto è aperto, non c'è più niente di strano o misterioso. Le riserve le fa solo chi è in malafede.
Sacerdote Esorcista Raul Salvucci
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