Gli atleti nello stadio.
“Non giudicare, e non sarai giudicato”, è una frase che Gesù, nostro Redentore, ci ha lasciato in eredità. Ciò significa che per piacere a Dio dobbiamo astenerci dal giudicare il nostro prossimo.
Ero bambino, e questa frase mi appariva come traballante. Il motivo che mi impediva di accettarla ad occhi chiusi era il seguente: se Dio Padre ci ha dato il senno, ce l’ha sicuramente dato per un motivo. Qual è il motivo se non quello di permetterci di giudicare ciò che è bene e ciò che è male? Per me era importante sapere chi dei miei compagni di scuola era buono, e chi cattivo, e mi sembrava che in questo campo le mie esigenze erano quelle di tutti. Ma nello stesso tempo la mia coscienza rifiutava di ammettere che Dio si fosse sbagliato, anche di poco, e tutta questa faccenda creava in me un certo sconforto. Il dilemma durava da qualche tempo quando un bel giorno mi sento improvvisamente piazzato, ma in modo immaginario, al di sopra di un grande campo sportivo coperto di erbetta verde e circondato da una bella pista in terra battuta. Su questa pista ci sono diversi atleti che corrono nella speranza di vincere un premio arrivando primi al traguardo finale. Hanno già fatto parecchi giri di pista, ma per terminare la corsa essi devono farne ancora uno o due. Il mio sguardo si ferma su di un corridore isolato che sembrava precedere tutti gli altri. Ha un anticipo molto consistente, il che mi spinge a dire al mio Interlocutore nascosto, l’unico che al momento è in grado di udirmi:
– «Il vincitore è sicuramente lui. Non vedo in che modo i suoi compagni lo possano ancora raggiungere."
Risposta:
– «Ti sbagli. Il suo anticipo è solo apparente. Ha due giri di ritardo sulla maggioranza dei suoi compagni di gara. Colui che adesso è in cima alla graduatoria si trova in mezzo al drappello principale. Io so chi è, ma non è necessario che anche tu lo sappia. Ti dirò una sola cosa: non tutti questi corridori hanno iniziato la corsa allo stesso momento, e non tutti sono partiti dalla stessa linea. Non ti è possibile quindi portare un giudizio sulle loro reali qualità sportive. Per poterlo fare dovresti conoscere i dati iniziali, che tu però non conosci. Io solo li conosco.»
– «Bella faccenda... E come faremo adesso per sapere chi è il primo, il secondo, il terzo, l’ultimo della squadra?»
– «Per l’appunto! Ed è proprio qui che ti aspettavo. Ascolta. Io non voglio che nel tempo della vostra vita terrena sappiate chi di voi è primo, secondo, terzo, oppure ultimo, perché la “gara” che ti ho appena mostrato non è cosa che riguarda il rapporto che c’è tra di voi, ma solo quello che c’è tra Me e voi. Se proprio Io ho variato le linee e i tempi di partenza, è per evitare che vi giudichiate gli uni con gli altri dicendo: “il migliore sono io”, oppure “lui è il peggiore di tutti”. Le linee e i tempi di partenza rappresentano i talenti che accordo a ognuno di voi all’inizio della sua esistenza. Io sono l’unico che sa con quanto ritardo o con quanto anticipo ognuno di voi inizia la sua corsa terrena. Questo ti spiega il motivo per cui i conti veri li posso fare soltanto Io. È ovvio che sarò più esigente con chi avrà ricevuto di più, e meno con chi avrà ricevuto di meno.
Ho altro da dirti, e lo farò tramite un esempio. Colui che voi chiamate “Buon Ladrone”, cioè Disma, si è convertito un istante prima di morire. Se a giudicarlo foste stati voi, me lo avreste giudicato e condannato centinaia di volte, e tutte prima dell’ora. Io voglio che tutti gli uomini possano sperare nella Salvezza eterna fino all’ultimo respiro, ragion per cui il diritto di giudicare è mio, soltanto mio. Guai a chi giudica per condannare o assolvere al posto mio.
Ciò non deve accadere. Quindi l’espressione “non giudicare” non è per spingerti a mettere da parte l’uso del senno che ti permette di distinguere il vero dal falso, il bene dal male. La sua ragion d’essere è per avvertirti di non condannare chi sembra cattivo, ma forse non lo è, o dichiarare santo chi sembra santo, ma forse non lo è. Nessuno di voi è in grado di scrutare il fondo dei cuori come Io solo posso fare, per cui astenetevi dal farlo."
L’insegnamento di questa visione potrebbe essere riassunto così:
L’uomo ha diritto di giudicare un’azione, ma non ha diritto di giudicare una persona (nel senso di condannarla o assolverla). Giudicare una persona spetta soltanto a Dio. Se Dio ci fa dono del “senno”, cioè della ragione, è per darci la possibilità di distinguere ciò che è bene da ciò che è male, non per spingerci a misurare il grado di colpevolezza di chi sembra cattivo e forse non lo è, o il grado di santità di chi sembra santo e forse non lo è.
Parvulis
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