lunedì 29 novembre 2021

Progresso spirituale - DELLA NECESSITÀ DI CONOSCERE E AMARE DIO.

 


II. DELLA NECESSITÀ DI CONOSCERE E AMARE DIO.

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Ma ahimè! O mio Dio, che consolazione sapere che tutto, dentro e fuori di me, è opera della tua mano! Tu sei sempre con me. Quando faccio il male, Tu sei dentro di me, rimproverandomi il male che faccio, suscitando in me il rimpianto per il bene che abbandono, e aprendomi le tue braccia di misericordia. Quando faccio il bene, Tu ispiri il desiderio e lo fai in me e con me; sei Tu che ami il bene e odi il male nel mio cuore, che soffri e preghi, che fai del bene al prossimo e dai l'elemosina: Io faccio tutte queste cose per mezzo di te; tu me le fai fare; sei tu che le metti in me. Queste buone opere, che sono i tuoi doni, diventano le mie opere; ma non cessano di essere i tuoi doni; e cessano di essere buone opere se le guardo per un momento come se provenissero da me stesso, o se dimentico che sono buone solo perché vengono da Te.

Tu, dunque, (è mia gioia crederlo!) lavori incessantemente dentro di me; lì tu lavori invisibilmente come un minatore nelle viscere della terra. Tu fai tutto, eppure il mondo non Ti vede, non Ti attribuisce nulla; e persino io stesso ho vagato dappertutto cercando invano Te al di fuori di me stesso; ho esaminato tutte le meraviglie della natura per formarmi un'idea della Tua grandezza; ho chiesto di Te alle Tue creature e non ho pensato una volta di trovarTi nel profondo del mio cuore dove Tu non hai mai cessato di abitare. No, o mio Dio, non è necessario scendere nelle profondità né passare al di là dei mari; non è necessario salire nei cieli per trovarti; Tu sei più vicino a noi di quanto noi lo siamo a noi stessi.

O mio Dio, che sei allo stesso tempo così grande e così condiscendente, così alto sopra i cieli e così accomodante per la miseria della creatura, così infinito e così intimamente racchiuso nelle profondità del mio cuore, così terribile e così bello, così geloso e così facile da supplicare di coloro che conversano con Te con la familiarità del puro amore, quando cesseranno i tuoi figli di essere ignoranti di Te? Dove troverò una voce abbastanza forte per rimproverare al mondo intero la sua cecità e per dirgli con autorità tutto ciò che Tu sei? Quando diciamo agli uomini di cercarTi nei loro cuori, è come se li invitassimo a cercarTi nelle terre più remote e sconosciute! Quale territorio è più lontano o più sconosciuto alla maggior parte di loro, vani e dissipati come sono, che il terreno dei loro stessi cuori? Sanno mai cosa significhi entrare in se stessi? Si sono mai sforzati di trovare la via? Possono formarsi anche la più lontana concezione della natura di quel santuario interiore, quella profondità impenetrabile dell'anima dove Tu desideri essere adorato in spirito e verità? Essi sono sempre al di fuori di se stessi negli oggetti della loro ambizione o del loro piacere. Ahimè, come possono comprendere le verità celesti, dato che, come dice il nostro Signore, non possono nemmeno comprendere quelle terrene? (Giovanni iii. 12.) Non possono concepire cosa significhi entrare in se stessi con una seria riflessione; cosa direbbero se si dicesse loro di uscire da se stessi per perdersi in Dio?

Quanto a me, mio Creatore, chiudo gli occhi a tutte le cose esteriori, che non sono altro che vanità e vessazione dello spirito (Eccles. i. 14), per poter godere nei più profondi recessi del mio cuore di un'intima compagnia con Te attraverso Gesù Cristo tuo Figlio, che è la tua Saggezza ed Eterna Comprensione. Egli si è fatto bambino perché con la sua infanzia e la follia della sua croce potesse mettere in ridicolo la nostra vana e bugiarda saggezza. Costi quel che costi, e nonostante le mie paure e speculazioni, desidero diventare umile e sciocco, ancora più spregevole ai miei occhi che a quelli dei sapienti nella loro presunzione. Come gli apostoli, vorrei ubriacarmi di Spirito Santo, ed essere contento con loro di diventare lo sport del mondo.

Ti trovo ovunque dentro di me. Sei Tu che fai ogni cosa buona che mi sembra di fare. Ho sperimentato mille volte che non potevo da solo governare il mio carattere, vincere le mie abitudini, sottomettere il mio orgoglio, seguire la mia ragione, né volere di nuovo il bene che avevo voluto una volta. Sei Tu che devi dare la volontà e conservarla pura; senza di Te non sono che una canna scossa dal vento. Tu sei l'autore di tutto il coraggio, la rettitudine e la verità che possiedo; tu mi hai dato un cuore nuovo che anela alla tua giustizia e che ha sete della tua verità eterna; tu hai tolto il vecchio uomo pieno di sporcizia e corruzione, e che era geloso, vanitoso, ambizioso, irrequieto, ingiusto e dedito al proprio piacere. In quale stato di miseria vivevo. Ah, avrei mai potuto credere che mi sarebbe stato permesso di rivolgermi a Te e di scrollarmi di dosso il giogo delle mie passioni tiranniche?

Ma ecco una meraviglia che eclissa tutto il resto! Chi mai, se non Tu, avrebbe potuto strapparmi a me stesso e rivolgere tutto il mio odio e il mio disprezzo contro il mio stesso petto? Io non l'ho fatto; perché non è con la nostra forza che ci allontaniamo da noi stessi; no! Tu, o Signore, hai fatto risplendere la tua luce nella profondità del mio cuore, che non poteva essere raggiunta da nessun altro, e hai rivelato lì tutto il mio fallo. So che, anche dopo aver visto, non l'ho cambiato; che sono ancora sporco ai tuoi occhi, che i miei occhi non hanno potuto scoprire l'estensione del mio inquinamento; ma ho visto almeno una parte, e desidero vedere il tutto. Sono disprezzato ai miei occhi, ma la speranza che ho in Te mi fa vivere in pace; perché non voglio né lusingare i miei difetti né permettere che mi scoraggino. Mi schiero dalla tua parte, o Dio, contro me stesso; è solo grazie alla tua forza che sono in grado di fare questo. Guarda cosa ha fatto Dio in me, e tu continui la tua opera di giorno in giorno nel purificarmi dal vecchio Adamo e nel costruire il nuovo. Questa è la nuova creazione che va avanti gradualmente.

Continua

Fenelon, François

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