venerdì 26 novembre 2021

Di Cristo o del mondo

 


All'erta, vigile nel mondo  

Ma, in conformità con tutto ciò che abbiamo ricordato, Cristo manda i cristiani nel mondo, esortandoli di stare molto attenti, di essere oranti e vigili, "perché non entrino in tentazione" (Mt 26,41) cioè che non cedano alle lusinghe dell'effimero e che non soccombano alla persecuzione del mondo. Non sarebbero quindi in grado di adempiere alla loro nobile missione, ed essi stessi sarebbero persi per il mondo. Il fascino del mondo secolare non si riferisce, di per sé, al peccato del mondo, ma piuttosto alla fragilità della carne, che il peccato indebolisce la tendenza dell'uomo alla vita eterna e rende morbosa la sua dipendenza dai beni visibili. Sebbene sia anche vero che il secolare, quando il mondo peccaminoso o nemico, opposto al Regno, tende di per sé a distogliere il cuore dell'uomo da Dio.


In questo senso, Cristo avverte i cristiani che il seme del Regno, seminato nei loro cuori, non deve essere soffocato dalle spine del mondo secolare, cioè dalle preoccupazioni del mondo, dalle ricchezze e dai piaceri della vita. (Mt 13,22; Mc 4,19; Lc 8,14). 

È vero che né il matrimonio, né il possesso di buoi o di terra, impediscono di accettare l'invito del Regno.

Ma è anche vero che è più facile per i poveri, che non hanno nessuna di queste cose, accettare l'invito del Signore: "i poveri", storpi, ciechi e zoppi", che non sono trattenuti da ciò che manca loro (Lc 14,15-21).

Ed è qui che si trova il pericolo delle ricchezze. Ecco perché il Signore dice: "guai ai ricchi" (6,24). (6,24), perché sa quanto facilmente le loro ricchezze temporali, e così vengono a mancare all'Eterno e al loro vicino temporale bisognoso, che possono avere alla loro porta.

Il ricco, soffrendo nell'altro mondo, si ricorderà, quando non avrà più rimedio, che in questo ha ricevuto i suoi beni; mentre il povero, l'uomo povero, si ricorderà, quando non avrà più rimedio, che ha ricevuto i suoi beni in questo, mentre il povero Lazzaro ha sofferto dei mali in questo mondo, e nell'altro si rallegra per sempre (16,19-26). 

Quanto è difficile per chi ha ricchezze entrare nel regno di Dio" (Mc 10,23), ma è impossibile per coloro che vi si dedicano, perché "non è possibile servire Dio e mammona" (Mt 6,24 +6,19-21))


-La persecuzione del mondo peccaminoso è l'altra modalità fondamentale di tentazione per i cristiani. E prevedendolo con certezza, Cristo manda i suoi discepoli nel mondo "come pecore in mezzo ai lupi". Perciò, dice loro, siate saggi come serpenti e innocui come colombe. Attenzione a uomini" (Mt 10,16-17). 

 

Così vediamo da tutto questo che, sia per la sua affascinante attrazione che per la sua costante persecuzione, il pericolo del mondo è un fatto certo della fede.

Ed è per questo che, come vedremo, Cristo concede ai suoi discepoli due vocazioni fondamentali.

Alcuni saranno chiamati a vivere nel mondo, ma con tutta la vigilanza e l'allerta spirituale, e altri saranno chiamati a lasciare il mondo, con una rottura più o meno marcata con le forme di vita secolari. Entrambi, in modi diversi, sono destinati a trasformare e salvare il mondo con la potenza di Cristo.

PADRE JOSE MARIA IRABURU

Nessun commento:

Posta un commento