Perfezione della vita offerta da Cristo
L'universalità di questa chiamata alla perfezione può anche essere vista, in un modo più grafico e descrittivo considerando la vita perfetta che Cristo ci offre.
Cristo offre a tutti i suoi discepoli. Niente di meno che questi sono i comandi e i consigli che il Signore dà loro:
Preghiera: I cristiani, in quanto popolo sacerdotale, sono uomini di preghiera, abituati a dedicare immediatamente una parte di ogni giorno a Dio nella preghiera (Mt 6,5-15), rendendogli grazie incessantemente (Lc 18,1).
Spesso leggono o ascoltano la Parola Divina e altri libri religiosi, e sono assidui nella frazione del pane eucaristico (Atti 2,42).
Digiuno: Spesso digiunano dal cibo o da altri beni terreni (Mt 6,16-18), per mantenere lo spirito libero ed espiare i peccati.
L'elemosina: Questa austera restrizione del consumo mondano li rende più capaci di fare l'elemosina, comunicando i loro beni con facilità (Lc 6,38).
Danno a coloro che li chiedono e non esigono i prestiti che fanno (Mt 5,42; 6,2-3; Lc 6,35; 12,33).
Povertà e ricchezza - Non ci sono poveri tra loro, il che è incredibile tra la gente del mondo (+Atti 4,32-34; 1Cor 16,1-4; 2Cor 8-9; Gal 2,10).
I cristiani, anche sotto questo aspetto diversi e migliori dei mondani, onorano i poveri, e se hanno un banchetto li invitano con preferenza (Lc 14,12).
Considerano la povertà una benedizione (Lc 6,20), e allo stesso tempo sono molto attenti a guardarsi dalla povertà (Lc 6,20).
Si guardano con grande attenzione dal pericolo delle ricchezze (Mt 6,19-21; Lc 6,24). Sapendo che è impossibile servire entrambi Dio e le ricchezze allo stesso tempo (Mt 6,24), molti di loro danno tutto e seguono il Signore in povertà (Mt 19,16-23).
Carità: Nel mondo, i cristiani si riconoscono soprattutto per la carità con cui si amano (Gv 13,35), al punto che si può dire che hanno "l'amore di Dio" (Gv 13,35).
Si può dire che siano "di un cuore solo e di un'anima sola" (Atti 4:32). Come forma di questo amore, lo praticano tra coniugi, tra genitori e figli o tra amici, correzione fraterna (Mt 18,15-17; Lc 17,3). E la carità di Cristo, che li anima continuamente attraverso lo Spirito Santo, opera in loro cose che sarebbero difficilmente credibili se non le vedessimo davvero fatte. Per esempio, amano i loro nemici, non cercano il loro male e non parlano male di loro (Mt 5,43-48; Rm 12,20). In questo e in ogni cosa, non resistono al male, ma lo vincono con l'abbondanza del bene (Mt 5,38-41; +1Tess 5,15). Imitando Gesù, che avrebbe potuto difendersi dalla croce e non l'ha fatto (Is 53,7; Mt 26,53-54; Gv 10,17-18; 18,5-11), anche loro, almeno nella misura in cui non nuoce al bene comune, si lasciano privare (+1Pet 2,20-22; 1Cor 6,7).
D'altra parte, il loro linguaggio è semplice, non sono ciarlatani ed evitano le chiacchiere (Mt 12,36; 5,33-37). Infine, sono così casti, che non solo evitino le azioni oscene, ma che si tengano lontani dai desideri e dagli sguardi cattivi (Mt 5,28).
Tutto questo dà ai cristiani un modo di vivere che è molto diverso dalla vita mondana, più sapienziale, gioioso e religioso. Allora ha senso chiedersi, almeno, se questi nuovi uomini, che siano dentro o fuori dal mondo, tendono ad essere efficaci?
Se questi nuovi uomini, che siano dentro o fuori dal mondo, tendono effettivamente verso la perfezione evangelica? Certo che lo fanno: tutti coloro che camminano nella via di Cristo, qualunque essa sia, qualunque sia la loro condizione o il loro stato, giungono alla perfetta santità.
I cristiani, quindi, devono essere santi nel mondo o lasciare il mondo, secondo la loro vocazione.
PADRE JOSE MARIA IRABURU