Gesù e gli apostoli
Con assoluta libertà
Riguardo al mondo presente, Gesù Cristo non prova avidità o ansia, nessun fascino o desiderio di trionfo, nessuna paura di insulti, disprezzo o fallimento. Egli, proprio come Servo dell'Altissimo, è perfettamente libero dal mondo secolare. Ecco perché può vedere la sua bugia e dirgli la verità. Ecco perché è al sicuro dal mondo e può salvare il mondo.
Le norme mentali e comportamentali, così rigidamente imposte dal mondo agli uomini mondani, non hanno potere su Cristo. Neppure le norme pseudoreligiose del suo tempo ebbero influenza su di lui; né lo sono quelli che gli stessi giusti considerano i più inviolabili.
Gesù, ad esempio, tratta le donne con una libertà che le colpisce: "Come fai tu che sei ebrea, chiedi da bere a me, donna samaritana?"; e per i discepoli stessi: "si meravigliarono che parlasse a una donna" il sabato
(Gv 4,9.27). In essa comprende e agisce in modo veramente "scandaloso", deplorevole e incomprensibile, in quel momento, per qualsiasi pio ebreo (Mt 12,1-12). Egli professa il celibato e la povertà, e lo esige dagli apostoli, quando il mondo civile e religioso ignora e disprezza quei valori. Rifiutando di ridurre la salvezza di Dio solo agli ebrei, l'universalismo predica un cattolico, anche se sa che susciterà l'ira più terribile degli ebrei (+ Lc 4,25-30). E lasciando da parte pubblicani e peccatori le norme più elementari del pudore, "mangiate e bevete con" (Lc 5,30)...
Cristo non è, però, un uomo stravagante, che si allontana dal mondo attuale per orgoglio, o che mostra nei confronti del suo popolo, e specificamente delle sue tradizioni religiose, un atteggiamento di sradicamento o di disprezzo. Fin dall'infanzia viene educato a "rispettare tutto quanto prescritto dalla Legge"(+ Lc 2,23-24.27.39) ; compie i pellegrinaggi obbligatori a Gerusalemme, mostra grande venerazione per l'antico Tempio, dove ogni giorno insegna (Lc 19,47), paga il suo tributo (Mt 17,24-27), ed è geloso della sua santità, cacciandone i mercanti (21,12); Prega i Salmi, celebra la Pasqua e in tutto si manifesta rispettoso della Legge mosaica, che non viene ad abolire, ma a perfezionare (5,17).
D'altra parte, non si afferma la libertà totalizzante di Cristo rispetto al mondo solo nei criteri e nei costumi, ma anche nel ritmo temporale di attività. I mondani sono governati nella loro azione dalle occasioni del mondo, ma Cristo agisce in continuo riferimento al Padre celeste: il suo tempo non è, quello che segna l'orologio mondiale, ed è, per così dire, ex-temporale.
Lo posso illustrare con una scena del Vangelo, in cui i parenti di Gesù, che non credono del tutto in lui, lo esortano a "farsi conoscere al mondo", compiendo apertamente alcune delle "opere" che ha fatto in più media nascosti. Gesù Cristo resiste a questo incitamento, e risponde loro: «Per me non è ancora il momento; per te, invece, ogni momento è buono. Il mondo non ha motivo di odiarti; Mi odia, perché dichiaro che le sue azioni sono sbagliate. Tu sali a questa festa, per me non è ancora giunto il momento» (Gv 7,1-8). L'attività diacronica di Cristo, dipendente esclusivamente dall'impulso del Padre in lui, è dunque rispetto alla marcia del mondo. Pensa, parla, sente e agisce da Dio, con perfetta libertà dal mondo. Ecco perché ha il potere di trasformarlo.
PADRE JOSE MARIA IRABURU
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