lunedì 24 febbraio 2020

LEGGENDA PERUGINA



( COMPILAZIONE DI ASSISI )


ULTIME VOLONTÀ

17. In quei giorni stessi e proprio nella celletta dove aveva così parlato a messer  Bonaventura, una sera fu preso da conati di vomito, a causa della sua malattia di  stomaco. E nel violento sforzo che fece per rigettare, mandò fuori sangue, e ciò per tutto  il corso della notte, fino al mattino.
I suoi compagni, vedendolo in procinto di morire per lo sfinimento e i dolori della  malattia, con molta angoscia e piangendo gli dissero: «Padre, che facciamo? Dona la tua  benedizione a noi e agli altri tuoi fratelli. E lascia ai tuoi fratelli un memoriale della tua  volontà, affinché, se il Signore ti vorrà chiamare da questo mondo, possano sempre  tenere in mente e ripetere: “ Il nostro padre, sul punto di morire, ha lasciato queste  parole ai suoi fratelli e figli!»».
Francesco disse: «Chiamatemi frate Benedetto da Piratro». Era questi sacerdote, uomo  equilibrato e santo, ascritto all’Ordine fino dai primordi, e talvolta celebrava per  Francesco in quella stessa cella. Infatti il Santo, sebbene infermo, sempre e volentieri, quando gli era possibile, voleva ascoltare devotamente la Messa.
Arrivato Benedetto, gli disse Francesco: «Scrivi che io benedico tutti i miei frati che  attualmente sono nell’Ordine e quelli che vi entreranno sino alla fine del mondo». Era  abitudine di Francesco alla fine di tutti i Capitoli, quando i frati erano riuniti, di dare la benedizione a tutti i presenti e agli altri che facevano parte dell’Ordine, e benediceva  altresì tutti coloro che vi sarebbero entrati in futuro. E non solo in occasione dei  Capitoli, ma molto di frequente benediceva tutti i frati, sia quelli già nell’Ordine, sia quanti vi sarebbero venuti in seguito.
Francesco riprese: «Siccome per lo sfinimento e le sofferenze della malattia non posso  parlare, esprimo brevemente ai miei fratelli la mia volontà in questi tre ricordi. In  memoria della mia benedizione e della mia ultima volontà, i frati sempre si amino e  rispettino l’un l’altro; amino e rispettino sempre la santa povertà, nostra signora; sempre  siano lealmente sottomessi ai prelati e a tutti i chierici della santa madre Chiesa».
Era solito ammonire i frati a temere ed evitare il malesempio. E malediceva tutti quelli  che, a causa dei loro pravi e malvagi esempi, provocavano la gente a imprecare contro  l’Ordine e i frati, anche quelli santi e pieni di bontà, che così ne soffrivano vergogna e  afflizione.

VERGILIO GAMBOSO

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