giovedì 27 febbraio 2020

LA PRESENZA REALE



IL SOMMO BENE
Resta con noi perché si fa sera. 
Luca, XXIV, 29.


I discepoli avviati ad Emmaus sono interiormente illuminati, infervorati, commossi dalla conversazione del divin pellegrino che si è unito ad essi durante il viaggio. Giunti al villaggio Egli fa per accomiatarsi, ma essi gli dicono: «Rimani con noi che presto si fa sera». Non potevano saziarsi di ascoltarlo; pareva loro di perder tutto al suo dipartirsi.
Anche noi possiamo ben dire a Nostro Signore: Oh! resta con noi, che senza di te è notte, orribile notte.
Infatti l'Eucaristia è il maggior bene del mondo; come sarebbe la sua più grande sventura esserne privo.

I. - Sì, Gesù è il sommo bene. Con lui, dice la Sapienza, mi sono venuti tutti i beni. E S. Paolo esclama: Egli che non risparmiò nemmeno il proprio Figliuolo, ma lo ha dato a morte per tutti noi, come non ci ha egli donato ancora con esso tutte le cose?
Infatti, come dice S. Agostino: Egli ci diede tutto quel che ha, quel che è; non ci poté dare di più. Con Gesù in Sacramento la luce splende sul mondo.
Nell'Eucaristia abbiamo il pane dei forti, il viatico dei pellegrini, il pane di Elia che ci sostiene per farci arrivare alla montagna di Dio, la manna che ci conforta tra gli orrori del deserto. Con Gesù abbiamo la consolazione e il ristoro tra le fatiche, i turbamenti dell'anima, gli strazi del cuore.
Nell'Eucaristia troviamo il rimedio ai nostri mali, il prezzo per soddisfare ai debiti che ogni giorno a causa dei nostri peccati ciascuno di noi contrae con la divina giustizia: Nostro Signore ogni mattina si offre vittima di propiziazione per i peccati di tutto il mondo.

II. - Ma siamo noi sicuri di posseder sempre questo dono che supera ogni dono? Gesù Cristo ha promesso di restar con la sua Chiesa sino alla fine del mondo; ma non ha fatta la sua promessa ad alcun popolo né ad alcuna persona in particolare. Resterà con noi se sapremo circondare la sua divina Persona di onore e di amore. La condizione è esplicita.
Gesù Cristo ha diritto all'onore e lo domanda. E' nostro Re e Salvatore. A Lui l'onore prima che a ogni altro; a Lui il culto supremo di latria; a Lui l'onore pubblico: noi siamo il suo popolo. La Corte celeste si prosterna innanzi all'Agnello immolato. In terra Gesù ha ricevuto le adorazioni degli Angeli al suo entrare nel mondo, quelle delle turbe durante la sua vita, quelle dei discepoli dopo la risurrezione.
I popoli e i re sono andati ad adorarlo. Ora non ha Egli diritto a onori più grandi nel Sacramento, in cui moltiplica i suoi Sacrifici e si abbassa più profondamente?
A Lui dunque gli onori solenni, la ricchezza, la bellezza, la magnificenza del culto. Iddio aveva determinato i minimi particolari del culto antico, figura del nuovo.
Nei secoli di fede non si pensò mai di aver fatto abbastanza per il culto eucaristico, come attestano le basiliche, i vasi sacri, capolavori di arte e di magnificenza. La viva fede operava queste meraviglie, giacché il culto, l'onore reso a Gesù Cristo è la misura della fede d'un popolo, l'espressione della sua virtù. Sia dunque reso onore a Gesù in Sacramento! Egli né è degno e vi ha diritto:

Ma non si appaga soltanto di onori esterni. Domanda il culto del nostro amore: il servizio della nostra anima, l'ossequio della nostra mente, non già rinchiusi dentro di noi, ma fatti palesi dai teneri e amorosi riguardi di un buon figlio verso i suoi genitori; che vive col padre e con la madre, sente il bisogno di vederli, di dar loro prove del tenero suo amore; che lontano da essi soffre e languisce, vola al primo indizio di bisogno, né previene i desideri. pronto a tutto per far loro piacere. Ecco il culto dell'amor naturale.
Lo stesso è il culto d'amore che vuole Gesù Sacramentato. Colui che ama cerca l'Eucaristia; né parla volentieri, ha bisogno di Gesù, tende continuamente verso di lui, gli offre tutte le sue azioni, tutti i diletti del suo cuore, le sue gioie, le sue consolazioni: di tutto fa un mazzo per Lui nel Sacramento. Così facendo conserveremo il Santissimo Sacramento in mezzo a noi ed eviteremo la somma sventura di perderlo.

III. - Quando il sole tramonta, le tenebre si addensano; quando più non risplende, l'atmosfera si raffredda.
Se l'amore dell'Eucaristia si spegne in un cuore, la fede si perde, sottentra l'indifferenza e in questa notte dell'anima i vizi escono fuori, come bestie feroci, per far preda.
Oh incomparabile sventura! Qual cosa potrà ravvivare un cuore gelato che l'Eucaristia più non può riscaldare?

Gesù fa per i popoli quello stesso che per gl'individui. Non più amato, né rispettato, né conosciuto, Gesù fa quel che farebbe un re abbandonato dai sudditi: se né va verso un popolo migliore.
Tristi spettacoli, queste dipartite di Gesù! Oggi il Cenacolo è in possesso dei Turchi: non vi erano più adoratori, che volete che ci facesse Gesù? L'Africa, già terra di santi, abitata da legioni di santi monaci, fu abbandonata da Gesù Cristo e la desolazione vi regna, dacché più non vi è l'Eucaristia; ma tenete per fermo che Gesù Cristo ha lasciato il posto per ultimo, ossia quando non si trovò più neppure un adoratore. Questo uragano di desolazione è passato sulla nostra Europa. Gesù profanato sugli altari, scacciato dalle sue chiese, non vi è più entrato.
La Francia ha veduto diminuita la sua fede, raffreddato il suo amore per l'Eucaristia e parimenti vennero invasi dall'eresia molti paesi nei quali Gesù aveva altra volta ferventi adoratori. Quando il loro amore si spense, Gesù fuggì e non è più ritornato.
Quel che spaventa ai nostri giorni è vedere in tante città Gesù in Sacramento abbandonato, solo, assolutamente solo. E nelle campagne si chiudono le chiese per timore dei ladri, poiché mai non vi entra persona a pregare. Possibile! Vogliamo dunque perdere l'Eucaristia?

Riflettiamo che, se Gesù si allontana, ritorneranno la persecuzione, la barbarie, i patiboli. E chi arresterà questi flagelli? O Signore, resta con noi! Noi saremo tuoi fedeli adoratori: meglio la mendicità, l'esilio, la morte, che essere privi di te.
Oh, non c'infliggere la terribile punizione di abbandonare il Santuario del tuo amore! Signore, Signore, rimani con noi perché si fa tardi e senza di te è fitta notte! 

di San Pietro Giuliano Eymard

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