Santa Caterina da Bologna
La dolce presenza di Cristo
Ma alla stessa religiosa fu concessa una ancor più grande e meravigliosa grazia, dopo una ulteriore prova alla quale Iddio volle sottoporla.
Per un certo tempo, le fu tolta la fiamma dell'amore divino e gli occhi della sua mente furono privati della dolce presenza di Cristo Gesù, dalla quale era pur stata consolata molte volte in passato; fu tanta la sua amarezza, che ogni motivo di consolazione si trasformava in tristezza, così da stare giorno e notte in quasi continue lacrime e reputare grande refrigerio il poter piangere liberamente nelle ore concesse per dormire.
Si avvicinava intanto la festa della natività del nostro Salvatore Cristo Gesù. Giunta la vigilia di Natale, domandò alla madre abbadessa il permesso di vegliare quella notte per sua devozione; avuto l'assenso, entrò in questa chiesa col proponimento di recitare mille volte l'Ave Maria, in supplica e reverenza alla madre di Cristo.
Alla quarta ora della notte, momento nel quale credo che sia nato il Salvatore, mentre pregava, le apparve improvvisamente innanzi la Vergine gloriosa col suo dilettissimo Figliolo fra le braccia, fasciato esattamente come si usa per gli altri piccoli quando nascono. Facendosi vicina, la Vergine le pose il bambinello in grembo, con somma cortesia e benignità; e la religiosa, per grazia divina rassicurata della presenza del vero Figliolo dell'eterno Padre, dolcemente lo strinse a sé, viso a viso; e tutto, intorno, pareva dileguarsi come cera al fuoco.
Nessuna mente può essere così gentile da immaginare e nessuna lingua può narrare il soave odore della purissima carne di Gesù benedetto; e del bellissimo e delicato viso del Figliolo di Dio, quando anche ne dicessi tutto ciò che si può dire, sarebbe niente e lo lascio alla immaginazione di ciascuno. Ma ben mi sento di esclamare: - Cuore insensato e più duro di tutte le cose create, come non ti spezzasti o non ti sciogliesti come neve al sole nel vedere, gustare e abbracciare lo splendore della paterna gloria? - perché non fu sogno, né immaginazione, né eccesso mentale; ma realtà aperta, manifesta e senza alcuna fantasia.
Dopo che ebbe accostato il proprio viso a quello del bambinello, subito la visione disparve; e la religiosa rimase in tanta contentezza e beatitudine, che non solo il suo cuore, ma tutte le sue membra parevano gioire; e l'amara tristezza, che tanto l'aveva afflitta per l'assenza di Cristo Gesù, scomparve in tal modo, che per moltissimo tempo non provò più alcuna melanconia.
Dilettissime sorelle, siate prudenti e sopportate con pazienza l'assenza dell'amore divino; insistete con forza e costanza nelle consuete orazioni, nelle sante virtù e nell'operare il bene, finché alla clemenza divina piacerà raddoppiare nei vostri cuori la fiamma del suo verginale e castissimo amore. Quando Dio avrà messo alla prova l'anima rimasta vedova e la vedrà ugualmente costante e fedele in tanta penuria, non potrà trattenersi dal consolarla: si ricongiungerà con essa inseparabilmente e le darà una più grande abbondanza di grazie e di doni spirituali.
Però, io prego con tutto il cuore ogni futura abbadessa di questo luogo di prediligere, con materna carità, quella che dovesse essere afflitta da così amarissima pena e di sostenerla nella mente e nel corpo; perché non vi è dolore maggiore di quello dell'anima, quando pensa e crede di avere perduto la grazia di Dio. Io dico «crede», perché credere, in tale caso, non è sapere: infatti, l'anima, inesperta del perfetto amore divino, pensa di essere privata di tale amore se si ritrova a non gustare più le consuete dolcezze mentali, cioè quando le è tolta la presenza della umanità di Cristo; per questo si duole in tanta mortale miseria, che non la può comprendere chi non la prova.
Illuminata Bembo
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