LA SPIRITUALITÀ DI SANT’ILDEGARDA NEL QUADRO DEL XII SECOLO
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Caratteristiche e novità del XII secolo rispetto al periodo precedente: la tendenza all’interiorizzazione e la considerazione dell’individuo. L’io, l’uomo, diventa di una grandezza importante. C’è un nuovo rapporto con la natura; essa non è soltanto la forza cieca alla quale l’uomo è sottomesso, se ne vede un nuovo aspetto. Ê immagine e simbolo della realtà di Dio nella sua opera di salvezza. Da qui, l’uso del linguaggio simbolico; il simbolo non definisce, non pone limiti precisi, ma allude e quindi è sempre aperto a nuovi aspetti. Si può continuare a considerare la natura come un’espressione di Dio e trovare in essa sempre cose nuove da meditare.
Un altro punto è la tendenza più forte alla razionalizzazione. Prima di tutto, il rapporto con il mondo arabo porta gli uomini del tempo ad incontrarsi con nuove forme di cultura. Queste nuove forme di cultura diventano anche una materia di riflessione. Una nuova importanza assume la logica: sappiamo che lo studio medioevale era quello del Trivio (la grammatica, la retorica, la dialettica) e del Quadrivio (l’aritmetica, la geometria, la musica e l’astronomia). Ora, a questo studio subentrano cinque altre discipline: la medicina, il diritto canonico, il diritto civile, la teologia e la filosofia. L'interesse d’Ildegarda per queste discipline è testimoniato nelle e dalle sue opere. Cita spesso il diritto canonico, per esempio, e il diritto civile e fa tante allusioni ad essi, il che dimostra che aveva una conoscenza precisa delle norme di legge. Per quel che riguarda la medicina, sappiamo che Ildegarda si è interessata di medicina e sembra che abbia conosciuto l’opera di colui che è stato il fondatore della Scuola di Salerno, Costantino Africano.
C’è poi un altro aspetto, il conflitto con l’eresia. Le dimostrazioni su base razionale accanto all’esegesi biblica entrano sempre più al primo posto. Ildegarda ha delle discussioni che a volte confinano con l’eresia e ne prende parte. Lo dimostrano le sue lettere contro l’eresia dei catari. C’è poi un movimento di riforma nella Chiesa; prima di tutto per assicurare la Chiesa l’indipendenza dal potere politico, per liberarla dalle infiltrazioni di questi interessi politici ed economici. Anche a questo Ildegarda non è indifferente e lo testimonia soprattutto la sua corrispondenza. C’è un movimento di riforma anche negli Ordini religiosi. Ildegarda lascia Disibodenberg e cerca per la sua comunità una libertà d’organizzazione al di fuori dell’influsso di Cluny, al quale subentra quello dei cisterciensi, per opera di San Bernardo. L’interesse e la cura della vita spirituale dei laici ce li dimostrano non poche lettere d’Ildegarda, lettere di consiglio, d’ammonizione, d’incoraggiamento, che indirizza a loro; non solo a dei laici, ma anche a delle comunità monastiche. La riforma del clero è un altro pensiero del tempo che interessa Ildegarda, come lo vediamo nelle sue lettere ai vescovi, sacerdoti, abati e a semplici monaci, e anche nelle sue opere maggiori, specialmente nello Scivias.
Noi ora tratteremo soprattutto il primo di questi punti d’interesse: l’uomo, la sua importanza e grandezza e il rapporto dell’uomo con il cosmo. Ripeto, immaginarsi la storia della cultura senza il Medioevo è come pensare ad un sorgere improvviso del Rinascimento. Se ci si chiede che cosa mai è la cultura europea, ci troviamo di dovere ad apprezzare sempre di più il Medioevo. Incontriamo i segni della grandezza di quest’epoca ad ogni passo, per così dire, nei meravigliosi prodotti dell’architettura e della pittura, che non sono pure imitazioni, ma frutto di creatività. Attività creativa si trova pure in vari campi, particolarmente in quelli della religione e della politica. L’Europa comincia a seguire il proprio cammino; non ha più una cultura da imitare, conosce ormai la cultura classica, ne conosce un’altra, che le pone dei punti interrogativi. Quando poi nei secoli successivi la nuova cultura europea si sarà formata e affermata, succederà quanto succede in casi simili, che, arrivata in alto, soddisfatta della propria grandezza, guarda indietro, conscia del progresso fatto, guarda con commiserazione, se non con disprezzo.
A ciò si aggiungerà più tardi la riforma protestante, che porterà a considerare la Chiesa da un punto di vista negativo. Dirà: quello che era d’imperfetto nel passato ora è stato riconosciuto e corretto e, per quanto possibile, distrutto. Ora, non voglio fare la glorificazione del Medioevo, che era un’epoca umana, come ogni altra, e quindi non ha solo lati positivi, ma semplicemente la rettificazione. Ricordiamo che allora nel VIII-IX secolo c’era un’Europa unita, sotto i Carolingi, e una corrispondente fioritura di cultura. Quindi, pensiamo del Medioevo come di un’epoca di trapasso, sì, ma come un’epoca che ha portato molto.
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Sr. ANGELA CARLEVARIS osb
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