Agricoltore e vignaiuolo (1799-1805).
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Frattanto sul cielo della Chiesa di Francia spuntava un'alba nuova. Il primo console, preoccupato di stabilire l'ordine nel paese, dandogli la pace interna, seppe comprendere che senza la religione non sarebbe riuscito a fare nulla di serio e di stabile, ed iniziò col Pontefice quelle trattative dalle quali nacque il Concordato, che fu firmato a Parigi il 16 luglio 1801, ratificato a Roma il 15 agosto, e dichiarato legge di Stato il 5 aprile 1802.
Quale emozione a Parigi, quando all'alba primaverile del 18 aprile, la campana maggiore di Notre-Dame, muta da dieci anni, faceva risuonare le note trionfali per annunciare, colle feste di Pasqua, la risurrezione della Chiesa cattolica nella Francia! La famiglia Vianney, e Giovanni Maria soprattutto, accolsero la notizia con gioia e commozione.
Già da alcuni mesi l'abate Giacomo Rey, al quale l'esilio non aveva tolto né il titolo di parroco né l'affezione dei suoi parrocchiani, era ritornato a Dardilly, e così dalla primavera del 1802 le solennità liturgiche, delle quali Giovanni Maria non serbava che un vago ricordo, si poterono celebrare come prima della Rivoluzione. Il giorno del Corpus Domini colse le rose del giardino per sfogliarle sulla strada, ed aiutò i fratelli e le sorelle ad intrecciare ghirlande di agrifoglio e bosso. E con quale esultanza in tutto il suo essere vide aprirsi le porte della chiesa ed al canto del Pange lingua ammirò l'ostensorio risplendente sulla piazza, al di sopra della folla orante!
Da allora, ogni volta che gli sarà possibile, prima di andare al lavoro farà una visita alla chiesa, quasi a domandare il coraggio di cui abbisogna per una lunga giornata. Nella stagione in cui il sole spunta prima del suono dell'Angelus, e bisogna approfittare delle prime ore per la raccolta del fieno o del grano, Giovanni Maria è già al campo quando la campana dà il segnale della Messa. Il pio lavoratore rimane al lavoro, in omaggio alla sua stessa devozione, che lo ha reso obbediente e libero da vani scrupoli, ma da lontano si unisce al sacerdote che celebra, recitando cinque Pater e cinque Ave; poi rinnova il desiderio di ricevere il Corpo di Cristo ed il suo cuore si sente ripieno di soprannaturale soavità.
Ma non sempre poteva resistere; nel pomeriggio di alcuni giorni, quando sentiva la campana che annunziava la benedizione, si rivolgeva implorante a suo padre, che soffriva di dolori reumatici: «Padre, lasciami andare alla chiesa per una mezz' ora; pregherò per la tua guarigione» 15.
La famiglia Vianney negli anni di quella persecuzione, che aveva stabilito per il riposo l'ultimo giorno della decade, non trascurò mai di «santificare il giorno del Signore». La notte tra il sabato e la domenica si assisteva alla Messa del sacerdote proscritto e durante la giornata si pregava in famiglia, si leggevano buoni libri, si visitavano i parenti e gli amici. Ridonata la pace alla Chiesa, poche delle loro abitudini furono cambiate, ma la loro fede ne avvantaggiò sull'esempio di Giovanni Maria, che anelò ad una vita cristiana sempre più perfetta. Ogni domenica, vestito in fretta, correva alla chiesa, ove rimaneva inginocchiato più a lungo che fosse possibile, cogli occhi fissi sul Tabernacolo come un Angelo Adoratore, con vera edificazione dei fedeli.
Desiderava istruirsi sempre meglio nella religione, ma, se si eccettua la domenica, per soddisfare questa sua aspirazione non gli restavano che pochi momenti alla sera. Sopra il suo letto, nella stalla ove dormiva, vi era uno scaffale, che si può vedere ancora attualmente, e su quello deponeva i suoi libri di pietà 16. Ne prendeva uno, il Vangelo o l'Imitazione ed alla debole luce di una candela di resina, cominciava la sua lettura. Francesco, che stava con lui e preferiva invece dormire, usò pazienza per un po' di tempo, ed infine informò la madre che, saggiamente, proibì a Giovanni Maria di vegliare troppo tardi e gli comandò invece di prendere il necessario riposo 17. Giovanni Maria obbedì, ma nell'oscurità della notte, mentre Francesco dormiva, egli vegliava pensando al suo Dio ed all'avvenire.
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Canonico FRANCESCO TROCHU
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