sabato 29 febbraio 2020

FUGGITA DA SATANA



MICHELA 

La mia lotta per scappare dall'Inferno


Una decisione fondamentale

II giorno successivo incontrai per la prima volta padre Raffaele, l'esorcista che tuttora continua a essere uno dei miei principali punti di riferimento. Entrai in cappella e lui mi porse la mano per presentarsi e salutarmi. Appena lo toccai, caddi per terra priva di sensi. Mi rialzarono, gli diedi nuovamente la mano e svenni ancora. Poi mi hanno raccontato che mi trasformai, tirando fuori uno sguardo d'odio nei suoi confronti. Lì cominciò una lotta, fra lui e i demoni da cui ero posseduta, che andò avanti a lungo, con incontri quasi quotidiani.
Intanto in comunità avevano cominciato a verificarsi cose strane (tanto più che io non ero l'unica ad aver avuto a che fare con una setta satanica): rumori come di carri armati nel giardino, luci che illuminavano dall'esterno, colpi alle inferriate, ombre di figure non umane che passavano davanti alle finestre.
Guardando fuori, però, non c'era nulla: avevamo l'impressione di essere stati catapultati in un film horror. In quel periodo tutti hanno avuto un percorso accelerato di conversione, dal picchiatore della banda della Magliana allo spacciatore di droga, fino al "galeotto incallito": grossi e terribili com'erano, tutti vicini l'uno all'altro a pregare con il Rosario in cappellina, impauriti ma anche incredibilmente sorpresi dalla forza della preghiera.
Il 22 gennaio ho chiesto a Chiara di accogliermi come consacrata dentro Nuovi Orizzonti. Lo desideravo davvero con tutto il cuore e sentivo che avrebbe segnato una svolta decisiva nella mia vita, per questo continuavo a chiedere a Chiara con insistenza il permesso di fare le promesse di povertà, castità, obbedienza e gioia (che è una promessa che caratterizza tutte le persone che decidono di consacrarsi nella comunità Nuovi Orizzonti). Dal momento che ho preso in cuor mio la decisione di consacrare la mia vita al Signore il furore degli spiriti che fino ad allora mi avevano completamente in pugno si è scatenato in tutto il suo "splendore". Continuavano a inveire contro Chiara: «È nostra, è nostra! Abbiamo fatto tanto per avere la sua anima. Ha fatto un patto di sangue con noi, ci appartiene, è nostra proprietà. Non ce ne andremo mai. Maledetta, te la faremo pagare. Non riuscirai a strapparcela. È nostra. Non ce ne andremo da qui. Ce la pagherai. La ammazzeremo, ti ammazzeremo!». Intanto il mio corpo continuava a essere lanciato in aria da una forza misteriosa. È stato proprio un altro momento terrificante in cui continuava a succedere di tutto e di più, mentre Chiara ancora una volta cercava di contrastare le forze demoniache con la preghiera. La mia richiesta di potermi consacrare al Signore era stata appoggiata anche da padre Raffaele, perché questo mio passo così importante sarebbe stato, a suo parere, di grande aiuto per accelerare la mia completa liberazione.
D'altra parte continuavo a chiedere con insistenza il permesso di potermi consacrare a Dio al più presto perchè, avendone combinate di tutti i colori, desideravo chiedere perdono al Signore in modo radicale, dichiarando di voler appartenere a Lui e recedendo così concretamente dalla mia precedente consacrazione a Satana. In sostanza desideravo con tutto il mio cuore spendere l'eventuale resto della mia vita per glorificare il Signore e per ringraziarlo di avermi strappata all'Inferno: volevo fare di ogni istante della mia vita un "grazie" al Suo immenso Amore e alla Sua infinitamisericordia.
Poco dopo aver parlato con Chiara di questo mio forte desiderio di consacrarmi al Signore, la vidi sorridermi e poi dirigersi verso il bagno. Quando ritornò io pronunciai una frase che non ho idea da quale conoscenza potesse derivarmi:
«Chiara, tu stai perdendo del sangue». In effetti nessuno se ne era accorto, ma le era appena venuto un forte flusso vaginale. Niente a che vedere con le mestruazioni, che tra l'altro aveva appena avuto, proprio la settimana precedente. «Perché mi dici questo?» fu la sua reazione. Proseguii: «Io mi ero consacrata a Satana, tu stai cercando di tirarmi via e lui è molto arrabbiato, perché gli appartenevo. Ora vuole vendicarsi sulla tua verginità, che hai consacrato a Dio».
A Chiara risultarono criptiche le mie parole. Le comprese soltanto il giorno dopo, recandosi dalla sua ginecologa per farsi visitare. Qualche settimana prima si era sottoposta a un'ecografia pelvica (a causa di forti dolori all'apparato genitale) che non aveva mostrato alcun problema. La nuova ecografia mise invece in luce una situazione molto preoccupante, con un fibroma e diverse cisti alle ovaie. La ginecologa le comunicò che era necessario un urgente raschiamento, che però avrebbe causato la lacerazione dell' imene.
In quel preciso momento, in Chiara si accese una lampadina e ricollegò la sua emorragia a quanto le avevo detto: «Satana vuole vendicarsi sulla tua verginità che hai consacrato a Dio». Decise allora di confidare a questa dottoressa, che era anche lei una persona consacrata, ciò che le stava accadendo in quel periodo. La dottoressa non era affatto estranea a questo tipo di problemi perché, come confidò a Chiara, sua sorella era stata uccisa poco tempo prima da suo marito che era un satanista (era stato scoperto dalla polizia e messo in carcere). La sua risposta fu che, in coscienza, come medico, doveva insistere perché Chiara si decidesse a sottoporsi subito al raschiamento. Ma, conoscendo anche lei le problematiche del satanismo, comprendeva che poteva esserci anche un'altra spiegazione alla forte emorragia di Chiara e le disse che se desiderava incontrare padre Raffaele - prima di sottoporsi all'intervento - era meglio che lo facesse al più presto perché, nella situazione molto precaria di salute in cui si trovava, ogni minuto in più poteva essere per lei molto pericoloso: aveva infatti perso già molto sangue ed era cosi debole da non avere quasi più la forza per reggersi in piedi. Padre Raffaele però si trovava fuori Roma.
Per due giorni Chiara andò avanti a combattere con le forze che mi possedevano, e intanto continuava a perdere costantemente sangue. Si vedeva che non stava per niente bene, anche se faceva di tutto per non farci preoccupare; le "bombe" di antiemorragici che la ginecologa le aveva consigliato ovviamente non avevano il benché minimo effetto. Finalmente padre Raffaele rientrò e Chiara corse da lui: bastò una preghiera su di lei, con un rituale di benedizione, e l'emorragia si bloccò immediatamente. Padre Raffaele aggiunse con il suo solito sorriso serafico: «Penso proprio che questa volta Satana si sia particolarmente arrabbiato con te!». Un'ulteriore ecografia fatta da Chiara, il giorno stesso, mostrò che era sparito qualsiasi problema. La sorpresa della dottoressa fu grande e commentò: «Un fatto come questo ha davvero dell'incredibile, sfugge completamente a ogni possibile spiegazione da parte della scienza medica!».
Probabilmente il rito di maledizione che avevamo compiuto nella nottata di Natale aveva esercitato in pieno i suoi effetti proprio nel momento in cui io avevo manifestato la mia volontà radicale di scegliere Dio e consacrarmi a Lui, al posto di Satana. In seguito Chiara mi raccontò che durante quella notte aveva avuto dei dolori molto forti all'apparato genitale. Del resto, già prima del mio arrivo le erano arrivate alcune lettere con minacce di morte, in cui apparivano degli strani geroglifici e dei simboli satanici, tanto che già qualche mese prima sia il vescovo sia padre Raffaele le avevano chiesto di scegliere tra i ragazzi qualcuno che diventasse la sua guardia del corpo.
La gravita della mia possessione aveva determinato, nel vescovo e in Chiara, la consapevolezza che non sarebbe stato prudente farmi restare a vivere a Trigona, tanto più che con tutta probabilità i membri della mia setta, non avendo più avuto nessuna notizia da parte mia, si sarebbero ben presto messi in moto per cercarmi e uccidermi. Perciò il 23 gennaio Chiara mi chiamò nella sua stanza e mi disse che mi avrebbero nascosta in un appartamento fuori Roma, dove sarei stata protetta dal sacerdote che mi aveva confessato e da alcune persone del suo gruppo. Mi è venuto il magone, ma lei mi ha detto che dovevo fidarmi, anche se non sapevo dove sarei andata. Era necessario per il mio bene.
Mi ricordo che ero seduta con le spalle al muro, a fianco del materasso di Chiara privo di rete e poggiato a terra, lei mi guardava con gli occhi lucidi. Chiara non l'ho mai vista piangere ma quel pomeriggio mi è sembrato proprio di guardare gli occhi di una madre che piange per la propria figlia perché non sa se la rivedrà viva. L'abbraccio con cui mi salutò e le sue lacrime mentre andavo via si incisero nel mio cuore come il segno indelebile di un amore materno e di un calore familiare che fino a quel momento non avevo mai avuto il dono di sperimentare.

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