venerdì 21 febbraio 2020

VITA DI CRISTO



La preistoria di Cristo  

Il Signore che deve nascere da Maria è la sola Persona al mondo che abbia mai avuto una preistoria: una preistoria che non va studiata nel limo e nella giungla dei primordi, ma nel seno dell'Eterno Padre. Sebbene Egli apparisse in Betlemme come l'uomo della Caverna, giacché nacque in una stalla scavata nella roccia, il Suo cominciamento nel tempo in quanto uomo fu senza inizio nell'eternità in quanto Dio. Solo progressivamente Egli rivelò la Propria Divinità, e non già perché andasse via via acquistandone coscienza, ma perché intenzionalmente volle rivelare quanto più tardi possibile il fine della Propria venuta.  

Di Lui in quanto Figlio di Dio, S. Giovanni riferisce la preistoria all'inizio del suo Vangelo:  

«In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era al principio presso Dio. Tutto per mezzo di lui è stato fatto e senza di lui non è stato fatto nulla di ciò ch'è stato fatto» (Giov. 1: 1-3)  

«In principio era il Verbo». Qualsiasi cosa nel mondo è fatta secondo il pensiero di Dio, perché non v'è cosa che non implichi pensiero. Ogni uccello, ogni fiore, ogni albero è stato fatto secondo un'idea esistente nella Mente Divina. I filosofi greci sostenevano che il pensiero fosse astratto; ora, il Pensiero del Verbo di Dio si rivela sotto forma di Persona; la Sapienza assume aspetto di Personalità. Antecedente alla Sua esistenza terrena, Gesù Cristo è eternamente Dio, la Sapienza, il Pensiero del Padre.  

Nella Sua esistenza terrena, Egli è codesto Pensiero o Verbo di Dio che parla agli uomini. Una volta concepite e pronunziate, le parole degli uomini passano, ma la Parola di Dio è pronunziata fin dall'eternità e non può mai cessare di essere pronunziata.  

Con la Sua Parola, l'Eterno Padre esprime tutto ciò che comprende, tutto ciò che sa. Come la mente conversa con se stessa per mezzo del proprio pensiero, e per mezzo di codesto pensiero vede e conosce il mondo, così, come in uno specchio, il Padre vede Se stesso nella Persona della Propria Parola. L'intelligenza finita abbisogna di molte parole per esprimere certe idee; Dio, invece, parla una volta per sempre entro di Sé, e una Sua sola Parola raggiunge l'abisso di tutte le cose conosciute e conoscibili. In codesta Parola di Dio si celano tutti i tesori della sapienza, tutti i segreti delle scienze, tutti i disegni delle arti, tutte le cognizioni del genere umano. Cognizioni però che, paragonate al Verbo non costituiscono che una sillaba quanto mai debolmente balbettata.  

Nella perenne giovinezza dell'eternità, il Verbo era presso Dio.  

Ma ci fu, nel tempo, un momento in cui Esso non provenne dalla Divinità, così come c'è un momento in cui il pensiero formulato dalla mente dell'uomo non è ancora pronunziato. Allo stesso modo che il sole non è mai privo di splendore così il Padre non è mai privo del Figlio; e allo stesso modo che chiunque pensi non è mai privo di pensiero, così, su una scala infinita, alla Mente Divina si accompagna sempre la Parola. Dio non aveva impiegato i giorni eterni in una sublime quanto solitaria attività: aveva avuto sempre presso di Sé un Verbo a Lui affatto pari.  

«Tutto per mezzo di lui è stato fatto e senza di lui non è stato fatto nulla di ciò ch’è stato fatto. In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini. E la luce splende fra le tenebre e le tenebre non l'hanno accolta» (Giov. 1: 3-5)  

Tutto ciò che esiste nello spazio e nel tempo esiste in virtù del Potere creatore di Dio. La materia non è eterna, l'universo ha dietro di sé una Personalità intelligente, un Architetto, un Costruttore, un Sostegno. La creazione è opera di Dio. Lo scultore lavora sul marmo, il pittore sulla tela, il meccanico sulla materia, ma nessuno di essi può creare. Essi non fanno che formare nuove combinazioni di cose già esistenti: la creazione appartiene solo a Dio.  

Dio scrive il Proprio nome sull'anima di ogni uomo. La ragione e la coscienza sono la Divinità entro di noi nell'ordine della natura. I primi Padri della Chiesa erano usi a raffigurar la sapienza di Platone e di Aristotele come la presenza inconsapevole del Cristo entro di noi. Gli uomini sono come tanti libri che escono dalla tipografia divina, e sul cui frontespizio, anche se essi non recano alcun altro scritto, è perlomeno indissolubilmente stampato il nome dell’Autore. Dio è come la filigrana sulla carta, che quando vi sia impressa non ne scompare mai. 

Venerabile Mons. FULTON J. SHEEN

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