lunedì 24 febbraio 2020

TRATTATO SULL’INFERNO



ESORCISMO DEL 16/3/1982 


AUTOACCUSA DI GIUDA ISCARIOTA

Esorcista - Di' la verità e solo la verità in nome di Dio.

Giuda (NOTA - Oggi si tende a riscattare Giuda e a minimizzare la sua colpa: ben pochi si dicono certi della sua condanna eterna; quasi tutti sostengono non si possa affermare con sicurezza che Giuda sia all'inferno. Come è possibile sostenere questo se si pensa a quanto Gesù ha detto di lui: "Sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato" (Mc 14,21)? Starebbero ancora in piedi queste parole se, per vie diritte o storte, alla fine Giuda finisse in paradiso?) - Io ero superbo; il peccato della superbia mi guastava la mente e il cuore. Quando sono andato da Lui (Si riferisce a Gesù) per chiedergli di accettarmi tra i suoi, non è stato per umiltà e per spirito di servizio, ma per salire, per arrivare in alto. Era solo questo il mio intento. Io mi sono fatto consacrare apostolo con questa superbia nel cuore e, superbo com'ero, non ho voluto pentirmi dei miei peccati. Poi è venuta la disperazione, perché io sapevo di aver tradito il Sangue innocente. Ma la disperazione non è stato il mio peccato più grave, perché Lui avrebbe avuto pietà di me anche vedendomi così disperato. Lui avrebbe voluto aiutarmi, ma per me era troppo tardi, troppo tardi, troppo tardi (Lo grida con infinita tristezza). Magari io non fossi mai nato ... mai nato! Chiunque trova il coraggio dell'umiltà e va da Lui con il cuore pentito e si getta nella polvere, viene perdonato. Ma io non ho voluto perché ero troppo superbo, perché i demòni e l'inferno ormai mi possedevano. Io non potevo più (Lo urla con voce disperata), non potevo più, non potevo ... non volevo più! Io accuso me stesso.  E voi non dite, quasi a mia giustificazione, che ero disperato. E' stata la mia smisurata  superbia a impedirmi di chiedergli perdono. E' la superbia il peccato più grande! Un uomo può cadere nella disperazione con molte attenuanti, perché qualcun'altro lo ha spinto in quel baratro, ma la superbia no, è solo opera dell'uomo che ne è vittima. L'uomo superbo che osa mettersi al di sopra dell'Altissimo e di ogni altra persona, che confida solo in se stesso, che non ha compassione di nessuno, che giudica con durezza gli altri e li condanna senza nemmeno ascoltare le loro ragioni, è in gravissimo pericolo, perché è già in preda a un sentimento che gli acceca lo spirito. Io l'ho sperimentato su me stesso. Io ero superbo, disprezzavo l'umiltà, non ho voluto essere umile (Lo dice con voce debole). Non ho voluto, non ho voluto, non ho voluto! E' questo che mi ha portato all'impiccagione.

L'INFERNO E' IL PEGGIORE DEI MALI

Esorcista - In nome di...

Giuda - Io vorrei (Sospira affannosamente), io vorrei anche per mille e mille anni  sopportare le sofferenze più lancinanti, i dolori più tremendi, le agonie della morte, le pene più strazianti
... pur di uscire dall'inferno, pur di avere anche solo l'ultimo posto in paradiso. Sopporterei con gioia migliaia, milioni di anni di sofferenze, le più dolorose, pur di uscire da qui. Ma per me non c'è più speranza: io sono immerso in una grande tenebra, negli spasimi più atroci. E il mio dolore è di molto accresciuto per il fatto che io ero apostolo. La consacrazione e la dignità sacerdotale di cui ero insignito sono ancora in me e lo saranno per sempre ed è per questa consacrazione che io brucio e soffro più degli altri che non sono consacrati. Sono costretto a dirvi: avvertite i vescovi e i sacerdoti, avvertiteli e dite loro che la consacrazione che hanno ricevuto, se in Cielo sarà per loro un titolo di maggior onore, qui all'inferno diventerà un  motivo in più di dolore. Per noi consacrati i peccati pesano molto di più che per gli altri uomini. Questo vale oltre che per i vescovi e i sacerdoti anche per i religiosi e le religiose. Fatelo  sapere nei monasteri (Lo dice con voce angosciata). Anche l'ultimo dei consacrati, quello che si trova nel posto di minor importanza, davanti all'Altissimo ha, per i suoi peccati, una responsabilità molto più grande degli altri uomini.

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