Alla luce delle Rivelazioni a Maria Valtorta
Il Quinto Comandamento: “Non uccidere”.
Come viene giudicato da Dio chi abortisce? Dipende: se si pente o non si pente.
A questo riguardo vorrei che meditaste attentamente questo stralcio di catechesi che Gesù fa quando spiega le Opere di Misericordia corporale e spirituale, a proposito del visitare i carcerati 80 , dal quale si evince che cosa è per Dio chi commette il peccato di aborto e poi lo confrontaste con lo stralcio di dialogo fra Gesù e la samaritana Fotinai, al pozzo di Sichem 81 .
8 settembre 1945.
«[…] Perciò, non giudicando mai, siate pietosi ai carcerati. Pensate sempre che, se dovessero venire puniti tutti gli omicidi e i furti dell'uomo, pochi uomini e poche donne non morirebbero nelle galere o sul patibolo.
Quelle madri che concepiscono e che poi non vogliono portare alla luce il loro frutto, come si chiameranno? Oh! non facciamo giuochi di parole! Diciamo sinceramente ad esse il loro nome: "Assassine".
Quegli uomini che rubano reputazioni e posti, che li diremo? Ma semplicemente ciò che sono: "Ladri".
Quegli uomini e donne che essendo adulteri o tormentatori famigliari dei loro congiunti li spingono all'omicidio o al suicidio, e così quelli che, essendo i grandi della Terra, portano a disperazione i soggetti, e con la disperazione alla violenza, che nome hanno?
Eccolo: "Omicidi".
Ebbene? Nessuno fugge? Voi vedete che fra questi galeotti evasi alla giustizia, che empiono case e città e si strusciano a noi per le strade, e dormono negli alberghi con noi, e con noi dividono la mensa, si vive senza pensarci.
Eppure, chi è senza peccato?
Se il dito di Dio scrivesse 82 sulla parete della stanza dove convitano i pensieri dell'uomo - sulla fronte - le parole accusatrici di ciò che foste, siete o sarete, poche fronti porterebbero scritta, in carattere di luce, la parola "innocente".
Le altre fronti, a caratteri verdi come l'invidia, o neri come il tradimento, o rossi come il delitto, porterebbero le parole di "adulteri", "assassine","ladri", "omicidi".
Senza superbia siate dunque misericordiosi ai fratelli meno fortunati, umanamente, che sono nelle galere, espiando ciò che voi non espiate, per la stessa colpa. Ne avvantaggerà la vostra umiltà. […] ».
22 aprile 1945.
[…] «Dammi di quest'acqua, se è vero che la possiedi. Io mi stanco a venire fin qui. L'avrò e non avrò più sete, e non diverrò mai malata né vecchia».
«Di questo solo ti stanchi? Non di altro? E non senti bisogno che di attingere per bere, per il tuo misero corpo?
Pensaci. Vi è qualcosa da più del corpo. Ed è l'anima. Giacobbe non dette solo l'acqua del suolo a sé e ai suoi. Ma si preoccupò di darsi e di dare la santità, l'acqua di Dio».
«Ci dite pagani, voi... Se è vero ciò che voi dite, noi non possiamo essere santi...».
La donna ha perduto il tono petulante e ironico ed è sottomessa e lievemente confusa.
«Anche un pagano può essere virtuoso. E Dio, che è giusto, lo premierà per il bene fatto. Non sarà un premio completo, ma, Io te lo dico, fra un fedele in colpa grave e un pagano senza colpa Dio guarda con meno rigore il pagano.
E perché, se sapete d'esser tali, non venite al vero Dio? Come ti chiami?».
«Fotinai».
«Ebbene, rispondi a Me, Fotinai. Te ne duoli di non potere aspirare alla santità perché sei pagana, come tu dici, perché sei nelle nebbie di un antico errore, come dico Io?».
«Sì, che me ne dolgo».
«E allora perché non vivi almeno da virtuosa pagana?».
«Signore!...».
«Sì. Puoi negarlo? Va' a chiamare tuo marito e torna qua con lui».
«Non ho marito...».
La confusione della donna cresce.
«Hai detto bene. Non hai marito. Hai avuto cinque uomini ed ora hai teco uno che non ti è marito. Era necessario questo? Anche la tua religione non consiglia l'impudicizia.
Il Decalogo lo avete voi pure.
Perché allora, Fotinai, tu vivi così? Non ti senti stanca di questa fatica di essere la carne di tanti e non l'onesta moglie di uno solo?
Non ti fa paura la tua sera, quando ti troverai sola coi ricordi? con i rimpianti? con le paure? Sì. Anche quelle.
Paura di Dio e degli spettri.
Dove sono le tue creature?».
La donna abbassa del tutto il capo e non parla.
«Non le hai sulla Terra. Ma le loro piccole anime, alle quali tu hai impedito di conoscere il giorno della luce, ti rimproverano. Sempre.
Gioielli... belle vesti... casa ricca... nutrita mensa... Sì. Ma vuoto, e lacrime, e miseria interiore. Sei una derelitta, Fotinai. E solo con un pentimento sincero, attraverso il perdono di Dio, e per conseguenza il perdono delle tue creature, puoi tornare ricca».
«Signore, io vedo che Tu sei profeta. E ne ho vergogna...».
«E del Padre che è nei Cieli non ne avevi vergogna quando facevi il male?
Non piangere di avvilimento davanti all'Uomo...
Vieni qui, Fotinai. Vicino a Me. Io ti parlerò di Dio. Forse non lo conoscevi bene. E per questo, certo per questo, tu hai tanto errato 83 .
Se avessi conosciuto bene il vero Dio non ti saresti avvilita così.
Egli ti avrebbe parlato e sorretto...». […].
a cura del Team Neval
Riflessioni di Giovanna Busolini
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