mercoledì 26 febbraio 2020

“Il Vicario” di Hochhuth e il vero Pio XII



LA “ACCUSE” DI HOCHHUTH E LE “RISPOSTE” DELLA STORIA


Le “Confidenze” di ambienti romani

Per le “confidenze” che Hochhuth ha ricevuto in alcuni ambienti romani, tutti sanno come i funghi velenosi fioriscono ai piedi dei personaggi giganti, le cui responsabilità vanno al di là dell’intelligenza e della conoscenza comune. 
Del resto, Hochhuth non ne ha fatto alcun vaglio critico; non le ha confortate con alcun documento serio, ma si è accontentato delle “chiacchiere da salotto”. 
Perché non ha interpellato, invece dei “due collaboratori anonimi” di Pio XII, anche un altro Suo noto collaboratore, l’allora Mons. Montini,10 ben più vicino e serio e consapevole dell’opera del Pontefice? 

La “denuncia della firma del Concordato con la Germania” di Pio XII

Per la “denuncia del Concordato”11 con la Germania, come pretenderebbe Hochhuth, farò alcune considerazioni, storiche e ovvie. Il Concordato (“Reichskonkordat”) fu fatto per iniziativa del Governo di Berlino. Il Cardinal Pacelli non lo sollecitò neppure; (ancora non appariva chiaro il futuro della Chiesa Cattolica in Germania!) anche perché esistevano già i Concordati con la Baviera, la Prussia e il Baden; e questi bastavano. 
Se fosse stata la Chiesa a proporre il Concordato, si sarebbe costituita debitrice col Reich. 
Invece, la Santa Sede pose delle “condizioni” e, nel testo del Concordato, volle affermati tutti i diritti e le libertà che i cattolici tedeschi avevano acquistato dalla fine del Kulturkampf; come pure volle fossero riconosciute le scuole cattoliche.
La Santa Sede non rinunciò a nulla, neppure ai Concordati bavarese, prussiano e badense, che volle inclusi, come parte integrante, nel Concordato del Reich. 12
Se il Concordato fu smantellato, poi, pezzo a pezzo, ciò avvenne per la prepotente tracotanza dello Stato nazista. La responsabilità, perciò, ricade sul partito tedesco, e non sulla volontà della Santa Sede. Anzi, Essa non arrivò mai alla rottura. Il Concordato, infatti, sopravvisse al regime nazista. 13 
C’è da meravigliarsi, perciò, che siano proprio i comunisti a formulare certe denuncie, di connivenza col nazismo, alla Chiesa14, la sola, invece, che sin dall’inizio delle manifestazioni razziste seppe prendere netta posizione contro tale eresia anti-umana, e anti-cristiana; 15 la sola che denunciò il “Terzo Reich”, nonostante le tante mosse di “pragmatismo” e di “realismo politico” di altri partiti, già inginocchiati davanti alla dittatura totalitaria; la sola che denunciò il regime nazionalsocialista come un partner sospetto e infido; la sola che con la voce e gli scritti di Pio XI (collaboratore dall’allora Cardinal Pacelli!), prese posizione netta per gli oppressi. 
È un “fatto storico”, incancellabile e indiscutibile, invece, che è stata l’URSS la diretta responsabile della seconda guerra mondiale, con tutti gli orrori da essa derivati, per lo“storico patto germano-sovietico” del 23 agosto 1939.  
Nazismo e comunismo, allora, e per oltre due anni, furono in pubblica complicità.16
Invece di storpiare la Storia, per distogliere l’attenzione sui loro crimini, (ben superiori a quelli nazisti) 17, passati e presenti, i dirigenti comunisti avrebbero potuto leggere, almeno, alcuni degli innumerevoli “testi” con cui è dimostrato che, in Italia, per esempio, furono solo i giornali cattolici a battersi contro il nazismo Hitleriano! 
Cito almeno una delle “accuse” dell’“Unità” (24-3-‘64) contro Pio XII perché se ne veda la fine malizia dell’articolista, falsificatore di testi e di avvenimenti. Scrive: «... non vi è dubbio che questi (Pacelli) nutrisse una propensione particolare per la Germania, senza eccessiva ripugnanza per il regime. Tutti gli storici (!) sono d’accordo nell’attribuire a Mons. Pacelli, allora Nunzio Apostolico a Berlino, una parte di primo piano, nel convincere i dirigenti del Partito cattolico tedesco a votare i pieni poteri a Hitler. Del pari suo è il merito nella conclusione del Concordato che diede a Hitler un primo autorevole riconoscimento. Con amarezza l’ex Cancelliere Brûning, cattolico, commentava: “All’origine dell’accordo con Hitler, non si trova Pio XI, ma il Vaticano e il suo augure Pacelli che sogna un’alleanza eterna tra lo Stato autoritario e una Chiesa autoritaria, diretta dalla burocrazia vaticana”. 
Quasi a confermare la fedeltà a simili princìpi, Mons. Pacelli, diventato Pio XII, nominò “Cameriere segreto”, dopo la guerra, il suo partner tedesco nella stesura del Concordato: il nazista cattolico Von Papen. Ancor più autorevolmente, il 6 marzo 1939, quattro giorni dopo essere stato eletto al Pontificato, Papa Pacelli indirizzava - come ricorda Ernesto Rossi, sull’“Astrolabio” - una af fettuosa lettera a Hitler, in cui gli assicurava di rimanere “legato da intima benevolenza al popolo tedesco affidato alle sue cure (sue di Hitler ... )”».  

Vediamo, in breve, quanto siano sconnesse e impudenti queste insinuazioni dell’articolista dell’ “Unità”. 
Brûning fu Cancelliere del Reich quando il nazionalsocialismo avanzava (e non, certo, per i cattolici, i quali rimasero, sempre, all’opposizione!).
Quando Hitler giunse al potere (e nel modo violento che la Storia conosce!) per la Chiesa si pose il problema della sopravvivenza. Mentre, sotto Bismark, l’azione parlamentare del Partito di centro valse a respingere l’assalto del Kulturkampf, allora, invece, abolite le libertà parlamentari, (come lo è, oggi, ancora, sotto il comunismo!), non c’era che cercare di far sopravvivere le libertà religiose, accettando un “Concordato”. Era anche l’unico mezzo per limitare il totalitarismo nazista.18
Il “Concordato”, infatti, per la Chiesa, costituisce la comune unità di misura, per poter valutare i suoi atti con quelli del contraente. Il Cardinal Pacelli, quindi, comprese, subito, la necessità di un “Concordato” con la nuova Germania. Era l’unico mezzo per salvare il salvabile, con un uomo così infi do, come Hitler.19
La benevolenza di Hitler, infatti, verso Pacelli e i Cattolici fu così fine che il dittatore considerò, subito, la Chiesa e il cattolicesimo come mali da estirpare con metodi drastici! 
In quanto, poi, alla “affettuosa lettera” scritta da Papa Pacelli a Hitler - come vuole Tedeschi, sull’“Unità” - non è altro che la “comunicazione”, ufficiale, dopo la Sua elezione al Pontificato; comunicazione che rimise anche a tutti gli altri Capi di Stato, coi quali la Santa Sede era in relazioni diplomatiche. Il tono di “affettuosa”, poi, voluto dall’articolista, è lo spirito cristiano e diplomatico con cui è scritta. Pio XII approfitta, cioè, di quella occasione per esprimere la speranza di un “ravvedimento”, augurando bene, non a Hitler , ma al popolo tedesco.20
Del resto, nel libro in cui l’autore dell’“Astrolabio” ha pescato questo documento protocollare, vi si trovano anche ben altri numerosi documenti, in cui appare evidentissimo come la Santa Sede, (e, quindi, Pio XII!) non sia venuta meno, mai, al Suo dovere. L’amarezza, poi, dell’ex Cancelliere Brûning, può essere incomprensibile, come cattolico, in quanto non ha saputo né vedere né valutare le ragioni e i motivi religiosi dell’opera pontificia. 
Ma la Chiesa è rimasta, saggiamente, al di sopra della mischia. Per questo, Pio XII rinuncerà, anche, di riconoscere l’Unione Sovietica, dopo l’aggressione di Hitler, nonostante le pressioni del Presidente americano, Roosevelt, in una sua lettera personale a Pio XII. 
Oltre la rottura del Concordato, Hochhuth avrebbe voluto che Pio XII avesse incitato tutti i cattolici alla ribellione contro il Partito nazista; avrebbe voluto che anche Lui fosse andato a morire in un campo di sterminio nazista, con la stella di David sul petto! 
Solo così - sempre secondo Hochhuth - Hitler avrebbe desistito dalla sua folle impresa criminale.
Come risulta chiaro, ormai, l’ar gomentare di Hochhuth non si inquadra più neppure nel contesto storico: oltre che su un falso ragionamento, (che è, poi, una semplice ipotesi: « se il Papa avesse protestato pubblicamente, Hitler avrebbe cessato dal massacro»), il suo ar gomentare fanciullesco è senza senso. Con i “se”, i “ma” e i “forse” non si fa la Storia!21 Se avesse letto, invece, i “diari” di Goebbels, avrebbe trovato scritto che Hitler voleva la liquidazione della Chiesa Cattolica; avrebbe compreso come quel pazzo scatenato avrebbe spezzato qualsiasi resistenza e domata la rivolta cattolica con un altro massacro peggiore. 22
Se avesse conosciuto il testo della Conferenza dell’ebreo dott. Kubowitzki, tenuta al Congresso mondiale, ad Atlantic City, nel novembre 1944, avrebbe letto anche questo: «Noi sappiamo che i tedeschi non si lasciarono distogliere dai loro progetti da questi avvertimenti; denunciare, quindi, il Concordato ed aizzare alla ribellione il popolo cattolico, non solo non sarebbe servito a nulla, ma, anzi, avrebbe aizzato ancor di più il furore criminale di Hitler».23
E Pio XII, da altissimo uomo politico e reggitore di popoli, non poteva avere una valutazione delle cose così illusoria, fantasiosa e puerile come quella presentata dal libellista tedesco.24
La conoscenza dei “documenti diplomatici” rivela chiaramente che se Pio XII avesse realizzato una simile rottura, avrebbe solo favorito il gioco di Hitler. 
Il Concordato, infatti, come dissi, è una formula giuridica che garantisce le condizioni di vita e le attività della Chiesa. Ora, la denuncia di esso, fatta proprio dalla Chiesa, avrebbe dato all’avversario un’arma efficacissima di propaganda, e un pretesto, apparentemente legittimato, per liquidare il cattolicesimo.
La denuncia del Concordato, cioè, avrebbe dato modo a Hitler, di associare la Chiesa a correità con gli Ebrei, nell’a ver voluto la guerra, avrebbe portato, di conseguenza, alla rottura delle relazioni diplomatiche, e al distacco da Roma; fatto di gravissime conseguenze e per la Gerarchia stessa e per i fedeli.25
Un tale intendimento, del resto, era già nell’animo di Hitler. Ne fa fede la lettera dell’Episcopato tedesco, scritta dopo una loro riunione a Fulda, a conclusione dei loro lavori, nel giugno 1942, mandata a Pio XII. È una accorata esposizione delle misure repressive, già in atto, nel Reich, e presaga di peggiori prossime misure. 
Queste sarebbero venute, e subito, se si fosse rotto ogni contatto con Roma papale. 26
Ma Pio XII era troppo intelligente per of frire a Hitler una tale arma! Anche se non si fidava della fede nazista, pure, mantenendo fede, Lui, al Concordato, poté inviare, dal 1933 al 1939, ben oltre 90 “note” di protesta. E questo lo poté fare, appunto, perché c’era un “Patto”, offerto e liberamente accettato e firmato. 27

Inoltre, possiamo aggiungere che il libellista tedesco (come l’articolista dell’“Unità!”) ignorò che la Chiesa non è una organizzazione politica, né un centro di rivoluzione o di resistenza armata. Come pure ignorò l’inef ficacia delle scomuniche su chi, ormai, ha già varcato le soglie dell’idiozia o del crimine!28
Tutto ciò il comunismo (fratello del nazismo!) cercò di farlo dimenticare, con parole vuote, con ar gomentazioni false e capziose. 

Ma farebbe meglio a ricordare che solo la Chiesa cattolica, in tutti i tempi, ha difeso l’uomo e le sue libertà; mentre il comunismo ateo è, tuttora, l’affossatore di ogni libertà naturale e cristiana! 29

sac. Luigi Villa

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