sabato 22 febbraio 2020

GESU' EUCARISTIA



l’amico che ti aspetta sempre

LA COMUNIONE


b) Purezza e preparazione

La purezza è di grande importanza per unirci a Dio in Cristo. Essa è innanzitutto rettitudine e sincerità di vita in accordo con lo stato di vita di ciascuno. Quando Dio trova un’anima pura, retta e sincera, che lo cerca con tutto il cuore, con il desiderio di abbandonarsi totalmente a lui, erige in essa il suo trono facendola divenire il centro della creazione.
Teilhard de Chardin nell’opera «L’ambiente divino» cita un racconto di Benson: «Un veggente arriva ad una cappella isolata nella quale prega una religiosa. Entra. Ed ecco che intorno a questo luogo solitario vede l’universo intero che si struttura, si muove e si organizza secondo il grado di intensità e di inflessione dei desideri della povera orante. La cappella si era trasformata in un polo intorno al quale girava tutta la terra. La contemplativa sensibilizzava e animava attorno a sé tutte le cose, perché credeva; la sua fede era operante perché la sua anima purissima la poneva molto vicino a Dio... Per lo stesso motivo quando giunse il momento in cui Dio decise di realizzare davanti ai nostri occhi l’Incarnazione, dovette suscitare nel mondo prima di tutto una purezza capace di attirarlo a noi. Aveva bisogno di una Madre. Allora creò la Vergine Maria, ossia fece sì che sulla terra apparisse una purezza così grande da poterlo attirare come piccolo Bambino. Ecco la potenza della purezza che fa sì che nasca il Divino tra noi».
Perciò dobbiamo accostarci alla Comunione con cuore puro. «Oh, se potessimo comprendere chi è quel Dio che riceviamo nell’Eucaristia, allora sì, con quale purezza di cuore ci accosteremmo a lui» (santa Maddalena de’ Pazzi). E tuttavia, che tristezza vedere alcun persone ricevere l’Eucaristia senza confessarsi da molto tempo, vestiti in modo poco decoroso, distratti, senza fede né devozione... Bisogna stare molto attenti che non cada mai nessuna particola in terra mentre si dà la Comunione. Già Tertulliano al suo tempo scriveva: «Ci affliggiamo quando cade in terra qualcosa dal nostro calice o dal nostro pane» (De Corona 3). San Cirillo di Gerusalemme nella sua Catechesi mistagogica scrive: «Se qualcuno ti offrisse polvere di oro, non la conserveresti con somma cura? E non avresti ancora più cura di non far cadere nessuna particola di ciò che è più prezioso dell’oro e delle pietre preziose?» (5, 21). Inoltre nel momento della Comunione si dovrebbe sempre utilizzare la patena. Così sancisce la Costituzione Apostolica «Messale Romano» di Paolo VI al numero 117: «Colui che si comunica risponda Amen, e riceva il Sacramento tenendo la patena sotto la bocca».
D’altra parte, «La Chiesa esorta i fedeli...a ricevere l’Eucaristia almeno una volta all’anno, se possibile durante il periodo pasquale (dopo essersi confessati). Però consiglia vivamente ai fedeli di ricevere la santa Comunione la domenica e i giorni di precetto e anche più spesso, anche tutti i giorni» (Cat 1389). Soprattutto si raccomanda che «i fedeli si comunichino ogni volta che partecipano all’Eucaristia» (Cat 1388). Ma «chi sa in coscienza di essere in peccato grave deve accostarsi al Sacramento della Riconciliazione prima della Comunione» (Cat 1385). Bisogna osservare anche un’ora di digiuno prima di comunicarsi (ma si può bere acqua e gli ammalati sono dispensati dal digiuno).
Poiché Cristo è tutto presente tanto nel pane come nel vino «la Comunione sotto la sola specie del pane fa già che si riceva tutto il frutto di Grazia proprio dell’Eucaristia. Per motivi pastorali questo modo di comunicare si è stabilito in modo legittimo come il più abituale nel rito latino. La Comunione sotto le due specie ha un’espressione più piena a motivo del segno, poiché in questo modo si manifesta più pienamente il segno del banchetto eucaristico. È il modo abituale di comunicare nei riti orientali» (Cat 1390).
Secondo l’ordinamento generale del Messale Romano N° 242 (14) i membri delle comunità religiose possono ricevere ogni giorno la Comunione sotto le due specie nella messa conventuale o di comunità. I fedeli laici possono farla in determinate circostanze o in gruppi speciali. Ciò che più conta è unirci a Cristo, anche solo con l’ostia riceviamo il suo Corpo, il suo Sangue e la sua divinità. In questo momento, sigilliamo la nostra unione, amicizia e alleanza, unendo il nostro sangue con il Sangue di Gesù per sempre. Non dimentichiamo che le nuove alleanze con Dio si scrivono con il sangue, come Cristo sulla Croce. Ripetiamo con Lui: «Questo è il calice del mio Sangue, Sangue della nuova ed eterna Alleanza, versato per voi e per tutti per il perdono dei peccati».
Attualmente si può fare la Comunione fino a due volte al giorno, ma «solamente all’interno della celebrazione eucaristica» (canone 917). Tuttavia non bisogna accostarsi alla Comunione per costume o per abitudine. Ogni comunione deve essere unica. «Dobbiamo essere vigilanti perché questo grande incontro con Gesù nell’Eucaristia non diventi per noi un atto abitudinario e non lo riceviamo indegnamente, cioè in peccato mortale» (Paolo VI, lett. Sul culto dell’Eucaristia N° 7). Sarebbe bene confessarsi una volta al mese e comunicarsi ogni giorno. Ma non bisogna perdere la Comunione a causa di alcuni scrupoli di coscienza; andiamo a confessarci e se non è possibile, facciamo la Comunione se non abbiamo coscienza chiara di peccato mortale. Dopo, il più presto possibile, si può confessare ciò che ci inquieta, si potrebbe persino chiedere la confessione al celebrante dopo la Messa. Non bisogna cadere nella tentazione di non fare la Comunione per qualsiasi scrupolo. Questo è ciò che vuole il demonio per privarci di tante benedizioni che potremmo ricevere nella Comunione. Perciò santa Margarita Maria Alacoque diceva: «Non possiamo dare maggior gioia al nostro nemico il demonio di quando ci allontaniamo da Gesù e lasciamo l’Eucaristia».
Santa Teresina di Gesù Bambino scriveva a sua cugina Maria Guerin: «Quando il demonio è riuscito ad allontanare un’anima dalla Comunione, egli ha guadagnato tutto e Gesù piange. Oh, Maria cara, pensa che Gesù è lì, nel tabernacolo, espressamente per te, solamente per te e arde dal desiderio di entrare nel tuo cuore. Non ascoltare il demonio, burlati di lui e vai senza paura a ricevere il Gesù della pace e dell’amore. Ma ti sento già dire: Teresa pensa questo perché non conosce le mie miserie... Sì, le conosce e ti assicura che puoi andare senza timore a ricevere il tuo unico vero Amico. Anche lei è passata per il martirio degli scrupoli, ma Gesù le ha concesso la grazia di comunicarsi sempre, anche quando pensava di aver commesso grandi peccati. Ebbene, ti assicuro: ha riconosciuto che era l’unico mezzo per sbarazzarsi del demonio.
È impossibile che un cuore, la cui unica gioia consiste nel contemplare il tabernacolo (e amare Gesù), lo offenda fino al punto di non poterlo ricevere. Ciò che offende Gesù, ciò che gli ferisce il Cuore è la mancanza di fiducia. Sorellina cara, comunicati, comunicati; questa è l’unica cura se vuoi guarire».
Inoltre è molto importante non trascurare il momento di ringraziamento dopo la Comunione, almeno per quei 10 o 15 minuti in cui le specie sacramentali durano in noi, cioè mentre siamo in contatto con la SS. Umanità di Gesù. Santa Maddalena de’ Pazzi affermava: «I minuti che seguono la Comunione sono i più preziosi della nostra vita. Sono i minuti più propizi, da parte nostra, per parlare con Dio e, da parte sua, per comunicarci il suo amore». Sono minuti preziosi, soprannaturali, che per nessun motivo possiamo sprecare in distrazioni o conversazioni. Non dobbiamo perdere il rispetto per Dio. La nostra fiducia va accompagnata da reverenza.
Non si può accettare la pratica di tante persone che escono dalla chiesa immediatamente dopo la comunione. È risaputo che san Filippo Neri inviò, una volta, due chierichetti con le candele accese perché accompagnassero una signora che era uscita dalla chiesa  subito dopo la Comunione.
«O fratelli, se potessimo comprendere il fatto che, mentre le specie sacramentali sono dentro di noi, Gesù è lì, in unione con il Padre e lo Spirito Santo... cioè tutta la SS. Trinità è nella nostra anima. Quale paradiso di felicità!» (santa Maddalena de’ Pazzi). Per questo san Giuseppe Cottolengo raccomandava alla sorella che faceva le ostie: «Fai le ostie più spesse in modo che io possa gustare la compagnia del mio Gesù molto tempo. Non voglio che le sacre specie si dissolvano velocemente». Non dimentichiamo che riceviamo il Re e Signore dei cieli, che è onnipotente. E che per l’Eucaristia, come dice sant’Agostino «ci trasformiamo in ciò che riceviamo» (Sermo 57, 7).
Una sola Comunione vale più di tutto l’universo. Perciò, non perdere mai, in modo colpevole una Messa o una Comunione, perché una che si perde è persa per sempre. «Una Comunione è infinitamente più preziosa di tutto il creato» (santa Maddalena Sofia Barat). Per questo i santi desideravano la Comunione. Si racconta nella vita di santa Gemma Galgani, in quella della venerabile Monica di Gesù e nella vita di molti altri santi, che quando erano ammalati e non potevano andare a Messa, il loro angelo custode portava loro la Comunione. Santa Margarita Maria Alacoque affermava: «Desidero tanto ricevere la Comunione che, se dovessi camminare scalza su un sentiero di fuoco per averla, lo farei con indicibile gioia». Santa Caterina di Genova anelava tanto di comunicarsi che diceva: «Se dovessi camminare per miglia e miglia su carboni ardenti per ricevere Gesù, direi che il cammino è facile, come se avessi camminato su un tappeto di petali di rose». La venerabile Candida dell’Eucaristia asseriva: «Privarmi della Comunione è come subire un’operazione chirurgica... La Comunione è parte essenziale del mio organismo spirituale. Quando faccio la Comunione mi immergo nel limpidissimo mare di Gesù, lì affido la mia anima e lì riposo».
Santa Teresa di Gesù affermava: «Ho un tale desiderio di fare la Comunione che non so se potrei farne a meno. Una mattina in cui pioveva tanto sembrava non si potesse uscire di casa. Ero così fuori di me per questo desiderio, che anche se mi avessero trafitto il petto con delle lance vi sarei passata, tanto più per dell’acqua. Quando arrivai in chiesa ebbi un grande rapimento... feci la Comunione e partecipai alla Messa e non so nemmeno come. M’accorsi che erano due le ore che ero stata lì in quel rapimento e in quella gloria» (V. 39, 22-23).
Non c’è da meravigliarsi che san Filippo Neri dicesse: «Il mio desiderio di ricevere Gesù è così grande che non trovo pace mentre aspetto». «Quanta poca carità e debole devozione hanno coloro che trascurano facilmente la sacra Comunione. Al contrario quanto è beato colui che vive così bene e conserva la sua coscienza con tanta purezza, al punto che è disposto a fare la Comunione quotidianamente». (Kempis IV, 10, 5). «Qui si raccolgono abbondanti frutti di eterna salvezza ogni qualvolta è ricevuta dignitosamente e con devozione» (Ib IV, 1, 9). 
Una volta santa Teresina del Bambino Gesù, gravemente ammalata, si trascinò con grande fatica per ricevere la Comunione. Una religiosa che la vide le disse: «Non dovresti fare tanta fatica per andare a fare la Comunione, dovresti rimanere nella tua cella». Ed ella rispose: «Oh, cosa sono queste sofferenze paragonate a una sola Comunione?».
 Raccontano i biografi del cardinal Newman, che quando era sul punto di convertirsi dall’Anglicanesimo al Cattolicesimo, alcuni amici volevano dissuaderlo, dicendogli di riflettere bene su ciò che stava per fare: “Se ti fai cattolico”, gli dissero, “perderai i tuoi cospicui introiti, che ammontano a quattro mila sterline all’anno”. Egli rispose: «Cosa sono queste quattromila sterline paragonate a una sola Comunione?». La Comunione ha un così grande valore che «se gli angeli potessero provare invidia, ci invidierebbero la SS. Eucaristia» (san Pio X). La Comunione è il «pane supersostanziale...che è vita dell’anima e perenne salute della mente». (MF 8). La Comunione è l’abbraccio dell’amico Gesù che ti inonda con il suo divino amore.

Angel Peña

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