Si spiegano alcuni istintl di spiriti dubbiosi ed incerti.
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§. III.
153. Spirito che è portato a cose insolite, singolari e non proprie del suo stato, è grandemente dubbioso. Così, dubbioso sarebbe lo spirito di un religioso di vita attiva o mista, che amasse soverchiamente la solitudine, la ritiratezza e la contemplazione. Dubbioso altresì lo spirito di un religioso di vita contemplativa, che volesse attendere alla salute spirituale de' prossimi con la predicazione e con altre opere proprie della vita attiva. Dubbioso lo spirito di una maritata che non volesse adattarsi ai suoi impieghi, ma amasse menar vita da monaca nella sua casa; e di un ammogliato che volesse, in quanto all'esteriore, vivere da religioso. Dubbioso sarebbe lo spirito di quel claustrale che circa il vestire, circa il cibarsi, e circa le altre sue quotidiane operazioni volesse allontanarsi dalla prescrizione delle sue regole, e dalle consuetudini del suo monastero. E ciò per molte ragioni. I. Perché la divina Provvidenza, tanto nell'ordine naturale, quanto nel soprannaturale, opera senza violenza. con molta soavità; e però si accomoda allo stato di ciascuno, né ci suole ispirare cose aliene dalla nostra professione. II. Perché il demonio sapendo che le cose nuove e singolari di ordinario eccitano ammirazione in chi le vede e vanità in chi le pratica, è molto amico di suggerirle alle menti poco umili e meno caute allettandole con l’apparenza di una rara virtù. III. Perché la nostra Messa natura superba inclina a quelle cose che la distinguono sugli eguali e la fanno comparir singolare. E però i santi hanno sempre biasimato queste singolarità; e S. Benedetto con una regola o istruzione particolare le ha bandite da' suoi monasteri: prescrivendo ai suoi monaci per ottavo grado di umiltà, di non far cosa che discordi dalle loro regole e dall'esempio de' loro maggiori (S. Bern. Regula, cap. 7). Onde né pure il direttore deve, di legge ordinaria, approvare quest'istinti di cose particolari ed insolite.
154. Ciò non ostante neppur dobbiamo correr subito a condannare o biasimare chi abbia l’uso di praticarle, perché sappiamo che sono state talvolta praticate ancor da' santi che possedevano lo spirito vero di Dio. Sappiamo, che S. Simone Stilita dimorò per molti anni sulla cima di una colonna esposto giorno e notte al sole, a venti, alle brine, alle piogge ed a tutte le intemperie dell'aria, in un tenore di vita molto dissimile dalla vita degli altri monaci. È certo che S. Bernardo professava vita contemplativa in luoghi ermi e solitari: e pure usciva talvolta dal chiostro e dalla solitudine, e si tratteneva lungamente tra' tumulti del secolo, per predicare ai popoli, per trattare con principi ecclesiastici, e secolari negozi di gran gloria di Dio, e fino per eccitare guerre sacre in benefizio di santa chiesa. Chi non vede, che intromettersi nel maneggio di pubblici aggiustamenti anche con i sommi pontefici, l'essere ambasciatrice de' papi ai principi per la spedizione di grandi affari, non sono impieghi proporzionati al sesso ed allo stato di una devota verginella? E pure in questi s'impiegò S. Caterina da Siena. Ognuno sa, che S. Maria Maddalena de' Pazzi per cinque anni andò scalza; e, eccettuati i giorni di domenica, digiunò in pane ed acqua, non astante che tali rigori fossero molto singolari nel suo monastero. Sicché voglio inferire che vedendo noi alcuna donna, alcun uomo secolare, od alcun religioso praticare cose insolite, affatto aliene dal suo stato o dal suo istituto, non dobbiamo subito precipitargli addosso una condanna. di spirito falso ed illuso; ma dobbiamo più tosto esaminare le qualità del di lui spirito, se sia retto, se sia grande, se sia straordinario: se negl'impulsi ch'egli ha a cose singolari, vi si scorgono tutti que' caratteri che possono dichiararli santi e divini; e sopra tutto, se vi siano quei due grandi caratteri dell'obbedienza e dell'umiltà. Di fatto, appunto dell'obbedienza, quasi di pietra di paragone, si servirono quegli antichi monaci per discoprire da quale spirito S. Simone Stilita fosse spinto a menare una vita tanto particolare sulla cima di un sasso. Gli spedirono due messi a intimargli quest'ordine: che discendesse tosto dalla colonna, e andasse a vivere in comunità con gli altri monaci. Però nel tempo stesso diedero ai messi l’istruzione: che se egli obbediva prontamente, lo confortassero a rimanere: parendo loro che questa sola obbedienza potesse essere argomento bastevole a provare la rettitudine di quello spirito: ma se avesse ripugnato di soggettarsi ad un tal ordine, ne lo traessero giù a viva forza; stimando che potesse bastare questa sola disubbidienza per riputarlo illuso. (Vitae Simeon Stylitae op. Bolland. die 5. lan. ex Metaphr. c. 4) Ma il santo che era internamente regolato dallo spirito del Signore, al primo udire la volontà dei suoi superiori alzò subito il piede per discendere, e abbandonare la sua diletta colonna. E così meritò di rimanervi e di continuarvi la sua penitentissima vita.
Ecco dunque una chiara prova, ed un segno chiaro per discernere le spiriti particolari: metterli al cimento dell'obbedienza in quelle stesse cose singolari a cui inclinano.
155. L'altro carattere che devono avere questi spiriti particolari, si è una ben profonda e radicata umiltà, per cui punto non si commuovano alle lodi ed agli applausi che sogliono nascell'e dalle cose insolite. La ragione, a mio parere, è manifesta. Lo spirito che incita ad intraprendere cose nuove, non solite a costumarsi dagli altri, se sia mosso dal demonio o dalla propria natura, inclina sempre a distinguersi tra gli eguali, e ad acquistarsi estimazione e lode. Se dunque la persona non si risente alle lodi, né si lascia punto smuovere dal fondo della sua umiltà, è segno, che un tale spirito non è istigato dal demonio, ma ispirato da Dio padre degli umili.
156. Si avverta ancora, che eleggendo Iddio un'anima per cose non proprie del suo stato, o poco confacevoli allo stato di vita che ha abbracciato, suol dare segni speciali della sua volontà. Così giunta S. Caterina da Siena alla presenza di Gregorio XI per trattar la riconciliazione dei Fiorentini con la santa Chiesa, manifestò al sommo pontefice i pensieri e i desideri occulti che nutriva nel cuore, di tornare a Roma, da lui non palesati ad alcuno: e con questo diede Iddio chiaro segno che la santa vergine era stata ispirata da lui ad intraprendere quella spedizione, benché improporzionata alla sua condizione. Così occupandosi S. Bernardo fuori del chiostro con i secolari in pubblici o privati maneggi, faceva ad ogni ora miracoli, con cui il Signore autenticava il suo spirito. Così a Santa Maria Maddalena de' Pazzi gonfiavasi le gambe se si calzava come le altre religiose sue pari, e svaniva ogni gonfiore se andava a piedi nudi; se digiunava a pane e acqua riteneva il cibo e le faceva buon pro, ma se prendeva alme vivande tosto con impeto le rigettava. Conchiudo adunque, che se il direttore, oltre i caratteri di buono spirito, troverà di più nel suo discepolo questi segni manifesti del divino volere con più ragione potrà approvargli quelle operazioni a cui si sente ispirato, benché siano singolari. Però, fuori di questi casi straordinari, tutto lo studio del direttore dev'essere, che suoi penitenti camminino sempre per le vie battute, che sono le più sicure e le più conformi all'ordine soave della divina Provvidenza; e perciò. se questi siano religiosi, non permetterà loro mai di uscire dai cancelli del loro istituto; se siano secolari, non accorderà loro cose aliene dal loro stato; ricordandosi sempre: che lo spirito amante di novità, di legge ordinaria, non è buono.
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G. BATTISTA SCARAMELLI