giovedì 16 aprile 2020

Regina della Famiglia



Apparizioni a Ghiaie 

Il processo canonico e la seconda negazione 
***
Prima seduta 


Sono presenti tutti i membri del Tribunale in una sala a  sinistra dell'ingresso principale della Casa del Noviziato delle  Suore della Sapienza (a Bergamo), in via S. Giacomo, 8. Sono le  ore 10.10 del 21 maggio 1947. 
Alle ore 10.15 entra la bambina Adelaide, accompagnata 
dalla superiora, la quale esce subito. 
Il Presidente del Tribunale apre il plico dell'interrogatorio  preparato dal promotore della Fede, mons. V. Cavadini e, dopo  aver fatto giurare la bambina di dire tutta la verità e solo la verità  e di mantenere il segreto su quello che le verrà chiesto, le  propone le singole domande. 
Mi chiamo Adelaide Roncalli di Enrico, nata il 23 aprile  1937. Sono qui dal luglio 1946. Qui mi chiamano Maria Rosa. Il  perché me lo sono immaginato: qui ci sono tante bambine, per  non far capire che sono io... 
Sì, so che cosa è il giuramento, ma non ho mai giurato.  Non mi sono immaginata il perché mi hanno chiamato. Ma  adesso lo penso: cioè, per interrogarmi sulla Madonna. Nessuno  mi ha suggerito nulla. 
Ero andata a raccogliere i fiori, perché per andare nelle  nostre stanze vi era una scala con la statua della Madonna: è la  casa di una detta "Fiura". Nessuno mi aveva detto di andare a  cogliere fiori. Era la prima volta. Andavo con le mie compagne. 
Non mi ricordo come era la statua della Madonna: mi sembra  con le mani giunte. Non so chi l'abbia messa. Delle compagne  una si chiamava Bettina, poi c'era mia sorella Palmina; poi la  Severa, la Giulia. Le altre non le ricordo. Eravamo sette o otto. 

 Era la prima volta che andavamo in quel luogo a cogliere fiori. 

 Sono andata per la mia spontanea volontà: nessuno mi  aveva invitato. Le compagne le ho chiamate io, andavo sempre  insieme a giocare. Alcune erano più anziane di me. La Giulia  aveva 10 anni: faceva la prima con me. Sono venute subito: siccome avevamo la carriola, ci divertivamo con la carriola. 

 No, io non avevo mai sentito. Al teatrino una volta ho  visto i fatti di Fatima; ci sono stati dei lampi e tre pastorelli, ma  non parlavano; solamente si vedeva che avevano paura. Ai  lampi mi sono spaventata. E dal palco è venuto su un fuoco.  C'era sotto una suora che lo faceva venir su. Non so se era vero  o finto; si vedevano delle scintille. Credevo allora che rappresentasse l'inferno e mi sono spaventata. Non mi ricordo quando  fu fatto il teatro; ma era d'estate, perché c'era il sole. Io allora  andavo all'asilo. E poi hanno fatto un'altra recita e c'erano gli  angeli ed anch'io facevo l'angelo. Stavo così, con le braccia  incrociate; non ricordo se avevo le ali. E non mi sono mai  mossa; ed avevo piacere perché anch'io volevo diventare un  angelo. Poi non mi hanno messa più nel teatro perché avevo i  capelli troppo corti: non era perché ero superbietta. Stavo lì proprio ferma perché pensavo: Se diventassi anch'io un angelo!  Non li ho mai visti gli angeli venire a tirarmi le orecchie né a  farmi carezze. Li avevo visti dipinti. 

 Non avevo pensato: pensavo che erano fortunati quei tre  bambini... poi noi non abbiamo giocato a fare gli angeli, ma a  far la maestra e a far le recite di quello che ci capitava. Così  quando eravamo piccole, vedevamo qualcuno morire e fingevamo anche noi di morire. Così una volta sul palco una sembrava morta davvero; ma poi l'ho vista camminare e allora ho  capito che non era morta. 

 Non se n'è parlato. Andavamo nel campo dei pini a  prendere fiori e non pregavamo. Nessuno aveva parlato di apparizioni. Mia mamma mi raccontava delle storie che lei stessa  inventava, ma non mi parlava della Madonna. Eravamo andati  con la carriola e la menavamo un po' ciascuno. Era una carriola  piccola che aveva fatto mio padre. 

 Ho visto una luce che veniva avanti e mi sono spaventata, e dopo a poco a poco ho visto una persona. Era una luce in  forma di ovale. Ho detto tra me: "Cosa è quella luce?". Mi sono  spaventata e mi sono sentita male e non riuscivo più a parlare.  Non ricordo se sono caduta a terra. Ho visto una faccia e il  corpo dentro quella luce. Non so quanto tempo è durata. Era un  po' in alto distante due o tre metri, ma un po' più bassa di questo soffitto (e indica il soffitto della stanza alto pressappoco 4 o  5 metri). Ho visto una Signora. Mi sembra di averla vista vestita  di bianco con il manto celeste, non tanto lungo e la fascia celeste. Aveva delle rose sui piedi, una per piede; non ricordo il  colore. Roselline così un po' più grandi di quei batuffoli che  mettono sulle scarpe. Le mani erano giunte. Non ricordo se  guardava il cielo o me. Era alta un po' più della mia mamma e  più magra. 

 Le compagne mi dissero: "Ti sei sentita male? Dicci che  cosa hai visto. La Madonna?" (mi ha detto una). E io ho detto  che se mi conducevano fino ad un certo punto della strada con  la carriola glielo dicevo. 

Così, spontaneamente ho detto così: per fare aspettare un po'. 

Pensavo di dire una cosa seria. Io ho fatto per davvero. 

 Mentre ero all'apparizione la prima volta, mia sorellina  mi ha detto che è corsa dalla mamma a dire che l'Adelaide era  morta in piedi. Non mi ricordo di aver detto più tardi, mentre  ero dalle Orsoline, di non aver visto la Madonna alla mamma. E  non ricordo di averlo detto neppure a don Cortesi. E neppure N. B. - Si contesta alla bambina la negazione da lei fatta alla  mamma e si legge la relazione che è in atti. La bambina dichiara  di non ricordare. E soggiunge: 

Forse l'ho detto per scherzo. Alle parole della relazione: 
- È proprio vero che non ho visto la Madonna, ripete: - L'  avrò detto per scherzo. Ma io l'ho vista la Madonna. Allora ho  abbassato la testa spontanea, perché l'avevo detto per scherzo.  E continua a dire che l'avrà detto per scherzo.- Io non ricordo di  aver mandato un biglietto, né alla mia mamma né al vescovo. Io  l'avrò detto che non era vero, ma l'avrò detto per scherzo. 
Il giudice continua a leggere la relazione ed ella soggiunge: 

 In collegio ci stavo volentieri. Credo che mi abbia 
domandato se volevo andare a casa. 
Il giudice continua a leggere e a relativa domanda la bambina aggiunge: 

 La Maria e l' Annunciata non mi hanno detto niente. Io so  che un giorno è venuta la mia mamma a trovarmi e mi ha detto  così, ma io l'ho detto per scherzo. E mi ha chiesto se era vero che  non avevo visto la Madonna, ma io ho detto per scherzo. 
La bambina non ricorda quanto si afferma nella relazione  riguardo alla confessione sua alla mamma nella notte. E a  rispettiva domanda aggiunge: 

 A don Cortesi non ricordo se ho risposto sì o no, se  avevo visto la Madonna. Con don Cortesi avevo confidenza; non  è mai stato duro con me; mi portava le caramelle e anche i confetti,  e una volta, durante le apparizioni mi portò un uovo grande credo  di legno, con dentro i dolci. 
La bambina continua a ripetere che non ricorda se ha detto  a don Cortesi di non aver visto la Madonna. Monsignor Cavadini  legge a pagina 228 del terzo volume di don Cortesi. La bambina  dichiara di non ricordare quanto viene letto. Non ricorda di aver  detto di non aver visto la Madonna neppure alle Suore Orsoline e  continua: 
- Le Suore Orsoline certe volte me le davano, quando dicevo di aver visto la Madonna: per esempio suor Ludgarda; così anche al lavoro,  quando per esempio non avevo l'ago. Allora dicevo che l'avevo vista  anche se mi battevano. Non mi battevano però tanto forte forte.  Me le davano anche quando dicevo di aver visto la Madonna. Non  ricordo di avere detto neppure a suor Rosaria e a suor Michelina. Io  non so se le suore credevano o no se avevo visto la Madonna.  L'ultimo che mi ha interrogato credo sia don Cortesi. 
Monsignor Bramini qualche volta mi ha domandato qualche  cosa, ma non proprio come qui. Non mi ha insegnato cosa dovevo  dire. Io non ricordo che sia stato qui Padre Petazzi: qui non è stato mai  nessuno fuori di mons. Bramini. Il mio parroco è venuto qui un giorno o  due prima che venisse il curato. Il curato è venuto una sera in tempo di  studio a trovarmi, dopo Pasqua. Ho visto una volta il superiore delle  Suore Clarisse di Boccaleone, un cappuccino. 
Le si mostra la lettera: la bambina, sorridendo al vederla  esclama: - È la mia scrittura. Io avevo scritto su un foglio doppio,  ma siccome il primo si è macchiato allora l'ho riscritto sul secondo. Io  non ricordo se questo sia il primo o il secondo: mi pare il primo. L'altro  foglio l'ho dato a don Cortesi: a me sembra di averlo dato a don  Cortesi. Questi fogli li ho scritti in una stanza delle Orsoline in città  bassa: era presente appena don Cortesi. Lo scritto me lo ha dettato  lui. Mi dettava come in classe e io scrivevo. Io capivo le parole e le  scrivevo. 
Monsignor Cavadini legge a pag. 229 del vol. terzo di don  Cortesi. E la bambina soggiunge: - Me la ha dettata lui: io non  sapevo come scrivere. Io gli dicevo le cose in bergamasco e lui mi  dettava in italiano quello che gli dicevo: ma ha messo bene in italiano. 
Monsignor Merati legge la lettera della bambina alla stessa. 
Gliela mostra e la bambina dice: 

 Io ricordo di averla scritta e ho capito quello che ho  scritto. Siccome don Cortesi mi diceva: "Dimmelo, se non è  vero, io non ti faccio niente", io glielo ho detto così. 
A ogni proposta dei giudici di dire la verità, come se fosse  in punto di morte, la bambina resta lungo tempo in silenzio soggiungendo sempre: sì, sì. Monsignor Cavadini domanda: - Hai  scritto anche un'altra volta al vescovo se hai visto o no la  Madonna? 
Visto il silenzio prolungato e imbarazzato della bambina,  (silenzio che dura alcuni minuti nonostante le ripetute insistenze  di dire la verità), monsignor Merati le propone se vuol restare  sola con lui. La bambina accetta volentieri e tutti i membri del  Tribunale escono. Dopo alcuni minuti la bambina esce dalla  sala; i membri si radunano di nuovo in sala e monsignor Merati  riferisce quanto segue: 

 La bambina rimasta sola è di nuovo pregata di dire la  verità, avvertita della gravità davanti a Dio ed alla coscienza, la  bambina dopo alcuni momenti di silenzio titubante, risponde: - La Madonna non l'ho vista, e lo ripete più volte. 

 Allora perché hai scritto un'altra lettera che avresti composto nell'asilo delle Ghiaie durante la tua dimora alle Ghiaie  nelle vacanze del 1946? 
La bambina risponde di non ricordare di averla scritta. Io  aggiungo: - Guarda che in quella lettera dicevi che non era vero  quello che avevi scritto prima al vescovo e che era vero che  avevi visto la Madonna. 
La bambina risponde: - Non ricordo di avere scritto questa 
seconda lettera. Ma io la Madonna non l'ho vista. 

E allora cosa vedevi quando guardavi in cielo? 

Delle nuvole. 

E allora io ho creduto di non insistere più oltre ed ho  lasciato andare la bambina dicendo che il Signore la benedirà  perché ha detto la verità. La seduta è tolta alle ore 11.50. 
Can. Paolo Merati - sac. Cesare Patelli - don Benigno Carrara - can. Vincenzo Cavadini promot. Della Fede - sac. G. B.  Magoni. 

Quanto più grande è la tua battaglia, tanto più grande è anche la grazia di Dio affinché tu la vinca.



Madre di Dio
Quanto più grande è la tua battaglia, tanto più grande è anche la grazia di Dio affinché tu la vinca. E l’uomo ha bisogno di vivere questa fede viva per vincere tutta la sofferenza presente nella materia, nel tempo, nell’anima. 
 Cristo vive, Cristo regna e Cristo vuole vivere e regnare in ciascuno di voi. Nei vostri cuori, nella vostra anima, dandovi l’intelligenza che è un dono meraviglioso dello Spirito Santo, la sapienza, l’intelletto. 
 Il mondo è molto malato e non si tratta di una malattia qualunque, è una malattia che è conseguenza dei peccati dell’umanità. Mancanza di affidamento, mancanza di preghiera, di pazienza.
 Evangelizzare al giorno d’oggi non è facile, è una missione difficile, ci vuole pazienza. Ricordate Gesù quando, guardando quegli uomini vuoti, pieni di dubbi, ha insegnato loro che la fede può trasformare il mondo, la fede può spostare le montagne. 
Allora la battaglia è grande, sì. Ma la battaglia è vittoria, perché Dio è con noi. Allora anche in mezzo alle battaglie vedremo molte vittorie, vedremo sempre le vittorie. E ogni battaglia ci rende forti. Allora è un tempo in cui cercare molta forza. 
 Non scoraggiatevi mai. Non tirarti mai indietro da quello che Dio vuole per te, figlio. 
 Non c’è nessuno che non sia stanco, stanco di vedere tanta sofferenza sulla terra, stanco di vedere tanta mancanza di rispetto, di amore, di pazienza, di protezione, perché il mondo oggi ha bisogno di conoscere che la sua protezione è nella vita di preghiera.
A volte voi chiedete: Madre, perché devo pregare? Perché devi proteggere te stesso, figlio. La preghiera è la tua protezione. Quello che protegge te, protegge la tua famiglia, protegge la tua casa,  protegge il mondo, è il potere della preghiera. La preghiera ha un potere bellissimo, un potere di guarigione, potere di liberazione, potere di esorcismo. Perché dove c’è una famiglia che prega c’è una famiglia forte e chi è forte vince il male, non permette che le trappole del demonio lo vincano. Al contrario, distrugge queste trappole. La preghiera ha il potere di distruggerle.
La famiglia è tutto nella vita. E quando parliamo di famiglia pensa al mondo, non pensare solo alla tua famiglia. Il mondo è la tua famiglia.   Se chiudi gli occhi e pensi a questo mondo gigante, vedrai un numero enorme di persone, e queste persone sono la tua famiglia.
La famiglia oggi ha una missione molto grande, quella di lottare per il trionfo del mio Cuore Immacolato. La famiglia oggi è la grande forza del mondo, dalla famiglia viene tutta la grandiosità della vita: una madre santa, un padre santo, un sacerdote santo, un bambino santo. Allora la famiglia è la grande forza del mondo.  “Dove c’è comunità c’è Chiesa e dove c’è Chiesa c’è la presenza di Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo”. 
A cominciare dalla tua famiglia. Tu che hai una casa, in questa casa c’è Dio ma ci sono anche le persecuzioni, c’è la sofferenza. Difficilmente una madre non versa lacrime a causa di un figlio, sempre una madre piange a causa di un figlio, sempre una madre si inginocchia a causa di un figlio.
 La prima pratica della vita di santità è la preghiera. La preghiera è quella che ti porta alla comunione con Cristo, perché Cristo vuole vivere e regnare nel tuo cuore e nella tua anima. E Cristo vive e regna nel cuore di chi prega. Perché chi prega ha tempo per vivere con Gesù.
 La tua famiglia è il giardino più bello che Dio ha creato. Tutte le famiglie della terra sono un giardino di Dio. Il giardino di Dio è bellissimo! Perché anche il mondo è il giardino di Dio.
 Per prima cosa devi trasformare il tuo cuore. La famiglia oggi ha bisogno di essere liberata dall’invidia, dalla gelosia, dalla menzogna, dalla falsità, da tutti i peccati capitali: sono quelli che stanno distruggendo la famiglia. La famiglia oggi non ama più, la famiglia oggi non rispetta più, la famiglia oggi è avida, superba, invidiosa, gelosa, bugiarda. La famiglia non può essere così. La famiglia deve essere luce della terra, la famiglia deve essere sapiente, la famiglia deve essere costruttrice, la famiglia deve saper fare silenzio e al momento giusto parlare, agire, costruire, evangelizzare.
Allora ci vuole la conversione della famiglia. E quando parliamo di famiglia arriviamo a questa fraternità, che è una grande famiglia costruita da Dio. 
La materia è debole, ci sono molte malattie della carne, non solo malattie fisiche che danneggiano la carne, ma anche che danneggiano la crescita spirituale, che è la sofferenza nell’anima.
La preghiera è la ricchezza più grande della vostra vita. L’oro può comprare quello che il mondo offre, la preghiera porta quello che Dio vi concede: pace e amore. Cose che nessun oro del mondo può ottenere, figli. Solo la forza della fede, della fiducia e la preghiera.
Cristo è tutto per noi, Gesù è tutto per noi ed Egli ci ha portato la grazia, Egli è la grazia, Egli è la misericordia, è il Salvatore, ci ama, è in mezzo a noi, vive e regna con noi, è giusto, ma ama.  Le famiglie oggi hanno bisogno! Non di tempesta ma di silenzio. Il silenzio di Dio.
Allora aprite il vostro cuore, ringraziate Dio, lodate il Signore per la vostra famiglia.  Allora ama sempre la tua famiglia. Anche se ti manca il coraggio per amare e accettare la tua famiglia come essa è, chiedi a Dio di darti sempre la grazia e la fede di amare e pregare per la conversione della tua famiglia.
Chi vuole essere santuario deve cercare la santità, figli. Non la perfezione, perché Dio conosce e ama il peccatore, ma detesta il peccato. Allora la famiglia che oggi ama Dio, la famiglia che prega e confida in Dio, anche lei detesta il peccato. Per questo cercate sempre la confessione, il pentimento, una vita nuova, una vita piena di grazia, una vita ricolma di Spirito Santo, per avere questa forza di cui realmente avrete bisogno. non abbiate paura né della tempesta né del peso che dovrete affrontare per essere famiglie benedette e sante.
Allora apri sempre il tuo cuore e con molto amore dì a Gesù: “Io voglio, Gesù, la conversione e la santità della mia famiglia. Affido al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo la mia casa, i miei figli, la mia vita. Mi offro interamente a voi come umile servo del Signore. Amen”.
 La famiglia è la luce del mondo. È questa luce che brillerà e lotterà per il trionfo del mio Cuore Immacolato.
Ecco la Serva di Dio, la Madre della Pietà, ed ecco che il Signore mi chiama.

CHIAMAMI PADRE



OGGI SEMBRA PIÙ DIFFICILE CHIAMARE DIO COL NOME DI PADRE


È arduo, per molti, accostare il nome di Dio al nome di Padre, per le tristi esperienze di cui si va riempiendo la loro vita. Non è raro incontrare fanciulli che alla parola padre associano l'idea di violenza, di conflitti familiari, di alcolismo, oppure di assenza totale.
È difficile credere all'amore del Padre celeste per chi non ha vissuto l'esperienza di essere amato da un padre terreno, e di non aver avuto la sua dolce presenza nei momenti più sofferti e significativi della vita.
Una serie di fattori sociali e culturali ha gettato il discredito sulla figura paterna, un tempo autorevole e simpatica.
Le varie forme
- di paternalismo,
- di autoritarismo,
- di maschilismo
hanno finito per associare l'idea di padre a quella di padrone. E quindi hanno portato a considerare la figura paterna come un qualcosa di lontano, di scostante, di antipatico.

DI DIO, QUANTE FALSE CONCEZIONI!

E alle concezioni correnti si aggiungono multiformi concezioni che, accumulatesi nei secoli, sono divenute quasi vere caricature di Dio.

Una certa iconografia ha dato man forte a fare del Padre un vecchio dalla barba bianca, emergente da una nube pure bianca, con tutti i segni di una vecchiezza decrepita.

Sono largamente diffuse diverse concezioni che fanno di Lui:
-         un Dio invidioso dell'uomo e suo antagonista;
-         un Dio esigente e "fiscalista";
-         un Dio amico solo dei ricchi;
-         un Dio che spia l'uomo e si compiace di castigarlo;
-         un Dio-carabiniere, che ti aspetta al varco solo per "arrestarti";
-         un Dio nevrotico e vendicativo;
-         un Dio assente, distaccato e muto;
-         un Dio inutile.
Oppure, volendolo accogliere con simpatia,
-         un Dio bonaccione, innocuo e remissivo, quasi un Babbo Natale, un nonno tenero che sa solo commuoversi e che finisce per perdonare e abbracciare tutti.

DON NOVELLO PEDERZINI

LA LOTTA FRA LUCE E TENEBRA



Cosa fare con questi diavoli 


UN PO' DI HUMOUR ANCHE COL DIAVOLO 

Chi scrive queste righe è un esorcista. Sì, un esorcista, proprio così. So che questa strana parola evoca subito singolari suggestioni: corna, code, fumo, puzze di zolfo, oscurità improvvisamente squarciate da bagliori di luci, e poi sortilegi, alchimie, streghe, messe nere, scene sconvolgenti viste nei film e altro. 

Desidero scaricarvi subito da simili tensioni, raccontandovi la più simpatica storia sugli esorcismi che io conosca. Torniamo indietro nel tempo, pressappoco agli inizi del secolo: un parroco aveva l'incarico di esorcista; erano quelli i tempi in cui i sagrestani contavano molto e il sagrestano dell'esorcista si consumava dal desiderio di essere vicino al parroco durante un esorcismo, almeno per una volta. 

Il parroco dopo lunghe resistenze cedette, ma con precise istruzioni: «Con queste cose non si scherza: ti porterò, però attento bene, tu ti devi muovere e parlare esattamente come faccio io, altrimenti sono guai». Venne il giorno dell'esorcismo: il sagrestano, con l'acqua santa in mano, e il sacerdote partirono insieme. 

Ebbe inizio l'incontro o meglio lo scontro: satana cercò subito di tentare il sacerdote sulla superbia. In quei tempi si pensava che chi aveva tale incarico dovesse essere un sacerdote santo, con la esse maiuscola. Forse oggi i preti santi non si trovano più, oggi esistono solo preti affaticati e stanchi e allora i Vescovi fanno come il mio: per fare l'esorcista ne prendono uno qualunque. 

Dunque satana gli disse: « Ti credi di essere un santo che vieni a scacciare me?». Rispose il sacerdote: «Io un santo non sono, ma mi sforzerò e, con l'aiuto di Dio, spero di diventarci quanto prima». Allora lo spirito del male si rivolse al sagrestano: «E tu, pezzo di imbecille, con l'acqua santa in mano, che sei venuto a fare?». «Io - rispose il sacrestano - non sono un pezzo di imbecille, ma mi sforzerò e con l'aiuto di Dio spero di diventarci quanto prima». Si dice che dinnanzi alla grande umiltà del parroco e a quella ancor più grande del sagrestano, satana scappò via senz'altre procedure. 

Dunque via ogni paura, basta un pizzico di umiltà e di fiducia in Dio. 

Ora che vi ho presentato me stesso e il diavolo in forma un po' addomesticata, entriamo nel problema. L'argomento è diventato di particolare interesse, se ne fa un gran parlare sul serio, per curiosità, per scherzo e con ironia. 

Ci si pongono tante domande alle quali anch'io cercherò di dare una risposta. Veniamo alla prima che mi viene rivolta da un gruppo di collaboratori. 

DOMANDA: Oggi sta andando sempre più di moda parlare del diavolo e del mondo dell'occulto in generale: anche sui mezzi di comunicazione si fanno grandi discussioni. È la Chiesa che ha interesse a stimolare questi discorsi perché ci sia un ritorno alle realtà spirituali e invisibili, oppure è più viva la presenza del diavolo nella società contemporanea? 

R. - No, proprio no! Non è la Chiesa! Anzi, queste pagine riveleranno quanto personalmente sono irritato con i pastori della Chiesa, perché non vedono questa realtà. Sono convinto che in effetti satana stia irrompendo con eccezionale violenza nel contesto della nostra vita. Credo che la mia esperienza, ormai lunga e abbastanza impegnata, possa essere comunicata alla comunità ecclesiale perché non si vergogni più di prenderne atto e passi al doveroso contrattacco contro le forze del male. 

Giustifico il mio pensiero, con un approfondimento biblico sullo scontro tra la luce e le tenebre. 

Flash - LE BEATITUDINI DELL'IGNORANZA 

Ero giovane prete, vivevo con altri sacerdoti nella parrocchia. Un giorno nell'ufficio del parroco c'eravamo inceppati sul come risolvere un delicato problema ed eravamo rimasti per qualche istante in silenzio a riflettere per trovare una via di sbocco. Si trovò a passare la governante della casa, con un mucchio di biancheria appena stirata sotto braccio; entrò, comprese subito lo smarrimento e chiese: «Ma che vi succede, ditelo a me!». Subito nessuno rispose, ma lei insisteva. Allora il parroco spiegò. Prima che finisse di parlare, la donna trovò la soluzione, secondo lei naturalmente. 

Sono le beatitudini dell'ignoranza: crolla un ponte, cade un gruppo di appartamenti l'uno sopra l'altro? La spiegazione immediata, prima dei tecnici e degli ingegneri la dà l'uomo della strada. Nonostante le cure, muore inaspettatamente una persona. È chi non sa niente di medicina che spiega dove e come ha sbagliato il medico. È come una compensazione provvidenziale, meno la gente conosce e più vive tranquillamente delle sue certezze. 

Le false sicurezze sull'argomento di cui sto per parlare, si nascondono dietro tre scudi: « È roba da medioevo», «Ma che sono queste cretinate?», «A queste cose io non ci ho mai creduto». 

L'esposizione che fa il libro è chiara, documentata e preparata a lungo. Può succedere che sia in grado di far crollare i tre scudi di protezione e che qualcuno perda la beatitudine dell'ignoranza vissuta fino a oggi su questa materia. 

Poiché la mia vita è una missione di amore, penso sia bene avvertire il lettore. Potrebbe perdere la beatitudine di una falsa sicurezza. Uomo avvisato... 

Sacerdote Esorcista Raul Salvucci

MESSAGGIO DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO ALLA SUA AMATA FIGLIA LUZ DE MARIA 14 APRILE 2020



Amato Popolo Mio:

RICEVETE LA MIA BENEDIZIONE IN QUESTO MOMENTO IN CUI L’UMANITÀ È COLPITA DALLA MALATTIA.

Non è invano che l’uomo flagelli sé stesso con la malattia, infatti la Mia Casa ve lo aveva fatto sapere in anticipo perché non vi faceste trovare impreparati.

CIÒ NONOSTANTE LA MALATTIA È ARRIVATA ALL’IMPROVVISO, SENZA ANNUNCIARSI E HA COLTO L’UMANITÀ DI SORPRESA ED IO FARÒ LA STESSA COSA: ARRIVERÒ SENZA PREAVVISO E VI TROVERÒ IMMERSI NELLE COSE DEL MONDO, DOPO AVERMI DISPREZZATO E CACCIATO DAL MIO REGNO.

Alcuni saranno stati ingannati dal male ed altri continueranno sulle Mie Vie, alcuni non avranno dato frutto ed altri avranno dato frutti di Vita Eterna. (Cfr. Gv 15,3-5)

Io vi ho chiamati ad unirvi alla Mia Vittoria sulla Croce, tuttavia vi state allontanando da Me e state accogliendo le novità che vi presenta il demonio, con le quali vi sta ingannando.

Negli ultimi tempi di questa generazione, nel mondo la ribellione sarà un evento quotidiano, ci si ribellerà contro la Fede, contro tutto quello che è spirituale, conto la Speranza, contro la Carità, contro quanto è comunitario, fraterno e vero.

IL MIO NOME SARÀ DISPREZZATO, PERFINO DAI MIEI, VERRÒ TOLTO DAGLI ALTARI E VI CHIEDERANNO DI DIMENTICARE MIA MADRE, NEGANDO CHE MIA MADRE INTERCEDA DAVANTI AL NOSTRO TRONO TRINITARIO.

VI TROVERETE IN UNA NUOVA CHIESA, CON NOVITÀ ESTRANEE AL DECALOGO E AI SACRAMENTI, NOVITÀ CHE PROVERRANNO DALLA MASSONERIA CHE, ASSIEME AI POTERI TERRENI, VOMITERANNO ABOMINAZIONI.

Sono tanti i sepolcri imbiancati (Cfr. Mt 23,27) che si aggirano nella Mia Chiesa, sono molti i lupi che ormai non portano nemmeno più la pelle di pecora, in quanto si distinguono palesemente da coloro che Mi sono fedeli!
Amato Popolo Mio, vi invito urgentemente a rimanere nel Mio Amore e in quello che proviene da questo Amore.

Amato Popolo Mio, non allontanatevi dal Vangelo, non accogliete false dottrine che vi porteranno alla perdizione che verrà coperta e rafforzata dall’inevitabile apostasia all’interno della Mia Chiesa.

Voi siete stati avvertiti sia sulla malattia del corpo che sulla malattia dell’anima, affinché non vi lasciaste ingannare.

Guardate che le forze che servono satana, stanno cercando di estirpare la Mia Chiesa per VOMITARE LE LORO ABOMINAZIONI (Cfr. Mt. 24,15-35; Dan 11,31; 12,11).

Il Mio Popolo ha permesso con compiacenza l’addentrarsi in false ideologie, su strade che vi offrono rapidamente, senza penitenze o esperienze mistiche, un’elevazione spirituale, come se Io la vendessi in qualche mercato al miglior offerente.

NON VI RENDETE CONTO DI AVER VISSUTO UNA RIVOLUZIONE CHE È STATA INFILTRATA DAL DEMONIO NELLA MIA CHIESA, NELLA SOCIETÀ, NELL’EDUCAZIONE, NELLA POLITICA, in modo passivo, dolce, che vi ha portato a poco a poco fuori strada con false esperienze, che nelle persone di poca Fede mettono radici facilmente e vengono accettate docilmente, per ignoranza.

IL DOMINIO DEL DEMONIO SULL’UMANITÀ, QUELLO CHE L’UOMO HA ATTIRATO, È DAVANTI A VOI E PER QUESTO È NECESSARIO CHE SIA TRATTENUTO ANCORA PER UN POCO, E VOI LO SAPETE BENE CHE COSA LO TRATTIENE, SAPETE BENE COSA LO TRATTIENE!

Popolo Mio, confrontatevi con la verità, l’apostasia sta nascendo in mezzo a voi, nella Mia Chiesa. Per questo vi ho chiesto di stare attenti, di essere forti nella Fede, di essermi fedeli, affinché non andiate fuori strada e non dimentichiate che Mia Madre è vostra Madre.

Fortificatevi nella Fede, pregate in ogni momento possibile (Cfr. Ef. 6,18), pregate nella prassi della Mia Parola, rimanete fedeli.
Se diventate deboli davanti a una malattia, vi indebolite nel corpo e nello spirito, figli Miei: DOV’ È LA FEDE CHE PREDICATE?

Arriveranno pestilenze e pandemie più gravi di questa, come ve lo aveva già annunciato la Mia Casa, ma allora non prestaste orecchio ed adesso esigete la sanità del corpo.

La terra aumenterà il suo tremore (1) a causa della sua orbita distorta e compromessa.
Figli Miei, il magnetismo della terra è stato alterato (2) e non siete stati allertati.
Dallo spazio provengono forze che hanno alterato il magnetismo che circonda la terra ed è per quello che il fuoco che giace all’interno della terra sale in superficie, attirato da questa forza esterna. (3)

Siate prudenti figli Miei, gravi terremoti stanno davanti all’umanità.

POPOLO MIO! IO NON VI ABBANDONO, NON VI ABBANDONO!
LA COSCIENZA DELLE PERSONE NON CONTINUERÀ AD ESSERE LA STESSA DI SEMPRE, MA CAMBIERÀ A FAVORE DEL RICONOSCIMENTO DI QUESTO MENDICANTE D’AMORE CHE STA CHIAMANDO DAVANTI ALLA PORTA DI CIASCUNO DI VOI.

Siate pazienti, non disperatevi, siate Amore e centratevi in Me.

Il Mio Santo Spirito si illumina quando i Miei figli si aprono alla Sua Azione.

CHE NESSUN EVENTO VI PORTI ALLA DISPERAZIONE, LA
MIA CASA CONTINUA A STARE ATTENTA AL MIO POPOLO.

Vi amo di un Amore Eterno.

Il vostro Gesù

AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO
AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO
AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO



COMMENTO DI LUZ DE MARIA

Fratelli in Cristo:

Il nostro amato Signore ci sta allertando a causa della situazione che stiamo vivendo.

Ci dice che la ribellione contro lo Spirito Santo si inasprirà e nonostante Lo Spirito Santo sia presente in ciascuno di noi, quando l’uomo si allea con il male, Lo contrista e non Gli permette di illuminarlo.

Fratelli, quello che stiamo vivendo in questo momento è una chiara pennellata di quello che verrà e di quello che viene occultato.

Ma l’Amore Divino che non potrà mai essere eliminato, quell’Amore che attira la Creatura verso il suo Creatore, quando la creatura Lo riconosce, Lo ama, Lo cerca e si pente.

La Divina Misericordia non permetterà che il Suo Popolo sia lo zimbello dei Suoi nemici per sempre.

Sappiamo che Dio prevale su tutto e che dopo la tormenta torna la calma, ma non dimentichiamo di essere persone vulnerabili sia fisicamente che spiritualmente, pertanto dobbiamo continuare a vigilare perché i nemici dell’anima non possano infiltrarsi, magari all’ultimo momento.

Amen.

NEL FUOCO ETERNO SENZA AMORE



DAL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

1033. "Non possiamo essere uniti a Dio se non scegliamo liberamente di amarlo. Ma non possiamo amare Dio se pecchiamo gravemente contro di lui, contro il nostro prossimo o contro noi stessi: "Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna" (1Gv 3,15). Nostro Signore ci avverte che saremo separati da lui se non soccorriamo nei loro gravi bisogni i poveri e i piccoli che sono suoi fratelli. Morire in peccato mortale senza essersene pentiti e senza accogliere l'amore misericordioso di Dio, significa rimanere separati per sempre da lui per una nostra libera scelta. Ed è questo stato di definitiva auto-esclusione dalla comunione con Dio e con i beati che viene designato con la parola "inferno".

1034. Gesù parla ripetutamente della "Geenna", del "fuoco inestinguibile", che è riservato a chi sino alla fine della vita rifiuta di credere e di convertirsi, e dove possono perire sia l'anima che il corpo. Gesù annunzia con parole severe che egli "manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno... tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente" (Mt 13,4142), e che pronunzierà la condanna: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno!" (Mt 25,41).

1035. La Chiesa nel suo insegnamento afferma l'esisenza dell'inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell'inferno, "il fuoco eterno". La pena principale dell'inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l'uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira.

1036. Le affermazioni della Sacra Scrittura e gli insegnamenti della Chiesa riguardanti l'inferno sono un appello alla responsabilità con la quale l'uomo deve usare la propria libertà in vista del proprio destino eterno. Costituiscono nello stesso tempo un pressante appello alla conversione. "Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla Vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!" (Mt 7,13-14).
Siccome non conosciamo né il giorno né l'ora, bisogna, come ci avvisa il Signore, che vegliamo assiduamente, affinché, finito l'unico corso della nostra vita terrena, meritiamo con lui di entrare al banchetto nuziale ed essere annoverati tra i beati, né ci si comandi, come a servi cattivi e pigri, di andare al fuoco eterno, nelle tenebre esteriori dove "ci sarà pianto e stridore di denti".

1037. Dio non predestina nessuno ad andare all'inferno; questo è la conseguenza di una avversione volontaria a Dio (un peccato mortale), in cui si persiste sino alla fine. Nella liturgia eucaristica e nelle preghiere quotidiane dei fedeli, la Chiesa implora la misericordia di Dio, il quale non vuole "che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi" (2Pt 3,9): Accetta con benevolenza, o Signore, l'offerta che ti presentiamo noi tuoi ministri e tutta la tua famiglia: disponi nella tua pace i nostri giorni, salvaci dalla dannazione eterna, e accoglici nel gregge degli eletti.

(Tratto dalla rivista mensile “Papa Giovani” – Sacerdoti del Sacro Cuore (Dehoniani)

Ritorno a casa



Cristiani, atei ed ebrei convertiti alla fede cattolica

I convertiti dal Protestantesimo


Julien Green (1900-1998)

Fu un famoso scrittore e novelliere nordamericano, di origini francesi, morì a 98 anni pieno di meriti. Dice di se stesso: Quando ero bambino mia madre mi educò alla fede evangelica. Dall’età di sette anni io cominciai a farle molte domande riguardo alle fede e lei mi rispondeva come meglio poteva. A quindici anni lessi un libro di un padre gesuita francese e un libro del cardinale di Baltimora che rispondeva alle mie inquetudini. E da allora abbracciai la fede cattolica con grande entusiasmo.
Quando dissi a mio padre che mi ero convertito al cattolicesimo, mi disse: “Anche io mi convertii al cattolicesimo dopo un anno dal mio arrivo in Inghilterra”.
Questo grande scrittore diceva: Per me scrivere significa esser fedeli alla verità.

Padre ángel Peña

ESERCIZIO DI PERFEZIONE E DI VIRTÙ CRISTIANE



Del desiderio ed affezione che dobbiamo avere alla virtù e alla perfezione . 


Sostegno del nostro fervore. 

È tanto importante e necessaria cosa, per far profitto, che sia in noi questo desiderio, il quale esca dal cuore e ci tiri dietro a sé, senza che abbiamo bisogno d'andar in ciò dietro a noi stessi, che di colui che non l'avrà, molto poco si potrà sperare. Pigliamo per esempio un religioso, e ciascuno potrà applicare a se stesso questa dottrina secondò lo stato suo. È buona e necessaria nella religione la cura e la vigilanza dei Superiori sopra i sudditi, ed anche vi è bisogno della riprensione e delle penitenze: ma non può la persona fidarsi molto di colui che si muove per questo a far le cose; perché questo al più sarà cagione, che per qualche tempo, quando se gli sta addosso, cammini bene; ma se ciò non gli viene di dentro dal cuore e dal vero desiderio del suo profitto, non accade farne molto conto, perché non potrà durar molto a lungo. 

ALFONSO RODRIGUEZ 

Il mio Cuore è stato ferito ed è stato offeso ancora una volta mentre mia Madre veniva oltraggiata e trattata come una donna qualunque, come la persona più insignificante.



Messaggio di Gesù (12.04.2020)

Pace al tuo cuore!

Figlio mio, molti segni sono stati dati al mondo, ma il mondo non ha voluto convertirsi ed aprire il suo cuore al mio amore. Il segno più bello e grandioso è stato quello della Mia Madre Immacolata che è venuta per tanti anni nel mondo, per comunicare i suoi santi messaggi.

Molti sono stati coloro che hanno chiuso i loro orecchi alle sue parole materne. Molti sono stati coloro che hanno messo in ridicolo e che hanno schernito il suo amore puro e santo, combattendo la sua presenza reale e santa in molti luoghi del mondo. Essi hanno deriso, hanno dileggiato, hanno impedito che molte anime La udissero, che accogliessero e che vivessero le sue richieste materne, trasmesse con tanto amore, dolore e preoccupazione.

Figlio mio, il mio Cuore è stato ferito ed è stato offeso ancora una volta mentre mia Madre veniva oltraggiata e trattata come una donna qualunque, come la persona più insignificante. E continuano a svilirLa, togliendoLe gli onori, le virtù ed i privilegi che Io Le ho donato per il suo grande amore, la sua grande umiltà, obbedienza, accettazione e offerta totale alla mia Divina Volontà. Nessun’altra creatura, né angelica né umana, è giunta ad una così grande santità e perfezione, come la Mia Madre Immacolata, la tutta pura e senza macchia di peccato originale e, dopo la mia Santissima Madre, nessun’altra creatura è così santa e gradita al mio Cuore Divino, dandomi l’amore che lo consola, che profuma il mio Trono nel Cielo, piena di virtù e di meriti, se non il mio Giusto, il mio Padre Verginale Giuseppe.

Dopo di Lei, Egli è la persona più potente in Cielo, per cui tutto l’inferno trema e di cui ha terrore. Chiedete l’aiuto di San Giuseppe, poiché voi non vi siete ancora resi conto del grande potere della sua intercessione davanti alla Santissima Trinità nel Cielo. Egli tutto ottiene quando si presenta davanti al mio Trono. Non posso negargli nulla. Non posso resistere alle sue richieste, a lui che con tanto amore dedicò sé stesso nel prendersi cura di me, il Verbo fatto carne, e della mia Santissima Madre, in questo mondo; per le sue fatiche, per il suo amore, per i dolori e per le lacrime sparsi per proteggerci dai pericoli del periodo in cui vivemmo perché fosse compiuta la Volontà del Padre.

Ricordati, figlio mio: ogni epoca ha i suoi pericoli crudeli e terribili, ma Dio non ha mai abbandonato il suo popolo e il male non ha avuto né mai avrà l’ultima parola.

Prega, prega, questa è stata la richiesta di mia Madre e Regina, della Regina del Rosario e della Pace. Nella preghiera sta il mistero profondo di toccare il Cuore di un Dio, di un Dio che si lascia commuovere dalle suppliche di tutti coloro che confidano nel suo Divino Amore e, per questi, Egli farà grandi cose.

Io ti benedico!

EDSON GLAUBER 


mercoledì 15 aprile 2020

Comunione sulla mano? NO! é sacrilegio!



...  ma  perché,  allora, la  “nuova  prassi”?

In Italia entrò in vigore la prima domenica d’Avvento, (3 I dicembre 1989), in base ad un Decreto del card. Ugo Poletti, allora Presidente della C.E.I. Ma ne aveva già dato “notizia” l’Osservatore Romano del 5 ottobre, sotto il titolo: “Il cammino della Chiesa in Italia. Promulgata la delibera della CEI sulla distribuzione della Comunione”.
Per gli storici risultò subito chiaro che questa “concessione” era piuttosto ambigua e discutibile, anche perché la “nuova prassi” era già stata introdotta, qua e là, senza alcuna autorizzazione. Paolo VI stesso aveva dovuto dire che c’era stato un “inizio abusivo”!44 Comunque, la “Conferenza Episcopale Italiana”, ancora nel 1974 aveva saggiamente deciso che si doveva mantenere l’uso “tradizionale” nella distribuzione della Santa “Comunione in bocca”45. Infatti, sul “Rito della Comunione”, al n. 21, si legge: «Nel distribuire la Santa Comunione “si conservi” la consuetudine di deporre la Particola sulla lingua dei comunicandi; consuetudine che poggia su una tradizione plurisecolare…».
La “mens” della Santa Sede, quindi, non era mai stata per questo “nuovo corso”. Roma aveva resistito sempre con “ferma opposizione”. Per esempio: il 12 ottobre 1965, una lettera del “Consilium”, l’Organo addetto all’esecuzione della “Costituzione” conciliare sulla Liturgia, “prega vivamente” la Conferenza Episcopale Olandese «perché si torni dappertutto al modo tradizionale di comunicarsi»46. Ma le pressioni per la “nuova prassi liturgica” si facevano sempre più pressanti. Venivano, soprattutto, dalla Germania, dall’Olanda, dal Belgio e dalla Francia.
E purtroppo Paolo VI, il 3 giugno 1968, cedette e diede il “via” alle “Conferenze Episcopali” che ne facessero richiesta, limitandosi a ricordare «ai vescovi la loro responsabilità, affinché vogliano, con opportune norme, prevenire gli inconvenienti e moderare la diffusione indiscriminata di quest’uso, per sé non contrario alla dottrina (e invece sì, come vedremo più avanti!), ma alla pratica molto discutibile e pericoloso»47.
Per l’Olanda, il “Consilium” aveva scritto al card. Alfrink: «Sia conservato il modo tradizionale di distribuire la santa Comunione».
Questo avvenne il 12 ottobre 1965. Più tardi, il “Consilium” riferiva che il Papa «non ritiene opportuno che la Sacra Particola sia distribuita sulla mano e assunta, poi, dai fedeli in vario modo loro proprio; e prega, pertanto, vivamente, la Conferenza che dia le opportune disposizioni perché si torni, dappertutto, al modo tradizionale di comunicarsi».
Invece, il 27 giugno e il 3 luglio 1968, venne data la “concessione” anche alla Germania (16 luglio 1968) e al Belgio (12 luglio 1968). Però, dopo vivaci “proteste” di non pochi Vescovi e fedeli, Paolo VI comunicò alle suddette Conferenze Episcopali di «sospendere, temporaneamente, la pubblicazione e l’applicazione dell’indulto»48. 
Giusto il tempo per consultare l’episcopato universale, il cui esito fu chiaramente significativo: 1.233 “no”, contro 567 “sì”, (e, anche di questi, ben 315 con riserva!)49. Così, lo stesso “Concilium” dovette riconoscere che c’era “una larga maggioranza assoluta contraria alla nuova prassi”50!
Subito dopo, Paolo VI volle lui stesso, deliberatamente, «moderare la diffusione indiscriminata di quest’uso». Il “Consilium” (per l’attuazione della Costituzione liturgica), preparò allora una lettera per la consultazione delle Conferenze episcopali, inviata alla Segreteria di Stato il 18.10.1968. In questo testo, alle parole: «per mandato esplicito del Santo Padre», Paolo VI aggiunse di suo pugno, tra parentesi, la seguente decisiva limitazione: «che non può esimersi dal considerare l’eventuale innovazione con ovvia apprensione»!
Nella votazione che ne seguì, più della metà dei Vescovi - come abbiamo già detto - si dichiarò contro la nuova prassi.
Di conseguenza, il 29 maggio 1969, l’Istruzione “Memoriale Domini” della Sacra Congregazione del Culto, approvata da Paolo VI, riconosceva che la maggioranza dei vescovi non voleva che si toccasse l’antica disciplina: («… Episcopus longe plurimos censere hodiernam disciplinam haudquaquam esse immutandam; quae immo, si immutetur, id tum sensui tum spirituali cultui eorundem Episcoporum plurimorumque fidelium offensioni fore»)51, e richiamava che il modo tradizionale della Comunione doveva essere conservato e che era la legge tuttora in vigore… perché rispondeva al bene comune della Chiesa. 
Vi diceva, infatti: «Vescovi, sacerdoti e fedeli sono vivamente esortati ad attenersi all’uso tradizionale, in ossequio al giudizio della maggior parte dei vescovi, per rispetto all’attuale legislazione liturgica e per riguardo al bene comune della Chiesa»52.
Anche la “Institutio generalis” dell’ultima edizione del “Nuovo Messale Romano”, promulgata il 26 marzo 1970, ristabiliva espressamente la pratica della Comunione tradizionale con due precisazioni che figurano agli articoli 80 e 117. Nell’articolo 80, infatti, tra gli oggetti che si devono preparare per la celebrazione della Messa, c’è il “piattello”, (“patina pro communione fidelium”) e, all’articolo 117 vi si descrive il modo con cui si deve compiere la Comunione; e cioè: il sacerdote presenta l’Ostia al fede le, dicendo: “Il Corpo di Cristo” (Corpus Christi), e il fedele risponde: “amen!”; e, «tenendo il piattello sotto il suo volto, egli riceve il Sacramento» («et tenens patinam sub ore, Sacramentum accipit»). Ora, qui, ci si può chiedere: perché mai si era “consultato” l’episcopato della Chiesa universale quando, poi, non se ne tenne conto?
Anzi, perché anche in Italia, che fino agli anni 70 aveva sempre respinto questa “nuova prassi” di distribuire la “Comunione sulla mano”, ora, quasi d’improvviso, raggiunse i due terzi, così da arrivare alla concessione di questo “nuovo” uso di comunicare?
Il noto canonista e storico della Chiesa, prof. Georg May, ha espresso il seguente giudizio: «L’introduzione della “Comunione nella mano” è dovuta a una catena di atti di disubbidienza e violazioni di diritto, nonché all’esercizio di forti pressioni… In un primo momento, il Papa si oppose assai fortemente a una prassi introdotta contro la legge della Chiesa; ma poi, come in parecchi altri casi, cedette alle pressioni e diede alla “Comunione sulla mano” un permesso, soggetto a condizioni e limitazioni, sanzionandone così l’esercizio generatosi nella disubbidienza»!53 Comunque, anche qui possiamo dire che questa, purtroppo, era la tattica abituale di Paolo VI: imporre la “sua” riforma liturgica “progressivamente”! Lo confessa lo stesso Bugnini nel suo succitato libro54. 

del sac. dott. Luigi Villa