giovedì 16 aprile 2020

Regina della Famiglia



Apparizioni a Ghiaie 

Il processo canonico e la seconda negazione 
***
Prima seduta 


Sono presenti tutti i membri del Tribunale in una sala a  sinistra dell'ingresso principale della Casa del Noviziato delle  Suore della Sapienza (a Bergamo), in via S. Giacomo, 8. Sono le  ore 10.10 del 21 maggio 1947. 
Alle ore 10.15 entra la bambina Adelaide, accompagnata 
dalla superiora, la quale esce subito. 
Il Presidente del Tribunale apre il plico dell'interrogatorio  preparato dal promotore della Fede, mons. V. Cavadini e, dopo  aver fatto giurare la bambina di dire tutta la verità e solo la verità  e di mantenere il segreto su quello che le verrà chiesto, le  propone le singole domande. 
Mi chiamo Adelaide Roncalli di Enrico, nata il 23 aprile  1937. Sono qui dal luglio 1946. Qui mi chiamano Maria Rosa. Il  perché me lo sono immaginato: qui ci sono tante bambine, per  non far capire che sono io... 
Sì, so che cosa è il giuramento, ma non ho mai giurato.  Non mi sono immaginata il perché mi hanno chiamato. Ma  adesso lo penso: cioè, per interrogarmi sulla Madonna. Nessuno  mi ha suggerito nulla. 
Ero andata a raccogliere i fiori, perché per andare nelle  nostre stanze vi era una scala con la statua della Madonna: è la  casa di una detta "Fiura". Nessuno mi aveva detto di andare a  cogliere fiori. Era la prima volta. Andavo con le mie compagne. 
Non mi ricordo come era la statua della Madonna: mi sembra  con le mani giunte. Non so chi l'abbia messa. Delle compagne  una si chiamava Bettina, poi c'era mia sorella Palmina; poi la  Severa, la Giulia. Le altre non le ricordo. Eravamo sette o otto. 

 Era la prima volta che andavamo in quel luogo a cogliere fiori. 

 Sono andata per la mia spontanea volontà: nessuno mi  aveva invitato. Le compagne le ho chiamate io, andavo sempre  insieme a giocare. Alcune erano più anziane di me. La Giulia  aveva 10 anni: faceva la prima con me. Sono venute subito: siccome avevamo la carriola, ci divertivamo con la carriola. 

 No, io non avevo mai sentito. Al teatrino una volta ho  visto i fatti di Fatima; ci sono stati dei lampi e tre pastorelli, ma  non parlavano; solamente si vedeva che avevano paura. Ai  lampi mi sono spaventata. E dal palco è venuto su un fuoco.  C'era sotto una suora che lo faceva venir su. Non so se era vero  o finto; si vedevano delle scintille. Credevo allora che rappresentasse l'inferno e mi sono spaventata. Non mi ricordo quando  fu fatto il teatro; ma era d'estate, perché c'era il sole. Io allora  andavo all'asilo. E poi hanno fatto un'altra recita e c'erano gli  angeli ed anch'io facevo l'angelo. Stavo così, con le braccia  incrociate; non ricordo se avevo le ali. E non mi sono mai  mossa; ed avevo piacere perché anch'io volevo diventare un  angelo. Poi non mi hanno messa più nel teatro perché avevo i  capelli troppo corti: non era perché ero superbietta. Stavo lì proprio ferma perché pensavo: Se diventassi anch'io un angelo!  Non li ho mai visti gli angeli venire a tirarmi le orecchie né a  farmi carezze. Li avevo visti dipinti. 

 Non avevo pensato: pensavo che erano fortunati quei tre  bambini... poi noi non abbiamo giocato a fare gli angeli, ma a  far la maestra e a far le recite di quello che ci capitava. Così  quando eravamo piccole, vedevamo qualcuno morire e fingevamo anche noi di morire. Così una volta sul palco una sembrava morta davvero; ma poi l'ho vista camminare e allora ho  capito che non era morta. 

 Non se n'è parlato. Andavamo nel campo dei pini a  prendere fiori e non pregavamo. Nessuno aveva parlato di apparizioni. Mia mamma mi raccontava delle storie che lei stessa  inventava, ma non mi parlava della Madonna. Eravamo andati  con la carriola e la menavamo un po' ciascuno. Era una carriola  piccola che aveva fatto mio padre. 

 Ho visto una luce che veniva avanti e mi sono spaventata, e dopo a poco a poco ho visto una persona. Era una luce in  forma di ovale. Ho detto tra me: "Cosa è quella luce?". Mi sono  spaventata e mi sono sentita male e non riuscivo più a parlare.  Non ricordo se sono caduta a terra. Ho visto una faccia e il  corpo dentro quella luce. Non so quanto tempo è durata. Era un  po' in alto distante due o tre metri, ma un po' più bassa di questo soffitto (e indica il soffitto della stanza alto pressappoco 4 o  5 metri). Ho visto una Signora. Mi sembra di averla vista vestita  di bianco con il manto celeste, non tanto lungo e la fascia celeste. Aveva delle rose sui piedi, una per piede; non ricordo il  colore. Roselline così un po' più grandi di quei batuffoli che  mettono sulle scarpe. Le mani erano giunte. Non ricordo se  guardava il cielo o me. Era alta un po' più della mia mamma e  più magra. 

 Le compagne mi dissero: "Ti sei sentita male? Dicci che  cosa hai visto. La Madonna?" (mi ha detto una). E io ho detto  che se mi conducevano fino ad un certo punto della strada con  la carriola glielo dicevo. 

Così, spontaneamente ho detto così: per fare aspettare un po'. 

Pensavo di dire una cosa seria. Io ho fatto per davvero. 

 Mentre ero all'apparizione la prima volta, mia sorellina  mi ha detto che è corsa dalla mamma a dire che l'Adelaide era  morta in piedi. Non mi ricordo di aver detto più tardi, mentre  ero dalle Orsoline, di non aver visto la Madonna alla mamma. E  non ricordo di averlo detto neppure a don Cortesi. E neppure N. B. - Si contesta alla bambina la negazione da lei fatta alla  mamma e si legge la relazione che è in atti. La bambina dichiara  di non ricordare. E soggiunge: 

Forse l'ho detto per scherzo. Alle parole della relazione: 
- È proprio vero che non ho visto la Madonna, ripete: - L'  avrò detto per scherzo. Ma io l'ho vista la Madonna. Allora ho  abbassato la testa spontanea, perché l'avevo detto per scherzo.  E continua a dire che l'avrà detto per scherzo.- Io non ricordo di  aver mandato un biglietto, né alla mia mamma né al vescovo. Io  l'avrò detto che non era vero, ma l'avrò detto per scherzo. 
Il giudice continua a leggere la relazione ed ella soggiunge: 

 In collegio ci stavo volentieri. Credo che mi abbia 
domandato se volevo andare a casa. 
Il giudice continua a leggere e a relativa domanda la bambina aggiunge: 

 La Maria e l' Annunciata non mi hanno detto niente. Io so  che un giorno è venuta la mia mamma a trovarmi e mi ha detto  così, ma io l'ho detto per scherzo. E mi ha chiesto se era vero che  non avevo visto la Madonna, ma io ho detto per scherzo. 
La bambina non ricorda quanto si afferma nella relazione  riguardo alla confessione sua alla mamma nella notte. E a  rispettiva domanda aggiunge: 

 A don Cortesi non ricordo se ho risposto sì o no, se  avevo visto la Madonna. Con don Cortesi avevo confidenza; non  è mai stato duro con me; mi portava le caramelle e anche i confetti,  e una volta, durante le apparizioni mi portò un uovo grande credo  di legno, con dentro i dolci. 
La bambina continua a ripetere che non ricorda se ha detto  a don Cortesi di non aver visto la Madonna. Monsignor Cavadini  legge a pagina 228 del terzo volume di don Cortesi. La bambina  dichiara di non ricordare quanto viene letto. Non ricorda di aver  detto di non aver visto la Madonna neppure alle Suore Orsoline e  continua: 
- Le Suore Orsoline certe volte me le davano, quando dicevo di aver visto la Madonna: per esempio suor Ludgarda; così anche al lavoro,  quando per esempio non avevo l'ago. Allora dicevo che l'avevo vista  anche se mi battevano. Non mi battevano però tanto forte forte.  Me le davano anche quando dicevo di aver visto la Madonna. Non  ricordo di avere detto neppure a suor Rosaria e a suor Michelina. Io  non so se le suore credevano o no se avevo visto la Madonna.  L'ultimo che mi ha interrogato credo sia don Cortesi. 
Monsignor Bramini qualche volta mi ha domandato qualche  cosa, ma non proprio come qui. Non mi ha insegnato cosa dovevo  dire. Io non ricordo che sia stato qui Padre Petazzi: qui non è stato mai  nessuno fuori di mons. Bramini. Il mio parroco è venuto qui un giorno o  due prima che venisse il curato. Il curato è venuto una sera in tempo di  studio a trovarmi, dopo Pasqua. Ho visto una volta il superiore delle  Suore Clarisse di Boccaleone, un cappuccino. 
Le si mostra la lettera: la bambina, sorridendo al vederla  esclama: - È la mia scrittura. Io avevo scritto su un foglio doppio,  ma siccome il primo si è macchiato allora l'ho riscritto sul secondo. Io  non ricordo se questo sia il primo o il secondo: mi pare il primo. L'altro  foglio l'ho dato a don Cortesi: a me sembra di averlo dato a don  Cortesi. Questi fogli li ho scritti in una stanza delle Orsoline in città  bassa: era presente appena don Cortesi. Lo scritto me lo ha dettato  lui. Mi dettava come in classe e io scrivevo. Io capivo le parole e le  scrivevo. 
Monsignor Cavadini legge a pag. 229 del vol. terzo di don  Cortesi. E la bambina soggiunge: - Me la ha dettata lui: io non  sapevo come scrivere. Io gli dicevo le cose in bergamasco e lui mi  dettava in italiano quello che gli dicevo: ma ha messo bene in italiano. 
Monsignor Merati legge la lettera della bambina alla stessa. 
Gliela mostra e la bambina dice: 

 Io ricordo di averla scritta e ho capito quello che ho  scritto. Siccome don Cortesi mi diceva: "Dimmelo, se non è  vero, io non ti faccio niente", io glielo ho detto così. 
A ogni proposta dei giudici di dire la verità, come se fosse  in punto di morte, la bambina resta lungo tempo in silenzio soggiungendo sempre: sì, sì. Monsignor Cavadini domanda: - Hai  scritto anche un'altra volta al vescovo se hai visto o no la  Madonna? 
Visto il silenzio prolungato e imbarazzato della bambina,  (silenzio che dura alcuni minuti nonostante le ripetute insistenze  di dire la verità), monsignor Merati le propone se vuol restare  sola con lui. La bambina accetta volentieri e tutti i membri del  Tribunale escono. Dopo alcuni minuti la bambina esce dalla  sala; i membri si radunano di nuovo in sala e monsignor Merati  riferisce quanto segue: 

 La bambina rimasta sola è di nuovo pregata di dire la  verità, avvertita della gravità davanti a Dio ed alla coscienza, la  bambina dopo alcuni momenti di silenzio titubante, risponde: - La Madonna non l'ho vista, e lo ripete più volte. 

 Allora perché hai scritto un'altra lettera che avresti composto nell'asilo delle Ghiaie durante la tua dimora alle Ghiaie  nelle vacanze del 1946? 
La bambina risponde di non ricordare di averla scritta. Io  aggiungo: - Guarda che in quella lettera dicevi che non era vero  quello che avevi scritto prima al vescovo e che era vero che  avevi visto la Madonna. 
La bambina risponde: - Non ricordo di avere scritto questa 
seconda lettera. Ma io la Madonna non l'ho vista. 

E allora cosa vedevi quando guardavi in cielo? 

Delle nuvole. 

E allora io ho creduto di non insistere più oltre ed ho  lasciato andare la bambina dicendo che il Signore la benedirà  perché ha detto la verità. La seduta è tolta alle ore 11.50. 
Can. Paolo Merati - sac. Cesare Patelli - don Benigno Carrara - can. Vincenzo Cavadini promot. Della Fede - sac. G. B.  Magoni. 

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