La venuta dello Spirito Santo é compimento dei Misteri della Redenzione.
Per bene intendere come il mistero della venuta dello Spirito Santo compie gli altri misteri della Redenzione; e come il medesimo Divino Spirito perfeziona l'opera di Gesù Cristo applicandone i frutti alla Chiesa in generale e ai fedeli in particolare, si legga ciò che segue Cristo merita d'essere da noi amato, e lo Spirito Santo ci comunica l'amore affinchè possiamo amarlo. Cristo ci ha dato il precetto della carità, lo Spirito Santo ci somministra il modo a d'eseguirlo. Cristo ci ha dato tanti motivi di amarlo, e lo Spirito Santo fa sì che lo amiamo. Cristo ci raccomanda tanto l'amore, e lo Spirito Santo ce lo dà. In Cristo conosciamo l'oggetto dell'amore, e dallo Spirito Santo abbiamo la grazia d'amarlo. Cristo dunque è per noi cagione d'amore, e lo Spirito San« to ne è l'efficienza» (S. Bern. Ep. 76).
La stessa Incarnata Sapienza si compiacque di lasciare allo Spirito Santo, che è l'Eterno Amor suo, il perfezionamento dei suoi discepoli, e però disse loro: «Non vi lascerò orfani, ma pregherò il Padre, e vi darà un altro consolatore, lo Spirito di verità, che v'insegnerà tutto e vi spiegherà tutto ciò che io vi ho detto, e resterà sempre con voi». (Io. 14, 16, ecc.).
Lo Spirito Santo per la particolare applicazione che fa ai singoli fedeli dei salutari effetti della Redenzione è chiamato dalla Chiesa Dito della paterna destra. Questo nome, secondo sant'Agostino, gli si compete anche per la distribuzione ch'ei fa dei suoi Doni agli Angeli e agli Uomini; e per molte altre ragioni che qui sarebbe troppo lungo riferire. Ci basti che il Salvatore medesimo dice di operare con questo mistico Dito che è lo Spirito Santo, poichè sant'Agostino osserva che dove un Evangelista, riportando alcune parole di Gesù relative ai suoi miracoli, scrive: Se io caccio i Demoni nel Dito di Dio, ecc.; un altro riferisce lo stesso pensiero scrivendo: Se io caccio i Demoni nello Spirito di Dio; è dunque chiaro che per Dito di Diq è significato lo Spirito Santo.
Il medesimo sant'Agostino per esprimere meglio come l'opera del Divin Paraclito sia in certo modo complemento di quella del Salvatore, ha detto che «Lo Spirito Santo colla sua propria virtù perfezionò quei benefizi che il Salvatore aveva incominciato (a conferirci) e aggiunge: « Quelli che il Cristo redense, il Divino Spirito li santifica». (Hom. g de Pent.).
Ma qual è la corrispondenza nostra agl'innumerevoli e preziosi benefizi dello Spirito Santo? Oh, come è languida la nostra divozione verso di Lui, e come sono rari gli atti di quel culto speciale di adorazione che gli è dovuto come alle altre due Persone della santissima Trinità! Se il Vicario di Gesù Cristo non avesse a ciò richiamato l'attenzione dei fedeli, oh, quanti, anche pii, avrebbero continuato a trascurare perfino la Novena della solennità di Pentecoste: di quella solennità che san Eusebio chiama la maggiore di tutte esprimendosi come segue: «A Pasqua noi riceviamo lo Spirito Santo che è la perfezione del Battesimo. La Risurrezione di Gesù Cristo fortificò gli Apostoli, e la Pentecoste consumò la loro carità e li rese invincibili. In quel giorno lo Spirito Santo fu dato colla necessaria pienezza alla Chiesa per soggiogar l'universo; per ciò io riguardo la Pentecoste come la maggiore di tutte le solennità ».
Se leggessimo un po' più gli scritti degli antichi Santi conosceremmo assai meglio gl'infiniti benefizi che riceviamo dal divin Paraclito, e ne saremmo assai più divoti. Ricordiamo almeno ciò che dice san Bernardo (Ser. 1.° de Pent.) : «Se celebriamo le solennità dei Santi, con quanta più divozione non dobbiamo celebrare la solennità di Colui dal quale ebbero la santità tutti quelli che noi veneriamo come Santi?». E se vogliamo farci santi anche noi qual miglior mezzo e più efficace potremo usare che quella della divozione al Datore della santità?
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