ESERCIZI PREPARATORI
alla Consacrazione a Maria SS.
1. La sua ingratitudine verso Dio 20. - L'uomo ora, dopo gli angeli, la creatura più nobile e più perfetta uscita dalle mani di Dio. Egli amava di un amore infinito questa creatura del suo cuore, in cui aveva stampata la sua stessa immagine. Nei disegni della sua Sapienza e Provvidenza ammirabile, l'uomo doveva essere un altro «Dio» qui in terra 21.
Ma si sa quello che purtroppo è poi avvenuto. Quello che nell'uomo doveva servire a glorificare maggiormente Dio, il dono della libertà, l'uomo l'ha fatto servire ad offenderlo: e si è staccato così dal suo Creatore, in cui era riposto tutto il suo bene.
Dio però, che è infinito nella sua misericordia, non meno che nella sua giustizia, non ha cessato di amare l'uomo anche quando questi si è reso affatto indegno del suo amore. E l'uomo ha continuato, anche dopo la sua caduta, ad essere sempre qui in terra la creatura più cara al Signore.
Penso a ciò che Dio ha fatto per redimere questo povero essere e riportarlo là donde era caduto per la sua superbia.
Penso come Dio sta spiando e aspettando il momento in cui l'anima, guadagnata dalla sua grazia con un movimento della sua volontà cerca di far ritorno a Lui, per aiutarla a rientrare nell'ordine e a riunirsi di bel nuovo al suo Principio, che è poi anche il suo unico Fine.
2. Come l'uomo deve avvicinarsi a Dio. Ma poiché l'uomo si è allontanato da Dio per fare la propria volontà e per amarsi in se stesso anziché amarsi in Dio, com'era suo dovere, affinché egli possa rientrare nell'ordine è necessario, indispensabile anzi, che sradichi dal proprio cuore questo amore particolare e si stabilisca tutto ed unicamente nell'amore del suo Dio.
Se si vuole che la parte, - l'uomo, - si unisca al tutto che è Dio, 22 è necessario che scompaia ciò che costituisce l'immondezza propria dell'uomo, così che in lui non si trovino se non queste due cose: volontà di Dio, amore di Dio.
3. Come Dio attira a sé l'uomo. - Allo scopo di ottenere questo risultato desiderabile, Dio alle volte illumina certe anime ancora tutte piene di se stesse, in modo che le fa entrare chiaramente nella conoscenza del proprio nulla, le rischiara perfettamente sul fine della loro creazione e su ciò che loro manca perché lo possano raggiungere. Nel tempo stesso, affine di animarle tutte all'impresa che è loro proposta, si dà a vedere ad esse in tutta la chiarezza del suo Amore Divino, pronto sempre a soccorrere l'anima con ogni sorta di aiuti.
Dio porta, come già dissi, quest'anima, al disopra di sé, per qualche tempo, quasi sopra il monte della sua gloria. Lassù in alto le spiega dinanzi la magnificenza del Regno che l'attende e l'innamora talmente di quelle bellezze ineffabili che quando qualche tempo dopo, Egli rimetterà quest'anima ai piedi del monte, il che avverrà ben presto, essa si sentirà animata e incoraggiata a rifare la via per raggiungere di nuovo la cima e in essa stabilirsi, malgrado le scalfitture e le cadute a cui le converrà rassegnarsi lungo il viaggio; poiché in questo genere così diverso di salita l'anima avrà bensì sempre l'aiuto di Dio, ma dovrà camminare passo passo, servendosi dei suoi piedi.
Ad ogni modo, Dio previene l'anima con quell'abbondanza di lumi e di grazie che s'è detto, appunto per ridurla a quell'umiltà che è indispensabile perché si stacchi da se medesima, diffidi di tutto ciò che viene da lei stessa e si dia interamente a Lui solo.
Quando pertanto il Signore ha cominciato a far bene all'anima, anche allora continua a fare ogni cosa con misura. Essendo stata la superbia la causa del primo peccato, e, in conseguenza, di tutti gli altri, Dio misura le sue grazie all'anima in proporzione della capacità che essa ha di riceverle, che è quanto dire, a seconda dell'umiltà sua, affinché non succeda che si imbratti maggiormente di quel fango di cui le grazie sarebbero destinate a mondarla, facendole credere suo merito ciò che è puramente dono del Signore.
Bisogna quindi che l'anima comprenda bene il proprio nulla e come ogni grazia che Dio le fa non sia altro che un nuovo aiuto che le è inviato allo scopo di sostenerla nella propria impotenza. In questo modo si farà capace di ricevere le grazie di Dio con frutto e le attirerà anzi sopra di sé sempre più abbondanti.
Dio, da parte sua, è pure grandemente desideroso di fare all'anima ogni sorta di bene. Egli non desidera che di dare. Se ne astiene alle volte, o limita la sua azione benefica, per il maggior bene dell'anima, aspettando che questa se ne renda capace. Ed ecco allora quanto sia necessaria l'umiltà. Veramente essa è come la chiave di volta di tutto l'edificio della santificazione.
L'anima non è favorita da Dio Se non in ragione della sua umiltà.
Servo di Dio B. SILVIO GALLOTTI
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