domenica 6 settembre 2020

Padre Pio, Paolo VI e la Massoneria.


  IL FAMOSO MONUMENTO DI PAOLO VI

VENERDÌ 4 SETTEMBRE 2020


Abbiamo ricevuto una rivista italiana Alfa & Omega (Bimestrale di analisi politica e orientamenti culturali, fondata nel 2004, Ediciones Segno, via E. Fermi 80, Feletto Umberto, 33010 Tavagnacco, Italia, Tel. 0432-575: 179;  www.edizionise -gno.it ).
Abbiamo tratto dal n. 6 un articolo di 21 pagine dal titolo “ Santo Padre Pio e la Massoneria, una battaglia dello spirito che continua ” . Ecco il riassunto:
Al tempo di Papa Paolo VI,  Padre Pio incontrò Luigi Villa, un sacerdote al quale impose il compito di dedicare la sua vita alla lotta alla Massoneria ecclesiastica. Ha detto: “ Coraggio, coraggio, perché la chiesa è già invasa dalla Massoneria. La massoneria è già arrivata alle pantofole del Papa ”.
Don Luigi Villa, dottore in teologia dogmatica, divenne agente segreto del cardinale Ottaviani, capo del Sant'Uffizio. Nel 1971 fonda la sua rivista  Chiesa Viva  [1]. Per zittirla, hanno tentato più volte di assassinarlo, ma la rivista rimane più combattiva che mai. L'autore di questo articolo, Franco Adessa, vi collabora da molti anni.
Circa 12 anni fa gli è stato commissionato uno studio riguardante il monumento a Paolo VI costruito sul Sacro Monte di Varese e pubblicato nel 2000 il libro:  A Paolo VI un monumento massonico , un monumento che glorifica la vittoria della Massoneria sul Cattolicesimo . Sorge davanti alla statua della Vergine Incoronata, simbolo della vittoria della Chiesa sul protestantesimo e muro contro l'eresia. Raffigura Paolo VI con una mitra identica a quella del faraone Akhenaton e lo stesso monogramma di questo: "Dio, sommo sacerdote e re". Il Papa è vestito di efod, come il grande sacerdote Caifa, al momento della condanna di Cristo.
Decifrando numerosi simboli massonici sul monumento, Franco Adessa conclude che Paolo VI è rappresentato come un 'Pontefice ebraico' del 18 ° grado della Massoneria di rito scozzese, il più grande dei Cavalieri della Rosa Croce, il cui segreto è quello di "cancellare il sacrificio di Cristo in croce ”!
Successivamente F. Adessa è stata incaricata da Don Luigi Villa di studiare la “Chiesa Nuova” dedicata a Padre Pio a San Giovanni Rotondo, inaugurata nel luglio 2004 .  “Se l'idea guida del monumento a Paolo VI rappresenta il simbolo della vittoria della Massoneria sulla Chiesa cattolica e su Maria, è un muro contro questa“ madre di tutte le eresie ”che si confronta con l'eterna dottrina della Chiesa di Cristo! ; in questa "Nuova Chiesa" l'idea guida è la glorificazione della Massoneria e del suo dio Lucifero. Un Lucifero che trionfa su Cristo e sulla Trinità, che è sostituito dalla Satanica Trinità massonica. In questa rappresentazione geometrica, Lucifero sostituisce Cristo in croce (rituale del 25 ° grado), come "Redentore dell'uomo"(vedi il Tabernacolo) ed era rappresentato come il "Re dell'universo" (vedi la croce di pietra di 40 m di altezza e la sua geometria, al centro di una creazione e di un'umanità divinizzata, centro di una stella a 5 punte e di una  stella  6 punti). L'umanità composta da 70 pietre (ricordando i 70 popoli che Dio disperse nella Torre di Babele), si alza orgogliosa per costruire la sua seconda "Torre di Babele".
Siamo al centro del combattimento dell'Apocalisse in cui il culto di Dio è sostituito dal culto di Lucifero, cosa che non è possibile se non con la distruzione della Chiesa cattolica e della civiltà cristiana. È l'obiettivo del governo mondiale secondo i massoni Giuseppe Mazzini e Albert Pike:  "I cittadini riceveranno la vera luce attraverso la manifestazione universale della pura dottrina di Lucifero, rivelata al pubblico dopo la distruzione della cristianità".
Quella che Padre Pio chiamava la famigerata setta della Massoneria " voleva dunque vendicarsi di lui. Franco Adessa ricorda il discorso pronunciato in una loggia di Parigi: “Indignando Cristo, aboliremo la  sua gloria. Un giorno il Principe di questo mondo, Satana, il nostro Maestro, trionferà su Cristo e sarà adorato come il vero Dio ", e questa strategia ben nota: Corromperemo il popolo attraverso i sacerdoti e i sacerdoti attraverso di noi "," fate marciare il clero sotto i nostri vessilli pensando che lo faccia sotto le chiavi apostoliche ”.
Chi è il vero autore del progetto di costruzione di questa "Chiesa Nuova", in cui la presenza di simboli massonici e significati nascosti sono di fondamentale importanza?
La Massoneria, essenzialmente, è una società segreta, con alti iniziati. Lo scultore Floriano Badini, autore del monumento a Paolo VI sul Sacro Monte, ha realizzato anche la porta del Tabernacolo di questa nuova chiesa.
Tutti i simboli non compaiono agli occhi del profano. Ma per gli high insider, bastano pochi accenni per scoprire cosa trovare lì! "Professionisti che lavorano per il 3 ° millennio", come l'architetto Renzo Piano, obbediente ai precisi ordini dei "fratelli", si sono detti "felici di ricevere precise indicazioni dagli specialisti vaticani", soprattutto da monsignor Crispino Valenziano che ricevette le direttive dal suo superiore, il cardinale Virgilio Noé, famigerato massone.
L'  Osservatorio Romano  del 1 ° ottobre 1893 dice: “La massoneria è satanica in tutto: nella sua origine, nella sua organizzazione, nella sua azione, nel suo fine, nei suoi mezzi, nei suoi codici e nel suo governo, perché ha diventare la stessa cosa con il giudaismo ”. Satanico, sì; Ma non stupido!
F. Adessa ha pubblicato la sua opera sulla “Chiesa Nuova” dedicata al Santo Padre Pio, ma non ha provocato alcuna reazione ufficiale da parte degli ecclesiastici che hanno collaborato al progetto; "il silenzio dà il consenso" ...
Alla domanda: "Come è possibile che il Vaticano possa far costruire un tempio satanico a spese di milioni di fedeli cattolici nel mondo che hanno collaborato in buona fede?" La risposta è inquietante: o queste sono persone che sono state colossalmente ingannate; o si tratta di persone che sapevano cosa stavano facendo! Presta attenzione agli avvertimenti dati da Padre Pio negli anni '60.
Al termine, questo articolo presenta elementi della corrispondenza tra il Venerabile Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia e il Cardinale Baggio, dove sono nominati il ​​Vicario Generale del Vaticano, Cardinale Francesco Marchisano, il Segretario Personale di Paolo VI, Pasquale Macchi, l'Abate. Marsili Salvatores, monsignor Aníbal Bugnini [2], il rettore del Laterano, Franco Biffi, il cardinale Virgilio Noé, e altri, in qualità di “fratelli”, sulla questione della morte di Paolo VI e dell'elezione del suo successore.
Questi testi danno purtroppo ragione alle accuse di Padre Pio e del suo delegato: don Luigi Villa, nonché del nostro autore Franco Adessa.
Furono pubblicate anche tre lettere del 1961 del cardinale Marchisano al Gran Maestro che spiegavano il piano per la demolizione dei seminari italiani, chiedendo la partecipazione della Massoneria, e si concludevano con un "saluto di affettuoso affetto" al Gran Maestro. La pubblicazione di questa corrispondenza, diffusa tra il clero italiano, non ha provocato proteste o smentite.
Don Luigi Villa ha pubblicato nel 1992 la "Lista Pecorelli" contenente i nomi di oltre cento prelati con la data della loro iscrizione in Massoneria, il loro numero di iscrizione e il loro soprannome. Ha pubblicato anche due libri: “ Paolo VI, Beato? "  E  Paolo VI, prova di un Papa "  che parla della" sua apertura alla Massoneria "e ai suoi documenti segreti recuperato dalla sua segretaria dopo la sua morte, che erano sulla sua scrivania.
Il nostro autore conclude che, da tutto questo, ne consegue che "la Massoneria è a capo del Vaticano".
Ricordate le parole della Vergine de La Salette: “ Roma perderà la fede e diventerà la sede dell'Anticristo ”, e anche di suor Lucia di Fatima: “ Cardinale contro cardinale, vescovo contro vescovo, e Satana marceranno in mezzo a loro. ... Satana entrerà finalmente in cima alla Chiesa ... Ciò che è marcito a Roma cadrà e ciò che è caduto non risorgerà mai più ... "
Infine si ricorda l'avvertimento del Santo Padre Pio, prima di morire: Farò più guai da morto che vivo "


Appunti:

[1] Aparece hasta hoy: Via G. Galilei 121,1- 25123 Brescia (Italia)

[2] Monsignor Aníbal Bugnini, all'epoca solo padre Bugnini era responsabile della “nuova messa”, in qualità di presidente della commissione che la partorì. Successivamente, quando la sua affiliazione massonica fu rivelata al pubblico, fu messo a parte e mandato in Iran; dove si dice che sia morto di "morte naturale provocata". I massoni sono noti per mangiare i loro figli.

Jacques Villemonais pubblicato su " Patria Argentina " n. 232, 11 aprile 2007. Tratto da " Lectures Françaises ", n. 598, febbraio 2007, pp. 11, 12 e 13. Visto nel  Syllabus .

Ut Quis Fidelis Inveniatur

sabato 5 settembre 2020

La Repubblica Mondiale della Massoneria sarà governata dai Sionisti



Il Mistero dell’Iniquità


D) Gli Illuminati, Adam Weishaupt e l’Alta Vendita

La Rivoluzione Francese, tuttavia, non è stata architettata principalmente dalle logge francesi, bensì dall’Ordine Internazionale  degli Illuminati, guidato dal massone Adam Weishaupt. Le istruzioni di  Weishaupt erano le seguenti: “Lasciate che la forza segua quest’impero  invisibile; legate le mani di chi resiste, soggiogateli...”214 Il massone  Louis Blanc rivelò che la Frammassoneria era diretta da società ancor  più segrete e potenti, mentre l’ex massone John Robinson affermò che “all’interno della Massoneria esiste un’associazione, pesantemente  armata, che ha lo scopo specifico di sradicare tutte le religioni e  rovesciare tutti i governi.”215 È esattamente il programma degli  Illuminati: niente più religione, niente più governi, niente più proprietà  privata.216 Il programma di rivoluzione Sociale degli Illuminati prevede  infatti: 

1.  L’abolizione della Monarchia e di tutti i governi legittimamente costituiti.

2. L’abolizione della proprietà privata.

3. L’abolizione dell’eredità.

4. L’abolizione delle nazioni sovrane e del patriottismo.

5. L’abolizione della famiglia come istituzione (il matrimonio, ad esempio, verrà rimpiazzato dalla vita nelle comuni).

6. L’abolizione di qualsiasi religione. 217

Weishaupt descrisse lo scopo ultimo al quale era finalizzata la rivoluzione mondiale: “è indispensabile creare  un regime universale che domini su tutto il mondo.”218

Fu Weishaupt a dare alla Massoneria “una forma ed un carattere  che l’avrebbero motivata e spinta... fino ai giorni nostri, e che le  permetteranno di avanzare ancora, fino allo scontro finale con la  Cristianità, nel quale si dovrà determinare se sarà Gesù Cristo oppure  satana a regnare su questo mondo fino alla fine dei tempi.”219 Weishaupt riuscì nel suo intento di trasformare l’Ordine degli Illuminati in una  specie di organizzazione ombrello della Massoneria, o “alto arco”,  ottenendo il controllo delle attività rivoluzionarie massoniche in tutto  il mondo.

Nel 1780, sotto gli auspici e la protezione del Principe Ferdinando,  Duca di Brunswick, venne indetta un’assemblea generale dei massoni  che si sarebbe tenuta l’anno successivo. Con il Duca di Brunswick che  “agiva come Gran Maestro Supremo, giunsero deputati da ogni nazione  in cui esisteva la Massoneria… giunsero da ogni parte dell’Impero  Britannico; dagli Stati Uniti d’America, formatisi di recente; da tutte le  nazioni dell’Europa continentale... dai territori dell’Impero Ottomano e  dai possedimenti indiani e coloniali di Francia, Spagna, Portogallo ed  Olanda.220
Per quale motivo questi uomini, uniti da un voto di segretezza  inviolabile, vennero chiamati da tutte le parti del mondo perché si  incontrassero in Germania per partecipare ad un convegno segreto?  La risposta è facile: “Era stata ordinata la rivoluzione”221 – non da  Weishaupt, ma dai Consigli Supremi della Massoneria. Già sin dal 1776, il Comitato Centrale del Grand’Oriente aveva raccomandato ai propri  deputati di preparare i loro fratelli massoni alla rivoluzione.222 Nel  1776 Voltaire scrisse al Conte d’Argental: “Da tutte le parti si annuncia  una rivoluzione.”223 Copin-Albancelli osservò che la Massoneria era  andata preparando la Rivoluzione Francese per ben 60 anni.224 Quando  ho iniziato il mio lavoro di ricerca sull’argomento, fino alla stesura  della prima bozza di questo libro, ritenevo che alcuni di questi autori  potessero essere scusati per aver pensato che gli annunci del 1776 sull’imminente rivoluzione riguardassero esclusivamente la rivoluzione  Francese; tuttavia, più sono andato avanti nelle mie ricerche più mi sono  convinto che non fu affatto così. Fu la Rivoluzione Americana, e non  quella Francese, ad essere preannunciata dalle logge massoniche in quel  1776 – perlomeno in modo prioritario rispetto all’altra; la Rivoluzione  Americana venne considerata dai massoni come l’inizio della Grande  Rivoluzione che avrebbe portato all’eliminazione di tutte le nazioni  della terra e quindi alla creazione di un Nuovo Ordine Mondiale. 

Il numero delle logge massoniche andò aumentando, ed esse  venivano guidate da emissari inviati e istruiti da Weishaupt. Venne  organizzata “una seconda convenzione”, riferisce Mons. Dillon,  “organizzata dagli Illuminati francesi, durante la quale si approntarono  i piani per la rivoluzione. Le figure chiave di questo conclave furono  quei personaggi che sarebbero di lì a poco saliti sul palcoscenico della  Rivoluzione: Mirabeau, Lafayette, Fouche, Talleyrand, Danton, Marat,  Robespierre, Cambaceres, e in sostanza tutti i nomi più importanti  dietro ai sollevamenti che scoppiarono in Francia; non erano solamente  degli Illuminati, ma ne rappresentavano l’elite”. 
La Massoneria si era infiltrata così profondamente nei ranghi delle  autorità ecclesiastiche e governative dell’epoca, che quando vennero  scoperti e mostrati alle autorità bavaresi alcuni documenti sovversivi  degli Illuminati, nel 1786, quest’ultimi dovettero fuggire dal paese e  trovare rifugio nei paesi limitrofi. Weishaput cercò ed ottenne rifugio  presso il Duca di Sassonia-Coburgo. Come lui, tanti altri suoi adepti  vennero accolti e ricevettero la protezione di varie corti Europee.225  “La scoperta dell’organizzazione,” afferma Epperson, “fu forse una  benedizione per gli Illuminati, più che un problema: i membri fuggirono  alla persecuzione del governo della Baviera … creando nuove società  segrete in tutta Europa ed in America.”226
Uno dei paesi dove fuggirono gli Illuminati furono infatti gli Stati  Uniti d’America. Il Primo Capitolo degli Illuminati in America venne  creato in Virginia, nel 1786, seguito da altri 14 in diverse altre città.227  A. Ralph Epperson riporta come una costola degli Illuminati, i Cavalieri  del Circolo Dorato, aiutati dagli interessi economici dei Rothschild, abbia organizzato la secessione degli Stati del Sud, che portò alla più  sanguinosa guerra della storia Americana.228 Nel 1798, Jeddiah Morse  (padre del più famoso Samuel, inventore del telegrafo) scrisse: “L’Ordine  [degli Illuminati] ha filiali ed emissari all’opera in tutti gli Stati Uniti.”229  Nel 1812, il Rettore dell’Università di Harvard, Joseph Willard, affermò:  “Vi sono prove a sufficienza dell’esistenza di un certo numero di società  degli Illuminati che si sarebbero insediate in questo paese. Stanno senza  dubbio tentando in segreto di minare alle fondamenta le nostre antiche  istituzioni, civili e religiose. Queste società segrete sono chiaramente in  combutta con i loro confratelli Europei… viviamo in un momento assai pericoloso. I nemici dell’ordine stanno cercando di portarci alla rovina.  Se l’infedeltà dovesse prevalere, la nostra indipendenza verrebbe meno  ed il nostro governo repubblicano sarebbe annientato.”230
Gli Illuminati erano comunque presenti in molti altri luoghi. John  Robison, che per un certo periodo aveva fatto parte di quell’ordine,  scrisse nel 1798: 

Sono stato in grado di tracciare questi tentativi, compiuti  nel corso di 50 anni, sotto l’assurdo pretesto di illuminare il  mondo con la luce della filosofia, e di disperdere le nuvole della  superstizione civile e religiosa, che secondo loro terrebbe le nazioni  d’Europa nell’oscurità e nella schiavitù. Ho osservato queste  dottrine diffondersi e mischiarsi gradualmente a tutti i diversi  sistemi della Massoneria; finché, alla fine, È STATA FORMATA UN’ASSOCIAZIONE con lo scopo specifico di SPAZZARE VIA TUTTE LE ISTITUZIONI RELIGIOSE E ROVESCIARE TUTTI I GOVERNI  ESISTENTI IN EUROPA… ho visto che i leader più attivi, durante la Rivoluzione Francese, provenivano tutti da quest’Associazione, e hanno guidato i propri primi movimenti secondo i principi di  quest’ultima… infine, ho visto che quest’Associazione esiste e  opera tuttora in segreto, e che... i suoi emissari stanno lavorando per diffondere tra di noi le loro detestabili dottrine… L’Associazione ha logge, in Bretagna, che sono costantemente in contatto con la  Loggia Madre, a Monaco, sin dal 1784.231

Padre Paul Kramer

UN DONO per i consacrati al mio Cuore Immacolato



Suor Chiara Scarabelli


PARLA COL MINISTRO DI DIO

7 dicembre 1950 

In quei giorni, il pensiero di dover parlare di ciò che era avvenuto tra me e la mia cara Mamma del cielo mi preoccupava un poco. Non sapevo come iniziare il discorso! Il giorno 7 di dicembre, mentre stavo pregando la Vergine Maria, supplicandola di venire in mio aiuto, con tanta tenerezza così mi parlò:  

- Piccola mia, parla col ministro di Dio, riferisci tutto quello che ti ho comunicato!  

Sarà per la gloria di Dio, del mio Cuore Immacolato e per la salvezza delle anime.  

Non temere, vedrai che ti comprenderà: sarà lo Spirito di Dio a parlare per mezzo tuo!  

Parla con la semplicità dei piccoli. Solo così potrai eseguire la missione che ti ho affidato.  

- Sì, mamma, ma aiutami tu, lo sai che sono un povero nulla, una povera idiota. Vieni, ti prego, in mio soccorso, affinché non abbia a rovinare l'opera tua.  

- Sta' serena, non temere, io sono con te.  

Allora mi presentai al confessore e, a più riprese riferii tutto quello che avevo visto e sentito dalla dolce e cara Mamma del cielo.  

Le mie confessioni precedenti erano sempre state brevi, ora mi trattenevo più a lungo, per rispondere alle domande che il Padre mi faceva su quest'argomento (...)  

Intanto il tempo passava. Quando il confessore fu al corrente di tutto quello che mi aveva affidato la Vergine, mi disse:  

- Ti assicuro, in nome di Dio, che tutto questo non è una tua illusione e neppure arte del demonio, ma che è invece segno di predilezione per te, piccola anima, da parte del Cuore Immacolato di Maria oltre che di tenerezza materna per tutti i suoi figli. É Suo desiderio che la consacrazione fatta al Suo cuore dalla Chiesa, per volontà del Signore Gesù, si viva in pratica!  

Poi mi disse: 

- Prega tanto, voglio chiedere un segno, non perché non creda che sia opera sua, ma per essere più pronto a fare tutto quello che desidera da me, suo indegno ministro.  

a cura di Mons. Luigi Molinari

Non cediamo alla tentazione di abbandonare la Chiesa perché invasa da eretici e fornicatori: sono loro che vanno cacciati!



Cari amici di Duc in altum, vi propongo questo contributo che monsignor Carlo Maria Viganò mi ha fatto pervenire. Si tratta di una risposta al giornalista Stephen Kokx e non esito a definirla determinante, decisiva.
A.M.V.
***
Caro dottor Kokx, ho letto con vivo interesse un suo articolo dal titolo Domande per Viganò: sua eccellenza ha ragione sul Vaticano II, ma cosa pensa che dovrebbero fare i cattolici ora?, apparso su Catholic Family News lo scorso 22 agosto (qui). Trattandosi di questioni molto importanti per i fedeli, rispondo volentieri alle sue domande.
Ella mi chiede: «Cosa significa “separarsi” dalla chiesa conciliare secondo l’Arcivescovo Viganò?». Le rispondo a mia volta con una domanda: «Cosa significa separarsi dalla Chiesa cattolica secondo i fautori del Concilio?» Pur essendo evidente che non è possibile alcuna commistione con coloro che propongono dottrine adulterate del manifesto ideologico conciliare, occorre precisare che il semplice fatto di essere battezzati e membra vive della Chiesa di Cristo non implica l’adesione alla compagine conciliare; questo vale anzitutto per i semplici fedeli e per i chierici secolari e regolari che, per varie ragioni, si considerano sinceramente cattolici e che riconoscono la Gerarchia.
Andrebbe invece chiarita la posizione di quanti, dichiarandosi cattolici, abbracciano le dottrine eterodosse che si sono diffuse in questi decenni, con la consapevolezza che esse rappresentano una rottura con il Magistero precedente. In questo caso è lecito mettere in dubbio la loro reale appartenenza alla Chiesa cattolica, nella quale tuttavia essi ricoprono ruoli ufficiali che conferiscono loro autorità. Un’autorità esercitata illecitamente, se lo scopo che si prefigge è di obbligare i fedeli ad accettare la rivoluzione imposta da dopo il Concilio.
Una volta chiarito questo punto, risulta evidente che non sono i fedeli tradizionalisti – ossia i cattolici veri, secondo le parole di san Pio X – che devono abbandonare la Chiesa nella quale hanno pieno diritto di rimanere e dalla quale sarebbe sciagurato separarsi; ma i modernisti, i quali usurpano il nome cattolico proprio perché esso è l’unico burocratico elemento che consente loro di non essere considerati al pari di qualsiasi setta eretica. Questa loro pretesa serve infatti ad evitare di finire tra le centinaia di movimenti ereticali che nel corso dei secoli hanno creduto di poter riformare la Chiesa a proprio piacimento, anteponendo il proprio orgoglio all’umile custodia dell’insegnamento di Nostro Signore. Ma come non è possibile rivendicare la cittadinanza di una Patria di cui non si condivide la lingua, il diritto, la fede e la tradizione; così è impossibile che chi non condivide la fede, la morale, la liturgia e la disciplina della Chiesa cattolica possa arrogarsi il diritto di rimanere al suo interno e addirittura di ascendere i gradi della Gerarchia.
Non cediamo quindi alla tentazione di abbandonare – pur con giustificato sdegno – la Chiesa cattolica, col pretesto che essa è invasa da eretici e fornicatori: sono costoro che vanno cacciati dal sacro recinto, in un’opera di purificazione e di penitenza che deve partire da ciascuno di noi.
È altresì evidente che vi sono casi molto diffusi in cui il fedele incontra gravi problemi nel frequentare la parrocchia, così come sono ancora poco numerose le chiese in cui si celebra la Santa Messa nel rito cattolico. Gli orrori che dilagano da decenni in molte nostre parrocchie e santuari rendono impossibile anche solo assistere ad una «eucarestia» senza essere turbati e mettere a rischio la propria fede. Così come è molto difficile assicurare a sé e ai propri figli un’istruzione cattolica, sacramenti celebrati degnamente e una guida spirituale solida. In questi casi i fedeli laici hanno il diritto e il dovere di cercare sacerdoti, comunità e istituti che siano fedeli al Magistero di sempre. E che alla lodevole celebrazione della liturgia in rito antico sappiano accompagnare la fedele adesione alla dottrina e alla morale, senza alcun cedimento sul fronte del Concilio.
La situazione è certamente più complessa per i chierici, che dipendono gerarchicamente dal proprio vescovo o dal superiore religioso, ma che allo stesso tempo hanno il diritto sacrosanto di rimanere cattolici e di poter celebrare secondo il rito cattolico. Se da un lato i laici hanno più libertà di movimento nello scegliere la comunità alla quale rivolgersi per la Messa, i sacramenti e l’istruzione religiosa, ma meno autonomia per il fatto di dover comunque dipendere da un sacerdote; dall’altro lato i chierici hanno meno libertà di movimento, essendo incardinati nella diocesi o nell’ordine e sottoposti all’autorità ecclesiastica, ma più autonomia per il fatto di poter legittimamente decidere di celebrare la Messa e amministrare i sacramenti nel Rito Tridentino e di predicare conformemente alla sana dottrina. Il motu proprio Summorum Pontificum ha ribadito che fedeli e sacerdoti hanno il diritto inalienabile – che non può essere loro negato – di avvalersi della liturgia che più perfettamente esprime la nostra fede. Ma questo diritto va oggi usato non solo e non tanto per conservare la forma straordinaria del rito, ma per testimoniare l’adesione a quel depositum fidei che solo nel rito antico trova perfetta corrispondenza.
Ricevo quotidianamente lettere accorate di sacerdoti e di religiosi che vengono emarginati o trasferiti o ostracizzati a causa della loro fedeltà alla Chiesa: la tentazione di trovare un ubi consistam lontano dallo strepito dei novatori è forte, ma dobbiamo trarre esempio dalle persecuzioni che subirono molti santi, tra i quali sant’Atanasio, che ci offrono un modello di come comportarci dinanzi all’eresia dilagante e alla furia persecutoria. Come ha ricordato più volte il mio venerato confratello, monsignor  Athanasius Schneider, l’arianesimo che afflisse la Chiesa all’epoca del Santo Dottore di Alessandria d’Egitto era talmente diffuso tra i vescovi, da lasciar quasi credere che l’ortodossia cattolica fosse completamente scomparsa. Ma fu grazie alla fedeltà e all’eroica testimonianza dei pochi vescovi rimasti fedeli, che la Chiesa seppe risollevarsi. Senza quella testimonianza, l’arianesimo non sarebbe stato sconfitto: senza la nostra testimonianza odierna, non verrà sconfitto il modernismo e l’apostasia globalista di questo pontificato.
Non è quindi questione di lavorare dall’interno o dall’esterno: i vignaioli sono chiamati a lavorare nella Vigna del Signore, ed è  che devono rimanere anche a costo della vita; i pastori sono chiamati a pascere il Gregge del Signore, a tenere lontani i lupi rapaci e a scacciare i mercenari che non si preoccupano per la salvezza delle pecore e degli agnelli.
Quest’opera spesso silenziosa e nascosta è stata compiuta dalla Fraternità San Pio X, alla quale va riconosciuto il merito di non aver lasciato spegnere la fiamma della Tradizione, in un momento in cui celebrare la Messa antica era considerato sovversivo e motivo di scomunica. I suoi sacerdoti sono stati una salutare spina nel fianco nel corpo ecclesiale, considerati come un insopportabile termine di paragone per i fedeli, un rimprovero costante al tradimento compiuto ai danni del popolo di Dio, un’alternativa inammissibile al nuovo corso conciliare. E se la loro fedeltà ha reso inevitabile la disobbedienza al Papa con le consacrazioni episcopali, grazie a esse la Fraternità ha potuto proteggersi dall’attacco furioso dei novatori e ha permesso, con la sua stessa esistenza, di rendere possibile la liberalizzazione del Rito Antico, fino ad allora proibito. Così come ha consentito di far emergere le contraddizioni e gli errori della setta conciliare, sempre ammiccante nei confronti degli eretici e degli idolatri, ma implacabilmente rigida e intollerante nei confronti della Verità cattolica.
Considero monsignor Lefebvre un esemplare Confessore della Fede e penso sia ormai evidente quanto la sua denuncia del Concilio e dell’apostasia modernista sia fondata e quanto mai attuale. Non va dimenticato che la persecuzione di cui monsignor Lefebvre è stato oggetto da parte della Santa Sede e dell’episcopato mondiale è servita anzitutto come deterrente per i cattolici refrattari alla rivoluzione conciliare.
Concordo parimenti con quanto osservato da sua eccellenza monsignor Bernard Tissier de Mallerais, circa la compresenza di due entità in Roma: la Chiesa di Cristo è occupata ed eclissata dalla compagine modernista conciliare, la quale si è imposta nella stessa gerarchia ed usa l’autorità dei suoi ministri per prevalere sulla Sposa di Cristo e Madre nostra.
La Chiesa di Cristo – che non solo sussiste nella Chiesa cattolica, ma è a titolo esclusivo la Chiesa cattolica – è solo oscurata, eclissata da una strana chiesa, stravagante insediatasi in Roma, secondo la visione della beata Anna Katharina Emmerick. Essa convive, come il grano con la zizzania, nella curia romana, nelle diocesi, nelle parrocchie. Non possiamo giudicare i nostri pastori per le loro intenzioni, né supporre che tutti siano corrotti nella fede e nella morale; al contrario, possiamo sperare che molti di loro, finora rimasti intimiditi e silenti, comprendano, col dilagare della confusione e dell’apostasia, l’inganno di cui sono stati oggetto e si scuotano finalmente dal loro torpore. Numerosi sono i laici che stanno alzando la loro voce; altri seguiranno necessariamente, assieme a buoni sacerdoti, certamente presenti in ogni diocesi. Questo risveglio della Chiesa militante – oserei chiamarla quasi una resurrezione – è necessario, improrogabile e inevitabile: nessun figlio tollera che la propria madre sia oltraggiata dai servitori, né che il padre sia tiranneggiato dagli amministratori dei suoi beni. Il Signore ci offre, in questi dolorosi frangenti, la possibilità di essere suoi alleati e di combattere questa santa battaglia sotto il suo vessillo: il Re vincitore dell’errore e della morte ci permette di condividere l’onore della vittoria trionfale e il premio eterno che ne deriva, dopo avere con Lui sopportato e sofferto.
Ma per meritare la gloria immortale del Cielo siamo chiamati a riscoprire – in un’epoca svirilizzata e priva di valori quali l’onore, la fedeltà alla parola data, l’eroismo – un aspetto fondamentale per ogni battezzato: la vita cristiana è una militia, e con il sacramento della Confermazione siamo chiamati ad essere soldati di Cristo, sotto le cui insegne dobbiamo combattere. Certo, nella maggior parte dei casi si tratta di un combattimento essenzialmente spirituale; ma nel corso della Storia abbiamo visto quanto spesso, dinanzi alla violazione dei diritti sovrani di Dio e delle libertà della Chiesa, sia stato necessario anche prendere le armi: ce lo insegna la strenua resistenza per respingere le invasioni islamiche a Lepanto e alle porte di Vienna, la persecuzione dei Cristeros in Messico, dei cattolici in Spagna, ed ancor oggi la guerra crudele ai cristiani di tutto il mondo. Mai come oggi possiamo comprendere l’odio teologico dei nemici di Dio, ispirati da Satana: l’attacco a tutto ciò che ricorda la Croce di Cristo – la Virtù, il Bene e il Bello, la purezza – ci deve spronare ad alzarci, in un sussulto di fierezza, per rivendicare il nostro diritto non solo a non esser perseguitati dai nemici esterni, ma anche e soprattutto ad avere dei pastori forti e coraggiosi, santi e timorati di Dio, che facciano esattamente quello che i loro predecessori hanno fatto per secoli: predicare il Vangelo di Cristo, convertire i singoli e le nazioni, espandere in tutto il mondo il Regno del Dio Vivo e Vero.
Siamo tutti chiamati a compiere un gesto di Fortezza – virtù cardinale dimenticata, che non a caso in greco richiama la forza virile, ἀνδρεία – nel saper resistere ai Modernisti: una resistenza che si radica nella Carità e nella Verità, attributi di Dio.
Se celebrate solo la Messa tridentina e predicate la sana dottrina senza menzionare il Concilio, cosa potranno mai farvi? Cacciarvi dalle vostre chiese, forse, e poi? Nessuno potrà mai impedirvi di rinnovare il Santo Sacrificio anche su un altare di fortuna in una cantina o in una soffitta, come i preti refrattari durante la Rivoluzione francese, o come ancor oggi avviene in Cina. E se proveranno ad allontanarvi, resistete: la legge canonica serve per garantire il governo della Chiesa nel perseguimento delle sue finalità principali, non per demolirla. Smettiamola di temere che la colpa dello scisma sia di chi lo denuncia, e non di chi lo compie: sono scismatici ed eretici coloro che feriscono e crocifiggono il Corpo Mistico di Cristo, non coloro che lo difendono denunciando i carnefici!
I laici possono pretendere dai loro ministri di comportarsi come tali, preferendo quanti danno prova di non esser contaminati dagli errori presenti. Se una Messa diventa un’occasione di tortura per il fedele, se egli è costretto ad assistere a sacrilegi o a sopportare eresie e farneticamente indegni della Casa del Signore, è mille volte preferibile recarsi in una chiesa in cui il sacerdote celebri degnamente il Santo Sacrificio, nel rito che la Tradizione ci ha consegnato, e predichi conformemente alla sana dottrina. Quando i parroci e i vescovi si accorgeranno, che il popolo cristiano pretende il pane della fede e non le pietre o gli scorpioni della neo-chiesa, metteranno da parte le proprie paure e asseconderanno le legittime richieste dei fedeli; gli altri, veri mercenari, si mostreranno per quello che sono e sapranno raccogliere intorno a sé solo quanti condividono i loro errori e perversioni. Si estingueranno da soli: il Signore secca la palude e rende arida la terra su cui crescono i rovi; spegne le vocazioni nei seminari corrotti e nei conventi ribelli alla Regola.
I fedeli laici hanno oggi un compito sacro: confortare i buoni sacerdoti e i buoni vescovi, stringendosi attorno a loro come le pecore al loro pastore. Ospitarli, aiutarli, consolarli nelle tribolazioni. Creare comunità in cui non domini la mormorazione e la divisione, ma la Carità fraterna nel vincolo della fede. E poiché nell’ordine stabilito da Dio – κόσμος – i sudditi devono obbedienza all’autorità e non possono far altro che resisterle quando abusa del proprio potere, nessuna colpa sarà ad essi imputata per l’infedeltà dei suoi capi, sui quali invece pesa la responsabilità gravissima del modo in cui esercitano il potere vicario che è stato loro dato. Non dobbiamo ribellarci, ma opporci; non dobbiamo compiacerci degli errori dei nostri pastori, ma pregare per loro e ammonirli con rispetto; non dobbiamo mettere in discussione la loro autorità, ma il modo in cui essi la usano.
Sono certo, di una certezza che mi viene dalla Fede, che il Signore non mancherà di ricompensare la nostra fedeltà, dopo averci punito per le colpe degli uomini di Chiesa, concedendoci santi sacerdoti, santi vescovi, santi cardinali e soprattutto un santo Papa. Ma questi santi sorgeranno dalle nostre famiglie, dalle nostre comunità, dalle nostre chiese: famiglie, comunità e chiese in cui la Grazia di Dio dev’esser coltivata con la preghiera costante, con la frequenza della Santa Messa e dei sacramenti, con l’offerta di sacrifici e penitenze che la comunione dei santi ci permette di offrire alla divina maestà per espiare i nostri peccati e quelli dei nostri fratelli, anche di quelli costituiti in autorità. I laici hanno in questo un ruolo fondamentale: custodire la Fede all’interno della famiglia, in modo che i giovani che sono educati nell’amore e nel timore di Dio possano un giorno esser padri e madri responsabili, ma anche degni ministri del Signore, suoi araldi negli ordini religiosi maschili e femminili, suoi apostoli nella società civile.
La cura contro la ribellione è l’obbedienza. La cura contro l’eresia è la fedeltà all’insegnamento della Tradizione. La cura contro lo scisma è la filiale devozione per i sacri pastori. La cura contro l’apostasia è l’amore di Dio e della sua Santissima Madre. La cura contro il vizio è la pratica umile della virtù. La cura contro la corruttela dei costumi è vivere costantemente alla presenza di Dio. Ma l’obbedienza non può pervertirsi in servilismo stolido; il rispetto dell’autorità non può pervertirsi in cortigianeria. E non dimentichiamo che se è dovere dei laici obbedire ai loro pastori, è ancor più grave dovere dei Pastori obbedire a Dio, usque ad effusionem sanguinis.
+ Carlo Maria ViganòArcivescovo  -  02 Settembre 2020

Questa nuova alleanza darà all’uomo un cuore nuovo, nel quale il Signore ogni giorno scriverà la sua legge.



LIBRO DEL PROFETA GEREMIA 


Purtroppo la missione di Geremia risulterà vana. Il popolo non solo non si converte, si ribella e si ostina nella sua idolatria, nella sua immoralità. La sentenza viene applicata, il popolo distrutto, Gerusalemme rasa al suolo, i suoi tesori presi e trasportati in Babilonia.

Nel pieno fallimento della missione del suo profeta, il Signore rivela che Lui ha nel cuore di rifondare ogni cosa. Lo esige il suo amore eterno. Lui stipulerà una nuova alleanza. Nuova nelle forme, nei contenuti, nelle modalità, nuova nella sua verità, nuova in ogni cosa.

Questa nuova alleanza darà all’uomo un cuore nuovo, nel quale il Signore ogni giorno scriverà la sua legge. Dio non si arrende, perché il suo amore, che è eterno, non si arrende. Questa rivelazione è il sommo di Dio. Dopo questa nuova alleanza, non vi è più l’oltre di Dio. Dio si ferma perché in essa dona tutto se stesso. Si dona nel Figlio fino alla morte, in verità fino alla morte di croce.

In quel tempo – oracolo del Signore – io sarò Dio per tutte le famiglie d’Israele ed esse saranno il mio popolo. Così dice il Signore: Ha trovato grazia nel deserto un popolo scampato alla spada; Israele si avvia a una dimora di pace».

Da lontano mi è apparso il Signore: «Ti ho amato di amore eterno, per questo continuo a esserti fedele. Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, vergine d’Israele. Di nuovo prenderai i tuoi tamburelli e avanzerai danzando tra gente in festa. Di nuovo pianterai vigne sulle colline di Samaria; dopo aver piantato, i piantatori raccoglieranno. Verrà il giorno in cui le sentinelle grideranno sulla montagna di Èfraim: “Su, saliamo a Sion, andiamo dal Signore, nostro Dio”.

Poiché dice il Signore: Innalzate canti di gioia per Giacobbe, esultate per la prima delle nazioni, fate udire la vostra lode e dite: “Il Signore ha salvato il suo popolo, il resto d’Israele”.

Ecco, li riconduco dalla terra del settentrione e li raduno dalle estremità della terra; fra loro sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente: ritorneranno qui in gran folla. Erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni; li ricondurrò a fiumi ricchi d’acqua per una strada dritta in cui non inciamperanno, perché io sono un padre per Israele, Èfraim è il mio primogenito».

Ascoltate, genti, la parola del Signore, annunciatela alle isole più lontane e dite: «Chi ha disperso Israele lo raduna e lo custodisce come un pastore il suo gregge». Perché il Signore ha riscattato Giacobbe, lo ha liberato dalle mani di uno più forte di lui.

Verranno e canteranno inni sull’altura di Sion, andranno insieme verso i beni del Signore, verso il grano, il vino e l’olio, i piccoli del gregge e del bestiame. Saranno come un giardino irrigato, non languiranno più. La vergine allora gioirà danzando e insieme i giovani e i vecchi.

«Cambierò il loro lutto in gioia, li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni. Nutrirò i sacerdoti di carni prelibate e il mio popolo sarà saziato dei miei beni». Oracolo del Signore.

Così dice il Signore: «Una voce si ode a Rama, un lamento e un pianto amaro: Rachele piange i suoi figli, e non vuole essere consolata per i suoi figli, perché non sono più».

Dice il Signore: «Trattieni il tuo pianto, i tuoi occhi dalle lacrime, perché c’è un compenso alle tue fatiche – oracolo del Signore –: essi torneranno dal paese nemico.

C’è una speranza per la tua discendenza – oracolo del Signore –: i tuoi figli ritorneranno nella loro terra. Ho udito Èfraim che si lamentava: “Mi hai castigato e io ho subito il castigo come un torello non domato. Fammi ritornare e io ritornerò, perché tu sei il Signore, mio Dio.

Dopo il mio smarrimento, mi sono pentito; quando me lo hai fatto capire, mi sono battuto il petto, mi sono vergognato e ne provo confusione, perché porto l’infamia della mia giovinezza”. Non è un figlio carissimo per me Èfraim, il mio bambino prediletto?

Ogni volta che lo minaccio, me ne ricordo sempre con affetto. Per questo il mio cuore si commuove per lui e sento per lui profonda tenerezza». Oracolo del Signore.

Pianta dei cippi, metti paletti indicatori, ricorda bene il sentiero, la via che hai percorso. Ritorna, vergine d’Israele, ritorna alle tue città. Fino a quando andrai vagando, figlia ribelle? Poiché il Signore crea una cosa nuova sulla terra: la donna circonderà l’uomo!

Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: «Quando avrò cambiato la loro sorte, nella terra di Giuda e nelle sue città si dirà ancora questa parola: “Il Signore ti benedica, sede di giustizia, monte santo”. Vi abiteranno insieme Giuda e tutte le sue città, gli agricoltori e coloro che conducono le greggi. Poiché ristorerò chi è stanco e sazierò coloro che languono».

A questo punto mi sono destato e ho guardato: era stato un bel sogno.

«Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali renderò la casa d’Israele e la casa di Giuda feconde di uomini e bestiame. Allora, come ho vegliato su di loro per sradicare e per demolire, per abbattere e per distruggere e per affliggere con mali, così veglierò su di loro per edificare e per piantare. Oracolo del Signore.

In quei giorni non si dirà più: “I padri hanno mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati!”, ma ognuno morirà per la sua propria iniquità; si allegheranno i denti solo a chi mangia l’uva acerba.

Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: “Conoscete il Signore”, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato».

Così dice il Signore, che ha posto il sole come luce del giorno, la luna e le stelle come luce della notte, che agita il mare così che ne fremano i flutti e il cui nome è Signore degli eserciti: «Quando verranno meno queste leggi dinanzi a me – oracolo del Signore –, allora anche la discendenza d’Israele cesserà di essere un popolo davanti a me per sempre».

Così dice il Signore: «Se qualcuno riuscirà a misurare in alto i cieli e ad esplorare in basso le fondamenta della terra, allora anch’io respingerò tutta la discendenza d’Israele per tutto ciò che ha commesso. Oracolo del Signore.

Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali la città sarà riedificata per il Signore, dalla torre di Cananèl fino alla porta dell’Angolo. La corda per misurare sarà stesa in linea retta fino alla collina di Gareb, volgendo poi verso Goa. Tutta la valle dei cadaveri e delle ceneri e tutti i campi fino al torrente Cedron, fino all’angolo della porta dei Cavalli a oriente, saranno sacri al Signore; non saranno più devastati né mai più distrutti» (Ger 31,1-40). 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI

TEMPO ED ETERNITÀ



L'ignoranza riguardo ai beni eterni e temporali


Di fronte alla realtà ! 

Lasciamo l'apparenza e la superficie dipinta e guardiamo alla verità sostanziale delle cose: troveremo che ogni bene temporale è molto piccolo, l'eterno invece grande assai; il temporale incostante, l'eterno stabile; il temporale breve e caduco, mentre l'eterno è duraturo e senza fine. 
Essendo però il temporale tanto corto e mutabile in sé e l'eterno tanto grande e stabile, che differenza vi sarà fra l'uno e l'altro? San Gregorio giudicò che questo solo fosse sufficiente a stabilire una distanza immensa. Dice infatti: Immenso è ciò che seguirà senza fine, mentre poco è tutto ciò che finisce. (Lib. Mor. VII, cap. 22) Il medesimo Santo notò che la poca conoscenza e memoria dell'eternità è la causa dell'inganno degli uomini, i quali stimano i beni falsi di questa vita, mentre non stimano i beni spirituali ed eterni dell'altra. E dice così: Il pensiero dei predestinati è sempre fisso verso l'eternità; questi, pur possedendo gran felicità in questa vita, benché non siano in pencolo di morte, sempre la guardano come presente. (Lib. Mor. VIII, cap. 12) Contrariamente agiscono le anime ostinate che amano la vita temporale come cosa permanente, perché non intendono quanto gran cosa sia l'eternità della vita futura. 
E siccome non considerano la stabilità di ciò che è perpetuo, tengono l'esilio per patria, le tenebre per luce e l'albergo terreno per dimora. Coloro infatti che non conoscono le cose maggiori, non possono neppure giudicare delle cose minori. 
Per questo cominceremo ad alzare il velo e a scoprire la distanza che esiste tra i beni della terra e quelli del cielo per mezzo della considerazione dell'eternità e della misera condizione del tempo. Di poi passeremo a trattare della viltà di ciò che è temporale e della grandezza delle cose eterne; poiché, come diceva un filosofo che non vi ha cosa più chiara, né più oscura della luce, così si può dire lo stesso di altre cose ritenute per molto chiare, le quali non sono comprese, sebbene siano meno oscure dell'eternità e del tempo. Procureremo quindi di farle conoscere meglio, aiutati dal lume della fede, dalla dottrina dei santi e dai disinganni dei filosofi. 

P. Gian Eusebio NIEREMBERG S. J.