Dalla Gerarchia Cardinalizia di Carlo Bartolomeo Piazza
e dalle Rivelazioni Private della mistica
Maria Valtorta
Il martirio dei SS. Pietro e Paolo.
Ed acciòcche si tolga ogni ombra (663) di dubbio eccitato da’ Novatori delle cose, dell'identità, del luogo, della crocifissione di S. Pietro sù questo Monte, piacemi quivi di succintamente riferire ciò, che con Istorica fedeltà ne scrissero su’l fondamento di questa incontrastabile verità diversi gravi Autori. Vien riferito come cosa certa, ed auvalorata dell'antiche memorie di Roma Ecclesiastica, che sopra questo monte apparissero nel Martirio di S. Pietro due Angeli con corone di Gigli e Rose consolandolo mentre stava pendente in Croce, restandovi la forma de’ piedi di uno di essi miracolosamente nel marmo, che fino al giorno di oggi vedesi appresso l’altar Maggiore dell'antichissima Chiesa di S. Dorotea, e Silvestro in Trastevere, e per memoria, e confermazione di questo divoto auvenimento, fù nel sodetto Monte fabbricata una Chiesa in onor degli Angeli; e chiamavasi S. Angelo in Ianiculo, demolita poi per ampliare la stessa Chiesa di S. Pietro, restandone però in una nicchia nell'ascendere il Monte una pittura moderna, cavata fedelmente dall'antica dell'Angelo in piedi che stà davanti a S. Pietro in Croce. Questa pietra fu poi trasferita alla suddetta di S. Dorotea, come si è detto; dove in un marmo si legge : Lapis hic super quo visi sunt Angeli genuflexi in Martyrio S. Petri de ruinis S. Angeli in Janiculo erutus à Juliano de Datis loci hujus Autistite pietati vestræ expositus Anno Jubilæi MD. e sopra vi stà scritto, vestigia Angelorum, qui apparuerunt in martyrio S. Petri . In una visita Apostolica di questa Chiesa di Santa Dorotea si legge: A Latere Epistolæ adest lapis cum inscriptione, per quam significatur, in eo Angelos genibus flexis extitisse, dum Apostulorum Princeps in Monte Aureo gloriosum Martyrium absolvit.
Nell'Archivio di S. Pietro in un Censuale si nomina, Parochia S. Angeli in Genocelo ( in vece di dire in Janiculo) de Regione Transtyberim: chiamata ancora nel Diario di Cencio Camerario, la Chiesa di S. Angelo in Ginocchia. Un codice antichissimo di sopra mille anni in carta pergamena nella libreria Vaticana, si legge: Aperuit oculos Dominus illorum, qui lacrymas fundebant in passione S. Petri et viderunt Angelos stantes cum coronis de floribus rosarum et liliorum, etc. statimque, ut plebs respondisset Amen, etc. Petrus reddidit spiritum .
Nè deve tralasciarsi, come degna di riflessione divota; e forse molto propria d'esporsi quivi alla pubblica divozione, dove fù con la sua lingua all'hor trionfante della terra, l'Orazione affettuosa, che in questo luogo sù l'olocausto della Croce pendente, fece il gloriosissimo Apostolo, registrata nell'Istoria Apostolica, di Abdia Vescovo di Babilonia, rimasta in questa parte non censurata nè rifiutata.
O ineffabile, ac profundum mysterium Crucis; o inseparabile vinculum Charitatis. Istud est lignum vitæ, in quo Dominus Jesus axaltatus, omnia traxit ad se. Istud est lignum Vitæ, in quo crucifixum est corpus Domini Salvatoris: at in eo confixa est mors, et mundus totus æternæ mortis est vinculis absolutus. O gratia incomparabilis, et amor Crucis inrecessibilis. Gratias itaque tibi Domine Jesu Fili Dei vivi, non solùm voce et corde, sed etiam spiritu, quo te diligo, quo te loquor, quo te interpello, quo te teneo, quo te intelligo, quo te video. Tu mihi omnia, et in omnibus, tu mihi totum et mihil, mihi aliud præter te solum, qui es bonus et verus Dei Filius, et Deus cum æterno Patre, et Spiritu Sancto honor, et gloria est in cuncta semper sæcula sæculorum.
E poi soggiunse il medesimo prelato: Et cum magna voce omnis populus respondisset, Amen; Emisit spiritum, cujus corpus Marcellus, unus ex Discipulis ejus nullius expectans sententiam, propriis manibus de Cruce deposuit et preciosissimis aromatibus conditum in suo sarcophago collocavitit in loco, qui dicitur Vaticanus juxtà Viam triunphalem, ubi totius Urbis veneratione veneratur in pace.
Il Masuccio nella vita di S. Paolo autentica questa verità, dicendo: Petrus ductus ad Janiculi collem, qui Mons Aureus appellatur, ubi frequentiores tunc erant Iudæi, optato salutiferæ Crucis suppliciopositus est.
Valerio Dorico così dice: Dov'è quella cappella rotonda fuori di detta Chiesa di S. Pietro Montorio, è il luogo, dove fu posto in Croce S. Pietro; Paolo III vi concesse molte indulgenze, cioè la Plenaria dalla Domenica di Passione fino all'Ottava di Pasqua, e l'Altare lo fece perpetuamente privilegiato per i Defonti.
Andrea Fulvio esatto scrutatore dell'Antichità di Roma cantò sopra la ristorazione di questa venerabil Cappella: Hic ubi supplicio Petrus est affectus in album Elatis pedibus ligno, et cervice deorsum, Rex Fernandus ubi de stemmate Gentis Iberæ (664) Montis adæquato instauravit vertice Templu E regione Aræ longo discrimine Cœli.
Dal Breviario romano chiaramente si cava, che S. Pietro sia stato sepolto, dov'è la sua Confessione; ma non già Crocifisso; peròche dice: Locum Principis Apostolorum Sepulchro consecratum, non dice Martirio consecratum. […]
In oltre Maffeo Vegio, che fù Datario di Martino V. cosi scrive: Illud non negaverim B. Petrum in Monte Aureo crucifixum fuisse. Quod fatis comprobare videtur auctoritas Caii cujusdam antiqui Scriptoris.
Ego (inquit) habeo Trophæa Apostolorum, quæ ostendam. Si enim procedas Via Regali, quæ ad Vaticanum ducit, aut Via Ostiensi, invenies Trophæa, quibus ex utraque parte Romana communitur Ecclesia. Est enim Mons aureus, in quo Crucifìxum B. Petrum diximus; sicut recte ipsa via Regali, qua ad Vaticanum ducit.”
Aggiungendo il Fulvio, che quando il Santo Apostolo fù condotto su'l Gianicolo ad esser crocifisso, passò per il Ponte Sublizio, che era dirimpetto a questo Monte, e passando ancora per tutta la Regione di Trastevere fù da' Giudei suoi Nazionali per tutta la via oltraggiato, con gran pazienza del S. Apostolo; lo stesso affermano il Panciroli, ed il Severano, con altri.
Ma la prova irrefragabile della santità, e venerazione di questo luogo santificato con così glorioso auvenimento, ella è, l'essere stata questa Chiesa vicina fabbricata da Costantino il Magno, ad istanza di S. Silvestro sotto nome di S. Maria, e di S. Pietro Prencipe degli Apostoli, come pure asserisce la Visita di Urbano VIII, Ecclesiam Constantinus dicendo: Magnus S. Silvestri opera, edificavit, sub nomine Deiparæ Virginis, et S. Petri Principis Apostolorum in Monte Janiculo; deinde Monte Aureo nuncupato. Est Sacellum sub invocatione Principis Apostolorum excitatum à Ferdinando, et Elisabetha HispaniæRegibus eo loco, ubi Aposto-lorum Princeps gloriosum Martyrii agonem consumasse fertur.
Né trovasi, che questo piissimo Imperatore fabbricasse Chiese se non dove fosse seguita qualche cosa memorabile spettante alla santa Religione Cristiana. Fù questa una delle 20 Badie privilegiate delli Monaci; il cui Abate assisteva al Romano Pontefice nelle fonzioni Pontificali; ma havendola questi abbandonata, alcuni Francesi per divozione di questo luogo santo ristorarono il Monastero.
Sisto IV nell'anno 1471 mosso dalla Santità del B. Amadeo dell'Ordine Francescano, lo volle per suo Confessore; chiamandolo da Portogallo a Roma; e gli diede quella Chiesa, e Convento; nel cui mezzo stà un marmo , sopra cui il Servo di Dio stava inginocchio orando, ed era questo luogo perciò ridotto ad essere frequentato da molto concorso di popolo: sino a tanto, che Ferdinando Rè di Spagna no havendo Prole da Elisabetta sua moglie; il B. Amadeo gli promise, che Dio gli darebbe un figlio maschio, se compivano la Fabbrica di questo Convento, e ristoravano la Chiesa. Verificossi la predizzione; ond'essi vi fecero con una nobile Fabbrica spiccare la loro pia liberalità, massimamente nel luogo della crocifissione di S. Pietro, ricca, e splendidamente in forma rotonda, come habbiamo detto fabbricata. […]
A cura di Mario Ignoffo