Ancora minacce di morte… e un “processo”
Nel numero 248 di “Chiesa viva” del febbraio 1994, don Villa pubblicò un articolo dal titolo: “P.D.S. scopriamo le carte!” del quale io fui co-autore. Era un attacco al comunismo e una denuncia delle sue origini massoniche, o meglio, dimostrava che il Comunismo non è altro che una versione politica del programma segreto del satanico Ordine degli Illuminati di Baviera di annientare la Chiesa cattolica e la Civiltà cristiana.
Di questo articolo, don Villa volle farne un dossier col quale volantinare intere città d’Italia.
E così facemmo.
Il 26 febbraio 1994, volantinammo la cittadina piemontese di Ivrea. Il problema fu che, nel testo, erano riportati i dati della “Lista Pecorelli” di appartenenza alla Massoneria di alcuni Prelati, tra i quali figurava il Vescovo di Ivrea, mons. Luigi Bettazzi. Infuriatosi per il volantinaggio nella sua diocesi, mons. Bettazzi dichiarò subito alla stampa che avrebbe querelato i due autori del dossier. Poi, cambiò idea e querelò soltanto don Luigi Villa.
A Brescia fu fermento. Molti preti pensarono che, finalmente, era arrivata l’ora di mettere a tacere quel don Villa che, oltre a “insultare” Vescovi come Bettazzi, proprio nei recenti numeri di “Chiesa viva” n. 246 e 247, aveva pubblicato anche un articolo fortemente critico sull’intervista dell’Arcivescovo di Milano, card.
Carlo Maria Martini, apparsa su “The Sunday Times” del 26 aprile 1993.
Molti erano ansiosi e in attesa del momento in cui, finalmente, sarebbe stata fatta “giustizia”!
La data del processo fu fissata per il 31 gennaio 1995, presso il Tribunale di Brescia.
Come se ciò non bastasse, sui “Chiesa viva” 254 e 255, di settembre e ottobre 1994, don Villa pubblicò un altro articolo critico su una nuova inter-vista che il card. Carlo Maria Martini aveva fatto a “Le Monde” e pubblicata il 4 gennaio 1994.
A Brescia, l’atmosfera era rovente e in fermento. Lo stesso mons. Bettazzi soffiava sul fuoco e, in data 30 novembre 1994, scriveva a don Villa
una lettera dai toni duri, nella quale, tra l’altro, chiedeva una “doverosa e congrua riparazione per rifusione dei danni”, e in cui affermava di essere rammaricato di “continuare una vertenza spiacevole”…
Il fatidico giorno del 31 gennaio arrivò, ma nulla accadde! I preti di Brescia rimasero interdetti e non riuscirono a spiegarsi come un processo tanto sospirato e tanto dato per scontato dalla stampa avesse potuto avere un esito così imprevedibile e deludente. Io, però, mi ricordo che, verso la fine dell’anno 1994, don Villa mi chiese di battergli una lettera indirizzata al Segretario di Stato, card. Angelo Sodano, in cui diceva che non aveva nessuna intenzione di farsi “suicidare”, e che avrebbe fatto i nomi di tutti i Cardinali…
Subito dopo, l’avvocato di don Luigi fu contattato dall’avvocato di mons. Bettazzi perché il Vescovo di Ivrea desiderava ardentemente di essere ricevuto da don Villa.
L’incontro avvenne i primi di gennaio e, appena entrato nell’ufficio di don Luigi, Mons. Bettazzi gli chiese di consentirgli di ritirare la denuncia.
Il colloquio durò più di un’ora…
In seguito, con una lettera, datata 9 gennaio 1995, mons. Bettazzi ringraziava don Villa di averlo ricevuto e diceva di “essersi reso conto della sua buona fede” aggiungendo la frase: «... ritengo conveniente fare quello che avrei voluto fare subito, cioè ritirare la denuncia…» e terminava la lettera con le parole: «E… arrivederci in Paradiso, dove potrà finalmente accertare che, tra le mie colpe, non c’è assolutamente quella di aver aderito alla massoneria».
Ma don Villa non era ancora in Paradiso, e quindi, in data 28 marzo 1995, scrisse una lettera al Segretario di Stato, card. Angelo Sodano, con la quale chiedeva la rimozione di mons. Bettazzi dalla diocesi d’Ivrea, elencando 11 gravi motivazioni, aggiungendo le prove dell’appartenenza alla Massoneria del Vescovo di Ivrea e dimostrando che l’opera di mons. Bettazzi, quale Presidente di “Pax Christi International”, era tesa alla realizzazione di quel piano satanico, che oggi si chiama “New Age”, che prevede la distruzione della Chiesa cattolica e della Civiltà cristiana.
Mi sono sempre chiesto se questo “processo-farsa” di mons. Bettazzi avesse qualcosa a che fare con gli articoli pubblicati da don Villa sulle interviste del card. Martini, ma l’unico elemento, in merito, che mi ricordo, è che, un giorno, don Villa mi mostrò un libro in cui vi era scritto che, se il card Martini fosse diventato Papa, il suo Segretario di Stato, con tutta probabilità, sarebbe stato mons. Luigi Bettazzi.
In seguito, per mesi, volantinammo intere città col dossier “P.D.S. scopriamo le carte!”, ma l’effetto fu anche quello di ricevere minacce di morte.
A me arrivò una cartolina sulla quale appariva una “Stella a 5 punte” ed una minaccia di morte; la cartolina fu seguita da altre minacce che mi giunsero per telefono e per fax.
In quel periodo, agli articoli pubblicati da “Chiesa viva” sulle interviste del card. Martini al “The Sunday Times” e a “Le Monde” seguirono relativi dossier e un’ampia distribuzione.
Nel gennaio 1996, uscì un altro articolo critico, con relativo dossier, sul libro del card. Martini: “Israele radice santa”, in cui il Cardinale incoraggiava i cattolici a leggere il Talmud.
Il 19 dicembre 1998, l’anziano vescovo mons. Bruno Foresti, fu sostituito da mons. Giulio Sanguineti, già Vescovo di La Spezia-Sarzana, e prima ancora di Savona.
Mons. Sanguineti, ancora molto giovane, era stato nominato Vicario Generale dal suo Vescovo di Chiavari, mons. Luigi Maverna il cui nome appare nella “Lista Pecorelli”, con data di iniziazione: 3/6/1968, Numero di matricola: 441/c, e Sigla: LUMA.
Il 6 febbraio 2000, don Villa pubblicò il libro: “Si spieghi Eminenza!” che metteva alle strette l’Arcivescovo di Milano, card. Martini, il quale, per parare il colpo, coinvolse il Vescovo di Brescia, mons. Sanguineti, in un maldestro tentativo di difesa. Il Vescovo scrisse una lettera personale datata 7 marzo 2000 al Cardinale, contro don Villa.
Senza provare l’esistenza di un benché minimo errore contenuto nel libro, la lettera denigrava don Villa per i suoi scritti su Paolo VI e usava frasi generiche ed offensive, quali: “campagne denigratorie”, “interpretazioni a senso unico e radicalizzate”, “procedura per nulla civile”, “lacerazione della carità”, “esasperate tendenze conservatrici e preconciliari”… Alla fine, mons. Sanguineti prometteva al Cardinale: «.. ci impegniamo ad arginare il più possibile e a combattere con i mezzi consentiti questo rigurgito di orgogliosa supponenza e nel sentirsi detentori della verità».
Non abbiamo mai saputo se la lettera doveva rimanere riservata. Il Cardinale la pubblicò sul Bollettino ecclesiale, rendendola così di pubblico dominio al clero milanese.
Allora, mons. Sanguineti chiese un incontro personale con don Villa. Durante questo colloquio, poiché l’argomento dell’infiltrazione massonica nella Chiesa ebbe un riferimento anche al Vescovo, mons. Sanguineti scattò: «Ma Lei crede che io sia massone?». «Sì, certamente», rispose don Villa, presentandogli, come elemento, il fatto che Lui era stato fatto Vicario Generale dal Vescovo massone mons. Maverna (che fu poi cacciato dalla sua diocesi proprio per un intervento di don Villa), e poi il fatto di averlo saputo direttamente da una fonte autorevole in campo massonico. Il Vescovo non reagì, ma andò in un’altra stanza per far sbollire la sua ira, tornando, poi, ricomposto. Comunque, don Villa ricevette una copia della lettera, scritta dal Vescovo, da un laureato di Milano che lo informò anche sulla vasta diffusione, in diocesi.
Questa lettera si meritò una doverosa “Risposta”, che giunse con quattro articoli di don Villa, di un noto gesuita, di un famoso avvocato di diritto internazionale e di un Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione. La Risposta, pubblicata su “Chiesa viva” fu anche stampata come dossier.
Ormai, il colpo di grazia non poteva più essere procrastinato. Nell’ottobre 2000, don Villa inviò ai vertici della Chiesa e dell’Ordine gesuita una busta, contenente documenti, riguardanti il card. Carlo Maria Martini, di tale gravità, per il loro contenuto, da porre fine alla carriera del Cardinale a Milano. I documenti erano accompagnati da una lettera, firmata da don Villa e dal sottoscritto, con la quale si avvisavano i destinatari che, se fosse successo qualcosa alla famiglia di chi ci aveva fornito testimonianze e documenti, oppure alla mia famiglia, il contenuto della busta che era già in mano a decine di persone fidate, sarebbe stato consegnato alla Magistratura ed ai Carabinieri, e il primo ad essere indagato sarebbe stato il card. Carlo Maria Martini.
In quel periodo, mons. Sanguineti non si mostrò solo accondiscendente nei confronti del card. Martini, ma anche nei confronti del suo “Responsabile capo”, card. Camillo Ruini.
Molti furono gli articoli scritti su “Chiesa viva” contro il Movimento ereticale dei Neo-catecumenali, il cui Protettore ufficiale era proprio lui, il card. Camillo Ruini, l’uomo più potente del Vaticano.
Trascorso da poco il suo primo anno di Vescovo di Brescia, mons. Sanguineti ebbe un incontro ufficiale, il 19 dicembre 1999, al Palazzo dello Sport di San Filippo, in città di Brescia, con le comunità Neo-catecumenali della diocesi della Lombardia, di Verona, Piacenza e Fidenza, in cui egli ebbe parole di incoraggiamento per questo Movimento ereticale.
Pochi mesi dopo, il 13 maggio 2000, don Villa pubblicò un libro dal titolo: “ERESIE nella dottrina neo-catecumenale”, contenente le 18 principali eresie del Catechismo segreto di di Brescia, il 23 settembre 2007, egli consacrò la prima chiesa del terzo Millennio della diocesi. La chiesa, che poi risultò essere un Tempio massonico-satanico, sorge in un posto incantevole, ai piedi della collina di Padergnone, una frazione di Rodengo Saiano, ed è nota per la strana forma a spirale del muro esterno di pietra che la circoscrive.